Sharlto Copley: un uomo rinascimentale sudafricano

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In occasione dell’uscita di Hardcore nei cinema The Nerdist ha pubblicato un podcast con l’intervista di Chris Hardwick a Sharlto Copley, il quale, oltre a comparire nel film, lo ha anche prodotto.

Ne esce il ritratto di un personaggio che non può che colpire per la sua ecletticità e per la quantità di progetti che è riuscito a costruire ancor prima della sua fama internazionale a seguito di District 9; una persona che, sin da giovane, ha creato e plasmato il panorama multimediale sudafricano, portandosi dietro la sua attitudine al fare una volta trasferitosi a Hollywood.

 

Da sinistra a destra§: District 9, Elysium, Chappie

Da sinistra a destra: District 9, Elysium, Chappie

 

Ma partiamo dalle basi: dove lo abbiamo visto Sharlto? L’attore Copley è sicuramente solo la superficie visibile, ma non per questo è da sottovalutare. È uno straordinario caratterista, capace di ruoli diametralmente opposti . Basta pensare ai personaggi interpretati nei film di Neill Blomkamp.

Nel su citato District 9 è lo sfigato burocrate di mezzo livello con ambizioni verso la dirigenza – nel podcast conferma che l’intero film è stato improvvisato – in Elysium è lo psicotico mercenario che da la caccia a Matt Damon e in Chappie presta voce e motion capture all’ingenuo cucciolo di robot. Tre film, tre interpretazioni completamente diverse.

Se poi teniamo conto del resto della sua filmografia ce lo ritroviamo a fare Murdock ne A-Team, comic relief e unica cosa decente del film, o magari a fare la controparte ad Angelina Jolie in Maleficient, di nuovo portandosi a casa la statuina per essere l’unica cosa guardabile della pellicola. Insomma, un ottimo attore che magari fa scelte bislacche in quanto i ruoli da interpretare, ma che in ogni caso ci mette tutto se stesso e porta a casa il risultato.

La recitazione però, sebbene fosse il suo sogno da bambino, è solo la buccia della cipolla. Rendendosi conto in giovane età che diventare attore ha peggiori possibilità di successo di vincere alla lotteria, decide di avere più controllo sul processo creativo e, come abbiamo fatto tutti a poco più di vent’anni, crea il primo canale televisivo sudafricano privato con contenuti autoprodotti.

Mi ricordo quando l’ho fatto io, il miglior periodo della mia vita… Non contento poco dopo fonda quello che diventerà lo studio di effetti visivi più grande del Sud Africa. E’ lì che scopre un giovane studente di arti grafiche che poi diventerà Neill Blomkamp, il futuro regista neanche ventenne lavorerà per lui in cambio della possibilità di cazzeggiare per i suoi progetti sulle workstation dello studio.

 

Sharlto Copley, Neill Blomkamp

Sharlto Copley, Neill Blomkamp

 

Altra parte interessante dell’intervista riguarda l’apparente poliedricità di molti artisti sudafricani che sono sorti a fama mondiale, Hardwick fa l’esempio di Die Antwood:  anche loro sono sia musicisti che filmaker, attori e produttori.

Copley spiega il fenomeno del creativo a tutto tondo descrivendo la landa desolata che è il panorama artistico sudafricano: una realtà che pecca completamente di infrastrutture e dove ognuno deve sapere fare un po’ di tutto.

Fa l’esempio della gretta amministrazione dei soldi e di come si sia stupito ed irritato della presenza di Business Managers e affini una volta giunto ad Hollywood:

Voglio poter controllare per conto mio se lo studio mi ha mandato l’assegno dei soldi che mi deve!

Pare che in Sud Africa affidare i propri soldi a terze persone sia una pratica assolutamente ridicola.

È una pellicola tesa verso le nuove generazioni e sfrutta i nuovi linguaggi visivi e culturali di persone che sono cresciute con i videogiochi.

Riguardo ad Hardcore, Sharlto ha molto da dire. Parte dal presupposto che è un film completamente innovativo, sia nelle riprese che nell’esecuzione. È una pellicola tesa verso le nuove generazioni e sfrutta i nuovi linguaggi visivi e culturali di persone che sono cresciute con i videogiochi.

Un film possibile solo in Russia, perché la vita della gente vale pochi rubli e viene da pensare che se ti schiatta uno stuntman neanche fermano le riprese.

Copley tesse innumerevoli lodi per gli stuntman russi: per il modo in cui è stato girato il film, ovvero quasi unicamente solo con la GoPro attaccata alla testa del protagonista, certe strutture di sicurezza erano improponibili, rendendolo il film più pericoloso a cui abbia mai partecipato.

C’erano giorni in cui mi cagavo addosso. Io mi farò male, qualcuno morirà. Incredibilmente sono stati dati solo 5 o 6 punti e uno tizio si è scheggiato un dente in 85 giorni di girato con gli stuntmen. Un risultato migliore di altri film di azione a cui ho partecipato.

 

In un altro momento descrive le difficoltà tecniche delle riprese; cercare di trovare soluzioni fattibili per quando il cameraman, stuntman e attore protagonista sono la stessa persona non deve essere facile.

Non solo deve farsi avviluppare dalle fiamme, ma in quella condizione deve ricordarsi di inquadrare gli altri personaggi per poi lanciarsi da una finestra, spegnersi le fiamme e girarsi di nuovo per inquadrare i cattivi che lo seguono.

 

Parla ancora del suo rapporto con il regista Ilya Nayshuller e di quanto stimi la sua attitudine di lanciarsi in progetti complessi come questi con voglia di fare e una certa dose di ingenuità.

Il regista in un primo momento voleva fare tutto il film in un’unica ripresa.

Racconta come Ilya in un primo momento avesse voluto fare tutto il film in un’unica ripresa e di come sia riuscito a farlo rimettere i piedi a terra. Continuano ad esserci comunque scene di quindici minuti senza stacchi con incredibili coreografie d’azione miste a improvvisazioni varie.

Per chi non lo sapesse, Hardcore è un film girato interamente in POV, è stato proposto come lungometraggio a Ilya Nayshuller dopo il proof of concept che era il video musicale per Bad Motherfucker del gruppo russo Biting Elbows. Di seguito agevoliamo clip musicale e trailer.

 

Hardcore è al cinema dal 13 aprile. Scopri tutto sul cinema sul nostro hub dedicato: leganerd.com/hardcore

 

 

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