Classic Bond is classic: SPECTRE

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I morti camminano accanto a noi. Sempre. Soprattutto se la loro morte è arrivata per via innaturale, hanno interrotto un percorso, hanno lasciato questioni in sospeso.

Lo sa bene James Bond, che dalla morte è circondato ad ogni passo.

Ecco il fulminante e impressionante incipit di SPECTRE, il film che tira le fila di tutto il nuovo corso di 007 incarnato dal roccioso e tormentato Daniel Craig. Il Giorno dei Morti messicano è il teatro perfetto, dopo la didascalia iniziale che recita “I morti sono vivi”, per iniziare la resa dei conti con i fantasmi del passato più che con i cattivi di turno.

La fine è il mio inizio

Visivamente sontuosa, la sequenza iniziale è anche paradossalmente il picco massimo del film, che sarà un lento, inesorabile diminuendo con l’obiettivo di riportare Bond al suo status quo mitologico.

 

 

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Non un male, sia chiaro, perché dopo anni e anni di film action iperbolici, forzati nella loro intenzione dichiarata di sorprendere e spingere al limite la sospensione dell’incredulità sfondando persino nell’effetto-cartoon, Bond rimane un personaggio forte al centro di un discorso tanto fisico quanto profondo.

Premessa per tutti: SPECTRE è un bel Bond-movie. Non un action movie con Bond.

Ha dei problemi, delle leggerezze di sceneggiatura, degli elementi non sfruttati a dovere? Sì.
Offre spettacolo, intrattenimento e stile a piene mani per due ore e mezzo?
Sì, eccome.

 

 

I morti sono vivi

Le ferite nell’animo sono sempre quelle più pericolose per l’indistruttibile agente al servizio di Sua Maestà. Le persone amate che muoiono, l’incapacità di individuare i colpevoli, il dubbio di essere solo un assassino ripulito con uno scopo alto ma senz’anima.

 

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Craig, da alcuni definito a torto monoespressivo, ha dato volto e fisicità ad un personaggio che aveva bisogno di tornare un po’ complesso.

Un personaggio finito troppo spesso, anche e soprattutto nell’epoca d’oro conneryana per non parlare poi del post, per essere un manichino-macchietta con gadget ridicoli e sorriso smagliante.

Morti e fantasmi guidano la 24a avventura di Bond, fin da subito.

M, madre putativa, torna con un messaggio dall’aldilà per dare un indizio fondamentale a 007 nella ricerca degli avversari che lo tormentano da tempo.

Un uomo fantasma ci introduce ad una organizzazione fantasma, guidata da un (presunto) morto che, guarda caso, fa anche parte del passato di Bond. Parte della sua unica, temporanea famiglia. Un padre, un fratello. Un’ennesima perdita per il futuro 007.

Che alla signora Barbara Broccoli, agli sceneggiatori Purvis&Wade&Logan e al regista Sam Mendes non interessi andare a puntare sul logoro cliché della nemesi è chiarissimo, tanto che Oberhauser-Blofeld (il solito, flemmatico Cristoph Waltz) non diventa mai un vero e proprio avversario reale, quanto una figura che assume una valenza psicologica per Bond.

“Sono la fonte di tutte le tue sofferenze, James”

La personificazione delle perdite: ha ucciso direttamente o indirettamente tutti quelli che contavano qualcosa per James, a partire dal suo stesso padre.

La persistenza del rimorso: 007 non è riuscito a salvare molte delle persone a cui teneva, e la storia è destinata a ripetersi.

L’inquietudine per il futuro: cercando addirittura di rimuovergli la capacità di riconoscere le persone, materializza lo spettro di una cancellazione dei legami che rimangono.

 

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Forma e sostanza

SPECTRE, nel suo voler essere simbolico più che narrativo, finisce con l’essere un gran film teorico con altrettanto grandi occasioni sprecate, a seconda di come lo si veda.

Impiegare meglio un villain come Mr. Hinx (Dave Bautista), dare enfasi alla relazione Bond-Madeleine, approfondire il rapporto 007-Blofeld…

Back to (style) basics.

Ma è tutta una rinuncia alla parte più ruffiana del cinema d’azione, andando a puntare invece ad una struttura ed un ritmo senza tempo che caratterizzano gran parte dell’opus bondiano.

Ad esempio, non c’è tortura tecnologica che tenga: la resistenza di Bond è superiore alla biologia e alle terminazioni nervose. Il volto di una bella bionda per lui sarà sempre indimenticabile.

Con buona pace di quelli che vorrebbero l’action moderno “realistico” e poi si esaltano per acrobazie che manco i funamboli del Cirque Du Soleil.

007 è questo: la vittoria (/resistenza) del personaggio sullo scorrere del tempo e delle convenzioni.

Il suo adattarsi ma non piegarsi, il suo essere sempre inequivocabilmente se stesso.

E in questo senso SPECTRE, con tutti i suoi difetti, è la totale riaffermazione della regola.

L’impossibile rincora al realismo, giustamente osannata ai tempi di Casino Royale, si riappacifica con le radici ironiche e very british dei capisaldi della saga.

In fondo, quale action è credibile? Andiamo. SPECTRE fa quello che un “vero” film di Bond deve fare. Avere scene d’azioni grandi e grosse, un protagonista che se la cava sempre con stile, un po’ di ironia sorniona a stemperare la tensione.

 

 

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Ecco dunque Bond che sopravvive al crollo di un palazzo cadendo su un divano, una utilitaria con vecchietto al volante che smorza la tensione di un inseguimento tra bolidi, un indizio sempre al suo posto al momento giusto e altre leggerezze varie rendono meno monolitico il lineare svolgersi della trama.

 

 

 

Put a ring on it

Lineare, sì. Perchè la lezione di Quantum of Solace è stata imparata.
Zero ingarbugliamenti (vivaddio)

Cioè, da un anello si trovano le connessioni tra i più loschi figuri della storia recente dell’umanità (il computer è magia!!1!11!!!!!)

Lineare, forse fin troppo.

La SPECTRE, che si accaparra il titolo del Bond numero 24, in realtà agisce poco o nulla come entità, lasciando da subito al “capo” (ma sarà proprio così?) Oberhauser-Blofeld il palcoscenico per un one-man show ossessionato nel confronto con Bond.

 

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La SPECTRE, non più composita matassa di assassini pop ma di incolori burocrati che agitano l’ordine mondiale. Gente che cura affari sicuri come il mercato della domanda e l’offerta su malattie, vaccini e farmaci di ogni tipo.

 

L’elemento drammatico, soprattutto nel rapporto con se stesso e con le donne, e quello privato/quotidiano – vediamo addirittura l’interno di casa Bond! – è forse la vera novità inserita con successo nel nuovo corso di 007, in contrapposizione allo sterile e mirabolante accumulo di sequenze sopra le righe di certi film (qualcuno ha detto Mission: Impossibile?)

 

 

 

Chi dice donna dice Bond Girl

Archiviata Monica Bellucci, affascinante tardona in guepiere che parla con la solita patata in bocca, possiamo invece dedicarci ad un piccolo approfondimento sull’affascinante e caparbia Madeleine Swann di Léa Seydoux.

 

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La sua figura è in qualche modo la summa delle donne bondiane viste negli ultimi anni.
Intelligente e sfrontata come Vesper (Eva Green), tosta come Camille (se giustamente non la ricordi: era Olga Kurylenko in Quantum of Solace), ammaliante come Severine (Berenice Marlohe).

Il fatto che, oltretutto, sia figlia di uno dei nemici di 007 le regala un fascino torbido: sarà davvero quello che dice di essere?

Il suo faccino angelico, con quel broncio irresistibile della Seydoux, farà capitolare per l’ennesima volta James, spingendolo a tentare di lasciarsi alle spalle tutte le sofferenze emotive del passato per ricominciare.

Stavolta, forse, per sempre (troLOL) lontano dall’MI-6…

 

 

 

Bound to Bond

L’eterno ritorno dello stile della saga-007 finalmente arriva a compimento, dopo aver bussato più o meno a quello che fu salutato come “il Bond alla Bourne“.

 

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Ecco perché l’ossessione del supercattivo per l’eroe lascia indietro la mega-organizzazione SEGRETA che alla fine sembra una sorella minore del miliardario spione di Il Mondo non Basta.

 

Perché la cattura e la tortura sopra le righe, elaborata e inefficace non stona con il resto della pellicola.

Perché ci piace vedere, infine, trappole elaboratissime ed esplosive messe in piedi in quattro e quattr’otto, confezionate con gusto sadico.

Ed ecco perché possiamo credere al solito finale dove una semplice pistola abbatte un grosso elicottero e il bene trionfa sul male senza troppe ombre.

Il treno Bond arriva in stazione!

La signora Broccoli riporta nei binari classici il suo James Bond, dopo averlo rimesso per strada solo, arrabbiato e testardo e trasformato in un agente più controllato, stiloso e capace di affrontare scelte difficili.

Il suo amore non è destinato a durare in eterno, il richiamo all’azione sarà sempre più forte.

Arrivederci Bond, goditi la vacanza con la biondina: ci vediamo per l’avventura numero 25.
Presto.

Forse…

 

 

 

Il Concorso SPECTRE ti porta a Londra

C’è un concorso che attende i fan di 007 – Spectre: partecipare è davvero semplice, basta cliccare su Concorso Spectre, registrarsi, guardare il trailer e rispondere a una domanda inerente al trailer.

 

 

Se la risposta è corretta, partecipi all’estrazione finale di un viaggio a Londra per due persone della durata di 4 giorni e tre notti (volo a/r + soggiorno in albergo Radisson Blu Edwardian Hotel). Per aiutarvi, ecco sopra il trailer del nuovo 007 Spectre e buona fortuna!

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