Le Avventure della F.I.G.A. – 1972, Operazione Vietnam

196908

Esistono persone in grado di far perdere persino una guerra alla propria madrepatria per denaro? E non parliamo di semplici Mercenari, parliamo di vere e proprie carogne!

Siamo in una calda giornata di Agosto del 1935. Qui nove valorosi uomini, provenienti da vari Stati Europei si riunirono a Londra per formare la F.I.G.A.; essi hanno sempre pensato che come acronimo fosse davvero pessimo, ma per il nome ne valeva assolutamente la pena.
Qual è lo scopo di questi audaci uomini? Semplicemente, vengono chiamati da uno Stato qualsiasi – quasi sempre europeo – per svolgere missioni pericolosissime, e sono lautamente pagati una volta terminato il lavoro; sarebbero capaci persino di svolgere missioni contro la propria patria, pur di avere il denaro!

Ma vediamo di conoscerli meglio:
George Jones, detto lo Scozzese. Nato a Londra (Inghilterra) nel 1915, nessuno sa perché venga chiamato così dal resto della squadra; è il Capitano della F.I.G.A. ma è anche piuttosto freddo e distaccato; ha una cicatrice nell’occhio destro; la sua arma preferita è lo Sten.
Abbondanzio Zilio, detto il Bombarolo. Nato a Ravenna (Italia) nel 1916, ha sempre pensato che per ottenere migliori risultati nelle missioni bisognasse ricorrere alle bombe; gli mancano entrambe le mani, perse durante lo scontro con un membro del KKK.
Yago Aguilar, detto il Marinaio. Nato a Cordova (Spagna) nel 1909, viene chiamato così a causa della sua passione per le barche e per la vita da lupo di mare; ha un occhio di vetro e fuma sempre la pipa; possiede anche una Barca, che si porta sempre durante le missioni.
Francesco Scorzelli, detto il Santo. Nato a Piazza San Pietro (Città del Vaticano) nel 1939, è un diretto discendente di Mastro Titta. È anche una persona molto religiosa e cattolica, tanto che si porta sempre la Bibbia con sè.
Håvard Harstad, detto il Cecchino. Nato a Stavander (Norvegia) nel 1937, nonostante sia in una sedia a rotelle, cieco e sordomuto, è il più abile cecchino della storia e riesce a colpire una mosca persino a 10 km di distanza; nessuno ha mai capito come faccia.

Membri deceduti, ritirati o altro:
Nils Sjögren, detto il Biondo. Nato a Sundsvall (Svezia) nel 1917, è quello bello del gruppo e somiglia molto a Clint Eastwood; nonostante ciò, molte fonti sostengono che egli sia gay. [Ucciso durante un assalto alla Base Nazista 211 nel 1944]
Lenderd Dumont, detto il Nano o il Nerd. Nato a Bruxelles (Belgio) nel 1912, è alto circa 1,40m al contrario del suo collega Francese; è anche il nerd della situazione. [Ritiratosi dalla F.I.G.A. nel 1956]
Hippolytus Toles, detto l’Ellenico. Nato a Sparta (Grecia) nel 1914, è tristemente conosciuto nel gruppo a causa delle sue battute poco divertenti. [Ucciso da George nel 1958 perché era stanco dei suoi comportamenti]
Conrad Renard, detto la Collina. Nato ad Amboise (Francia) nel 1910, è chiamato così a causa della sua potenza e della sua stazza. [Ritiratosi dalla F.I.G.A. nel 1958]
Christoph Fuchs, detto il Demonio. Nato a Graz (Austria) nel 1929, è una persona davvero malvagia. Adora rubare farmaci nelle Farmacie per sottrarli ai bisognosi, bestemmiare in Chiesa, defecare per strada, stuprare bambine o rapire anziani. [Ucciso dal Fuoco Nero nel 1967]
Nikolaj Jørgensen, detto il Piromane. Nato a Tårnby (Danimarca) nel 1913, gli piace semplicemente bruciare cose ed è in perenne scontro con Abbondanzio; è inoltre amico di Lars Ulrich. [Sacrificatosi per distruggere il Fuoco Nero]
Götz Zimmermann di Ulm, detto lo Spadaccino. Nato a Ulm (Germania) nel 1914, fiero oppositore del Nazismo e abile spadaccino; tuttavia un giorno, mentre era ubriaco, si è inconsciamente tatuato una svastica storta nel collo. [Ucciso da George nel 1967 durante una resa dei conti]

I loro nomi sono abbastanza difficili da pronunciare, ma quello che faranno sarà certamente fuori dal comune!

LE AVVENTURE DELLA F.I.G.A. – 1972, OPERAZIONE VIETNAM


Quando Götz fu ucciso da George, la notizia della sua morte si seppe solo dopo qualche giorno. Tutti pensarono che fosse stata colpa dei Russi, e questo portò delle conseguenze: maggiore odio nei confronti dei nemici, maggiore stato di allerta. E George che, inoltre, prese definitivamente il comando – come previsto –. Adesso però, durante la Guerra del Vietnam, non c’era più tempo per i rimpianti: bisognava agire!

I cinque rimasti erano seduti al tavolo delle riunioni. George aveva ancora i capelli rasati e la barba lunga fino al petto, quando prese la parola:
– Miei “cari”… Negli ultimi anni abbiamo subìto diverse perdite. Ognuno di noi lo sa. Ma adesso dobbiamo lasciare da parte i lutti, è arrivata l’ora di partire… Per il Vietnam! Vi leggo la lettera che mi è arrivata dal Regno Unito ieri:

«L’ora è critica! I nostri alleati Americani hanno bisogno di aiuto! Il Vietnam del Sud sta cedendo, la Nuova Zelanda e la Thailandia hanno abbandonato il campo di battaglia. Ma una nuova minaccia insorge: un gruppo di tre Viet Cong specializzati, chiamati “Fabbricanti di Babbuini”, hanno cominciato a svolgere missioni di sabotaggio di notte negli accampamenti Statunitensi. Non sono molto esperti nel combattere, ma sono maledettamente silenziosi e scovarli sarà arduo. Trovateli dunque, uccideteli e salvate l’Europa! Ricompensa: 20.000£ a testa.»

– Allora… – rispose Abbondanzio – Per prima cosa, non capisco cosa c’entri l’Europa in tutto ciò. E per seconda cosa… Non mi va di aiutare gli Stati Uniti. In questa guerra non stanno facendo una nobile figura. –
– Mio caro Bombarolo… – disse George avvicinandosi – In una guerra non esistono buoni o cattivi! Esiste solo chi vince e chi muore. E poi ci siamo noi, che ci lucriamo su! –
– Comunque a me non importa chi siano i buoni o i cattivi… – rispose Yago – Se abbiamo l’occasione di uccidere quei maledetti Comunisti e vendicare il nostro Götz, non lamentiamoci! –
Abbondanzio notò che George, appena venne nominato Götz, cambiò di colpo espressione facciale…

Decisero dunque di partire. Presero proprio la Barca di Yago per andare in Vietnam.
– In questo periodo in Vietnam c’è molta pioggia… Quindi eccovi degli ombrelli, perdio! – annunciò George mentre erano in volo, tirando sassi.
– Ehi, ma questi non sono degli ombrelli! Sono sassi. – puntualizzò Francesco, che era stato preso in testa.
– Taci, o Santo. Degli ombrelli normali si piegherebbero al primo colpo di vento, questi sassi sono resistenti come rocce! –
Håvard, quando capì la situazione, vomitò per terra in segno di dissenso venendo rimproverato da Yago, poiché la barca non doveva essere sporcata (Yago è un uomo di poche parole ma se si arrabbia, si arrabbia).

Arrivarono a Đông Nam Bộ, nel Sud Est del Vietnam. Era mezzogiorno, ma sembrava mezzanotte: come previsto dal capo, stava infatti piovendo.
Tutti e cinque si misero i sassi in testa per ripararsi, mentre sprofondavano in mezzo al fango. Si trovavano in mezzo a una campagna Vietnamita, fitta e umida.
– Che l’Operazione Vietnam abbia inizio! – annunciò George.
– Dove cominciamo, per trovare questi Fabbricanti di Babbuini? – domandò Francesco.
– Sicuramente in un posto malfamato. – propose Abbondanzio.
– Come una taverna! – concluse George.
– Scozzese, c’è una famosa taverna a poche miglia da qui. – informò l’Italiano – Marciamo! –
Arrivarono nel luogo, solitario fra le piante, in poco più di un’ora. C’era, come da consuetudine, un cartello che indicava il nome del luogo: “Taverna di Chalmun”. Una volta entrati osservarono la scena: uomini presi da varie parti del mondo seduti a bere e ubriacarsi, prostitute a piede libero, risse frequentissime e bombe al Napalm in affitto erano dappertutto; un’anziana e grassa signora senza gambe accarezzava un feto abortito, mentre un soldato americano offriva libagioni a Zeus chiedendogli di ritrovare il suo portafogli; infine un bambino con la faccia smembrata tentava di rapire degli avvoltoi per cibarsene (gli avvoltoi a loro volta tentavano di afferrare il bambino per mangiarselo)… Insomma, un posto perfetto per nascondersi!
– Ehi, voi! – gridò il barista indicando Håvard. – Qui non serviamo i disabili! –
Francesco fece dunque uscire il Cecchino senza perdere la calma, non volevano guai. Una volta ordinato da bere, però, un losco figuro si avvicinò al Santo, parlandogli in Cinese Mandarino. Non comprendendolo, Francesco lo ignorò, fino a quando un amico del losco figuro fece da interprete…
– Tu non gli vai a genio. – disse questo.
– Mi spiace – rispose Francesco.
– Neanche a me vai a genio. Stai attento a te: siamo ricercati. Io sono condannato a morte in dodici Stati! –
– Sarò prudente, allora. –
– Sarai morto, allora! –
Proprio in quel momento, George estrasse una spada in modo fulmineo e tagliò il braccio di quell’inquietante presenza. Abbondanzio si accorse però di una cosa…
– Ehi! Quella… Quella che hai in mano era la spada di Götz! Perché hai la sua spada? – gli domandò.
– Ecco… Io… – balbettò lo Scozzese.
– Rispondi! –
– Lui me l’aveva data in affidamento prima di morire. –
– Cosa? Ma è assurdo! –
Il dialogo si interruppe perché proprio in quel momento arrivò una ragazza asiatica con una faccia assai contenta dall’altro angolo della taverna.
– Mio eroe! Mi riconosci? – esordì questa, parlando un perfetto inglese.
– No. – rispose freddamente George.
– Sono una delle Prostitute Vietnamite che hai conosciuto qualche tempo fa, ricordi? –
– Veramente non ti conosco. –
– Mi chiamo Tuyet. Volevo solo dirti che, se hai bisogno di qualcosa… Io ci sono. –
Perdio, no! Mi sa proprio che non basterei da solo. Ti ci vorrebbe un treno pieno di cazzi. E ora vai via! –
– Aspetta George! – bisbigliò Abbondanzio aggiustandosi gli occhiali – Questa ragazza potrebbe esserci utile per stanare i Fabbricanti di Babbuini… Non bruciare questa occasione! –
George roteò gli occhi, si schiarì la gola, poi disse:
– Scusami, Tayen… –
– Tuyet! –
– Ecco, sì, volevo chiederti scusa. Se possiamo offrirti da bere… –
– No! Voglio prima sapere chi siete! Lavorate per la CIA? –
– Non proprio… –
– Siete mercenari? –
– Nemmeno… –
– E allora, cosa siete? –
– Siamo dei liberi professionisti. E adesso, se mi permetti, voglio offrirti qualcosa da bere. –
Tuyet, però, indietreggiò parecchio, e gridò alcune frasi nella sua lingua natia. All’improvviso, dalle mura della Taverna, cominciarono a sbucare alcune persone armate di coltelli e daghe.
– Sono della F.I.G.A.! Uccideteli! – gridò infine la ragazza agli uomini armati.
– Lo sapevo che tramavi qualcosa, sporca traditrice! – esclamò George.
– Scozzese, attento! Dalle mura stanno uscendo degli assassini specializzati! Era un’altra maledettissima trappola! – esclamò il Bombarolo.
Gli assassini tagliarono la gola e pugnalarono tutti coloro che erano in quella stanza. I nostri eroi impugnarono le armi.
– Vengono fuori dalle pareti! Vengono fuori dalle fottute pareti! – gridò Francesco in preda al panico.
In quel momento entrò anche Håvard il cecchino, e fu allora che scoppiò l’inferno: mentre Tuyet fuggiva da una botola nascosta, continuavano ad uscire assassini dal muro e i nostri eroi continuavano a sparare. In poco tempo, si sparse così tanto sangue che non si distinse più il morto dal vivo. Ci fu qualche minuto di sparatoria, senza che nessun membro della F.I.G.A. venisse ucciso o ferito: le armi da fuoco vincono sempre contro le armi bianche.
Una volta finita la carneficina, Abbondanzio si avvicinò ad un superstite degli assassini e gli domandò per chi lavorasse. Non volendo rispondere, George si intromise per farlo parlare.
– Lascialo a me. – disse lo Scozzese irato. A forza di pugni in faccia, riuscì a farsi dire per chi lavoravano.
– Dunque, per chi lavori, stronzo?! –
– Coff… Io… Mi manda Feng… Feng Chen! Ma ti prego, lasciami stare… –
– Feng Chen? Che cazzo di nome è Feng Chen?! E chi è?! – gridò George, continuando a picchiarlo.
– È… È il più potente dei tre Fabbricanti di Babbuini. Lui comanda tutto… e tutti… –
George continuò comunque a percuotere l’assassino, fino a ucciderlo, sotto gli occhi inorriditi di Abbondanzio…
Uscirono dal locale, sempre sotto la pioggia.
Ma, appena sulla soglia, la taverna esplose; tutti caddero a terra.
– Diamine, c’è mancato un pelo! – esclamò Francesco – Se fossimo rimasti un altro po’ là dentro, saremmo morti! –
Pur essendoci il rumore della pioggia e delle fiamme, si udirono dei fruscii in mezzo alla vegetazione.
Vedo qualcuno tra gli alberi… Sono quei maledetti Viet Cong! – gridò Yago fumando la pipa.
Sbucò fuori un cinese dal punto indicato dallo Spagnolo. Tutti gli puntarono le armi e Abbondanzio prese la parola dopo alcuni sguardi.
– Sei uno dei Fabbricanti di Babbuini, vero? – domandò.
– Penso che questo sia ovvio. – disse quell’uomo misterioso.
– Ti chiami Feng Chen? –
– No. Il nostro capo non è qui… Ma adesso le domande le faccio io! Perché ci state seguendo?! –
– Ah, niente, vogliamo solo uccidervi. – rispose George con disinvoltura.
– Smettetela di seguirci e noi ci dimenticheremo di tutto ciò. Non abbiamo nulla contro di voi e non vogliamo guai. –
– Molto coraggioso, eh?! Codardo!
– Non uccideteci! Io ho una famiglia… –
– E io no. La famiglia è soltanto un impaccio! –
George puntò il suo Sten con una mano (l’altra l’aveva infilata in tasca), ma il cinese scappò fulmineamente in mezzo alla boscaglia.
– Inseguiamolo, perdio! – ordinò lo Scozzese.
Si lanciarono all’inseguimento nell’oscurità, che si prolungò per più di mezz’ora: dove li stava conducendo quel folle nemico?
Proprio quando la corsa cominciava a farsi stancante, arrivarono in una città fantasma. Capolinea: il Fabbricante di Babbuini si era nascosto all’interno di quelle rovine.
In quella città fantasma regnava sovrano il silenzio. Silenzio e desolazione. Non c’era infatti nulla, se non macerie e palazzi distrutti. Forse un tempo quella era una cittadina piena di musica e pace, ma ora era soltanto un prodotto della guerra.
Insomma, molto inquietante!
Håvard mise il suo sasso in testa per proteggersi dalla pioggia, che si faceva più incessante – o forse anche per comunicare ai compagni la propria preoccupazione -.
– Dividiamoci in due gruppi e addentriamoci all’interno di queste rovine. Chi trova il Viet Cong e i suoi presunti compagni, non esiti a sparare. Facciamo un lavoro pulito! – ordinò George.
Si prospettò una scena colma di suspense. Due gruppi, uno formato da George e Abbondanzio e l’altro formato dai restanti uomini, si addentravano all’interno di una città fantasma mentre pioveva, per scovare i nemici nascosti.
E fu proprio allora che, da un vecchio ospedale semi-distrutto uscì un essere mostruoso: una Scolopendra Gigante alta tre metri! E non era una semplice Scolopendra Gigante, ma una Scolopendra Gigante a tre teste! Mentre tutti la impiombavano, Håvard mirò alle zampe con una precisione incredibile, tentando di rendere zoppa quella velocissima bestia. Poi, Abbondanzio prese uno dei pugnali rubati da uno degli assassini della taverna e saltò sopra la scolopendra, ferendola prima e tagliando poi tutte e tre le teste, abbattendola.
– Wow, questi Viet Cong sono davvero organizzati! – esclamò Francesco col fiatone.
– Abbiamo ucciso un Drago Nucleare, che saranno mai delle Scolopendre? – rispose Abbondanzio.
– È stato comunque più appagante uccidere dei Tedeschi. – rispose George con un sorrisetto sadico.
Abbondanzio fu visibilmente sorpreso da quell’affermazione, e disse: – Ti riferisci ai cari vecchi Nazisti oppure a qualcun altro..?
Proprio in quel momento però uscì un bambino da un cumulo di polvere. E mentre Yago si avvicinava per soccorrerlo, quest’ultimo esplose, ferendo il Marinaio nel volto.
– Maledetti stronzi! – esclamò lo Spagnolo, che aveva tutta la guancia nel lato dell’occhio di vetro bruciata e gravemente ustionata: era stato sfigurato.
All’improvviso, spuntò il cinese dall’oscurità. Tutti si girarono verso di lui.
L’intensità della pioggia aumentò ancora.
– Smettetela di seguirci o giuro che moriranno tanti altri bambini. – annunciò quegli.
– Oppure morirai tu. – rispose George avvicinandosi – Ultime parole prima di andare all’Inferno? –
– Fammi un pompino, coglione! –
– Mi dispiace, non mi piace fare pompini ai morti… –
George gli piantò quattro pallottole nella gola e lo uccise definitivamente.
– …Non sono necrofilo. – concluse.
Dalle macerie di un’altro palazzo uscirono fuori altri due uomini. Erano armati con dei fucili d’assalto sovietici.
– Noi siamo gli altri due Fabbricanti di Babbuini… E ci arrendiamo.
– Tra voi due c’è Feng Chen? – domandò Abbondanzio.
– Ahah, stolto! Il nostro capo è come un fantasma, non lo vedrete mai! Perché in realtà i Fabbricanti di Babbuini sono quattro, non tre. Lasciateci vivere e… –
George non lo fece nemmeno finire di parlare ché crivellò anch’egli di piombo.
Ne rimaneva solo uno. La vittoria (cioè i soldi) era vicina, ma… Tutto era stato fin troppo semplice.
L’ultimo rimasto era davvero molto giovane e aveva gli occhi pieni di furore.
Mi vendicherò, statene certi! – disse e, facendo un fischio, un’altra Scolopendra Gigante a tre teste uscì da un mucchio di macerie.
L’uomo asiatico salì in groppa a quel mostro e fuggì in mezzo al fango.
– È inutile inseguirlo, quella Scolopendra è troppo veloce. Aspettiamo l’alba e poi penseremo a lui. – disse Abbondanzio.
– In futuro riusciremo a prenderlo, spero. – disse Francesco.
– Questi cinesi… Ne sanno una più del diavolo! – esclamò George. – Certe persone non meriterebbero proprio di esistere in questo mondo. –
Abbondanzio strinse i pugni così forte da farsi uscire sangue, poi disse:
E tu fai parte di questa categoria di persone… Non è vero, Scozzese? –
– Come, scusa?!
– Ho detto che non meriti di esistere. –
Gli altri membri della squadra guardavano l’Italiano sbalorditi.
– Ritira subito ciò che hai detto e non ti farò del male… – avvisò l’Inglese.
– Proprio come hai fatto con Götz, eh?! –
Yago, Francesco e Håvard non capivano cosa stesse succedendo. George stava sudando.
– Non capisco di cosa parli, p-perdio! Io… Io non ho fatto del male a Götz! Sono stati dei sicari russi a ucciderlo, quegli stronzi! –
– L’umanità, Scozzese, tu non sai nemmeno cosa sia l’umanità! Sei un infame bugiardo! –
Ci fu del silenzio, rotto soltanto dall’incessante scroscio della pioggia.
– Pensi davvero che io abbia provato… dei “sensi di colpa” per aver ucciso Götz?! Ho agito per il bene mio e per il bene di tutti voi! –
Ci fu ancora più silenzio.
– Lo sapevo… Io lo sapevo! In nome di tutto ciò che c’è di sano in questo mondo, io ti caccio dalla F.I.G.A.! Sei bandito a vita. E se ti farai rivedere, porca puttana, se ti farai vedere rimpiangerai di essere nato! –
George provò a estrarre la spada saltando verso Abbondanzio, ma questo gli sparò a entrambe le ginocchia prima che potesse attaccare, lasciandolo a terra gambizzato.
Mentre i quattro se ne andavano sbigottiti, l’ex capo della F.I.G.A. si strisciava nel fango bestemmiando e gridando. Ora era Abbondanzio il nuovo re.
– Non capisco! Perché lo ha fatto?! Perché ha ucciso Götz?! – domandò Yago, ancora incredulo e col volto sfigurato.
– Mio caro Yago, è proprio vero che al mondo non esistono buoni o cattivi. Siamo tutti cattivi.

FINE 1972

Nella prossima puntata: Le Avventure della F.I.G.A. – 1985.

Nei precedenti episodi:

 

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Grazie, non mi interessa...
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