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Il bizzarro caso della piaga del ballo

Pieter Brueghel II (Flemish, 1564/1565-1637/1638). 'Peasant Wedding Dance,' 1607. oil on panel. Walters Art Museum (37.364): Acquired by Henry Walters.

Strasburgo, Luglio 1528. Nel cuore di una delle principali città commerciali del Medioevo scoppia una delle epidemie più bizzarre della storia dell’umanità. A cavallo tra leggenda e fatti documentati, tra mistero e scienza, la piaga del ballo rimane tutt’oggi un bel rompicapo per medici e psicologi.

Si sa, a volte ballare ci fa perdere la percezione del tempo e dello spazio. Anche se siete scoordinati come un bradipo e vagamente asociali, quando parte la vostra canzone dovete buttarvi nella mischia, non c’è timidezza che tenga.

Muovere il corpo a ritmo di musica risale agli albori dell’umanità ed è stato associato a lungo a riti religiosi e sociali; oggi la danza è un’arte, un lavoro, un passatempo per rimanere in forma e un istinto insopprimibile quando si fanno le pulizie a suon di rock.

In alto le mani, muovete i piedi! Più veloce, sempre più veloce… cosa c’è di più liberatorio e soddisfacente di un ballo sfrenato tra amici e vicini di casa?

Sul mio pianeta esiste una leggenda sulle persone come te. Si chiama… Footloose. Parla di un grande eroe di nome Kevin Bacon che insegna a una città piena di persone con un manico di scopa infilato nel culo che ballare è la cosa più bella che ci sia.

No, non stiamo parlando di Footloose purtroppo, e nemmeno della visione romanzata di Kevin Bacon fornitaci da Peter Quill Starlord.

Parliamo della mitica epidemia del ballo del 1528, quando si stima che decine di persone abbiano danzato per giorni fino a morire di stenti.

 

 

La storia

Tutto ha inizio in un francesissimo giorno di Luglio del 1518 a Strasburgo, all’epoca una delle principali città commerciali del Sacro Romano Impero.

Nessuna gioia sul viso, il corpo preso dagli spasmi di una danza sfrenata.

È una tipica giornata medievale, finchè Frau Troffea, molto probabilmente una donna popolana, scende in strada e comincia a ballare. Nessuna gioia sul viso, il corpo preso dagli spasmi di una danza sfrenata. Si muove ad un ritmo che sente solo lei, non si ode nessuna musica nell’aria. La gente ride, probabilmente, o si fa il segno della croce per proteggersi da una chiara manifestazione del demonio; ma in fondo, non è niente di così anormale in una città segnata da pestilenze, possessioni e stregoneria.

 

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La situazione si complica quando un vicino si unisce alla folle danza della donna. E quando poi ne arriva un altro. E un altro ancora.

Tutti recano gli tessi sintomi della Troffea: nessuna gioia, nessuna musica, nessun motivo per cui ballare fino allo sfinimento. La donna si accascia a terra esausta, dorme per qualche ora, si rialza e ricomincia a ballare.

Un gruppo di 400 persone si ritrova a ballare per le strade di Strasburgo senza nessuna ragione apparente.

Un’aggiunta dopo l’altra, il gruppo si ingrandisce; alla fine della prima settimana ci sono 34 persone che ballano senza sosta per le strade di Strasburgo.

Alla fine del mese diventano 400.

Nonostante i tentativi per fermarli e permettergli di riposare, bere e mangiare, alcuni di questi danzatori folli finiscono per morire di stenti, attacchi di cuore o malori.

Allo spuntare delle prime vittime, vengono chiamate le autorità e un team di professionisti, costituito da preti e medici (ben diversi dai dottori moderni).

Questo gruppo di esperti  osserva il fenomeno e, incredibilmente, non punta il dito su cause sovrannaturali; constata invece che la follia del ballo altro non è che una malattia causata da “sangue caldo” (una patologia molto di moda all’epoca).

Cosa fare dunque? Preparatevi alla parte più shockante della storia: Non viene prescritto nessun salasso! Siamo sempre nel medioevo, siamo sempre a Strasburgo, sì la stregoneria è ancora un reato. Ma, incredibilmente, la soluzione più ovvia viene scartata.

Viene quindi suggerito che questa “febbre del ballo” debba essere espulsa dal corpo…beh, ballando ovviamente!

Simile cura simile: il vano tentativo di far sfogare la piaga.

Viene fatto spazio per le strade e viene addirittura eretto un palco di legno in una delle piazze principali; inoltre, un gruppo di musicisti viene ingaggiato per assicurarsi che le persone non smettano di ballare.

Il risultato è, ovviamente, catastrofico.

Le autorità e gli esperti si rendono conto che la danza non sta ottenendo l’effetto desiderato e tornano dunque sui loro passi, balzando all’ovvia conclusione:

Le vittime sono state maledette.

Da chi? Ma da un santo arrabbiato ovviamente! In particolare da San Vito, il protettore degli epilettici.

Viene quindi eretta una statua a suo nome e indetto un periodo di contrizione e preghiera, nel corso del quale vengono banditi gioco d’azzardo e prostituzione. I sopravvissuti alla piaga vengono costretti ad un periodo di preghiera e pentimento.

Alla fine dell’estate, la febbre del ballo abbandona finalmente Strasburgo e la vita torna a scorrere tranquilla.

 

 

Verità o leggenda?

Quando mi sono imbattuta in questa storia (non mentirò, ne ho trovato la prima traccia su 9gag) ho subito pensato che fosse una bufala, una di quelle leggende medievali tanto amate dall’internet.

Una breve ricerca mi ha mostrato che avevo torto e mi ha spinto ad approfondire.

La piaga del ballo è veramente accaduta nel 1518 a Strasburgo.

Esistono documenti civili e religiosi certificati che provano inconfutabilmente questo incredibile avvenimento (editti ufficiali delle autorità, sermoni, appunti dei medici che visitarono le vittime e cronache locali).

Storici e psicologi si sono scambiati per anni possibili spiegazioni scientifiche del fenomeno, senza giungere però ad una conclusione accettata univocamente. La piaga della danza, va specificato, non sarebbe un evento isolato.

Altre epidemie simili sono state certificate nel corso della storia, molte a seguito di quella di Strasburgo e nella stessa area geografica; altre in luoghi molto lontani nello spazio e nel tempo. L’ultima è stata registrata in Madagascar nel 1840.

Episodi di follia collettiva attraversano tutta la storia dell’uomo.

Si attesta anche che nel 1491 in un convento spagnolo, una follia collettiva si sia impossessata delle suore che vi abitavano e le abbia spinte a comportarsi come gatti e uccellini, con conseguente intervento dell’inquisizione e risultati non proprio simpatici.

Nel 1961, in Tanzania, un gruppo di 95 studenti di una scuola medio-superiore avrebbe iniziato una vera e propria “epidemia di ridarella” che avrebbe colpito circa 300 persone nell’area della riva ovest del Lago Vittoria.

E così via.

Questi episodi, documentati in gran numero nel corso della storia, non sono frutto di leggende locali; oggi vengono ricollegati ai meccanismi dell’ “isteria di massa”:

L’isteria di massa è un fenomeno sociopsicologico che riguarda il manifestarsi degli stessi sintomi isterici in più di una persona. Un semplice esempio di isteria di massa è quello di un gruppo di persone convinto di essere affetto dalla stessa malattia o disturbo. via

 

 

 

Le possibili cause

L’epidemia della danza di Strasburgo è ,senz’ombra di dubbio, un episodio unico per il numero di persone coinvolte e per le decine di vittime che ha causato.
E’ infatti molto difficile riuscire a pensare che un episodio di isteria di massa riesca ad indurre una persona addirittura a morire di stenti; in genere l’istinto di sopravvivenza riesce a prevalere.

Ecco quindi perché l’episodio del 1518 è sempre stato particolare oggetto di dibattito.

Le cause attribuite all’epidemia della danza, escludendo quelle sovrannaturali, sono principalmente due:

  1. Intossicazione alimentare da Ergot.
  2. Isteria di massa causata da stress sociale e religioso.

 

 

Intossicazione alimentare

Alcuni autori, come Eugene Backman, avrebbero spiegato la follia della danza avvenuta nella zona di Strasburgo nel 1518 (e in almeno altre tre occasioni sempre nello stessa area della Francia) puntando il dito contro la “claviceps purpurea“, un parassita delle graminacee estremamente dannoso per l’uomo.

Ergot su segaleIl nome comune di questo parassita, in genere definito muffa, è “Ergot“, nomenclatura francese appunto.
I suoi effetti sull’essere umano variano dagli spasmi convulsivi, alle allucinazioni fino anche ad arrivare ad una spiacevole gangrena delle estremità del corpo.

Nel medioevo questa intossicazione alimentare era conosciuta con il nome di “Fuoco di Sant’ Antonio“; sotto questo termine veniva compreso anche il sicuramente meno pernicioso herpes zoster, che in alcuni sintomi coincideva con gli effetti dell’ingerimento dell’ergot.

Fenomeni di “ergotismo” non erano rari e comportavano anche spasmi e allucinazioni.

La cleviceps purpurea colpisce piante come la segale, cereale principe per la produzione di pane nel medioevo. Il parassita, immune alla cottura, passava indisturbato dalla pianta alla tavola e aveva effetti devastanti sulle comunità che colpiva. Non parliamo solo di morti per gangrena e intossicazione, ma di veri e propri focolai di follia collettiva; le persone erano prese da spasmi incontenibili e vittime di allucinazioni a sfondo demoniaco.

pane segaleNon per niente, fu proprio a partire dall’ergot che il chimico Albert Hoffman sintetizzò l’LSD negli anni ’40 del novecento.

Dunque, la piaga del ballo del 1518 ha delle caratteristiche in comune con i classici fenomeni di Ergotismo del medioevo…

…ma la semplice intossicazione alimentare non riesce a fornire una spiegazione soddisfacente del fenomeno.

E’ certamente vero che le persone versassero in stati di alterazione psichica (qualche testimonianza attesta che i danzatori fossero in preda ad allucinazioni); d’altra parte, non stiamo parlando di convulsioni o spasmi involontari. I poveri cittadini di Strasburgo ballarono, senza ombra di dubbio: le cronache riportano movimenti aggraziati e a ritmo di musica.

È inoltre sfibrante, dal punto di vista fisico, danzare per giorni consecutivi; un’intossicazione alimentare tende a indebolire l’organismo ed è incompatibile con lo sforzo sotto cui furono sottoposte le vittime della piaga del 1518.

 

 

Deprivazioni fisiche, santi crudeli ed isteria di massa

a time to dance a time to dieLa spiegazione più accreditata dell’evento in oggetto proviene dal Professor John C. Waller, dipartimento di storia della Michigan State University.

Se vi piacciono le teorie semplici, beh… rimarrete piuttosto delusi; quando si parla di eventi di spessore psico-sociale come questi, la verità oltre i fatti tende ad essere piuttosto complessa.

Non possiamo comprendere i fatti di Strasburgo senza considerare contemporaneamente ambiente, cultura religiosa e psicologia.

Tempi duri: carestie e malattie infettive furono le protagoniste del primo decennio del 1500

Waller indaga prima di tutte le circostanze che precedettero i fatti del 1518 e che tipo di comunità fosse Strasburgo a quel tempo.

La zona fu caratterizzata da una serie di carestie consecutive a partire dal 1492 in poi; estati torride si susseguirono a inverni gelidi, andando a impoverire la disponibilità alimentare.
Meno cibo significava più tasse da parte dei possessori terrieri, che giunsero quasi a schiavizzare i contadini; pesca e caccia vennero vietate ai popolani e divennero appannaggio dei soli ricchi.

 

 

Bosch

 

 

A cavallo tra il 1516 e il 1517 una terribile carestia si abbatté sulle campagne circostanti Strasburgo: la malnutrizione costrinse le famiglie contadine ad abbattere il bestiame e a rinunciare a tutto ciò che possedevano. Gli artigiani vendettero tutti i loro attrezzi per riuscire a pagare le tasse. Molte di queste povere anime migrarono in città per poi ridursi a elemosinare per le strade.

Non fu solo la fame la protagonista di quegli anni, ma anche la malattia; fecero la ricomparsa vecchi nemici dell’uomo, come morbillo e lebbra, e nuove terribili piaghe vennero importate da altri paesi: per la prima volta la Francia aveva a che fare con la terrificante sifilide.

 Le paure superstiziose presero il sopravvento e fame e malattia vennero ricollegate all’ira divina.

Tra fame, morti dolorose, piaghe indicibili e sofferenza le persone iniziarono a pensare di essere state abbandonate dalla chiesa e da Dio. Il clero, troppo impegnato a sopravvivere, non riusciva più a infondere sicurezza al popolo e apparve come un intermediario fallace tra il terreno e il divino.

In tutto ciò, il professore inserisce anche un collegamento al cosiddetto “enviroment of belief“, tema approfondito dall’antropologa Erika Bourguignon.

Con questo termine intende l’insieme di idee accettate riguardo il mondo degli spiriti che i membri di una comunità assorbono, fino a prepararli per raggiungere uno stato di possessione.

 

Le possessioni demoniache, infatti, tendono sempre a seguire dei copioni tipici, che fanno riferimento alla cultura di appartenenza.

E nel medioevo le possessioni avvenivano spesso e con caratteristiche simili.

 

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Secondo il professor Waller la piaga del ballo del 1518 è stato un avvenimento di follia collettiva profondamente influenzato dalla cultura e dalle aspettative di stampo supernaturale tipiche di quell’epoca. In particolare, aspettative legate alla religione cristiana e ai santi. Un concetto non troppo lontano dall’ “enviroment of belief”.

Torniamo ai fatti: le autorità, dopo aver inconsciamente fomentato la follia del ballo portandolo in bella vista nelle piazze, si rivolgono a San Vito. Perchè proprio lui?

San Vito: personaggio benevolo e crudele allo stesso tempo.

San Vito è un santo martire siciliano, ucciso per il suo credo nel 303DC ad opera di Diocleziano; in sud Italia è particolarmente caro nella cultura popolare ed esistono molte celebrazioni estive in suo nome.

In Francia, all’epoca della piaga del ballo, era molto venerato, tanté che nei pressi di Strasburgo esisteva un piccolo tempio a suo nome scavato in una grotta.

san vito

Credenza voleva che il santo fosse in grado di curare alcune malattie caratterizzate da tremore e convulsioni (una di esse era chiamata proprio “danza di San Vito”); ma soprattutto, era in grado di scatenare questi malesseri, qualora venisse fatto arrabbiare.

San Vito curava tanto quanto infliggeva, questa la ferma convinzione degli abitanti di Strasburgo del 1518.

Esistono documenti che provano che, nelle zone circostanti la città commerciale, le persone credessero che San Vito, quando fatto incazzare, punisse intere comunità con piaghe di danza compulsiva.

Si stima inoltre che altri episodi simili a quelli del 1518 fossero indirettamente collegati al Santo, per esempio per quanto riguarda la data di comparsa (appena prima o appena dopo il 15 Giugno, ricorrenza della morte del martire).

Riassumendo: abbiamo una comunità spezzata da fame e pestilenze, dove la paura del divino è stato accentuata dalla perdita della fiducia nei confronti del clero e dove si crede che basti davvero poco per far arrabbiare San Vito, il santo che fa ballare intere comunità.

Cos’altro vi serve per scatenare un caso di isteria di massa di proporzioni epiche?

Vi serve solo una popolana che, per ragioni ignote, inizi a ballare per le strade di Strasburgo.

 

 

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Il potere della mente

Casi come quello sopra discusso portano ad una necessaria riflessione sulla stretta connessione tra mente e corpo, tra individuo e società. Non solo, ci fa inevitabilmente pensare alle grandi potenzialità della mente umana e dell’autosuggestione.

L’isteria di massa è, di per sé, un fenomeno piuttosto raro e scatenato da deprivazioni fisiche e psicologiche. In genere comporta ansia, paura, crisi respiratorie, dolori addominali, immobilità degli arti e, più raramente, comportamenti inspiegabili.

Possiamo quindi affermare che la piaga del ballo del 1518 è stato un caso straordinario all’interno di una tipologia di eventi molto rari. Un infelice incontro di circostanze facilitanti.
L’eccezione dell’eccezione.

È praticamente impossibile che, nel mondo odierno, rivedremo mai una crisi di massa così estesa e con un numero così alto di vittime.

Per cui andate pure a ballare tranquilli e, se volete, continuate pure a credere in San Vito.

E se mai vedrete un folto gruppo di persone ballare in piazza Duomo a Milano… tranquilli, si tratterà sicuramente solo di un flash mob!

 

 

In testa all’articolo: Pieter Brueghel II (Flemish, 1564/1565-1637/1638). ‘Peasant Wedding Dance,’ 1607. oil on panel. Walters Art Museum (37.364): Acquired by Henry Walters.

 

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