Le Avventure della F.I.G.A. – 1967, Il Fuoco Nero

fiamme

Esistono persone in grado di far perdere persino una guerra alla propria madrepatria per denaro? E non parliamo di semplici Mercenari, parliamo di vere e proprie carogne!

Siamo in una calda giornata di Agosto del 1935. Qui nove valorosi uomini, provenienti da vari Stati Europei si riunirono a Londra per formare la F.I.G.A.; essi hanno sempre pensato che come acronimo fosse davvero pessimo, ma per il nome ne valeva assolutamente la pena.

Qual è lo scopo di questi audaci uomini? Semplicemente, vengono chiamati da uno Stato qualsiasi – quasi sempre europeo – per svolgere missioni pericolosissime, e sono lautamente pagati una volta terminato il lavoro; sarebbero capaci persino di svolgere missioni contro la propria patria, pur di avere il denaro!

Ma vediamo di conoscerli meglio:

  • George Jones, detto lo Scozzese. Nato a Londra (Inghilterra) nel 1915, nessuno sa perché venga chiamato così dal resto della squadra; è il Capitano della F.I.G.A. ma è anche piuttosto freddo e distaccato; ha una cicatrice nell’occhio destro; la sua arma preferita è lo Sten.
  • Götz Zimmermann di Ulm, detto lo Spadaccino. Nato a Ulm (Germania) nel 1914, fiero oppositore del Nazismo e abile spadaccino; tuttavia un giorno, mentre era ubriaco, si è inconsciamente tatuato una svastica storta nel collo.
  • Abbondanzio Zilio, detto il Bombarolo. Nato a Ravenna (Italia) nel 1916, ha sempre pensato che per ottenere migliori risultati nelle missioni bisognasse ricorrere alle bombe; gli mancano entrambe le mani, perse durante lo scontro con un membro del KKK.
  • Yago Aguilar, detto il Marinaio. Nato a Cordova (Spagna) nel 1909, viene chiamato così a causa della sua passione per le barche e per la vita da lupo di mare; ha un occhio di vetro e fuma sempre la pipa; possiede anche una Barca, che si porta sempre durante le missioni.
  • Nikolaj Jørgensen, detto il Piromane. Nato a Tårnby (Danimarca) nel 1913, gli piace semplicemente bruciare cose ed è in perenne scontro con Abbondanzio; è inoltre amico di Lars Ulrich.
  • Christoph Fuchs, detto il Demonio. Nato a Graz (Austria) nel 1929, è una persona davvero malvagia. Adora rubare farmaci nelle Farmacie per sottrarli ai bisognosi, bestemmiare in Chiesa, defecare per strada, stuprare bambine o rapire anziani.
  • Francesco Scorzelli, detto il Santo. Nato a Piazza San Pietro (Città del Vaticano) nel 1939, è un diretto discendente di Mastro Titta. È anche una persona molto religiosa e cattolica, tanto che si porta sempre la Bibbia con sè.
  • Håvard Harstad, detto il Cecchino. Nato a Stavander (Norvegia) nel 1937, nonostante sia in una sedia a rotelle, cieco e sordomuto, è il più abile cecchino della storia e riesce a colpire una mosca persino a 10 km di distanza; nessuno ha mai capito come fa.

Membri deceduti, ritirati o altro:

  • Nils Sjögren, detto il Biondo. Nato a Sundsvall (Svezia) nel 1917, è quello bello del gruppo e somiglia molto a Clint Eastwood; nonostante ciò, molte fonti sostengono che egli sia gay. [Ucciso durante un assalto alla Base Nazista 211 nel 1944]
  • Lenderd Dumont, detto il Nano o il Nerd. Nato a Bruxelles (Belgio) nel 1912, è alto circa 1,40m al contrario del suo collega Francese; è anche il nerd della situazione. [Ritiratosi dalla F.I.G.A. nel 1956]
  • Hippolytus Toles, detto l’Ellenico. Nato a Sparta (Grecia) nel 1914, è tristemente conosciuto nel gruppo a causa delle sue battute poco divertenti. [Ucciso da George nel 1958 perché era stanco dei suoi comportamenti]
  • Conrad Renard, detto la Collina. Nato ad Amboise (Francia) nel 1910, è chiamato così a causa della sua potenza e della sua stazza. [Ritiratosi dalla F.I.G.A. nel 1958]

I loro nomi sono abbastanza difficili da pronunciare, ma quello che faranno sarà certamente fuori dal comune!

LE AVVENTURE DELLA F.I.G.A. – 1967, IL FUOCO NERO [PARTE I]

Quando George tornò a Londra, lo fece senza alcun preavviso. Dopo ben nove anni, infatti, irruppe bruscamente nella Sala delle Riunioni della F.I.G.A., apparendo come una visione accanto al corpo del fino Hitler.

– Buongiorno a tutti, stronzi!.. Ah! Perdio Spadaccino, perchè hai un fiore sul collo al posto della svastica?! Sei diventato gay, per caso! – esordì, come se fosse mancato solo per poche ore. Tutti erano sbalorditi. Per le tre nuove reclute, addirittura, era la prima volta che lo vedevano. Una cosa fu subito notata: lo Scozzese era irriconoscibile; aveva una barba lunga fino al petto, i capelli rasati a zero e degli occhiali da sole rotondi. Portava con sé una spada.
– Scozzese. – disse Götz – Che piacere rivederti… –
Ci fu un po’ di silenzio, poi il Tedesco chiese se la missione in Russia fosse andata a buon fine.
– No, la missione in Russia è fallita… – rispose George – A quanto pare, i Russi lo sapevano! Sapevano tutto sin dall’inizio, e non so spiegarmi come… Il fatto è che mentre io piazzavo bombe a casa loro, loro piazzavano bombe negli Stati Uniti. Risultato: tutto è in status quo, se gli USA fanno esplodere l’URSS, l’URSS farà esplodere gli USA. Nove anni della mia vita persi… Ma a qualcosa mi è servita, questa esperienza. Non provo da nove anni comodità. Non vedo da nove anni casa. Non mi diverto nemmeno da nove anni, né con degli amici, né con una donna. E sapete cosa ne penso? Che ho continuato a vivere. Ho capito quanto tutto ciò che ci circonda sia superfluo, falso, decadente. Ho capito il vero senso della vita. –
Ci fu ancora silenzio. Evidentemente, pensò Götz, George era impazzito durante questi anni…
– E di quella spada, cosa mi dici? – domandò lo Spadaccino, indicando una lunga lama che aveva George
– Quattro anni fa ho cominciato ad usarla per necessità, la trovai nel corpo di uno dei tanti sicari mandatomi per uccidermi… Adesso sono diventato uno schifoso spadaccino, proprio come te! – Prese in mano la spada e menò un fendente con estrema agilità. – Ma adesso, parlatemi di voi… Che missione state svolgendo attualmente? Cos’avete fatto negli ultimi anni? –
Lo Spadaccino e Abbondanzio si guardarono preoccupati. Poi, il Bombarolo prese parola:
– George… Noi non svolgiamo nessuna missione per alcun governo dal 1960, quando un Cacciatore di Taglie ci rivelò di un’arma potentissima della Russia, chiamata Fuoco Nero. All’inizio non era fra le nostre priorità, ma adesso stiamo indagando e… –
Perdio! State scherzando, spero! –
Nessuno ebbe il coraggio di guardare George in faccia.
– Torno dopo nove, dico, nove anni e voi cosa mi fate trovare?! Una situazione allo sbando! Mi fate trovare voi che vi siete rammolliti, che siete fermi da anni a cercare il nulla. Scommetto che forse non sapete nemmeno cosa sia questo… Fuoco Nero! Vergognatevi! –
Breve pausa.
– Ma abbiamo arruolato dei validi uomini. –
– Validi uomini? Perdio! Quello è un disabile! E quell’altro è… un cattolico?! Diamine, per entrare nella F.I.G.A. non si deve avere alcuna affiliazione politica o religiosa! Non possiamo prendere un patriotta o un comunista come non possiamo prendere un cattolico! Non possiamo prendere uomini che hanno ideologie. Abbiamo bisogno di uomini puri e neutrali, perdio! –
Francesco controbatté. – Col dovuto rispetto, signore, io mi mantengo abbastanza neutrale su ciò che… –
– Al diavolo te, te e la tua “neutralità”! Tu non uccideresti mai il Papa, perché ci sei legato! E se ti dicono di ammazzarlo in missione, che fai, ti astieni?! Non saresti nemmeno qui se fosse per me, stolto! Sei stato fortunato a trovare un imbecille come lo Spadaccino ad accoglierti… Le ideologie, puah! Le ideologie non servono, la morale è per i falliti! L’abbattimento delle ideologie… Ecco l’unica ideologia che potrei accettare. Abbattere le ideologie e fare tanti soldi! Oppure non sei nelle condizioni di stare qui con noi, intesi?! –
Tutti stettero ancora in silenzio tombale, poi Götz prese la parola tentando di mantenere la calma di fronte a quella sfuriata.
– D’accordo… Non siamo “fermi da anni”. Sappiamo dov’è il Fuoco Nero. –
– Ma io ti piscio in bocca se non la smetti di blaterare… Perdio, perdio! –
Götz impugnò la spada, senza però estrarla dal fodero.
– Senti, Scozzese. Ho cercato di mantenermi calmo e pacato, ma la mia pazienza ha un limite! Noi sappiamo dove si trova il Fuoco Nero. Se tu vuoi venire bene, altrimenti vai al diavolo! –
Anche George afferrò la sua spada in segno di avvertimento.
– Eh, no! Il capo della F.I.G.A. sono ancora io, fino a prova contraria. E io dico che non si parte! –
I due uomini estrassero le spade e le incrociarono in modo fulmineo.
– Non costringermi ad ucciderti… – intimò il tedesco.
Basta! – gridò Abbondanzio – Non è il momento di litigarsi inutilmente. Abbiamo perso sette anni alla ricerca di questo Fuoco Nero e l’importante adesso è capire cos’è e, se necessario, distruggerlo, che è l’unico modo di portare onore a tutti questi anni di fatiche e ricerche… E poi potremmo vendere i progetti agli Stati Uniti, prendendoci il dovuto compenso. George, ti prego di venire anche tu con noi. Ci servirà il tuo aiuto. –
Nikolaj fece una smorfia, poi sorrise: anche se da un lato odiava Abbondanzio, dall’altro lato aveva stima per lui. Si era accorto che negli ultimi anni infatti l’Italiano era diventato quasi un leader, al pari di Götz o George, e Nikolaj sapeva che non sarebbe mai arrivato a quei livelli. Ma non l’avrebbe mai ammesso.
– Parole sante! – esclamò dunque Nikolaj.
Sia lo Scozzese che il Tedesco abbassarono le armi.
– E sia. – disse George – Ma dopo questo viaggio, decido IO cosa si deve fare e cosa no. Intesi?! –
Tutti fecero sì con la testa.
– Quanto a voi, nuovi arruolati… Se pensate che io sia uno stronzo, aspettate di vedermi al lavoro… Eh, eh! –
Christoph pensò di non essere in fondo così cattivo. Qualcuno lo superava.

Passò una settimana prima di partire definitivamente per la Russia alla ricerca di quest’arma potentissima, per fare ulteriori accertamenti sul luogo: il Fuoco Nero si trovava in un antico Gulag abbandonato nel cuore della Siberia.
Gli otto uomini, finalmente al completo, arrivarono in tempo record sul posto volando bassi. In quel preciso momento nevicava e, all’entrata del campo, c’era un cartello con scritto “Gulag abbandonato”.
– Perché ogni volta che andiamo in un posto troviamo sempre un cartello con scritto il nome del luogo? – domandò Nikolaj incredulo.
– E ti sei mai chiesto perché in queste storie non compaiano mai personaggi femminili? – rispose domandando Yago.
Scavalcarono il cancello arruginito. All’interno, non c’era niente: solo vecchi edifici abbandonati o abbattuti. I Nazisti probabilmente avevano fatto una bella festicciola ai tempi della guerra…
Cercarono per mezz’ora, poi intuirono che un’arma così grande doveva trovarsi per forza in un edificio grande: l’unico era un edificio circolare al centro del Gulag, ridotto un po’ meglio rispetto agli altri e con la porta di legno.
– È tutto fin troppo facile… Sento puzza di trappola. – borbottò George, ma nessuno lo ascoltò – anche se in molti erano d’accordo -, poiché era arrivato il momento più atteso da sette anni a quella parte.
– Ragazzi, ci siamo… È arrivata l’ora di rendere giustizia a tanto sudore! – incitò Götz.
Lo Scozzese roteò gli occhi.
Lo Spadaccino con qualche spallata gettò a terra la porta ma, una volta dentro, non trovarono nessuna arma: l’enorme stanza brulicava di soldati Sovietici armati fino ai denti, con un vecchio Generale incappucciato che li guidava.

Era una trappola!

– Perdio! Sapevo che era una trappola, stronzi! – gridò George.
– Cosa?! Non capisco! Dov’è il Fuoco Nero?! – domandò Götz.
– Ah, ah! Stolti! Ormai non potete più fuggire! – esclamò l’uomo incappucciato.
– E tu chi sei?! –
– Io sono il Gran Generale Gorkij! –
– Oh. Finalmente ci incontriamo. Ma perché non ti togli quel cappuccio e fai vedere il tuo volto una volta per tutte? –
Gorkij rise rumorosamente. Poi, appena si tolse il cappuccio, ci fu un colpo di scena incredibile…
L’uomo appena rivelatosi era appunto molto basso, tozzo, dagli occhi piccoli e fieri. Aveva dei baffi alla Super Mario e capelli neri, corti.
– No… Non ci credo! Tu sei IOSIF STALIN! Ma non è possibile, dovresti essere morto da almeno quattordici anni! – esclamò lo Spadaccino.
Ecco chi si nascondeva dietro la figura del Gran Generale Gorkij!
– Esattamente. – annuì Stalin – Sono resuscitato pochi anni dopo il mio decesso. –
– Pazzesco… Come hai fatto?! – domandò Gorge, anch’egli incredulo per la prima volta dopo tanti anni.
– Voi, piccoli e poveri illusi, non sapete nulla del mondo. Pensate che esista solo ciò che vedete? Ai margini estremi della civiltà, vi è qualcuno in grado di resuscitare i morti, di far ringiovanire i vivi, di guarire persone malate. Lo Sciamano del Sud, lo chiamano! E si da il caso che alcuni fra i miei fedelissimi gli abbiano chiesto di farmi resuscitare, in cambio di… Beh, di qualcosa! –
I componenti della F.I.G.A. era ancora scossi per quello che era successo. Stalin era resuscitato ed erano tutti in trappola!
– Siete stati davvero così prevedibili. È bastato farvi intercettare un falso messaggio criptato per condurvi qui… E tendervi questa stramaledettissima imboscata! – esclamò l’Uomo d’Acciaio.
– Idioti! – disse lo Scozzese rivolgendosi ai suoi compagni – Vi siete lasciati ingannare come degli allocchi… C’era da aspettarselo! –
– Quindi… Non esiste nessun Fuoco Nero? – domandò Götz scombussolato.
Nella sala, i militari cominciarono a bisbigliare nervosamente e ad indietreggiare.
Certo che esiste… E ci sono voluti più di venti anni per addomesticarlo. Voi sarete i primi occidentali a vedere con i vostri occhi la potenza del Fuoco Nero! Vedete, noi non vi abbiamo condotti qui per uccidervi. Bah, morirete sicuramente, ma non ne sarebbe valsa la pena. Siete qua per farci da cavie… Per testare la forza del Fuoco Nero su degli umani per la prima volta nella storia! –
– Ma… Ma cosa diavolo è?! Cerco di capirlo da anni, invano! Cos’è il Fuoco Nero?! – domandò infine Götz.
– I Nazisti non stavano lavorando soltanto per costruire la Bomba Atomica, stolti! Quando l’URSS invase la Germania Nazista, scoprì anche altri progetti… Progetti che al solo pensiero mi si raggela il sangue nelle vene. E, credetemi, erano progetti talmente grandi che ce li prendemmo noi, senza dire nulla agli Alleati… E fra poche ore scoprirete di cosa parlo! –
Stalin diede alcuni ordini in Russo. I soldati presero gli otto uomini, li bendarono e li trascinarono su un enorme Camion, diretto verso sud
Christoph tentò di liberarsi e fuggire, ma l’unica cosa che ottenne fu un proiettile nel polpaccio (e tanto dolore).

LE AVVENTURE DELLA F.I.G.A. – 1967, IL FUOCO NERO [PARTE II]

Il Camion arrivò dopo molte ore di viaggio estenuante, senza cibo né acqua. Quando i membri della F.I.G.A. scesero, c’era più caldo: non erano più in Russia.

– Ehi! Dove ci troviamo?! – domandò Götz, con le mani legate. Ma un soldato lo colpì col calcio del fucile alla testa e lo fece svenire.
Una volta risvegliatosi, si trovava insieme ai suoi compagni al centro di un’arena. Ma c’erano anche altre persone insieme a loro, principalmente archeologi Giapponesi e soldati contro il regime comunista.
Vennero tutti liberati dalle corde che legavano le loro mani. L’arena in cui si trovavano era vastissima, di circa 1km², con milioni di soldati Comunisti ad osservare, tifare e fare baccano; Stalin era fra questi, seduto su una regale poltrona, con alla sua destra Mao Tse-tung.

– Che significa tutto questo?! – gridò ancora Götz.
Stalin con un cenno richiamò gli spettatori al silenzio.
– Siete nel Nord della Cina. – rispose parlando in un microfono. – Vi avevo promesso di presentarvi il Fuoco Nero… Beh, è arrivato il momento! Preparatevi! –
Alle spalle degli otto prigionieri c’era un immenso portone in ferro: il Fuoco nero sarebbe uscito quasi sicuramente da lì.
– Spadaccino… Qualsiasi cosa ci troveremo ad affrontare fra pochi istanti, sappi che meriti di morire. Se siamo nella merda fino al collo è solo grazie a te e alla tua superficialità! – esclamò George.
Götz, stufo di quei comportamenti e abbastanza nervoso per la situazione corrente, si avvicinò allo Scozzese e gli sputò in faccia. Quest’ultimo lo guardò con aria minacciosa, dicendo: – Sei fortunato che ho le mani legate. –
All’improvviso nell’arena furono introdotti undici cavalli (anche se Håvard non poteva usufruirne), che furono montati dai membri della F.I.G.A., dagli archeologi e dalle prostitute per rendere più movimentato lo spettacolo (altrimenti, sarebbero morti tutti quasi subito).
– Stiamo per morire tutti, che disdetta! – esclamò un archeologo con un perfetto inglese, avvicinandosi a Francesco.
– Puoi ben dirlo! – rispose il Santo.
– Ah, questi cavalli sono abbastanza irrequieti! Ma dimmi, qual è il tuo nome, figliolo? –
– Oh, mi chiamo Francesco. Il tuo? –
– Non importa, tanto moriremo tutti! –
– Non dica così, signore. Se mai sopravviveremo mi ricorderò sicuramente di lei… –
– E state un po’ zitti, froci! – gridò Christoph adirato.
Mao Tse Tung sussurrò qualcosa all’orecchio di Stalin, poi gridò alcuni ordini in Mandarino e, tutt’a un tratto, il grande portone cominciò ad aprirsi. Man mano che si andava aprendo, si sentiva sempre più caldo nell’Arena: chissà cosa sarebbe uscito da lì.
– Dio, aiutaci tu… – invocò infine Francesco con un goffo segno della croce.
Mentre il portone continuava ad aprirsi, Nikolaj si avvicinò ad Abbondanzio.
– Bombarolo… – disse.
– Che c’è? –
– Perdonami se in tutti questi anni mi sono comportato da stronzo con te. Sai che io… Che io in realtà… –
– Fa niente, stai tranquillo. Lo so già. –
Proprio in quel momento, il portone si aprì del tutto. Dentro, vi era solo l’oscurità.
Pian piano, però, cominciarono a sentirsi dei passi. Passi pesanti, taglienti. Si fecero sempre più vicini, sempre più vicini, finché baluginarono due scintille di luce nel buio, finchè il passo del Fuoco Nero divenne ancora più vicino. Si intravide finalmente alla luce del sole la prima parte del corpo di quella che sembrava una creatura infernale e di grandezze fuori dal comune.
I cavalli indietreggiarono e nitrirono.
E fu così che quel mostro uscì dal portone, alla luce del sole, e si presentò a tutti, dietro le risate soddisfatte di Stalin.
Era un Drago. Un fottutissimo Drago a Plutonio!
– Vi presento… Il Fuoco Nero! Grande orgoglio dell’URSS e potente arma per poter assoggettare tutto il mondo ai nostri piedi! –
Christoph tirò una solenne bestemmia.
– Cazzo… E adesso come facciamo ad abbattere un Drago a Plutonio?! – domandò George sudando.
Il Fuoco Nero era alto quanto un palazzo a cinque piani e lungo quanto mezzo treno.
– Che il combattimento abbia inizio! Убей иx всеx! (Uccidili tutti!) – ordinò Stalin al Drago.
Questo strofinò i suoi artigli sul terreno e si stiracchiò le ali, emettendo un terribile ruggito.
– Oh, andiamo! – gridò Christoph avvicinandosi col suo destriero – Si tratta di un falsissimo bluff! Come fate a non capirlo, luridi ritardati? –
– Non avvicinarti troppo! – lo avvertì Yago.
– Io mi avvicino quanto mi pare e piace… E vi mostro che si tratta di uno sporco trucco.
Christoph si avvicinò di nove metri al Fuoco Nero. Il Drago, vedendolo, sputò una caldissima Fiammata Nucleare che polverizzò in pochi secondi l’Austriaco.
Mao Tse-tung si voltò preoccupato verso Iosif, che lo rasserenò con un cenno.
George, intanto, osservava sconvolto.
Fuori uno… Non ce la possiamo fare! –
Götz estrasse la sua Katana e incitò i suoi compagni a non abbattersi.
Il Fuoco Nero emise un’altra fiamma, che per poco non colpiva il povero Håvard (rimasto senza cavallo, ma che riusciva lo stesso a restare al passo nella sua sedia a rotelle).
I nostri eroi cominciarono dunque a battere ritirata galoppando.
– Come possiamo sconfiggerlo?! – domandò Francesco dopo qualche minuto. – Fuggendo non risolveremo nulla! –
L’unica cosa che può distruggere un Drago a Plutonio è una Bomba Atomica. – spiegò Abbondanzio, grande esperto di bombe. – Posso costruirne una rudimentale, come faccio spesso, ma mi servono alcuni oggetti! Ho bisogno di tre proiettili di un Ak-47, del sale, una sartia e un quaderno di Matematica in Arabo! –
– Te li trovo subito io. Resisti! – esclamò Yago, che partì alla ricerca di quegli oggetti all’interno dell’Arena.
– Per tutti gli Imperatori, fai presto! – gridò l’archeologo Giapponese.
Il Fuoco Nero si voltò verso i rimasti e li fulminò con gli occhi, poi continuò a rincorrerli. Sputò ancora fiamme, senza prenderli.
Passò mezz’ora così e ci furono molti feriti, fra i quali Håvard e Götz. Ad un certo punto il Drago “sparò” dei proiettili di Plutonio che uccisero tutti i destrieri. Ciononostante, i membri della F.I.G.A. issarono una trincea con i cavalli appena morti per difendersi da quel mostro, facendo perdere ancora altro tempo: ma la pazienza dei Comunisti ha un limite.
– Mi sto annoiando… – disse Stalin – Fate entrare qualche Autoblindo, per la barba di Lenin! E cercate di fare fuori quei bastardi. –
Cinque Autoblindi entrarono nell’Arena in supporto del Drago.
– Ah! – esclamò lo Scozzese accarezzandosi la folta barba – Sapevo che prima o poi Stalin avrebbe fatto una mossa falsa… –
– Che intendi dire?! – domandò Nikolaj.
Saltiamo dentro gli Autoblindi e buttiamo fuori chi li guida. Così spareremo al drago. –
– Un gioco da ragazzi, insomma! –
– No, fermi! – esclamò Götz – Quel Drago non subirà alcun danno! –
– Serve a temporeggiare, così Yago avrà il tempo di trovare gli ingredienti per costruire la Bomba Atomica. – gridò George – E non osare più contraddirmi, Spadaccino! –
Götz, Abbondanzio e George con facilità riuscirono a salire sugli Autoblindi e spodestare i guidatori. Ma, sfortunatamente, Götz non ci riuscì e il guidatore gli sparò un colpo nella spalla sinistra. Il Tedesco cadde a terra dolorante e ferito gravemente.
– Oh, no! Spadaccino, ti salvo io! – gridò Abbondanzio, distruggendo quell’autoblindo.
Una volta entrati dentro, i soldati Russi tentarono di uccidere i membri della F.I.G.A. rimasti fuori, ma furono investiti da Nikolaj, che intanto aveva preso un’altro carro.
– Stai tranquillo, Mao… – disse Stalin – Non riusciranno a sconfiggere il Fuoco Nero. –
Gli autoblindi tentarono di sparare al drago, senza successo: questo, infatti, si fece solo qualche graffio.
Francesco intanto ebbe uno scontro corpo a corpo con uno dei soldati ma era ferito: stava quasi per morire, se non fosse stato per l’archeologo Giapponese che gli salvò la vita. Nel mentre intanto Håvard affrontava altri soldati Russi che erano appena entrati nell’arena. Ma, quando si accorse che stavano entrando troppi soldati per poterli affrontare, si dette alla fuga.
Il drago si alzò in volo e cominciò a mangiarsi tutti coloro che vide, amici e nemici. La situazione era tesissima: i Russi si scontravano con le prede e il Fuoco Nero era totalmente impazzito.
E fu in quel momento che tornò Yago, con tutti gli ingredienti per fare una Bomba Atomica. L’Italiano scese dall’Autoblindo e si fece consegnare gli oggetti.
– Ottimo lavoro, Marinaio! – disse. – Dove hai hai trovato tutte queste cose, all’interno dell’arena? –
– Su AliExpress, ovvio. – rispose Yago.
Abbondanzio in cinque minuti, mentre correva per sfuggire alla morte, attaccò i tre proiettili con il quaderno tramite la sartia, poi aggiunse il sale: aveva appena costruito una Bomba Atomica di fortuna!
Sfortunatamente, l’Autoblindo di Nikolaj si ribaltò e il Danese si ruppe un braccio, che gli rimase penzolante. Ordunque, tutti e sette si riunirono.
– Ragazzi! – disse il Bombarolo – Qualcuno deve andare vicino al Drago, sacrificarsi e far esplodere questa bomba… –
– Se è per salvarvi tutti, posso farlo io… – esclamò Götz.
– No! – esclamò una voce – Lo farò io.
Era stato proprio Nikolaj a parlare.
– IO sono il Signore del Fuoco, non quel Drago a Plutonio! –
– Ma hai un braccio rotto. –
– Pazienza. Se non lo faccio esplodere io, non potrà farlo nessun altro. Io ho le fiamme nel sangue! –
Nikolaj prese la Bomba Atomica sotto l’ascella del braccio buono. Quel folle atto eroico era l’unico modo che lui aveva per morire con onore e potersi dire, finalmente, agli stessi livelli del suo rivale: Abbondanzio.
– Pirom… Nikolaj. Ne sei davvero sicuro? – domandò il Bombarolo quando tutto era già pronto.
Nikolaj però non rispose, ma scoppiò in lacrime.
– Addio, amico – lo salutò.
Il kamikaze si mise dunque a correre verso il Fuoco Nero; il Drago però, appena lo vide, cercò di incenerirlo con una delle sue Fiammate Nucleari, e Nikolaj venne colpito in pieno. Però, proprio mentre cadde a terra bruciando, e tutti stavano già piangendo la sua morte, si rialzò: sembrava un po’ come la Torcia Umana dei Fantastici 4, stava ancora in piedi!
Nessuno può abbattere Nikolaj il Piromane! – esclamò fra sé e sé, sempre mentre bruciava. – Addio, amici miei, non dimenticatevi del mio sacrificio! –
Quindi, si mise a correre e, gridando per il dolore delle fiamme, si gettò verso il Drago e fece scoppiare la Bomba.
Il Danese esplose, e con sé anche quella bestia.
Ci fu un’esplosione nucleare abbastanza mediocre, ma comunque tale da far cadere tutti per terra sotto gli occhi increduli della folla.
Appena si rialzarono, il Drago non c’era più: al suo posto, vi era una massa informe di Plutonio. Questi si alzò e, mentre si andava disintegrando, cercò di spiccare il volo, ma non riuscì nel suo intento perché si polverizzò.
– È finita! – esclamò Götz, che sanguinava d’appertutto – Abbiamo finalmente sconfitto il Fuoco Nero! –
– Sì, ma a che prezzo? – rispose l’Italiano aggiustandosi gli occhiali rotti. – Nikolaj è morto per noi… –
Stalin, terrorizzato, scese anch’egli nell’arena mentre tutti gli altri spettatori fuggivano da ogni parte, impauriti da quegli eroi.
– No… Non ci posso credere! – esclamò – Avete distrutto un progetto durato anni e anni! Voi non siete normali! – esclamò Stalin, avvicinandosi (ma non troppo) ai membri della F.I.G.A. e agli archeologi rimasti.
– Se è bastata una semplice Bomba Nucleare del Bombarolo per uccidere il tuo Fuoco Nero, si vede che alla fine non era poi così potente! I Draghi andavano bene nel Medioevo, non nel XX secolo. – disse George e, prima che Stalin potesse estrarre la sua pistola, Abbondanzio lo headshottò dalle spalle.
Vedendo la – seconda – morte di Iosif Stalin, alcuni degli spettatori russi rimasti scesero anch’essi in campo armati e infuriati, accerchiando i nostri eroi. E, proprio mentre sembrava ormai finita… Deus Ex Machina!
Da molto lontano arrivò la Barca di Yago, in gran forma, per metterli in salvo. Accostandosi a terra, fece da barriera fra i nemici e gli attaccati.
– Amica mia, qual buon vento! – esclamò il Marinaio entusiasta. Tutti salirono sopra la nave e fuggirono all’ultimo momento.
Adesso era davvero finita.

LE AVVENTURE DELLA F.I.G.A. – 1967, IL FUOCO NERO [PARTE III]

 2 SETTIMANE DOPO…
Götz era a casa sua, con sua moglie e i suoi tre figli. Ad un certo punto, suonarono al campanello.
Era George.
– Spadaccino, dobbiamo uscire a fare due chiacchiere. – disse questo.
Il Tedesco lo seguì e insieme si fecero una passeggiata fra le campagne della Germania.
– Andiamo subito al dunque. Non possiamo andare più avanti così. – disse George – Solo uno di noi due può comandare la F.I.G.A., e tu non ne hai le capacità. –
– Scozzese, renditi conto che tu invece sei diventato un folle. Non che tu sia stato mai normale, ma ultimamente non ti riconosco più… –
– Quando abbiamo sconfitto il Fuoco Nero, però, non mi pare che tu abbia fatto qualcosa per salvarci la pelle! –
– Ho fatto il possibile. –
– Forse la F.I.G.A. starebbe meglio con te… a tre metri sotto terra…
Götz si fermò.
Erano in un ponticello, sopra un piccolo fiumiciattolo.
– Non farmi fare la cosa sbagliata. Ritira quello che hai detto, prima che io ti uccida. Mi sono stancato di te! – intimò lo Spadaccino.
– Ah! Non solo mi sputi in faccia, adesso mi minacci pure?! –
Fu così che George estrasse una Spada dalla sua tasca.
Maledetto! Ti sei portato anche la Spada! – disse Götz, che a sua volta estrasse la propria Katana, nascosta anch’essa dentro una tasca.
Anche tu, a quanto pare! – esclamò George.
– È arrivata l’ora della resa dei conti. Prima o poi, doveva arrivare. –
E fu così che, incrociate le spade, cominciò un drammatico duello fra due vecchi amici. Un duello atteso da anni ormai, come due leoni in una stanza si azzannano a vicenda.
Lo scontro si tenne sopra quel piccolo ponte. Götz era molto più esperto con la spada del suo avversario, ma lo Scozzese era comunque molto veloce.
Ci furono dei fendenti, delle stoccate e persino delle imbroccate. Dopo qualche minuto, durante un momento di debolezza del “nemico”, il Tedesco si svincolò dalla lama avversaria e fece un profondo taglio nel petto di George, che cadde a terra dolorante stringendosi la parte ferita. George si rialzò, tentando un colpo alla gola e, fallendolo, cadde nuovamente per terra sputando sangue.
È finita, Scozzese! Hai perso! – esclamò Götz.
– Non ancora… –
All’improvviso, mentre il suo ex compagno si distrasse per un secondo, George gli lanciò negli occhi un pugno di terra, accecandolo. Götz incominciò a gridare e a stringersi gli occhi.
– Bastardo! Non ci vedo più, bastardo! –
– Adesso imparerai a capire chi comanda. –
Dopo aver detto ciò, George afferrò le due spade e cominciò ad affettare Götz; prima gli mozzò le braccia, poi entrambe le gambe. Infine, quando rimase solo il busto, per farlo smettere di urlare e dire frasi ingiuriose, gli tagliò anche la lingua.
– E ora, mio caro Spadaccino, chi ti salverà?! EH?! Sono io che comando, qui! E tu sei finito oramai! Addio, porta i miei saluti a Nikolaj & Co. – esclamò lo Scozzese, prendendo il povero corpo di Götz senza membra e lanciandolo nel corso d’acqua, verso la morte certa.
Adesso che Götz era fuori dai piedi, era tornato ad avere finalmente l’agognato potere. Ma per quanto tempo lo riuscirà a tenere?

FINE 1967 [Parte II, III]

Nella prossima puntata: Le Avventure della F.I.G.A. – 1972.

 

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M.A.D.
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