Zombicide Adventure

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L’apocalisse è giunta e con sé ha portato la pesante piaga della non-morte. Le città sono ridotte al collasso, la civiltà è solo un lontano ricordo sbiadito, come le insegne penzolanti sui palazzi fatiscenti, ora brulicanti di zombie perennemente affamati. L’uomo non è più in cima alla catena alimentare e per chi sceglie di sopravvivere alla fine del mondo, c’è solo una possibilità: uccidere.

Scritta con una metrica immediata e scorrevole, Zombicide Adventure è la prima serie di racconti ispirata all’omonimo boardgame (di cui però non è necessario conoscere nulla per apprezzare lo scritto), totalmente online, gratuita e visibile da qualsiasi dispositivo (PC, Tablet o Smartphone) è una novità assoluta per chi vuole vivere una elettrizzante esperienza di azione, horror, suspense e grasse risate.

Ogni episodio è strutturato come una vera serie, dove il focus del lettore si sposta tra l’azione al fulmicotone dei personaggi e i retroscena cruenti e “border-line” di cui tutta la narrazione si contraddistingue.

 

Volete un assaggio? Eccovi il primo Episodio.

 

 

Episodio 1

Cittadini isolati

 

Ned era furioso. Non solo non riusciva a togliere quella dannata macchia di poltiglia cerebrale da una lente dei suoi occhiali da vista, doveva anche sopportare lo sguardo ebete di quel piedipiatti da strapazzo. Prima la marmaglia di putridi, ed ora questo, senza contare che quel sole cocente continuava a farlo sudare come un maiale.

La giornata era  iniziata proprio di merda!

Il parcheggio del mini-market era disseminato di vecchi volantini “Allerta Zombie”, la maggior parte dei quali imbrattati di sangue. Le poche auto presenti erano accartocciate le une sulle altre vicino ad un cassonetto dell’immondizia e dalle condizioni in cui erano ridotte, Phil dubitava seriamente che anche una sola potesse mettersi in moto. Tra i vetri delle portiere e i pezzi di lamiera sparsi un po’ ovunque, una dozzina di creature marcescenti giaceva inerme a terra, proprio vicino a dove si trovava Ned.

Dall’altra parte del parcheggio, Phil lo stava osservando con uno sguardo che variava dall’inorridito al curioso.

Nei dieci anni in cui aveva prestato servizio come poliziotto era stato abituato ad avere a che fare con gentaglia della peggio specie: assassini, stupratori, rapinatori… ogni tipo di malvivente che la società moderna avesse partorito gli era passato tra le mani e lui lo aveva preso e sbattuto dentro. Ma quello che si trovava a fissare in quel momento, superava di gran lunga le sue peggiori aspettative.

<<Allora? Si può sapere cosa cazzo hai da guardare?>>

Ned ne aveva abbastanza di quelle fastidiose occhiate. Si alzò dal cofano della camaro semidistrutta su cui era seduto, afferrò la sudicia mazza da baseball che teneva dietro la schiena e, con un gesto di stizza, allargò le braccia facendo schizzare sangue da ogni parte. Sì, perché Ned era coperto di sangue, dalla testa ai piedi… ma quel sangue non era suo.

Phil rimase ancora un istante a contemplare la bizzarra visione di un uomo in tenuta mimetica, con una camicia di flanella da cui spuntava una T-Shirt dei Simpsons e la sorridente spilla del Comico dei Watchmen appuntata sul taschino. Ben salda nella mano destra, stringeva una mazza da baseball sul cui manico si intravedeva la scritta “Stephanie”, mentre nell’altra aveva un paio di occhiali incerottati. Ogni centimetro del suo corpo grondava sangue ed interiora umane.

<<Niente, sei solo rivoltante>> Rispose Phil per nulla intimorito dalla scialba dimostrazione di aggressività.

<<Rivoltante?>> Ned era esterrefatto <<Ma che caz… Rivoltante!?>> Ned era furioso. <<Bel ringraziamento del cazzo!>> Una vena prominente iniziò a pulsare sulla sua fronte << Non so se hai notato, ma mentre tu te ne stavi bello tranquillo, con quella tua uniforme inamidata da frocetto, impegnato a lustrare quel fottuto pezzo di metallo che ti ostini a portare sul petto, io e la mia “Stephanie” abbiamo salvato il culo a te e a quelle due squinzie che ora sono all’interno del mini-market>> Phil non avrebbe saputo dire se quel rossore sul volto di Ned fosse sangue rappreso o la sua rabbia crescente <<…e ora, va a finire che sono anche… RIVOLTANTE!?!?>> Ned desiderò ardentemente far conoscere “il bacio” della sua Stephanie al poliziotto, ma non era il momento. Serrò la presa sulla mazza e trattenne a stento la sua ira, commentando infine con un acido <<Fanculo sbirro!>>

A questo punto Phil si sarebbe avvicinato con cautela, avrebbe intimato al tizio di voltarsi e di mettere le mani sopra la testa, molto lentamente. Qualora questo avesse opposto resistenza, avrebbe usato le maniere forti. In un modo o nell’altro, il tizio sarebbe finito con il muso spiaccicato sul cofano della sua volante con i polsi ben ammanettati dietro la schiena. Poi gli avrebbe elencato i suoi diritti.

Ora però non c’erano più diritti da leggere, né giustizia da far rispettare. La società era stata spazzata via da carne putrida e una fame dissennata. Per quanto gli fosse difficile ammetterlo, Phil sapeva bene che in un mondo fatto di morti che tornavano in vita e figli di puttana pronti ad ucciderti per un tozzo di pane, uno come Ned, anche se psicotico al limite dello schizofrenico, era più una risorsa da sfruttare, che una minaccia da eliminare. Almeno finché il suo corpo avesse continuato a respirare. In caso contrario, Phil avrebbe avuto un’ottima scusa per usare la sua fidata pistola d’ordinanza e rimediare definitivamente alle turbe mentali di Ned, ficcandogli una pallottola in testa.

…nel frattempo, nel mini-market… 

Le rotelle dei pattini in poliuretano termoplastico correvano sul pavimento quadrettato lasciando piccoli solchi che si intersecavano tra di loro come se fossero bianche onde su di un mare rosso sangue.

<<Guarda Amy! Con un piede solo!!>> Wanda passò dall’ondeggiare all’indietro incrociando le gambe, al rimanere in equilibrio su di un unico pattino, oscillando pericolosamente da una parte all’altra… il tutto senza mai scivolare, nonostante il viscido tappeto sul quale si stava muovendo. Il vivido orgoglio dipinto sul suo volto si spense all’istante non appena incrociò la solita espressione impassibile di Amy.

Al contrario di Wanda, lei era seduta a gambe incrociate in fondo al corridoio, seccata ed infastidita dalla voce petulante della pattinatrice, che continuava a distrarla mentre era concentrata nella meticolosa pulizia della sua katana. La lama era lordata dal sangue di quel vagante che ora giaceva a terra inerme e dalle cui interiora continuava a fuoriuscire il denso liquido su cui Wanda si divertiva a volteggiare. Il mondo era entrato nel capitolo più oscuro della storia, eppure Wanda sembrava una tredicenne svampita nel corpo di una trentenne, del tutto incosciente del cambiamento. Ogni cosa le appariva come un grande gioco surreale, nel quale poteva sbizzarrirsi senza curarsi delle formalità.
<<Prendiamo quello che serve e andiamo>> Sentenziò Amy con voce atona.
All’odore nauseante di carne morta ci si poteva fare l’abitudine, ma le continue manifestazioni di euforia immotivata di quella ragazza dai capelli biondi, con ancora addosso la divisa da cameriera sbarazzina anni 50, erano per Amy un fastidio intollerabile.

<<Uffa Amy! Con te non ci si può proprio rilassare un attimo>>
Sbuffò Wanda frenando di lato con entrambi i pattini.

<<Non siamo qui per divertirci, ma per trovare viveri>>
Il tono di Amy diventava sempre più lugubre ogni volta che era costretta a dare spiegazioni, soprattutto a Wanda.

<<Ma di che ti preoccupi, il mini-market è “pulito”, l’ho controllato io, la porta sul retro è bloccata e lì fuori c’è il poliziotto con il suo amico svitato a fare la guardia… non corriamo alcun pericolo. E poi credo che ti farebbe bene un po’ di svago. Sei sempre così pallida>>
Amy non era pallida, il suo colorito bianchiccio era dovuto al cerone, che di certo non era stato spalmato per farla apparire più carina. L’incessante ricerca femminile di sembrare sempre più bella, più alla moda, più attraente, sempre più diversa da come si era, le dava il voltastomaco. Se le donne dovevano somigliare tutte allo stereotipo di bamboline ben disegnate da matite, phard e rimmel; allora lei sarebbe stata l’esatto opposto. Dove le altre mettevano un delicato fondotinta per addolcire le gote, lei si impiastricciava il viso di cerone. Mentre le altre tracciavano con accurata geometria, linee di eye-liner per mettere in risalto gli occhi, lei si imbrattava di un pesante nero tutte le palpebre usando una matita spuntata; apparendo in fine come una tossicomane appena uscita da un pestaggio.
I capelli, tinti di un cupo viola scuro, erano raccolti in un paio di codine grossolane, mentre la frangetta ricadeva diagonale e netta verso destra, come se fosse stata  tagliata da un secco fendente di spada. Il suo abbigliamento era sempre scuro e fuori moda. Ai piedi portava solo pesanti anfibi di almeno due numeri più grandi e calze a rete nere strappate in più punti. Ma per quanti sforzi avesse fatto pur di andare controtendenza, Amy era comunque una ragazza che piaceva e quel suo atteggiamento scostante ed insolente le aveva portato solo più attenzioni di quante ne avesse mai volute. Nella sua vecchia scuola era stata definita come “la goth”, ma lei odiava quell’etichetta. Anche se doveva ammettere che, in definitiva, lei odiava un po’ tutto del college.

<<Non abbiamo tempo per “rilassarci” e quei due tizi lì fuori, potrebbero essere travolti da una mandria di deambulanti da un momento all’altro>>
Amy passò per un’ultima volta il panno sulla lama, sincerandosi che fosse linda. Un rapido gesto e la spada tornò nel fodero emettendo un secco “CLACK”. Odiava fare da balia, soprattutto ad una bambinetta irrequieta con dieci anni più di lei.

Wanda percepì nello sguardo della sua amica che non c’era più spazio per il divertimento. Sbuffò sconsolata e con un po’ di rammarico iniziò a darsi da fare.
Il mini-market in cui si trovavano era un completo disastro. Costituito da un unico locale suddiviso da scaffalature che ne definivano i reparti, era il classico posto al cui  interno potevi trovare di tutto, ma niente che valesse davvero la pena comprare.  La luce era ovviamente saltata da parecchio tempo e la merce sul banco frigo aveva iniziato ad assumere un aspetto inquietante, così come i cadaveri in putrefazione sul pavimento. Nonostante fosse stato depredato quasi del tutto, alcuni sporadici prodotti sopravvivevano sulle mensole e Wanda era fiduciosa di trovare qualcosa che fosse ancora commestibile.
Mosse quindi alcune sgambate verso l’ingresso e, preso un cestello dalla pila, scivolò lungo tutti gli scaffali passando in rassegna la merce mentre con incredibile naturalezza schivava qualsiasi oggetto (o cadavere) riverso a terra che ostacolasse il suo passaggio.
Dopo pochi minuti, Amy si vide posare davanti agli occhi un cestino della spesa contenente un paio di sacchetti di riso sottovuoto, alcune bottiglie d’acqua, svariati barattoli di cibo in scatola e una… bambola.

<<E questa?>> Chiese con sorpresa afferrando il giocattolo.

<<Quella è l’action figure di “Sailor-Moon principessa Serenity”. Un pezzo da collezione!>> Rispose Wanda visibilmente emozionata <<Non so come ci sia finita in un posto del genere, ma…>>

D’un tratto Amy lanciò via la bambola, voltandosi di scatto.

<<Ehi… Ma che fai?!>> Commentò Wanda mentre con uno slancio improvviso riuscì ad afferrare la sua preziosa reliquia ancora in aria.
Nella sua testa, Amy eclissò completamente la voce della cameriera; il rumore che aveva appena sentito provenire dallo sgabuzzino era decisamente più importante.
Con molta probabilità potevano essere topi o altri animali. Con molta probabilità era caduta una scopa o qualcos’altro in equilibrio precario. Con molta probabilità non era niente, ma la mano di Amy corse lo stesso sull’elsa della katana.

<<Che succede?>> Dopo essersi “sincerata” delle buone condizioni della bambola, Wanda intuì dallo sguardo simile ad un cane da punta, che qualcosa turbava la sua amica… e questo non era mai un bene.
Amy portò semplicemente il dito indice alla bocca imponendo silenzio. Sì perché il silenzio era l’unica cosa di cui ora aveva bisogno. Le sue gambe si mossero così lentamente che gli scarponi non produssero alcun suono toccando il pavimento. Wanda attendeva immobile, quasi in apnea.

La porta era socchiusa, ma Amy riusciva ad intravedere dall’insenatura un paio di scopettoni addossati ad uno scaffale. Man mano che avanzava, una chiazza di sangue si rivelava sulla stessa parete. Non serviva un detective per capire che lì dentro era successo qualcosa di “brutto”. Un secchio cadde di lato e per poco Amy non ebbe un infarto, ma quando vide un gattino maculato uscire dallo stanzino, tirò un sospiro di sollievo.

<<Attenta!!!>>

L’urlo di Wanda giunse qualche istante prima che un butterato braccio scheletrico, spuntato da dietro la porta, potesse raggiungere il volto di Amy. La katana sembrò sfoderarsi quasi da sola con un movimento talmente rapido che Wanda non riuscì neanche a seguirlo. Il braccio fu staccato di netto e subito dopo, un tizio smunto con una canotta stracciata ed un logoro cappello da baseball, spalancò la porta avanzando con passo incerto. Amy afferrò il gatto e scartò di lato la minaccia. Poi eseguì un altro fendente. Mezza calotta cranica del non-morto schizzò via, insieme a vari liquami cerebrali di color grigiastro.
La carcassa del tizio crollò a terra spargendo i putridi resti delle sue cervella su tutto il pavimento. Amy fissò per qualche istante l’interno dello sgabuzzino in cerca di altre minacce. Niente.

<<Tutto “pulito”?>>

Il tono accusatorio e l’occhiata obliqua di Amy gelarono il sangue della cameriera.

<<Ops…>> Commentò Wanda  colpevole.

Intanto il gattino, ancora stretto nella mano destra di Amy, aveva iniziato a leccargli il pollice.

<<Adorabile…>> disse Wanda con occhi a forma di cuoricino verso il micetto <<ma quanto sei bello eh? Quanto sei bello tu? Quanto?>> proseguì con voce amorevole avvicinandosi all’animale e grattandogli sotto il mento. Tutto soddisfatto delle nuove attenzioni, il felino alzò il musetto invitandola a proseguire.

Stizzita dal comportamento della compagna, Amy allontanò il nuovo giocattolo da Wanda

<<Dobbiamo andare, non abbiamo tempo per preoccuparci di certe bestie pulciose>>

<<Ma non vorrai lasciarlo qui?>> Chiese l’altra scura in volto

<<Non possiamo portarlo con noi. Ci sarebbe solo d’impiccio>>

<<Ma tu gli hai salvato la vita e ora ne sei responsabile>>
Quell’affermazione risuonò nella testa di Amy fin troppo familiare. Già in passato aveva sentito quell’espressione ma non da Wanda.

<<…e poi non vedi com’è carino? Non lo possiamo abbandonare, verrà divorato da quegli orrendi mostri rivoltanti senza…>>

<<Va bene basta! Falla finita>> Amy fece un profondo respiro. Sentiva un gran mal di testa martellargli nelle tempie. Non poteva sopportare anche i piagnistei di Wanda. <<Il gatto viene con noi>>

<<EVVIVA!!!>> Proruppe Wanda

<<Ma dovrai badare tu a lui!>> Sentenziò Amy raffreddando subito l’euforia.

<<Ah no!>> Wanda scosse il capo con convinzione <<Io posso coccolarlo quanto vuoi, ma il gatto è il tuo. Tu lo hai salvato e tuo sarà l’obbligo di accudirlo>>
Se c’era qualcosa che proprio Amy non sopportava, era vedere tutta quella fiera compiacenza sul volto della cameriera, ma doveva troncare quella discussione all’istante, altrimenti una delle due non ne sarebbe uscita viva.

<<Va bene!>> Sbottò alla fine

<<Oh che bello! Abbiamo un gattino nel nostro gruppo!>> Wanda iniziò a pattinare all’indietro ondeggiando da una parte all’altra <<Ma adesso dovrai trovargli un nome>>

<<Gatto. Come vuoi che lo chiami?>> Amy scrollò la spada cercando, per quanto possibile, di liberarsi dei pezzi più ingombranti di cervella marce ancora attaccate.

<<Ma non possiamo chiamarlo “gatto”!>> Wanda tornò ad imbronciarsi <<Cioè, non che sia femmina, ho controllato, ma è come se ti avessero chiamata “Donna”. È umiliante…>>
Il treno “Lagna-Wanda” era di nuovo in partenza ed Amy sentiva che non avrebbe retto un’altra corsa.

<<MATISSE!>> Urlò.
Nel market cadde un silenzio glaciale, poi il gatto emise il flebile miagolio.
<<Uh, ma guarda… gli piace>> Disse Wanda sorridente <<Matisse, è proprio un bel nome… ma perché proprio Matisse?>> Chiese ad Amy.

<<Perché no?>> Rispose lei ancora seccata. In realtà una motivazione c’era, ma Amy non aveva alcuna intenzione di rivelare a Wanda il perché della sua scelta. Adagiò semplicemente il gatto nel piccolo zaino che portava dietro le spalle, senza aggiungere altro. Ci andava un po’ stretto, ma dopo qualche torsione, sembrò adattarsi.

<<Comunque, devo proprio farti i complimenti Amy…>> Wanda non voleva saperne di smettere di parlare <<…sei proprio brava con quella spada. Chi ti ha insegnato a maneggiarla?>> Amy avvertì un’irrefrenabile desiderio di mostrargli quanto fosse davvero abile con la katana <<…scommetto che è una tradizione della tua famiglia. I miei non mi hanno insegnato niente, tranne mio padre…>>   “Oh no, ci risiamo” pensò Amy preoccupata. <<…faceva il boscaiolo e siccome avrebbe voluto un maschio, mi portava sempre con lui quando doveva lavorare fuori>> “respira Amy, respira”  <<…mi ha insegnato come si monta un’impalcatura, a riconoscere i vari tipi di alberi, consistenza e durezza del legno…>> “questo supplizio sta per finire”

<<…levigare e trattare il legname senza rovinarlo, tagliare una sequoia calcolando alla perfezione il punto di caduta…>> No, la respirazione meditativa non sembrava funzionare affatto <<…però a me non piaceva maneggiare tutta quella ferraglia, quindi me ne sono andata via di casa e ho iniziato a fare la cameriera. Poi ho conosciuto un ragazzo fantastico… Uh, ma io non ti  ho mai parlato del mio fidanzato!>>
“GLICK”.

Il fidanzato fu l’ultima goccia. Amy spalancò gli occhi, furente.

<<Ok signorine, il pigiama-party è finito. Stanno arrivando>>
Fortunatamente, l’entrata improvvisa di Ned riuscì a placare il peggio che stava per uscire da Amy.

<<Chi sta arrivando?>> Chiese Wanda.

<<Tua sorella!>> Rispose Ned decisamente urtato dalla stupida domanda

<<Ma io non ho una sorella, anche se ho sempre desiderato averne una…>>
“Oh no! Adesso ricomincia.”

Un brivido glaciale corse lungo la schiena di Amy al solo pensiero di doversi sorbire una nuova ondata di fastidiose blaterate.
<<Ma che caz…>> Ned era incredulo <<Carne morta! Sta arrivando una fottuta valanga di carne morta. Ora hai capito?>> Scandì Ned senza curarsi di andare per il sottile.
SBAM!!! SBAM!!!
Un paio di colpi di pistola riecheggiarono dall’esterno.

<<Cavolo, sono in anticipo>> Ned era perplesso.

<<Tutti fuori, questo posto non è più sicuro>> Phil fece il suo ingresso nel market con la pistola ancora fumante <<ne sono spuntati degli altri dal vicolo qui dietro, prendete i rifornimenti e andiamocene, subito!>>

Phil non era il tipo da sentire discussioni, nel suo lavoro lui dava ordini e gli altri eseguivano. Il problema era che non aveva agenti da guidare, ma dei civili e anche quando aveva ragione, per Ned quel tono perentorio era come un cactus nelle orecchie.

<<Cazzo sbirro, proprio ora che iniziavamo a rilassarci>>

<<Chiudi il becco Ned e vedi di sbarrare l’ingresso. Quei bastardi ci saranno addosso a momenti>> Phil non era dell’umore giusto per reggere le punzecchiate dello svitato. Mentre valutava la struttura del locale, il suo sguardo venne attirato per qualche istante da uno scaffale. Una serie di bottiglie ben ordinate mostravano al loro interno uno scuro liquido ambrato.

“Non ora Phil”… Disse a se stesso prima di scuotere la testa e ritornare concentrato al presente. <<C’è una porta sul retro?>> chiese rivolto ad Amy.

<<Da quella parte, ma è bloccata>> ottenne come risposta.
Phil si avvicinò all’anta, rinfoderò la pistola e diede una prima spallata per sondarne la durezza. Serrata! Cercare la chiave non era proprio il caso.
SCRASH!!

<<Vedi di fare presto “piedi piatti”, che qui fuori ci sono degli imbucati che vogliono partecipare alla festa>>

Ned aveva piazzato alcune sedie di traverso e ribaltato un paio di scaffali contro la porta d’ingresso, ma per quanto si sforzasse di tenere il tutto con la schiena, la sua barricata risultava alquanto precaria. Alle sue spalle spuntarono svariate braccia emaciate intente ad afferrare il vuoto attraverso le vetrate andate in frantumi.
Phil diede altri colpi, questa volta più energici. Niente, la porta non stava minimamente cedendo. Purtroppo Ned dall’altro lato del market non poteva dire la stessa cosa della sua “barricata”.

<<Cazzo sbirro, muoviti!>> Urlò con vigore mentre a stento teneva ancora la posizione.
D’un tratto, Phil si vide spinto via da Amy armata di ascia antincendio. Il poliziotto non aveva idea dove avesse trovato quell’attrezzo, ma di una cosa era certo, quelle braccette magroline non sarebbero state capaci neanche di sollevare il solo pezzo di legno. Invece ad Amy bastarono un respiro profondo e tre colpi ben assestati per mandare in frantumi maniglia e serratura, lasciando Phil di sasso. Poi la porta si spalancò di botto, proprio davanti ad Amy… purtroppo non era stata lei ad aprirla.

Una dozzina di barcollanti creature fameliche si riversarono all’interno del market puntando sulla ragazza. Presa in contropiede, Amy cercò istintivamente di difendersi con l’ascia, conficcando la lama nel cranio di uno di loro. Quel maledetto arnese si era però incastrato nella testa del suo bersaglio ed era impossibile da estrarre. Mollò la presa e sguainò la katana, poi si guardò attorno: erano dannatamente troppi.

Phil tuonò alcuni colpi di pistola abbattendo un paio di deambulanti. L’unica possibilità era creare una via di fuga e ritirarsi, ma quando vide un omaccione dalla flaccida pancia prominente avanzare con lenti passi pesanti, facendosi beffe delle pallottole, capì che la situazione era ancor più disperata del previsto.

Non sapendo cosa fare, Wanda stava assistendo a quella macabra scena completamente incapace di agire. Non aveva mai imparato a sparare, tantomeno sapeva maneggiare le armi taglienti come Amy. Con i suoi pattini poteva destreggiarsi tra decine di creature barcollanti senza neanche essere sfiorata, ma ora si sentiva del tutto inutile. Quando ormai lo sconforto più totale la stava opprimendo, qualcosa attirò la sua attenzione: il cartello di uno dei reparti del market con la scritta “fai da te”. Due energiche spinte sui pattini e in pochi istanti Wanda scomparve alla vista.

<<Ma dove cazzo te ne vai!?! Rincoglionita di una platinata>>

Stavano per morire, tutti. Ned questo lo sapeva bene. Piantato contro la porta d’ingresso, lui era al limite delle forze e sarebbe  crepato con una certa soddisfazione, sapendo che lo sbirro avrebbe fatto la sua stessa fine. Ma vedere Wanda che si allontanava per nascondersi come una ragazzina impaurita, lo mandava in bestia, soprattutto mentre gli altri si ostinavano a darle di santa ragione.

Nonostante qualche schifoso sbavante gli avesse inferto una profonda ferita al braccio sinistro, Phil continuava disperatamente a menare con il manganello, dato che il caricatore della sua pistola contava zero numero di pallottole. Amy si muoveva con  maestria e rapidità, falciando arti e teste come fosse una trebbiatrice ma anche lei sembrava incapace di abbattere il trippone in infradito.

Purtroppo, il peggio accadde quando Ned cedette: attraverso una delle vetrate andate in frantumi, una mano con sole tre dita gli arrivò alla gola e nel tentativo di scansarsi, perse l’equilibrio. Cadde a terra lasciando sguarnita la porta alle sue spalle, la quale si incrinò quel tanto che bastava per far passare un paio di vaganti. Con i loro passi lenti e dinoccolati, questi inciamparono sulle sedie poste come blocco, muovendole dai loro alloggiamenti. Pochi istanti e tutta la barriera improvvisata crollò ed un fiume di non-morti ansimanti straripò all’interno del market.

Ned arretrò di qualche passo, si scrollò  di dosso la polvere dai pantaloni e afferrò la sua “Stephanie”. Fissò per un paio di secondi gli innumerevoli occhi vitrei che reclamavano la sua carne. Tirò su col naso e sputò un pesante grumo di catarro.
<<Avanti!!! Venite pure avanti, schifosi sacchi di merda! La mia Stephanie non vede l’ora di “baciarvi” tutti!>> Stava per tirare le cuoia, di questo ne era  certo, ma promise a se stesso che prima avrebbe fracassato qualche cranio melmoso.

Nel crescente vociare indistinto di quelle inarrestabili creature prive di senno, un suono improvviso riecheggiò più imponente di tutti gli altri, un rumore che mai nessuno avrebbe pensato di poter udire in quel momento: il rumore scoppiettante di una motosega.
Subito dopo, pezzi di carne rancida e budella semi decomposte, schizzarono via come fossero all’interno di un gigantesco frullatore lasciato aperto. Uno stuolo di teste venne frantumato in un attimo e l’intruglio cerebrale arrivò fino al soffitto.

Intento a colpire come un battitore della Major League, Ned era stato quasi completamente circondato dai non-morti e, da dove si trovava, non riusciva a capire cosa stesse accadendo. L’unica certezza era il fetido odore di carne morta frattagliata che proveniva dalla zona dove erano i suoi compagni. Diede un altro paio di mazzate per farsi largo tra la folla di deambulanti e, quando finalmente riuscì a districarsi con molta fatica dalle azzannate, si trovò faccia a faccia con qualcuno di decisamente indesiderato: il ciccione aberrante.

<<Oh merda…>> disse credendo di aver lanciato la sua ultima imprecazione. Poi vide qualcosa spuntare alle spalle del ciccione, sembrava proprio la catena rotante di una motosega. Questa si infranse inizialmente sulla testa dell’enorme non-morto, facendo schizzare pezzi di calotta cranica e cervella da tutte le parti, poi continuò a scendere giù con la stessa facilità con cui un coltello caldo affonda nel burro, fino ad arrivare ai testicoli. Quando le due parti del corpo si aprirono, Ned vide davanti a sé il volto di Wanda imbrattato di sangue, la quale, con molta accuratezza, concludeva quella operazione emettendo un debole sospiro. Dall’ingresso principale continuavano ad entraredeambulanti, ma l’accesso sul retro era stato completamente sgombrato, o per meglio dire, maciullato. Amy e Phil erano immobili e completamente attoniti.

<<Bhé, cosa avete da guardare?>> Chiese Wanda sentendosi osservata. <<Mi sembrava di avervi detto che mio padre era un boscaiolo, o no?>>

<<Porca troia!>> esplose Ned esterrefatto nel vedere tutti quei corpi mutilati sul pavimento

<<questo sì che si può definire un cazzutissimo zombicidio!>>

<<Ora non… Ora non c’è tempo per i complimenti, andiamocene da qui!>> A scuotere Phil da quell’attimo di stupore era stata la marmaglia di creature putride che continuavano ad entrare dall’ingresso. <<Muoviti Ned!>>

<<Ehi sbirro, dovresti arrestare quella ragazza>> Rispose lui  con un sorriso irriverente

<<secondo me è una fottuta serial-killer>>.
Il poliziotto non diede peso al commento, la priorità era uscire da quella trappola ma una volta all’esterno, si accorse che la situazione non era delle migliori. Tutte le vie principali erano state invase ed una mandria sempre crescente risaliva dalla statale Nord, ovvero la via dalla quale loro stessi erano arrivati.

<<OCCAZZO… E adesso che facciamo?>> Ned non aveva mai visto fino a quel momento un numero così spropositato di deambulanti tutti insieme.

<<Andiamo a Sud>> Phil non mostrò il minimo dubbio.

<<Ma gli altri? Il nostro gruppo è da tutt’altra parte>> Commentò Wanda.

<<Lo so, ma non abbiamo scelta>> Phil stava cercando assiduamente una via in cui infilarsi per ridiscendere la statale senza essere notati ma il numero di deambulanti era troppo elevato e ramificato per poter rischiare un’impresa del genere. Rimaneva una sola scelta

<<Andiamo a Sud. Ormai siamo isolati>>

<<Phil ha ragione. Dobbiamo andare a Sud>> Amy intervenne con il solito tono glaciale. Ned era perplesso, avrebbe preferito ritornare al campo e scolarsi una birra con Dough ma quell’oceano di carne morta era un ottimo deterrente.

<<Fanculo. E Sud sia allora>> Decretò poi acidamente

<<Aspettate!>> L’urlo di Wanda fece sobbalzare tutti <<La cesta con i viveri, l’ho lasciata nel market>>

<<Sticazzi!>> Ned ora voleva solo levare le tende al più presto <<ne troveremo degli altri>>

<<Ma non sappiamo quando>> Osservò Amy pensierosa.
Un altro sussulto di Wanda <<e c’era anche la mia Sailor-Moon nel cesto!>>
Amy si stampò una mano sulla fronte, cercando di dimenticare il commento.

<<Vado a riprenderlo>> Concluse Wanda con decisione, pronta a far ripartire la motosega.

<<No, ferma>> Phil alzò una mano nella sua direzione, poi con l’altra ancora ferita, sistemò a fatica un nuovo caricatore nella pistola <<Vado io, l’ho visto poco prima di uscire. Se non sono fuori entro un minuto, andate a Sud>>

<<Ma…>> Wanda non riuscì a concludere la sua obiezione che Phil era già tornato all’interno del market.

Ned scosse il capo sconsolato.

<<E poi sono io lo svitato>>

Trascorsero alcuni istanti di inquieto silenzio, poi si udirono un paio di colpi di pistola, seguiti da una serie molto più lunga, molto più rapida. La porta del market si aprì di nuovo. Phil uscì all’esterno ansimando copiosamente. Lanciò il cestino a Wanda, poi si girò di scatto e puntò l’indice verso Ned <<Non una parola>> L’altro alzò le braccia fingendo un’improbabile resa. Per quel giorno Phil non avrebbe retto altre “Neddate” <<Ed ora andiamocene>> concluse con tono laconico, allontanandosi verso Sud.

<<Fottuto sbirro>> commentò Ned stizzito. Gli erano venuti in mente almeno un migliaio di altri epiteti coloriti, ma la giornata era andata davvero di merda e ne aveva le palle piene, soprattutto del poliziotto. Sistemò la sua fidata “Stephanie” dietro la schiena, incurante del sudiciume di cui la mazza era infradiciata. Tirò su col naso, poi riprese a camminare.
Wanda non diede troppo peso alla reazione di Phil, per lei ora contava ben altro.  Mescolò ansiosamente tra i viveri del cestino, finché non trovò la sua “Sailor-Moon principessa Serenity”. Le sistemò i capelli ed il vestito, poi la ripose nella tasca anteriore della sua gonna, ben contenta che fosse ancora tutta intera. Appoggiò di piatto la lama della motosega sulla spalla destra come se questa non le pesasse affatto e, sorridendo, iniziò a pattinare con lente ma lunghe falcate spensierate.

Amy seguiva il gruppo a qualche metro di distanza.  Aprì la piccola sacca che portava dietro le spalle e ne controllò l’interno. Matisse era ancora lì, raggomitolato. Chiuse la sacca e senza dir nulla, continuò a camminare.

Phil procedeva a passo spedito davanti a tutti. Sapeva che avrebbe dovuto medicare la ferita al braccio, il taglio non era troppo profondo ma poteva comunque infettarsi. Nonostante questo pericolo, ora le priorità erano altre: allontanarsi il più possibile dalla mandria e trovare un nuovo rifugio sicuro. Il resto del loro gruppo si trovava dall’altro lato della città e in qualche modo, lui avrebbe dovuto raggiungerlo.

Anche se le cose si erano complicate, non era il momento di perdere la testa. Phil doveva essere fermo e deciso, doveva essere una guida incrollabile per quei tre bizzarri individui che ora lo stavano seguendo, altrimenti sarebbero tutti morti. Fece un  profondo respiro per trovare un po’ di calma. “Proteggere e Servire” così recitava il suo distintivo e così avrebbe fatto lui.

Sì, era pronto. Anche  se sperava che nessuno degli altri si fosse accorto di quella piccola bottiglia con l’etichetta “Jack Daniels” che aveva preso nel market e che ora giaceva  infilata nel taschino della sua uniforme.

 

 

Il racconto continua in altri episodi che potete leggere sul sito ufficiale.

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