Independence Day: Resurgence

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Era il 1996 quando gli alieni poliposi hanno deciso di attaccare il pianeta terra con devastazioni spettacolari di monumenti nazionali e lingue di fuoco. Vent’anni dopo Roland Emmerich, assieme a qualche dozzina di autori e sceneggiatori, mette in campo l’atroce vendetta degli alieni contro la Terra.

 

Independence Day, quello del 1996, arrivò come un fulmine a ciel sereno e, purtroppo e per fortuna, creò un seguito di pellicole di genere che dilagheranno per tutti gli anni ’90. Il film è, a tutti gli effetti, uno dei capostipiti delle pellicole apocalittiche che tanto abbiamo amato in quella decade e che ancora cerchiamo di emulare, nel bene e nel male, portando avanti il più classico dei temi, ovvero quello dell’invasione aliena nata già ai tempi della paura rossa degli anni ’50.

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La pellicola aveva stupito per l’ottima qualità degli effetti speciali del tempo, per la tragica componente di disastro globale, ma aveva soprattutto un target molto ampio, quasi populista, raccogliendo come seguito non solo gli amanti del genere ma un po’ tutti gli spettatori della domenica. In effetti, se ci pensiamo bene bene bene, Independence Day era una pellicola dozzinale dal punto di vista della sceneggiatura, con scene ovvie e dialoghi da far accapponare la pelle, ma che comunque ci hanno soddisfatto, divertito e intrattenuto.

Resurgence, se analizzato nella sua data d’uscita e in termini di qualità, appare sicuramente come un prodotto vagamente imbarazzante, non ai livelli di 2012 ma di certo nulla di meritevole. Anche qui dialoghi poveri, personaggi e azioni assolutamente non realistiche, montaggio poco articolato, ritmi in contrasto, trama incasinata.

La nota interessante è invece il background usato per presentare la società odierna: dopo aver sconfitto gli alieni, il mondo si è appropriato della loro tecnologia e ne ha fatto tesoro. Ci viene quindi presentato un 2016 alternativo, quello in cui il mondo appare più unito dal nemico comune e interessato ai nuovi espedienti tecnologici.

Qui un breve mockumentary che spiega il nuovo mondo presentatoci in Resurgence:

 

 

Quello che c’è da chiedersi ora è: cosa dovevamo aspettarci? Non siamo al cospetto dell’ultima fatica di David Lynch, non stiamo guardando una retrospettiva di Stanley Kubrick. Qui c’è Emmerich, ci sono gli alieni, ci sono esplosioni, fine del mondo, omicidi di massa, navi spaziali, persone che fissano il cielo con aria terrorizzata, protagonisti eroici surreali, battute inopportune e via dicendo.

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Quello che ci aspettiamo da Independence Day è quello che dovevamo aspettarci nel 1996, con l’enorme differenza che il cinema, in vent’anni, è radicalmente cambiato. E sebbene il primo capitolo del film apocalittico risulti comunque migliore del secondo, Resurgence è un classico numero due, è il normale erede. Il cinema ha fatto molti passi avanti in termini di spettacolarizzazione e impatto, quindi un film del genere non riesce più ad avere quella verve che avrebbe avuto se fosse uscito qualche anno dopo la prima pellicola. L’occhio dello spettatore si è abituato a certe scene e ha aspettative sicuramente più alte di quello che avrebbe voluto vedere vent’anni fa. Ma non tutto è perduto, grazie anche all’aiuto dei vecchi protagonisti il film mantiene i toni leggeri e intrattenevoli e, a suo modo, riesce a tenere compagnia allo spettatore per quelle due ore.

Dunque, come guardare Independence Day: Resurgence? Assolutamente senza aspettative, cercando di tornare con la mente a quel 1996. Perchè, poco ma sicuro, Emmerich resta quello che è, il suo stile è tamarro e lo sarà per sempre. Sono film belli da vedere spegnendo il cervello, un secondo capitolo che deve sostenere il mito del primo film, abbandonandosi a scene catastrofiche ancora più ampie, più distruttive, più sanguinarie.

 

 

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La mancanza di Will Smith un po’ si sente, non tanto per l’attore in sè ma per il ruolo leggero del suo personaggio che funziona anche come contatto con l’uomo comune; i nuovi protagonisti hanno un impatto minore di quelli presentati nel primo film, forse una scelta di cast sbagliata o sceneggiatura poco accattivante. Liam Hemsworth, Angelababy e Nicolas Wright abbaiano per tutto il film, c’è da sottolinearlo. Bill Pullman tiene banco senza troppe difficoltà, ed è sempre difficile vederlo in ruoli stupidi dopo averlo osservato da vicino in film come Lost Highway. Ma dopottutto, è anche un attore che le tamarrate se le è sempre andate a cercare. Jeff Goldblum fa la sua parte, nè più nè meno, con il suo classico gesticolare e le sue idee geniali. Il migliore, invece, resta sempre Brent Spider e il suo dottor Okun: completamente pazzo e dai toni divertenti e stupidi, riesce a strappare qualche risata.

 

 

Per concludere, Independence Day: Resurgence è un film da guardare a cuor leggero, un film passabile se si comprende la sua vera natura, senza troppi fronzoli o intellettualismi. E allora avanti con popcorn ed gigantesche navi spaziali in arrivo dallo spazio profondo!

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