Kiwi Jam: il debutto dell’indie Widoki Games

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Come mettere a frutto anni passati di fronte ai videogiochi? Se ne crea uno in proprio! Credo che sia un sogno nel cassetto di molti, ma noi siamo riusciti a concretizzarlo fondando il nostro indie game studio tutto italiano: Widoki Games.

Tutto comincia con alcuni amici di lunga data che si ritrovano a bere assieme una birra in un pub di Bergamo. Si parla, ci si diverte, come tante altre sere. In mezzo a tante chiacchiere ci si perde nei ricordi, rievocando vecchi disegni fatti in adolescenza, mille scarabocchi e personaggi dediti alle più assurde e scalmanate avventure…

“E se facessimo qualcosa con questi personaggi?” si domanda uno di noi.

Nei tanti anni trascorsi assieme, erano saltati fuori progetti ed idee, che però avevano sempre avuto una vita breve. Ma quella volta fu diverso. Quell’idea sembrava buona anche senza bisogno dell’incoraggiamento della birra. Avevamo per le mani un personaggio unico, inedito, divertente, particolare ed estremamente versatile.

Negli anni lo avevamo disegnato spesso, mettendolo in ogni genere di situazione e facendogli interpretare i ruoli più disparati: un attore perfetto, con noi come fantasiosi registi.

 

https://www.youtube.com/watch?v=TPl0r33PqEU

 

Il Kiwi è un personaggio assurdo, capace di interpretare mille ruoli diversi.

Ma come potevamo farlo conoscere al mondo? Quale poteva essere il palcoscenico adatto per farlo debuttare?

Una volta capito come valorizzare al meglio le nostre capacità pregresse e le nostre esperienze personali, ci siamo divisi i compiti in base alle nostre competenze: c’è chi si è occupato della parte grafica, chi dei testi, chi dell’elaborazione del game design generale, chi del level design, chi della scrittura del codice, chi del testing e chi dell’amministrazione.

Ognuno di noi ha assunto il ruolo che gli era più adatto, creando sinergie tra noi e compensando i punti deboli di uno con i punti forti dell’altro. Siamo partiti nel Talent Garden #InTheCity, spazio di co-working nato nel centro di Bergamo che, attraverso la condivisione di competenze ed esperienze, ci ha permesso di valorizzare i nostri background personali, che avevano perlopiù poco a che fare con lo sviluppo di videogiochi: siamo partiti come un gruppo decisamente peculiare, con un esperto di comunicazione digitale, un ex giornalista/scrittore a tempo perso, una product designer ed un maestro di Wushu KungFu… Solo uno di noi aveva effettivamente avuto esperienze in campo videoludico, avendo collaborato a progetti di sviluppo di videogiochi per console come il Nintendo Wii.

 

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È così che è nata l’idea di Kiwi Jam, un videogioco mobile, un mondo creato attorno al nostro personaggio, il Kiwi. Cresciuti con un controller o una console in mano, sapevamo di avere le idee giuste per saltare dall’altro lato della barricata, da consumatori a produttori, da giocatori a sviluppatori di videogiochi.

Avevamo trovato il nostro palcoscenico. Ed abbiamo lavorato per mettere in piedi la nostra compagnia teatrale.

 

Come è nato Kiwi Jam

Il lavoro vero e proprio è così iniziato a inizio autunno 2014, dopo aver raccolto in maniera organica i primi spunti per Kiwi Jam: avevamo varie idee in testa, ma dovevamo capire come metterle in pratica e quindi la prima (e fondamentale) fase è stata quella di capire che tipo di gioco volevamo fare. Guardandoci un pò attorno nel mercato videoludico, abbiamo presto capito che il modo migliore per aprirci una breccia da cui entrare era il mobile gaming, proponendo un gioco free-to-play rivolto ad un pubblico generale e guadagnando su pubblicità ed acquisti in-game.

Quella che è stata appena descritta sembra una formula trita e ritrita, realizzata per frustrare i giocatori con pubblicità invasive e/o l’approccio pay-to-win. Ma essendo noi stessi giocatori, abbiamo voluto evitare di cadere in queste trappole che rovinano l’esperienza di gioco: tutti gli elementi di advertising e di in-app purchases li abbiamo voluti porre come completamente opzionali, a discrezione dell’utente e che non rendono esclusivo alcun contenuto del gioco.

Stabilite queste linee fondamentali, siamo passati ad elaborare il gameplay vero e proprio. Ispirati da Metal Slug, classico sparatutto arcade anni ’90, abbiamo pensato ad un action a scorrimento laterale: il nostro protagonista, il Kiwi, corre in avanti andando incontro a nemici caratterizzati da varie capacità offensive, da sconfiggere utilizzando tre abilità con tempi di ricarica differenti. Queste capacità offensive sono legate ai diversi equipaggiamenti indossati dal nostro eroe, andando così a porre il fulcro del gioco nella personalizzazione del protagonista e nell’acquisto di armi, armature e copricapi.

 

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Kiwi Jam è action a scorrimento laterale in cui si può personalizzare il protagonista con diversi oggetti, assurdi ed ispirati alla pop-culture.

Da qui abbiamo sviluppato la parte artistica e la parte di programmazione: la prima divisa in tradizionale e digitale, con disegni su carta che sono stati poi digitalizzati, andando a comporre scenari, armi e personaggi; per quanto riguarda il codice, Kiwi Jam è stato sviluppato su GameMaker, che si è rivelata un’ottima piattaforma per le nostre esigenze.

Abbiamo così realizzato 20 livelli, 50 tipologie di nemici e 60 equipaggiamenti, tutti caratterizzati da un’estrema bizzarria nell’aspetto e nelle capacità offensive: il nostro Kiwi, infatti, è un maestro del combattimento non ortodosso ed utilizza al meglio oggetti che altri eroi avrebbero lasciato nella discarica. Gli equipaggiamenti sono divisi in tre categorie: armi, armature e copricapi. Il giocatore ha così la possibilità di sperimentare diversi set di oggetti, combinando i loro effetti speciali in tris che si adattano al suo stile di gioco.

 

 

 

 

Il debutto

Abbiamo portato avanti il nostro progetto per oltre un anno, dedicandoci tutto il nostro tempo e le nostre risorse, scegliendo di investire autonomamente per mantenere la nostra indipendenza creativa ed organizzativa. A fine 2015 abbiamo fondato ufficialmente Widoki Games S.r.l. come start up innovativa, una delle prime in Italia a prevedere meccanismi legati al crowd funding equity per un’eventuale apertura del capitale sociale ad investitori online.

Widoki Games: cinque amici, un personaggio ed un sogno, creare una saga di videogiochi.

Ci siamo dati un obiettivo ambizioso: sviluppare videogiochi in modo indipendente, ma soprattutto raccontare una grande storia, quella del nostro Kiwi e di tutte le altre bizzarre creature che lo affiancano, come le Stordapi o il Rap’ O’ Tango. Vogliamo farlo diventare un eroe, un’icona conosciuta in tutto il mondo. Sappiamo che lui può farcela e stiamo facendo di tutto per dargli i mezzi per farlo: attraverso i nostri giochi, diamo vita al suo mondo, gli facciamo vivere assurde avventure, gli permettiamo di mostrarsi a tutto il pianeta. Ma vale anche il contrario: vogliamo dare l’opportunità alle persone di affezionarsi a questo personaggio, semplice sulla carta, ma che ha tanto, tanto da dire.

Kiwi Jam è il primo passo del Kiwi tanto quanto lo è per noi come Widoki Games. Siamo usciti ad inizio aprile 2016 ed è scaricabile gratuitamente da Google Play e AppStore (con un futuro approdo su Amazon Store).

Il mercato a cui puntiamo è quello globale, partendo dall’Europa, e ci siamo mossi per mantenere integrata nella nostra visione un’ottica internazionale, sostenuta da feedback positivi di soggetti stranieri.

E nel mentre stiamo già lavorando ai nostri prossimi giochi, per espandere subito il mondo del nostro Kiwi, creando una rete di titoli mobile che vanno ad intessere un arazzo più ampio. Ciò non crea solo un’unica narrazione di imprese eroiche ed assurde, ma anche un modello di business basato sul collegamento di app per creare un network di utenti sempre più vasto e fitto: abbiamo già in cantiere Save the Bee, un gioco molto semplice costruito in parallelo alla storia del Kiwi per valorizzare un personaggio secondario della sua saga.

Siamo consci di essere dei pesci piccoli in uno stagno davvero enorme, ma siamo convinti della nostra idea e vogliamo farla diventare grandissima e grandiosa. E questo è solo il nostro primo passo.

 

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