Zootropolis: come imparare dalla “giungla”

Zootropolis

Arriva il 18 Febbraio il 55° Classico Disney, Zootropolis, un viaggio ironico, divertente ma anche molto maturo, in un mondo molto più superiore del nostro, abitato da animali di tutti i tipi, dai predatori alle prede, tra cui vige da secoli la pace. Ma cosa succede se qualcuno, un insospettabile, decide di mandare in frantumi questo equilibrio?

Zootropolis, a pochi mesi d’uscita da Il Viaggio di Arlo, curato per la regia di Byron Howard (Rapunzel – L’intreccio della torre) e Rich Moore (Ralph Spaccatutto), segna il ritorno della Disney a raccontare storie con animali antropomorfi, dopo Robin Hood (1973), senza la presenza di esseri umani.

Il mondo di Zootropolis è il classico regno animale, governato però da quelli che sono i modelli umani, dai lavori alle mode. Ogni specie di animale viene adoperata anche per descrivere un determinato tipo di carattere, ecco perché quando la piccola coniglietta Judy Hopps, fin da cucciola decisa più che mai a diventare poliziotto, per tutto il suo piccolo villaggio/fattoria sembra una follia. Ma Judy è determinata, e come tutte le eroine che si rispettino, farà di tutto pur di realizzare il suo sogno. E infatti, dopo sacrifici e duri allenamenti, il giorno del diploma nell’accademia di polizia arriva, con tanto di trasferimenti in città, la caotica e scintillante Zootropolis.

Quello di Judy è un classico viaggio dell’eroe. Un viaggio che siamo chiamati a fare un po’ tutti quando lasciamo il nostro nido materno e ci diamo in pasto al mondo, all’inseguimento dei nostri sogni. C’è da dire che nei sogni le cose hanno un aspetto sempre molto diverso rispetto alla realtà. Judy si troverà immediatamente a fare i conti all’interno di un mondo dove lei vale esattamente come tutti gli altri abitanti, un invisibile tra gli invisibili, dove ognuno pensa per sé. E la centrale di polizia, tra tigri, bufali e rinoceronti, non è certo da meno. Una piccola coniglietta come lei, sebbene con un caratterino tutto pepe, non ha vita facile tra predatori più potenti. E come tutti i nuovi arrivati, nessun caso succulente per lei, ma solo scartoffie e multe.

 

Zootropolis

 

Judy non solo dovrà provare di valere molto di più di quanto il suo aspetto dica, ma questa nuova avventura le darà la possibilità di superare il suo più profondo trauma: le volpi.

Zootropolis, sotto moltissimi aspetti, è una metafora molto veritiera

Zootropolis, sotto moltissimi aspetti, è una metafora molto veritiera della realtà che ci troviamo a vivere oggi.  Spesso l’apparenza è tutto ciò che per gli altri conta, senza dare una reale possibilità alle persone di mostrarsi per quello che interiormente sono, per ciò che valgono. Le classificazione e le discriminazione, in un periodo soprattutto intenso e turbolento come questo, sono ancora all’ordine del giorno,e  Zootropolis a modo suo fa luce proprio su questi aspetti.

 

zootropolis

 

La metropoli, dopo un avvenimento sconvolgente, si ritrova divisa in due. Prede e predatori, da sempre andati d’accordo l’uno con l’altro, vivendo pacificamente la propria esistenza, si ritrovano spaccati. I predatori non sono più ben accetti. Il terrore, la paura e, soprattutto, la disinformazione brulicano tra le strade di Zootropolis, portando disagio nei luoghi più comuni, dalle strade alle metropolitane.

Quante volte vi è capitato di vedere scene in cui ci si scosta da qualcuno solo perché appartenente a un’etnia o cultura diversa? O quando si viene discriminati, arrivando a negare un diritto che spetterebbe anche per il solo semplice “fatto” di appartenere alla razza umana, per una scelta differente da quella che la “normalità” vuole?

E la domanda è sempre la stessa: cosa è normale?

E la domanda è sempre la stessa: cosa è normale? In un mondo di animali ciò è ancora più lampante, e la Disney senza cadere nel becero moralismo fa passare un messaggio, apparentemente semplice, ma che il mondo della realtà, il mondo degli uomini, stenta a comprende: nella nostra diversità siamo tutti uguali.

 

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The right movie in the right time.

Lo definisce il produttore Clark Spencer, tenendoci a precisare quanto la ricerca antropologica alla base del film sia stata minuziosa e dettagliata, non lasciando al caso le scelte che hanno influito su storia e sceneggiatura, ma anche il lavoro di approfondimento e osservazione delle specie, in particolar modo in Africa, che sono state prese come oggetto di studio giocando sulle caratteristiche di questi animali, per avere un prodotto realistico e al tempo stesso ironico.

Parola d’ordine: tecnica e meticolosità!

Per il lavoro mostrato, indubbiamente Zootropolis spicca per le stesse capacità di approfondimento che abbiamo già potuto apprezzare nell’ultimo capolavoro Disney Pixar Inside Out, ma riprende anche quelle tecniche che sono sempre state alla base della Disney, come il lavoro fatto ben ventidue anni fa con Il Re Leone.

Impeccabile sotto ogni punto di vista anche la tecnica con cui il film è stato realizzato. Lo staff Disney si fa come sempre riconoscere per la sua minuziosità nei dettagli. I protagonisti, nella loro essenza da cartoon, sembrano essere realmente di carne e ossa, soprattutto grazie alla consistenza del pelo e alla sua lucidità. Verrebbe quasi di fare un bel grattino tra le orecchie della intraprendente coniglietta Judy, o affondare le dita tra i morbidissimi riccioli della dolce pecorella Bellwether.

 

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Il sonoro è il vero asso nella manica di questo Zootropolis. Dai doppiatori alla colonna sonora, la pellicola della Disney regala delle belle sorprese. I doppiatori, tra cui troviamo il divertente Jason Bateman, la “Biancaneve” di Once Upon A Time Ginnifer Godowin, il premio Oscar J.K. Simmonns e il tenebroso timbro di Idris Elba, oltre a Shakira doppiatrice della pop star di Zootropolis Gazelle, svolgono un lavoro magistrale. Caratterizzano perfettamente i loro personaggi, oltre a prestare qualche tratto somatico,  che diverte, ispira e trattenie qualsiasi tipo di spettatore. Il paragone con le voci italiane non regge, tra cui troviamo Diego Abatantuono, Massimo Lopez, Nicola Savino, Teresa Mannino e la collaborazione speciale di Leo Gullotta, oltre le voci per piccoli personaggi secondari come Paolo Ruffini e Frank Matano.

La colonna sonora vanta le meravigliose musiche composte dal pluripremiato Michael Giacchino (tra gli ultimi lavori Jurassic World e il già citato Inside Out), registrate da un’orchestra di ottanta elementi. Il sound è contaminato, e va dal puro accompagnamento più intimista a sonorità decisamente più pop ed esotiche con motivetti che si ripetono nel cervello dello spettatore. Una colonna sonora degna di una giung… pardon, di una Zootropolis!

 

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Riscattandosi da Il Viaggio di Arlo, la Disney porta al cinema una pellicola non solo adatta a tutta alla famiglia, ma anche per qualsiasi generazione.

Un film ironico e divertente, che sa stupire anche nelle sue piccole citazioni cinematografiche o quei cliché che fanno parte della vita di tutti i giorni. Sullo schermo si alternano quelli che sono i difetti e i pregi degli uomini, attraverso le fattezze degli animali.

L’abito non fa il monaco, è indubbiamente la frase chiave di questo Zootropolis, e vedremo come tutti i personaggi, grandi o piccoli che siano, appiano il contrario di ciò che sono realmente.

Zootropolis vi aspetta al cinema dal 18 Febbraio!

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