Antigravità, navi volanti & supposte

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Alzi la mano chi non ha mai fantasticato di potersi librare nell’aria, libero da ogni costrizione, raggiungendo altezze impressionanti, sorvolando vallate, città, oceani, là, dove osano solo le aquile!

Sicuramente è proprio questo pensiero che, durante i secoli, ha permesso lo sviluppo di idee sempre più vicine al concetto odierno di volo: il povero primate semi-evoluto tenta continuamente il salto verso l’infinito, con buffi marchingegni volanti o a bordo di enormi e pericolosissimi razzi; coraggioso e sprezzante del pericolo mette in gioco la propria vita per il sogno di Icaro.

La poetica e la romanticheria che questo concetto esprime, però, viene ridotta spesso a poco più di una carcassa metallica contorta, a causa di un nemico invisibile e potentissimo: l’interazione gravitazionale.

Tralasciando gli aspetti fisici della questione (natura, teorie, digressioni e quant’altro), vi propongo di tuffarvi in una sorta di ucronia fantascientifica, o se volete una riflessione futuristica, immaginando l’improvvisa sconfitta della forza di gravità grazie ad un dispositivo scientifico di nuova concezione.

Immaginiamo l’improvvisa sconfitta della forza di gravità grazie ad un dispositivo scientifico di nuova concezione.

Come la storia insegna, la miniaturizzazione dell’oggetto non sarà sicuramente il primo pensiero del suo inventore: proviamo quindi a stimarne una possibile dimensione.

Sicuramente questo punto è forse il più difficile da prevedere e purtroppo uno dei più “impattanti”, poiché l’ingombro dell’oggetto sarà certamente funzione dei processi fisici interessati.

Ipotizzando dunque che l’antigravità sia scaturita dall’interazione di fenomeni di elettromagnetismo e, perché no, plasma ad alte pressioni e temperature (come sostenuto da alcune odierne ipotesi non confermate ufficialmente); senza addentrarmi in digressioni in leggi fisiche di non semplice (mia) digeribilità, “standardizzerò” l’invenzione nelle dimensioni di un pesante parallelepipedo di circa 25 x 8 x 10 metri.

Adesso che abbiamo il nostro aggeggio gravitazionale lucente, magnifico, già testato in laboratorio, e valevole per il  premio Nobel…

…dovremo occuparci di effettuare qualche test, per presentare al mondo la più grande invenzione dell’uomo, dopo la carta igienica. Qua sorge un altro dilemma: dalle riserve economiche dell’inventore dipenderà la prima applicazione.

Scartata l’ipotesi “invenzione casalinga” a causa dei possibili costi di sviluppo troppo elevati ed inaffrontabili senza un discreto/enorme finanziamento, nonché per le elevate dimensioni dell’oggetto, considereremo che il brevetto sia adesso di proprietà di una azienda Ital-Petrol-Ceme-Termo-Tessil-Farmo-Metal-Chimica di grosse dimensioni; una realtà industriale che comunque possa anche aver accesso a enormi fonti di energia, come il nucleare, per garantire corretta alimentazione al proverbiale marchingegno.

Ricapitoliamo.

Le grosse dimensioni del dispositivo, le sue necessità di installazione e alimentazione, nonché il mantenimento degli standard di sicurezza, ci portano a supporre che:

Il primo esperimento applicativo in grande stile, per testare le effettive funzionalità di un dispositivo anti gravità, verrebbe effettuato su una nave appositamente allestita.

Il gioco del se-fossi diventa però a questo punto sempre più complesso; entrano in gioco variabili impossibili da definire, come ad esempio la percentuale con cui il dispositivo possa interagire con la massa degli oggetti (se di possibile diminuzione di massa possa trattarsi).

Tralasciando quindi le implicazioni dirette, considerando magari anche che il carburante usato per alimentarlo sia relativamente ottenibile a buon mercato, potremmo comunque divertirci a immaginare quali scenari potrebbero presentarsi in seguito a una così grande scoperta.

Dopo lo sbigottimento iniziale nel veder un cospicuo sollevamento di migliaia di tonnellate di ferraglia navale…

…Sicuramente diverse aziende comincerebbero a fregarsi le mani: la corsa all’anti gravità è appena cominciata.

Electrical_Experimenter_1916_05L’astruso congegno verrebbe impiegato dopo pochi mesi per l’allestimento di flotte di giganti d’acciaio volanti.

Forse addirittura all’ inizio “semplicemente” convertendo gli attuali bastimenti (sempre che questo sia fattibile ai fini strutturali), rendendo istantaneamente obsoleto il trasporto via mare.

E gli aerei? Che fine farebbero?

La loro esistenza non sarebbe, almeno nei primi anni di sviluppo, minacciata.

Le dimensioni dei dispositivi anti-g non permetterebbero il montaggio su aeromobili e la loro maggior manovrabilità e velocità ne renderebbe utile l’uso ai singoli fini di trasporto persone o per trasporto merci a veloce deperimento.

Certo che la parte relativa alla concezione del sistema di propulsione non sarà sicuramente facile… provate voi, anche eliminando la gravità, a lanciare il Titanic a mach 1!

L’entusiasmo per il nuovo sistema di trasporto, però, si scontrerebbe con problematiche di non semplice risoluzione: il caos burocratico regnerebbe sovrano.

Le leggi e le procedure che regolano il traffico aereo internazionale andrebbero totalmente riviste e riscritte.

Le leggi e le procedure che regolano il traffico aereo internazionale andrebbero totalmente riviste e riscritte, implementando nuovi radar e impiegando maggior numero di torri di controllo e monitoraggio, istituendo nuove rotte commerciali e divieti per gestire l’enorme (e pericolosissima, in caso di mal funzionamenti vari) mole dei leviatani volanti.

La difficoltà di organizzazione del traffico aereo, con conseguenti alti costi di mantenimento, o gli eventuali incidenti disastrosi, coinvolgenti forse anche pericolose fonti energetiche, renderebbero presto o tardi necessario lo sviluppo e la costruzione di scafi adatti al volo spaziale, decongestionando così l’oramai affollata atmosfera.

Ma perché non costruirli da subito? La risposta è semplice: il limite di quota non sarebbe imposto dal limite tecnologico, bensì dagli immediati prospetti di guadagno e dal contenimento dei costi, derivati anche dal non dover adattare la nave al volo spaziale, con tutte le problematiche che esso può comportare (habitat e protezioni varie in primis); il denaro sarebbe, come sempre, sicuramente un fattore influenzante.

La possibilità di arrivare in orbita con una spesa molto più bassa dei motori a razzo, con una capacità di carico infinitamente più grande, permetterebbe una rapida espansione nei pressi della Terra e della Luna, purché utilizzando motori appropriati, in grado di fornire alle aeronavi (ormai spaziali) sufficiente propulsione per il viaggio.

 

 

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E così, la conquista dello spazio, quella vera, avrebbe finalmente inizio.

yamato_2199_yamato_shoulder_patch_2_by_talos56-d5goy14Mi voglio fermare qua, ignorando anche gli aspetti militareschi della scoperta, sicuramente non ultimi e interessanti, ma di cattivo auspicio per il nostro futuro; voglio però puntualizzare che il fattore influenzante la nostra società, in caso di creazione di un sistema anti gravitazionale, sarebbe rappresentato dalla dimensione stessa del suddetto attrezzo.

Più piccolo sarà e più sconvolgerà le nostre vite. Immaginate se, oltre a indossare cinture gravitazionali e scarpe volanti, il vostro medico vi possa prescrivere… Una supposta anti-g!

 

 

 

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