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Akira: la società post apocalittica di Otomo

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In una Tokyo post Terza Guerra Mondiale Kaneda, Tetsuo e la loro banda di motociclisti si muovono in una città alla deriva. Tra segreti militari, poteri paranormali, bambini con il volto da vecchio e terroristi, i personaggi si ritrovano in una situazione più grande di loro.

La fantascienza post apocalittica è un sottogenere della fantascienza ambientata in un mondo (o una civiltà) già devastata da una catastrofe, in genere la Terza Guerra Mondiale. La storia può essere ambientata o immediatamente dopo il cataclisma, focalizzandosi sul viaggio dei protagonisti – come ad esempio in Hokuto No Ken – o in un epoca molto successiva e che spesso si focalizza sulla perdita della memoria storica e quindi tutto ciò che riguarda la civiltà pre catastrofe o è stata dimenticata o è divenuta leggenda, esemplare è l’anime Il vento dell’amnesia, recuperatelo.

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I racconti di fantascienza post apocalittica sono ambientati in un futuro ormai devastato dove la memoria storica è andata perduta.

Questo espediente narrativo consente così di creare una storia in cui la carenza di avanzamento scientifico e tecnologico risulti rilevante per il nostro presente poiché spesso l’autore fa riferimento a fatti o temi a lui contemporanei.

Negli anni molti sono stati i romanzi o film a tema post apocalittico, basti pensare a romanzi come Io sono leggenda o Il pianeta delle scimmie e alle pellicole cult di John Carpenter 1997: Fuga da New York e 1997: Fuda da Los Angeles. Anche il mondo dei fumetti ha avuto molti prodotti ambientati in un futuro postapocalittico di cui uno dei più famosi è senza dubbio Akira di Katsuhiro Otomo.

 

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Neo Tokyo, 2019. Sono ormai passati 37 anni dalla fine del terzo conflitto mondiale che ha devastato la Terra. Lo studente Kaneda è il capo di una banda di motociclisti che si aggira per la città trascorrendo il tempo tra gare di velocità e scontri con bande rivali.

Tutto scorre senza problemi, finché una sera Tetsuo, membro della banda di Kaneda, resta coinvolto in un misterioso incidente e viene portato via dai militari in un laboratorio segreto. Il giovane inizia a manifestare poteri sovrannaturali e a causa di ciò inizia anche a perdere il controllo.

E scopre non solo che esistono altri come lui ma che Akira, bambino con grandi poteri, sta per risvegliarsi. Quello che sembrava solo un incidente porterà Kaneda e il suo gruppo in quello che si rivelerà essere uno scontro tra un gruppo di terroristi e il governo.

Pubblicato tra il dicembre del 1982 e il giugno del 1990 sulle pagine diYoung Magazine a puntate e poi raccolto in 6 volumi, mentre in Italia arriva nel 1990 in un’edizione composta da 38 volumi pubblicati dalla Glénat Italia, la quale fallì prima della fine della pubblicazione della serie. Gli ultimi due volumi infatti vennero pubblicati da Planet Manga a due anni e mezzo di distanza. Tale pubblicazione riproponeva quella americana la cui colorazione era ad opera di Steve Oliff, una delle prime eseguite in digitale, mentre l’edizione originale giapponese era in bianco e nero.

Nel 1998 la Planet Manga pubblicò una nuova edizione in bianco e nero composta da 13 volumi e successivamente una terza edizione in sei volumi, come l’originale giapponese dal titolo Akira Collection.

Il cyberpunk è un sottogenere della fantascienza che ha come temi principale il rapporto tra uomo e tecnologia e vede protagonisti hacker o attivisti che si ribellano all’ordine esistente

L’opera di Otomo oltre che al genere post-apocalittico si va ad inscrivere anche al genere cyberpunk, sotto genere della fantascienza.

Tale corrente letteraria nasce nella prima metà degli anni ’80 e il nome deriva da cibernetica e punk e fu originariamente coniato da Bruce Bethke per il titolo del suo romanzo del 1983. Il cyberpunk ha come argomenti principali le scienze avanzate unite alla ribellione o al cambiamento radicale nell’ordine sociale.

 

 

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I racconti cyberpunk spesso sono ambientati in un futuro prossimo dove il mondo è in decadenza ma al contempo è ipertecnologico, dominato da multinazionali commerciali, le Zaibatsu, e dove i protagonisti in genere sono hacker, o attivisti, in fuga poiché braccati dal potere che domina la Nazione.

Akira oltre ad aver consacrato Otomo ha contribuito alla diffusione dei manga nel mondo

Akira è il manga che ha consacrato Katsuiro Otomo a livello internazionale e che ha contribuito enormemente alla diffusione dei manga in occidente. Come spesso accade molti degli elementi cardine di un’opera cult di un autore si ritrovano nelle sue opere precedenti, e Akira non fa eccezione.

Nel 1979 Otomo inizia la serie Fireball, rimasta incompiuta, in cui oltre all’interesse dell’autore per la fantascienza troviamo come protagonisti giovani combattenti per la libertà che cercano di salvare un loro membro che è vittima di esperimenti psichici da parte del governo.

Nel 1980 Otomo pubblica Domu, con cui vince Science Fiction Grand Prix, manga ambientato nei quartieri popolari di Tokyo dove temi portanti sono l’emarginazione e i problemi familiari.

 

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Fireball e Domu, primi lavori di di Otomo, contengono alcuni elementi presenti anche in Akira

Questi due lavori di Otomo sono entrambi precursori di Akira poiché come il capolavoro del mangaka sono racconti di fantascienza (Fireball), hanno come temi principali i poteri mentali posseduti da bambini o da uomini con la psiche di un bambino e i protagonisti sono ragazzi che vivono ai margini della società. Inoltre Domu ed Akira presentano lo stesso stile grafico: campi lunghi, spazi claustrofobici, visi molto più espressivi rispetto ai canoni “classici” del manga.

 

 

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Akira fu un grande successo sia di critica – vinse il Kodansha Manga Award come miglior manga nel 1984 e un Harvey Award come miglior edizione americana di un prodotto straniero – che di pubblico, tanto che a distanza di 34 anni la sua fama non è per niente diminuita e conquista sempre nuovi fan.

Akira fu un grande successo di critica e pubblico. Punti di forza sono la storia e l’ambientazione

I motivi del successo dell’opera sono molteplici, a partire dalla storia e dall’ambientazione. Otomo ha dato vita ad una vicenda si basa su uomini con poteri psichici che non è il tema centrale dell’opera ma fungono come motore dell’azione.

Il mangaka si sofferma sulla società nipponica post conflitto dove dilagano la corruzione e i segreti di stato, sull’alienazione dei giovani, la religione, il dilagante imperialismo delle Nazioni ed il rapporto dell’uomo con la macchina.

 

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Grazie al suo tratto pulito e all’attenzione per i dettagli Otomo restituisce una Tokyo variegata e personaggi epressivi.

Per quanto riguarda l’ambientazione di Akira Otomo grazie al suo tratto pulito e alla attenzione quasi ossessiva per i dettagli riesce a restituire al meglio una Tokyo dai molti volti. Ci si ritrova così nella Tokyo decadente e sporca della periferia, nei palazzi eleganti del governo, nella vecchia Tokyo di cui è rimasto solo un cratere e una Tokyo segreta di cui in pochi sono a conoscenza formata da laboratori e strutture governative che ufficialmente non esistono.

Ciò che sorprende dell’opera sono i personaggi, o meglio la loro caratterizzazione. A differenza di molti manga Otomo rende i suoi protagonisti molto più espressivi rispetto ai canoni standard del manga poiché la sua intenzione è di comunicare tramite un solo sguardo o un gesto l’emozione dei personaggi.

Una scelta che permetterà così all’autore di non soffermarsi troppo sullo stato d’animo interiore dei personaggi e quindi di non sovrastare la vicenda raccontata, vero interesse dell’autore, con i tormenti interiori dei personaggi.

 

 

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Dal manga venne tratto un lungometraggio che si rivelò un vero e proprio sforzo produttivo

Visto il successo del manga Otomo decise di farne una versione animata, ma invece di dare vita ad una serie animata, come di consueto, il mangaka decise di realizzare un lungometraggio animato. Per la realizzazione del film Otomo mise da parte la realizzazione di Akira poiché si occupò di persona della sceneggiatura e della regia, inoltre la realizzazione della pellicola richiese un enorme sforzo economico.

Per poter raccogliere il miliardo di yen di budget necessario venne creata la Akira Committee, società che racchiudeva dieci tra le maggiori case di produzione giapponese (tra cui Kodansha, Minichi, Hosho, Bandai, Toho, Laser Disc Corporation, Tokyo Movie Shinsa), e la collaborazione tra più studi di animazione – di cui 5 si occuparono esclusivamente dei fondali ed uno solo della grafica computerizzata – per un totale di 1300 animatori i quali si alternavano in turni di lavori diurni e notturni facendo si che la realizzazione del film non conoscesse soste.

Uno sforzo produttivo ricompensato nel tempo: all’uscita nelle sale in Giappone Akira incassò 700 milioni di yen ma grazie alle repliche e alla vendita di VHS, laser disc, DVD e Blu-ray il film ha incassato ad oggi oltre 6 miliardi di yen.

Purtroppo il film sintetizza la storia e ridimensiona figure centrali del manga.

Il film di Akira ripropone la storia raccontata nel manga ma maniera più sintetica. A causa del tempo limitato a disposizione la pellicola ha subito una drastica riduzione di trama e personaggi.

Figure cruciali come la medium Lady Miyako – l’unica in grado di contrastare il potere di Tetsuo – Kai, Ryu (chiamato inspiegabilmente Roy), Nezu, il Colonnello e lo stesso Akira, che nel film diviene un essere di energia, perdono di spessore.

Lo stesso vale per la storia in cui momenti fondamentali della trama vengono omessi insieme alle sottotrame, dando così una profondità diversa al tutto. Esempi lampanti sono l’omissione della nascita del Grande Impero di Tokyo, che denota in maniera eloquente la voglia di rivalsa e potere che caratterizza Tetsuo, e il diverso finale che però mantiene il suo ottimismo.

 

 

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Da sempre Akira ha affascinato Hollywood, così tanto che da circa un ventennio negli USA stanno tentando realizzare un film live action, che finora non si è mai realizzato. In principio fu la Sony a progettare tale trasposizione negli anni ’90 ma l’idea non andò mai in porto.

Nel 2008 la Warner Bros e la Appian Way di Leonardo DiCaprio annunciarono di volor realizzare due film basati sul manga originale ma dopo molti rinvii e molti nomi circolati sia per la regia (sono stati contattati prima Albert Hughes e poi Jaume Collet-Serra) che per gli attori protagonisti che avrebbero dovuto interpretare Shōtarō Kaneda (Robert Pattinson, Andrew Garfield, James McAvoy, Keanu Reeves) e quello di Tetsuo Shima (Garrett Hedlund, Michael Fassbender, Chris Pine, Justin Timberlake, Joaquin Phoenix) la produzione è al momento ferma.

Da anni Hollywood tenta senza successo di dare vita ad un live action di Akira

Le ultime news a riguardo risalgono a circa un paio di anni fa e vedono Justin Lin come probabile regista. L’unica cosa certa è che al momento il progetto è in alto mare e va bene così, ma se il tutto finisse per naufragare sarebbe ancora meglio visto che i live action ispirati ai manga non riescono mai a risultare convincenti.

Le ultime voci non confermate vedono la trasposizione di Akira in una serie tv. L’unico cosa al momento disponibile riguardante il live action è un fan trailer. Non resterà che attendere notizie definitive.

 

 

 

 

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