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Das Boot, il Lupo dei Mari

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In tedesco das Boot vuol dire il vascello, ma per antonomasia si intende das Untersee-Boot, cioè il vascello sottomarino. Scoprite tutti i segreti di questa incredibile macchina da guerra che ha rivoluzionato le battaglie marittime durante la Seconda Guerra Mondiale.

Das Boot è anche il titolo di un film molto famoso del 1981: il regista era Wolfgang Petersen e la trama tratta dal romanzo omonimo del 1973. Si parla dell’U-96 in una (immaginaria) missione di pattugliamento partita nell’ottobre 1941.

Il sottotitolo originale era Eine Reise ans Ende des Verstandes, cioè un viaggio all’estremo della mente. Il capitano è interpretato da Jurgen Prochnow, e vennero selezionati attori da tutte le parti della Germania per rappresentare accenti diversi nell’equipaggio. Un film tedesco dalla testa ai piedi, insomma :)

L’antonomasia è una figura retorica (dal greco ἀντονομάζω, antonomázo, “cambiare nome”) in cui si usa un nome diverso ma sicuramente noto ai più per una stessa cosa o persona. In questo caso sarebbe una sineddoche (συνεκδοχή, ricevere insieme) del tutto (vascello) per una parte (il sottomarino).

 

I Tedeschi hanno sempre avuto un’abilità particolare in questo tipo di armi: Churchill dichiarò che l’unica cosa che veramente lo spaventava durante la guerra era il pericolo degli U-Boote.
U-Boote è il plurale :D

Questa paura è stata sempre rappresentata al cinema in maniera un pò stereotipata, con silenziosi ed impersonali nazisti in agguato nelle oscure profondità dell’oceano.

Il merito di U-Boot 96 (altro nome del film) è di rappresentare più correttamente la realtà storica: spazi ristretti e igiene minimale, tempi interminabili a interpretare rumori ovattati a chissà quanti metri sottacqua, paure esorcizzate con ritmi pressanti e routine alienanti, ma anche varia umanità.

Un successo al botteghino, ma anche una pellicola moralmente obbligata.

 

 

Gli inizi

Il primo sommergibile tedesco fu il BrandTaucher (Tiratore-tuffatore), varato nel 1851 per contrastare il blocco navale danese, e affondato da solo alla prima immersione di prova :D

 

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Seguirono il Forelle (trota) nel 1903, venduto alla Russia in occasione della guerra russo-giapponese, e il SM U-1 nel 1906. Poi ci fu l’SM U-2, più grande dell’U-1 e con due tubi per i siluri invece di uno.

Un sommergibile è un vascello che si immerge solo poco prima di una azione, un sottomarino resta sott’acqua la maggior parte del tempo, a parte per i rifornimenti e la ricarica delle batterie.

 

Gli SM U-1 e U-2 erano rielaborazioni della classe Karp (va proprio tradotta? :D), una serie di tre sommergibili ordinata dalla Marina Russa alla Krupp per la flotta del Mar Nero, depauperata dalla guerra con il Giappone [1]: uno affondò per incidente nel 1909, gli altri due vennero ceduti all’Ucraina dopo la Grande Guerra e demoliti nel 1919. Avevano motori a cherosene e una autonomia in immersione di circa 90km.

SM sta per Seiner Majestät, cioè Sua maestà, esattamente come i vascelli inglesi iniziano con HMS – His/Her Majesty Ship :D

 

 

 

La Prima Guerra Mondiale

Nel 1912 entrò in produzione lo U-19, il primo sommergibile con motore diesel: i precedenti avevano in genere motori Körting, sempre a cherosene o paraffina ma a due tempi e con compressione dal basamento, quindi controllata dal pistone – semplificando dunque la meccanica e riducendo il peso, ma sacrificando prestazioni ed autonomia.

 

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Il primo successo contro delle navi da guerra lo ottenne lo U-9 che nel 1914 affondò tre cacciatorpediniere inglesi con quattro siluri in un’ora. Erano unità obsolete relegate al pattugliamento costiero, ma l’episodio fece capire che il sommergibile poteva essere arma d’attacco e non solo da pattugliamento o posa mine.

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Lo U-20 affondò il Lusitania il 7 maggio 1915, fornendo il primo dei motivi per l’entrata in guerra degli USA. Il pretesto finale fu l’affondamento del traghetto SS Sussex nel 1917 da parte dell’UB-29.

USA e Regno Unito accusarono la Germania di non aver avvisato il Lusitania e di aver lanciato un secondo siluro, contravvenendo alla legge sul diritto di preda e quindi effettuando un atto terroristico.

In realtà venne lanciato un solo siluro, ma una seconda esplosione (probabilmente una caldaia) poco dopo fece sprofondare la nave in pochi minuti causando la maggioranza delle 1.198 vittime.

La difesa tedesca comprendeva l’ipotesi che il Lusitania portasse armi e munizioni di contrabbando nel Regno Unito, anche se il dubbio rimase visto che aveva ovviamente munizioni per le proprie armi di difesa.

All’armistizio dell’11 novembre 1918 i Tedeschi avevano costruito 360 U-Boote e ne avevano persi 178 (50%), affondando più di 11 milioni di tonnellate di naviglio.

 

 

 

Tra le due guerre

Il trattato di pace impose severe restrizioni sul tonnellaggio navale militare per la Germania e proibì la costruzione di altri sommergibili: quelli ancora attivi vennero ceduti alle marine alleate.

I Tedeschi rispettarono il trattato in patria, ma un’azienda di facciata per lo sviluppo di vascelli sottomarini venne aperta in Olanda e la ricerca sui siluri si spostò in Svezia. :D

Analoghe restrizioni ci furono per le forze di terra ed aeree: tra le due guerre molti piloti tedeschi si formarono con il volo a vela (alianti, parapendii, ecc.) in casa e andavano nella neonata URSS con accordi sottobanco per volare su aeroplani veri. Viste le condizioni non sempre ottimali, quando aerei e piloti finivano male venivano rispediti in patria dentro casse con su scritto “contiene pezzi smontati” :D

 

Quando Hitler prese il potere la costruzione di U-Boote riprese come “ricerca”, ma a tale ritmo che fu difficile nasconderlo: anche per evitare una corsa agli armamenti come quella che aveva preceduto la Grande Guerra, nel 1935 il Regno Unito firmò un accordo navale con la Germania imponendole un tonnellaggio di superficie pari al 35% del proprio, e il 45% di quello sottomarino, con limitazione delle corazzate a 35.000 tonnellate l’una.

Hitler sciolse l’accordo unilateralmente nel 1939: aveva già segretamente approvato l’ambizioso Piano Z per il riarmo della Kriegsmarine, in previsione di vincere sul mare contro la flotta britannica, ma si prevedeva di completarlo per il 1945 e l’inizio della guerra fece dirottare le risorse verso la costruzione di sommergibili.

 

 

 

La Seconda Guerra Mondiale

Allo scoppio del conflitto la Germania aveva 65 U-Boote, di cui 21 in mare: iniziò quindi subito la Battaglia dell’Atlantico, in cui i sommergibili ripresero ad attaccare navi mercantili per ridurre i rifornimenti al Regno Unito, come nella Grande Guerra.

Questo portò ad un veloce avanzamento della tecnica dall’una e dall’altra parte, ad esempio:

Le ricerchturinge della Scuola Governativa di Codifica e Cifratura di Bletchey Park, dove Turing di fatto inventò il computer moderno, si concentrarono da subito sulla comunicazione tra gli U-Boote per difendere i rifornimenti verso le isole britanniche. Le macchine Enigma usate dai Tedeschi erano già state decifrate dai Polacchi con l’apparecchio specializzato Bomba e i fogli Zygalski, ma le nuove versioni richiedevano mezzi che non avevano: gli Inglesi continuarono con il progetto Ultra.

Ultra stava per Ultra Secret, cioè che era talmente segreto da andare oltre la classificazione di sicurezza dei servizi segreti inglesi :D

I Tedeschi introdussero mine e siluri magnetici, innescate dal passaggio di uno scafo a corta distanza. Gli Alleati risposero con la degaussazione della carena: calavano sulle fiancate dei cavi dove passava della corrente per confondere la spoletta. Gli inneschi magnetici furono comunque poco precisi, soprattutto all’inizio: durante l’invasione della Norvegia molti siluri non esplosero, urtando gli obiettivi senza danneggiarli :D

 

Pillenwerfer

 

La rilevazione dei suoni sottomarini era avanzata già nella prima guerra mondiale, sia in modalità attiva – inviando un segnale che veniva riflesso dagli ostacoli, che passiva – ascoltando i suoni con amplificatori più o meno sofisticati.

Il SONAR vero e proprio, sviluppato negli USA dall’ASDIC britannico, rese più facile l’identificazione di un vascello subacqueo [2].

I Tedeschi svilupparono quindi vernici e coperture per ridurre l’impronta sonora, ed esche come il Bold (da “Kobold”) lanciate dal sommergibile per far credere di essere altrove [3]

SuperDuffI messaggi radio dei sommergibili erano intercettabili dai sistemi RDF (Radio
Direction Finding
) dell’epoca: anche se la cifratura non veniva forzata erano sufficienti per rivelarne la posizione. I Tedeschi introdussero i kurzsignale (segnali brevi, una codifica abbreviata di parole comuni) per ridurre i tempi di invio di un messaggio arrivando in media a 20/30 secondi per trasmissione.

Quando entrò in servizio il sistema HF/DF (comunemente detto Huff-Duff) che agiva ad alte frequenze gli Alleati riuscirono ad intercettare anche questo tipo di messaggi. Dal 1944 i Tedeschi sperimentarono il sistema Kurier [5] che riduceva l’invio a 460 millisecondi, ma che non entrò in servizio per tempo.

Anche le navi tedesche parteciparono alla battaglia dell’Atlantico: essendo in genere più piccole a causa dei limiti imposti dal trattato di pace erano adatte per una guerra “di corsa” (no pun intended), ma lo scarso numero e la distanza dalle basi le resero molto meno effettive dei sottomarini in senso strategico.

Tatticamente furono giustamente molto temute: la corazzata Bismarck [6] affondò una ben più potente corazzata britannica e ne danneggiò gravemente un’altra modernissima in una battaglia nello stretto di Danimarca.

Dovendo essere efficaci pur essendo piccole, le navi tedesche furono dei concentrati di tecnologia: l’incrociatore Graf Spee per portare più armi e munizioni a parità di corazza aveva le fiancate saldate, non imbullonate. Fu inoltre la prima nave da guerra tedesca a montare un radar, lo FMG G(gO) Seetakt [7].

 

Per difendere più efficacemente i mercantili, la marina britannica li scortava in convogli da 30 a 70 navi. Per contrasto l’ammiraglio Doenitz riutilizzò la Rudeltaktik (letteralmente “tattica del branco”, per gli Inglesi Wolfpack tactic) ipotizzata nel 1917, ma non messa in pratica dal suo omologo del tempo, ammiraglio Bauer: gli U-Boote erano autonomi nelle decisioni quando localizzavano singole unità, ma quando avvistavano un convoglio dovevano avvisare il comando (BdU, cioè Befehlshaber der Unterseeboote) che avrebbe fatto concentrare i mezzi disponibili attaccare insieme.

 

Rudel
La Rudeltaktik fu efficace fino al 1942, con l’aumento dei mezzi provenienti dagli USA, nuove tecnologie come il RADAR ed il SONAR, nonché una migliore copertura aerea dei convogli, anche per la consunzione delle risorse della Luftwaffe. Il periodo dal 1939 alla seconda metà del 1942 venne chiamato dai comandanti dei sottomarini die glückliche Zeit (letteralmente “il periodo felice”).

Per applicare la Rudeltaktik il Mare del Nord venne diviso in aree identificate da due lettere, e al loro interno tre livelli di quadranti identificati da numeri: il primo livello era identificato da due cifre e copriva 54 x 54 miglia, mentre il secondo ed il terzo erano ciascuno 9 quadrati più piccoli di rispettivamente 18 x 18 e 6 x 6 miglia, ciascuno identificato da una cifra, con eventuali informazioni in una sigla successiva, come lK o rK (linke Kante o rechte Kante, cioè lati sinistro o destro).

 

quadrant

Le 54 miglia non sono un caso: un miglio nautico sono 1,852km, quindi il lato d una singola area è di 100km.

 

La Battaglia dell’Atlantico finì con 783 U-Boote persi su 1.155 costruiti (67%), contro oltre 3.000 tra navi mercantili e da guerra affondate per un totale di circa 15 milioni di tonnellate di stazza. Più di tre quarti dei marinai imbarcati, quasi tutti giovanissimi, non tornò a casa.

 

 

 

Le caratteristiche

Ci concentreremo sulle caratteristiche dei sommergibili della Seconda Guerra Mondiale, in cui avvennero i maggiori avanzamenti.

 

Autonomia

Il nerbo della flotta sottomarina tedesca erano i tipo VII, costruiti dal 1936 in più di 700 esemplari: in particolare 568 del tipo VIIC introdotto nel 1940. Raggiungevano gli 8 nodi in immersione e i 18 in superficie, con una profondità operativa di 150 metri (200 al massimo) e un tempo di immersione di 12-16 ore in media, con una autonomia di 6.500 miglia.

L’equipaggio andava da 44 a 52 uomini e avevano 5 tubi di lancio con 14 siluri.

Modelli come il diffuso tipo IX (194 esemplari, soprattutto del tipo IXC) raggiungevano le 12.000 miglia e restavano in missione per 12 settimane, ma erano lenti (10 nodi in superficie, 4 in immersione).

 

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Durata in immersione

Come si vede dalla forma dello scafo gli U-Boote erano comunque fatti per restare in emersione fino a poco prima di un attacco. In casi eccezionali [8] potevano restare immersi fino a 48 ore, ma poi servivano in media 6/8 ore in superficie per ricaricare le batterie e fare scorta di ossigeno: i motori diesel potevano essere usati per forzare il ricambio d’aria nello scafo, ma l’autonomia in immersione dipendeva dalle batterie.

uboat_snorkel2Per aumentarla dal 1943 si introdussero anche sui vascelli già in uso gli Schnorchel, sperimentati dagli Olandesi nel 1940, che fornivano aria ai motori diesel restando a quota periscopio (snorkeling): ma anche questa soluzione non era perfetta.

Per esempio non si poteva viaggiare oltre i 5 nodi per non rompere il tubo dello snorkel; poi quando si chiudeva la valvola che impediva all’acqua di entrare, i motori aspiravano aria dallo scafo provocando un vuoto di pressione che poteva perforare le orecchie dell’equipaggio. Inoltre con i diesel in azione gli impianti di ascolto erano inutilizzabili e il sommergibile più rumoroso, quindi più vulnerabile ed identificabile.

Ultimo, ma non meno importante, in condizioni di mare piatto periscopio e snorkel provocano una “piuma” visibile, e i fumi del diesel si vedono da ancora più lontano.

 

Attacco

Con gli idrofoni già un tipo VIIC poteva scoprire un convoglio a 50 miglia con mare calmo,  ma anche così era necessario un lungo percorso di intercettazione che poteva andare male: viaggiando in superficie sarebbero servite almeno 3 ore per raggiungere la posizione stimata del convoglio, sempre che non cambiasse direzione o velocità.

Gli idrofoni non erano molto precisi per determinare la direzione, soprattutto con il sommergibile in movimento. Gli altri dispositivi (radar e sonar) avevano raggi limitati a qualche chilometro.

 

Difesa

Con mare calmo un sommergibile era identificabile anche a quota periscopio: tipicamente gli U-Boote emergevano soprattutto la notte, ma gli Alleati montarono radar sempre più precisi sugli aerei (guidandoli poi con sistemi complessi come il britannico Oboe) e lampade da milioni di candele per colpirli anche al buio.

 

 

 

I progressi

Nel 1943 entrarono in servizio gli U-Boote tipo XVII con motori Walter a perossido di idrogeno, che potevano quindi lavorare in immersione. Raggiungevano 22 nodi, ma con i problemi tipici di questo tipo di motore: combustibile corrosivo, volatile ed esplosivo, con forti consumi come visto per gli aerei a razzo. Erano inoltre sommergibili piccoli, da pattugliamento costiero, e la produzione si concentrò su modelli più utili.

Nella ricerca di prestazioni migliori si ridisegnarono gli scafi riducendo le sporgenze, abbassando la torretta e dando al tutto una forma più filante. Il cannoncino e le mitragliatrici antiaeree vennero eliminati e lo snorkel reso retrattile e pieghevole verso l’indietro. La  forma idrodinamica rendeva il vascello più difficile da individuare anche in emersione – se questo fosse voluto o meno non è noto.

 

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Gli Elektroboote

Il tipo XXI (Elektroboot) venne approvato a fine 1942: era lungo 77 metri contro i 67 del tipo VIIC, e largo 8 metri contro 6, ma il doppio più veloce in immersione, molto più silenzioso e con una profondità operativa di 240 metri. Aveva 6 tubi di lancio con 23 siluri, ed un equipaggio di 57 uomini. Le dimensioni permisero un maggior numero di batterie migliorate: per limitare i consumi, oltre ai motori Walter si lasciarono anche i diesel.

L’operatività era la seguente: di pattuglia si procedeva in immersione con i motori elettrici a 9 nodi, oppure quando necessario a quota periscopio a 5 nodi in snorkeling: per ricaricare le batterie in media bastavano 5 ore. In battaglia si accendevano i motori Walter per raggiungere la massima velocità: le corazzate raggiungevano i 31 nodi, ma i convogli più veloci andavano tra i 10 e i 12 nodi. Era prevista l’emersione solo per i rifornimenti.

Il tipo XXI aveva un sistema idraulico di caricamento dei siluri che gli permetteva di spararne 18 in meno di 20 minuti, e meccanismi di identificazioni avanzati come l’idrofono Balkon e il TAG (TorpedoAchtungGerat, dispositivo di allarme siluri).

Venne anche dotato del Nibelung, che permetteva di lanciare siluri verso un bersaglio dalla profondità di 50 metri: in pratica un sonar attivo associato a un idrofono che con tre rapidi impulsi permetteva di identificare la posizione di un vascello fino a 4km, dipendenti dalle condizioni del mare. Il vascello aveva anche lussi come un congelatore per il cibo [9] :D

 

 

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Le dimensioni erano un problema per il pattugliamento costiero e in mari poco profondi, come il Mediterraneo e il Mar Nero: per questo motivo il progetto dello scafo del tipo XXII venne modificato in corso d’opera secondo i nuovi concetti, rinominandolo fantasiosamente tipo XXIII :D Raggiungeva i 180 metri di profondità operativa e i 13 nodi in immersione, o 9 in snorkeling.

L’ammiraglio Dönitz, capo della Kriegsmarine,  impose che il tipo XXIII usasse siluri standard e che potesse essere trasportato via treno: questo impose una larghezza di 3 metri e la divisione in quattro sezioni per il trasporto. I tubi di lancio furono ridotti a due e precaricati, senza altri siluri. Per armarli occorreva inclinare verso l’alto il sottomarino e inserirli dal davanti prima della partenza :D

Il Tipo XXIII, sempre un Elektroboot, fu il primo sottomarino al mondo ad avere lo scafo completamente saldato. Le pinne anteriori per facilitare l’immersione vennero aggiunte successivamente al progetto, permettendo una immersione rapida di 9 secondi: per confronto, il tipo VIIB necessitava di almeno 20 secondi.

 

 

I problemi

Con l’avanzare della guerra e la pressione degli attacchi aerei alleati la costruzione e manutenzione degli U-Boote divenne sempre più difficile. Ironicamente le fabbriche delle batterie per siluri vennero generalmente risparmiate in favore dei cantieri navali e dei rifugi corazzati :D

Ad esempio, a causa delle dimensioni e della dotazione un U-Boot tipo XXI richiedeva 18 mesi per l’assemblaggio: per velocizzare il processo diverse fabbriche  dovevano costruire sezioni complete e mandarle ad assemblare nei rifugi sottomarini Valentin, vicino Brema. Purtroppo molte delle fabbriche selezionate non avevano esperienza navale, quindi furono necessari numerosi interventi durante il montaggio finale: solo 4 dei 118 tipo XXI costruiti erano pronti al combattimento per la fine della guerra. Problemi analoghi ci furono per il tipo XXIII, di cui ne vennero completati 61 ma solo 6 entrarono di pattuglia vicino alle coste britanniche.

Oltretutto durante la stessa costruzione i rifugi Valentin furono colpiti da bombe Grand Slam da 10 tonnellate ciascuna, studiate per perforare bunker corazzati, e catturati poco dopo. Già i lavori avevano causato almeno 6.000 morti tra i prigionieri di guerra usati come manodopera forzata, ma ironicamente (e tragicamente) gli attacchi alleati affondarono una nave dove ne erano concentrati altri 5.000 il giorno prima della resa dei rifugi: di quella nave ne sopravvissero solo 350.

 

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Dopo la guerra

156 U-Boote vennero catturati o si arresero, e di questi 116 vennero affondati dalle marine alleate nell’Operazione Deadlight nel febbraio 1946. L’operazione era stata pianificata già nel 1944 dall’Ammiragliato Britannico, per assicurarsi la fine delle attività sottomarine tedesche dopo la guerra. I vascelli superstiti vennero divisi equamente tra UK, USA e Russia per motivi di studio.

Riguardo gli Elektroboote, solo due tipo XXI entrarono in servizio effettivo: lo U-2511 ricevette l’ordine di arrendersi durante la pattuglia da Bergen in Norvegia verso i Caraibi. Aveva intanto avvistato un incrociatore inglese, e simulò un attacco andandosene senza che la vittima si accorgesse di nulla  :D Lo U-3008 tornò indietro alla notizia della resa.
Lo U-2336 del tipo XXIII silurò due mercantili nel Firth of Forth alle 23:03 del 6 maggio 1945, con la resa ufficiale alla mezzanotte. Fu l’ultimo affondamento della guerra in Europa: si credette che avesse deliberatamente ignorato l’ordine di arrendersi :D

Molti dei tipo XXI incompleti vennero presi in carico dalle marine alleate e studiati estensivamente: gli studi furono alla base del programma GUPPY (Greater Underwater Propulsion Power, con la “Y” aggiunta per la pronuncia) che portò alla modifica delle classi Gato, Bato e Tench statunitensi e aggiornamento dei progetti successivi. il primo sottomarino nucleare americano, lo SSN-571 Nautilus lanciato nel 1954, aveva uno scafo di tipo XXI modificato.

Analogamente, i Sovietici si ispirarono al tipo XXII per i progetti dei sottomarini classe NATO Whiskey, Zulu e Romeo. I Cinesi a loro volta progettarono la classe Ming, di cui alcuni erano ancora attivi nel 2013, basandosi sui progetti della classe Romeo.

Si ringrazia @RemtonDulyak per la revisione :)

 

 

 

 

 

 

 

 

Note

[1] I Giapponesi avevano aggredito e assediato la flotta russa a Port Arthur in Manciuria, e lo Zar aveva quindi inviato la flotta baltica e quella del Mar Nero in Asia. Ci avevano messo mesi, alcune circumnavigando l’Africa perchè gli Inglesi non avevano concesso a tutte le navi il passaggio per Suez, e comprando rifornimenti a caro prezzo da privati perché non avevano basi di supporto.
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Quando le navi arrivarono erano quindi anche in cattivo stato per mancanza di manutenzione. Per di più solo alcuni vascelli russi avevano apparecchi di trasmissione, modelli tedeschi che pochi sapevano usare, mentre le navi giapponesi erano praticamente tutte dotate di modelli prodotti in patria.

Per finire, le navi nipponiche erano tutte di concezione moderna e con cannoni pesanti: gli artiglieri si erano addestrati molto anche nei precedenti attacchi ai Russi :P mentre i marinai dello Zar non si esercitavano da mesi.

Il risultato fu la battaglia di Tsushima: 89 navi Giapponesi, di cui quasi la metà siluranti leggere, affrontarono 38 navi pesanti russe. I Giapponesi persero 3 siluranti, mentre i Russi persero 21 navi, più 7 catturate e 6 disarmate.
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[2] Un U-Boot da alto mare stazzava in media mille tonnellate e anche da emerso per più di metà era in acqua, mentre una corazzata era intorno ai 40mila, con motori molto più potenti (e rumorosi) ed un pescaggio molto minore.
E’ chiaro quindi che un sommergibile poteva identificare una nave, visivamente e non, ben prima dell’inverso: inoltre un sommergibile immerso era ben più difficile da trovare.

ASDICs sta per Anti Submarine Division – X, nome dato per tenere segrete le sperimentazioni sul sonar: il quarzo usato per le emissioni era detto ASDivite. :D Scoppiata la guerra, gli Inglesi trasmisero i progetti agli Americani che li svilupparono e chiamarono l’apparecchio SONAR, in modo analogo al RADAR (“SOund Direction And Ranging” e “RAdio Direction and Ranging”) :D
Nell’articolo SONAR è scritto in maiuscolo per intendere la sigla del dispositivo, in minuscolo per il concetto fisico.

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[3]
le spolette da contatto o magnetiche da prossimità richiedevano comunque che il siluro venisse puntato verso il bersaglio. I tedeschi introdussero nel tempo dei sistemi di programmazione del percorso, chiamati FAT (FlächenAbsuchender Torpedo, siluro a ricerca di area) e LUT (LagenUnabhänger Torpedo, siluro a deposizione indipendente), entrambi in versione I e II. In sostanza si poteva far andare il siluro dritto per multipli di X metri e poi a zig-zag per aumentare la probabilità di trovare un bersaglio (FAT) o sempre a zig zag ma su un percorso circolare (LUT).

In seguito si aggiunsero anche dei sistemi sonar che puntavano il siluro verso bersagli rumorosi, ma i primi esemplari puntavano verso gli stessi U-Boote, perchè una nave era abbastanza rumorosa solo se la sua velocità superava 15 nodi :D Successivamente i modelli TV, chiamati GNAT dagli Alleati (German Naval Acoustic Torpedo) furono tra i migliori siluri tedeschi della WWII: ne vennero lanciati tra 5.000 e 6.000, di cui il 53% andò a segno.

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[4] quattro

[5] il Kurier era praticamente un cilindro con 85 piccole bande metalliche, ciascuna con due posizioni possibili. I messaggi erano ridotti a kurzsignale, che consistevano in gruppi di quattro lettere o cifre, e cifrati con la macchina Enigma; poi venivano tradotti in morse spostando le bande del cilindro (punti e linee), con una serie iniziale e finale di punti per sincronizzare l’invio. Facendo passare il cilindro in un campo magnetico veniva lanciato il messaggio, che a quella velocità era inintercettabile anche dall’HF/DF. Insomma, una vera e propria trasmissione WI-FI :D

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[6] La Bismarck e la Tirpitz vennero varate dopo l’inizio del riarmo tedesco, quindi superavano le 10.000 tonnellate di stazza previste dal trattato di Versaiiles per ogni nave tedesca. La Graf Spee era precedente, quindi rispettava i limiti del trattato stesso.

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[7] FMG sta per FunkMess Gerät, letteralmente dispositivo di misura radio. Nella sigla successiva “G” indica che era prodotto dalla GEMA, “g” che aveva frequenza tra 335 e 440MHz, “O”  sta per ober, cioè era posizionato sopra al telemetro.
La GEMA (Gesellschaft für elektroAkustische und mechanische Apparate, società per apparati meccanici ed elettroacustici) era l’azienda di Hans Erich Hollmann, che dagli anni ’20 si occupava delle microonde, soprattutto per le telecomunicazioni: nel 1935 pubblicò il libro Fisica e tecnica delle onde ultracorte, che si diffuse tra gli studiosi di tutto il mondo.

Nello stesso anno un suo radar a impulsi con lunghezza d’onda di 50 metri (impulso a 600MHz) riusciva ad intercettare un incrociatore a 8km con una accuratezza appunto di 50 metri, o un aereo a 500 metri di quota da una distanza di 28km.

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[8] ad esempio limitando l’uso delle batterie e facendo mettere a riposo tutto il personale non necessario. Anche così 48 ore era un tempo estremo, raggiungibile solo da alcuni modelli con batterie al massimo.

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[9] jb04Molto del cibo a bordo era appeso al soffitto, con effetto “trattoria tipica” :D per risparmiare spazio.
Le cuccette erano una ogni tre uomini per coprire i turni (sistema hot seat, perché chi ci si sdraia lo trova già caldo :D).

Alcuni modelli avevano cuccette anche nei tubi di lancio, che andavano aperte alla bisogna.

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