Hillary, Claire e la White House

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È notizia di questi giorni che per le prossime elezioni presidenziali U.S.A. correrà anche Hillary Clinton.

Fin qui nulla di strano, ci aveva già provato nel 2008, poi sconfitta, di poco, da Barack Obama primo presidente di colore, ora ci riprova con “Hillary for America” ed è pronta ad essere il primo presidente donna.

I tempi sono maturi. Dopo essere stata First Lady fino al 2001 è stata Senatrice fino al 2009 e Segretario di Stato fino al 2013, da qualche mese è diventata anche nonna ed ora vuole diventare la donna di potere che è sempre stata, questa volta seduta dalla parte giusta del tavolo.

 

Spoiler Alert
L’articolo che segue contiene possibili spoiler della terza stagione di House of Cards. #sallo

 

Tutto regolare, se non fosse che ieri sera ho visto le ultime puntate di House of Cards e un campanello è suonato nella mia testa.

E se la serie televisiva rivelazione degli ultimi tre anni non fosse altro che una lunga campagna elettorale a favore della presidenza Clinton?

Se quel campanellino sia suonato per il massiccio consumo di caffè d’orzo o per quel finale di una terza stagione “un pò così”, non saprei.

Una terza stagione che separa in due quell’individuo unico che si era creato dall’unione di Frank e Claire Underwood, una unione di menti e di intenti, una carro armato dell’arrivismo che lascia sotto i suoi cingoli una serie di vittime e feriti, un individuo unico ed ermafrodita, come quello che Aristofane racconta nel Simposio, che poi, per invidia divina, verrà diviso in due.

Una poltrona per due è piuttosto scomoda se non sei Eddy Murphy e Dan Aykroyd.

Qui non ci sono dei. Loro stessi si sono creati, modellati, uniti in un tutt’uno e loro stessi sono arrivati quasi al culmine (il vero culmine sarebbe essere un presidente eletto non un presidente con delega), per scoprire che una poltrona per due è piuttosto scomoda se non sei Eddy Murphy e Dan Aykroyd.

Che la serie sia una buona pubblicità per spingere gli Americani al voto facendoli interessare alla vita politica tramite la regina dei media, non sembrerebbe poi tanto una cattiva idea, ma come sempre il diavolo sta nei dettagli e come sempre bisognerebbe andare a ricercare chi confeziona questi dettagli.

C’è una donna forte, ambiziosa, combattuta, amata dal popolo più del marito, tanto da esserne la punta di diamante della campagna elettorale e tanto da guadagnarsi un “I wish you were running for president” che nella sua mente suona come una conferma di un’idea che già occupava i suoi pensieri. C’è stato lo scandalo sessuale, il licenziamento da ambasciatrice ONU e ci sono altre piccole e mastodontiche rinunce che la porteranno infine a lasciare il “povero” marito. Stiamo parlando di Claire non di Hillary.

Che lo lasci davvero e che decida di candidarsi come Presidente, ancora non ci è dato sapere, lo scopriremo solo verso Febbraio 2016 quando uscirà la quarta stagione di House of Cards.

Due carriere simili, una è finzione l’altra realtà.

Chi si candida davvero però è Hillary, forte, ambiziosa, combattuta, un tempo molto amata dal popolo, uno scandalo sessuale, il progetto sull’ “health care” mai approvato e soprannominato in modo dispregiativo come “Hillarycare”. Due carriere simili, una è finzione l’altra realtà.

Ma riusciamo a distinguerle così nettamente?

Ed ecco ancora quel campanello.

Se Claire diventerà l’amata beniamina del popolo americano televisivo, se mostrerà al mondo come una donna può gestire un intero Paese, se ci mostrerà le debolezze e le difficoltà che convivono con questo ruolo tanto da farci entusiasmare e lasciare a metà un secchiello di alette di pollo per andare a votare, potrebbe riuscirci anche il suo alter ego reale?

E se davvero, la serie televisiva, non fosse altro che una lunga campagna elettorale che ci faccia abituare a vedere le cose in un certo modo, e noi non fossimo altro che la rana che senza accorgersene è già nella pentola di acqua calda?

Chapeau! Se fosse veramente così qualcuno dello staff di “Hillary for America” sa fare il suo mestiere. A volte, è più facile, ma anche più bello, vedere macchiavellici gomblotti che accettare la realtà così come appare.

Ma le rane non siamo noi. Noi non andremo a votare e a noi, forse, non cambierà la vita sapere se il nostro sarà ancora una volta il paese dove si può realizzare il sogno americano o almeno il sogno di Hillary.

  • Sarà la campionessa che promette di essere?
  • Sarà il cambiamento tanto atteso?

A queste e tante altre domande non avremo risposta fino al prossimo Novembre 2016.

 

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