Com’è stato vedere La Tomba delle Lucciole nel 1988

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Era un luminoso pomeriggio di primavera del 1988 e Tomoro Taniguchi, amorevole padre del piccolo Tetsuo, passeggiava con il figlio nel centro di Tokyo. Aveva una mezza giornata libera da passare con il figlio, per cui, dopo averlo portato a mangiare un gelato, si era diretto verso il centro.

Ad un certo punto, si era fermato: davanti a lui campeggiavano due grandi manifesti, uno con un buffo e grassoccio animale peloso (un orso-procione? Uno spirito?) in compagnia di due bambine, e l’altro di due piccoli fratelli circondati da bellissime lucciole.

“Sembrano proprio favole moderne”, pensò Tomoro. “Può essere qualcosa di interessante per Tetsuo”.

Si girò quindi verso il bambino, e gli chiese: “Ti va di andare al cinema?”

“SIIIII!” fu la vivace risposta del piccolo, che si era fissato su quel personaggio panzuto che assomigliava tanto ad un peluche.

Passò accanto al padre un ragazzo con gli occhiali spessi e dei buffi capelli con la riga in mezzo.

“Signore, corra in sala subito!” gli disse in tono quasi maniacale. “Queste due sono opere d’arte, sono della stessa gente che ha realizzato Nausicaä, ha presente?”

 

NAUSICAA

 

Ma Tomoro non aveva presente.

Laputa? Il Castello nel cielo? Quello con il robot gigante?”

Ma Tomoro, quanto a robot giganti, conosceva solo quelli di Go Nagai. E poi c’era il suo amore per Gundam, naturalmente.

“Beh, meglio che si compri le VHS allora. Se vuole le consiglio un posto dove le regalano anche dei poster” disse il ragazzo, allungandogli un volantino sgualcito.

 

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“Senta” proseguì “Non mi importa tanto di Totoro, bello ma è roba per infanti come il suo. La Tomba delle Lucciole è invece un capolavoro VERO. Magari non ne ha sentito parlare: in questi primi giorni di proiezione qualcuno ha fatto polemiche.

Ma è un capolavoro, è pura poesia.

Un urlo contro la guerra, contro la violenza, contro la follia e l’indifferenza umana! Quel Takahata ha avuto il coraggio di fare un’opera senza compromessi, senza ruffianeria, che parla a tutta l’umanità! LA DEVE VEDERE ASSOLUTAMENTE!”

 

Il giovane si era fatto prendere dall’entusiasmo e la voce si era progressivamente alzata di volume fino a divenire un urlo.

Tomoro aveva capito la metà delle parole che erano sgorgate come un fiume in piena dalla bocca dell’altro, che adesso si era fermato, un po’ imbarazzato, davanti a lui.

“Comunque, adesso vada: c’è il doppio spettacolo a prezzo stracciato!” e senza tanti complimenti, lo strano giovane sparì di corsa nella folla.

Tomoro rimase per un attimo interdetto, ma due secondi dopo si scosse dal torpore sentendo tirarsi i pantaloni.

Era Tetsuo, che lo guardava smanioso come solo i cuccioli sanno fare, come a dire: “Che fai, prima prometti e poi non mantieni?”

Il padre sorrise, si cacciò in tasca il volantino e prese per mano il piccolo, avviandosi verso la biglietteria.

 

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Dentro al cinema, campeggiava una grande immagine del bestione peloso dalla bocca larga, che con un sorrisone ed un ombrello accoglieva gli spettatori che si avviavano verso la platea.

“TOTORO!” strillava un cartello accanto alla sagoma. “Un nome che ricorderete sempre con affetto!”

Accanto ad un altro poster del secondo film, “La Tomba delle Lucciole”, c’era invece una sorta di descrizione, come nei musei.

Tomoro si calcò gli occhiali sul naso e lesse:

“Tratto dall’omonimo romanzo autobiografico di Akiyuki Nosaka. La storia è ambientata 1945: i due fratelli Seita, 14 anni, e Setsuko, 4 anni, sono orfani.
Hanno perso i genitori durante un attacco aereo americano ai danni della città di Kobe.
I ragazzi dovranno lottare per la sopravvivenza in un mondo divenuto freddo, ostile, arido come le persone stesse verso i più deboli”.

 

Tomoro sentì un brivido lungo la schiena.

Si ricordò dei terribili racconti del padre sul periodo in cui visse sulla sua pelle la seconda guerra mondiale, ripensò alle lezioni a scuola, alle foto sui libri, alla disfatta giapponese e ai drammi sociali provocati dalla bomba atomica.

 

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Si girò verso il figlio. “Sarà un film adatto a lui?” pensò, e sorprese se stesso nel sentirsi così adulto. Tetsuo era un bambino di cinque anni, non uno giocattolo.

Se qualcuno aveva realizzato un anime su un tema tanto delicato, di sicuro sapeva quello che faceva.

Tetsuo stava correndo a prendere posto, con i suoi passetti buffi e veloci.
“Dai, papà!” lo incoraggiava con la manina.

Iniziò “Il mio vicino Totoro”. Tomoro sorrise per gran parte della proiezione, guardando sia lo schermo che il figlio, totalmente rapito da quello che vedeva sullo schermo.

Ogni volta che Totoro e il suo mondo strampalato fatto di spiritelli della fuliggine e gattobus saltavano fuori, Tetsuo sgranava gli occhi e apriva la bocca come un forno dallo stupore e dall’entusiasmo.

Al termine del film, mentre guardandosi, canticchiavano la canzoncina dei titoli di coda, entrambi stavano pensando che avrebbero voluto tanto un vicino di casa come Totoro.

Durante la pausa uscirono a bere un succo di frutta, ancora canticchiando. Tomoro non lo sapeva, ma da lì a pochi anni quel motivetto scritto dallo stesso regista, un certo Miyazaki, sarebbe stato insegnato nelle scuole ai piccoli giapponesi.

 

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Con il sorriso ancora sulle labbra, i due tornarono a sedersi all’interno del cinema.

Si presero per mano, mentre le luci si spegnevano e iniziava la proiezione di “La Tomba delle Lucciole”

 

Quando la luce tornò in sala, Tomoro stava piangendo a dirotto.
Il bambino, invece, aveva un’espressione seria e fissava il padre.

Tomoro cercò di asciugarsi come poté le lacrime passandosi un braccio sulla faccia, senza il coraggio di guardare negli occhi il piccolo.

Tetsuo, interrompendo i singhiozzi del padre, disse: “Papà, tu non permetterai mai che mi succeda qualcosa del genere, vero?”

Tomoro riuscì soltanto ad abbracciare il figlio e reprimere le altre lacrime che bussavano dietro agli occhi.
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La gente se ne stava andando, alcuni genitori avevano portato fuori dalla sala i loro piccoli nel bel mezzo della visione.

Qualcuno bofonchiava circa l’opportunità di proiettare un film del genere rivolgendosi ai bambini.

Tomoro rimase qualche secondo ancora stretto a Tetsuo, come se volesse idealmente proteggerlo dalle brutte cose del mondo.

Non riusciva a formulare chiaramente i pensieri, le emozioni lo avevano sopraffatto.

Voleva correre fuori dal cinema, cercare il regista Isao Takahata e stringergli la mano.

Avrebbe voluto ringraziarlo, anche se era arrabbiato per la sofferenza che gli aveva fatto provare in quell’ora e mezza.

Guardò Tetsuo, giurando a se stesso di fare di tutto, nel suo piccolo, per impedire in futuro altre guerre.

 

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La sua generazione era stata fortunata, raccogliendo il testimone della precedente, ma la memoria umana, si sa, è molto breve e soggetta a distorsioni.

Uscì tenendo stretta la mano del piccolo, deciso a ricordare e diffondere il nome di questi due registi e del loro “Studio Ghibli”.

Tetsuo disse, come riflettendo ad alta voce: “Forse ai bambini delle lucciole serviva un Totoro”. Ed era vero, concluse Tomoro.

Qualche sera dopo, con il bambino che dormiva a casa dei nonni, salito su una collina fuori città assieme alla moglie, Tomoro si fermò a guardare il bellissimo spettacolo delle lucciole, silenziose e luminose.

Photo credit: Tsuneaki Hiramatsu

Photo credit: Tsuneaki Hiramatsu

“Sei pensieroso, in questi giorni” gli disse lei.

“Stavo pensando alle favole” rispose lui. “Al loro potere. A quanto facciano evadere ma quanto siano anche fortissime nel comunicare ai bambini i valori fondamentali, che spesso noi dimentichiamo. Ho visto con Tetsuo una fiaba profondamente anti-militarista, che senza nessun timore mette in luce gli orrori della guerra con gli occhi dei bambini”

La moglie lo guardò perplessa ma curiosa.

“Capisci? Il miracolo di unire delicatezza nel raccontare e argomenti che spaventano persino noi adulti.

Realizzare qualcosa del genere è quasi un miracolo.

Penso che Tetsuo non dimenticherà mai quello che ha visto in questo film, La Tomba delle Lucciole. E di sicuro non vorrà mai fare in modo di veder soffrire altri bambini prendendo decisioni sbagliate”.

La giovane carezzò il viso del marito, che stava ancora fissando le luci dei piccoli esseri svolazzanti davanti a lui.
“Ti amo, Tomoro” disse.

 

La Tomba delle Lucciole esce per la prima volta al cinema in Italia, in edizione rimasterizzata, con nuovo adattamento e doppiaggio, solo il 10 e 11 novembre prossimi.

 

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