Purché funzioni

dark-winter-road

Un uomo sulla sessantina sta guidando una station wagon grigio metallizzata sulla statale in direzione delle montagne.

Sono le 6 del pomeriggio e il cielo è già scuro come la notte, il tiepido calore del sole accumulato durante il pomeriggio sta lasciando il posto a qualche improvvisato brivido di freddo. La strada è abbastanza trafficata.

Sul sedile passeggeri della station wagon, un giovane uomo sulla trentina è piuttosto teso, la sua posizione rigida, le palme delle mani appoggiate ordinatamente sulle gambe e lo sguardo fisso sulla strada, non fanno di lui un ottimo compagno di viaggio.

«Senti, non c’è motivo di essere preoccupato» disse l’autista, scuotendo il capo«io non avevo una famiglia quando ho iniziato sai, me la sono costruita negli anni. Ho conosciuto mia moglie in posta mentre depositavo dei soldi, pensa un pò!» dice, sagomando le labbra nel tipico sorriso di chi ricorda qualcosa di piacevole. «Una storia come tante che non te la spiego neanche, poi in un attimo passano trent’anni, hai due ragazzi che lavorano, il secondo quest’anno con la squadra ha vinto il campionato, sono cose che ti riempiono di orgoglio. E non le ho mica organizzate, arrivano e basta, è la normalità.»

Ci fu un attimo di silenzio, il passeggero, guardò l’uomo per qualche secondo poi tornò a guardare la strada. Stava per rispondere che a lui non fregava niente di quello che gli stava dicendo, non aveva nessun tipo di problema e non amava parlare di cose che non fossero lavoro.

Soprattutto non amava parlare della sua vita privata.

Soprattutto quando aveva un lavoro da fare.

E poi, la normalità, un concetto così astratto che perdeva ogni significato pronunciato dalle labbra screpolate di un ciccione di mezza età, uno per cui la normalità sarebbe stata bere birra e ingurgitare ogni sorta di cibo come se non avesse alcuna importanza, come se tutto andasse fatto, come se non esistesse una scelta, un uomo che vedeva una sola strada, un uomo che si sarebbe svegliato un giorno nel futuro e avrebbe ansimato scendendo le scale di casa. Il colesterolo, magari un pò di fatica a respirare, tutto sarebbe rientrato nella normalità, anni di visite, spostamenti, rimpianti e alla fine sarebbe finita come finisce sempre.

In quel momento il Giovane ricordò un fatto di parecchi anni prima, sua madre rimproverava spesso suo padre, con quel fare che hanno le madri verso i padri, un po’ maestre, un po’ voce della verità, lui non sapeva chiedere le cose nel modo giusto e lei gli ripeteva che ci sono due modi per ottenere quello che si vuole, la via più breve è chiedere, ma non sempre è efficace, la via più sicura è non chiedere. Papà lo diceva spesso a me e a mia sorella, mia madre l’aveva stregato sin da giovane, e gli piaceva proprio per questo.

Non voleva di certo offendere l’uomo che guidava l’auto in cui stava viaggiando, ma voleva davvero farlo stare zitto. Guardò le punte delle dita in cerca di un modo garbato per chiedere al Vecchio di starsene zitto, aveva un grande rispetto dei consigli della madre ma ancora di più adorava mettersi alla prova.

Fece per aprir bocca, quando l’autista riprese.

«Mia moglie legge un sacco di giornaletti, ne comprerà quattro o cinque a settimana, conosce tutto, le stelle, l’oroscopo, la luna piena, tutti quegli articoli sulle donne che non trovano un uomo, i tagli di capelli che vanno bene se hai il viso ovale. Ho provato a leggerli anche io ogni tanto, quando sono in bagno» una breve pausa,«mica lo faccio di proposito, eh, solo quando mi dimentico il giornale» aggiunse veloce come una scheggia «si lamentassero con i loro mariti magari risolverebbero qualcosa, invece no, loro devono sentire il parere di altre donne, sono sempre…»

Schiacciò freno e frizione talmente forte che avrebbe potuto bucare la lamiera della macchina.

Un’auto era sbucata nella corsia di accelerazione e aveva aspettato l’ultimo minuto per immettersi in carreggiata obbligando l’auto guidata dal vecchio a inchiodare.

Questo lo coprì di insulti senza alcun tipo di filtro fino all’uscita successiva. Il giovane provò un brivido di freddo a partire dal collo giù lungo tutta la colonna vertebrale come una goccia di sudore gelido e ci mise qualche minuto a riprendere la posizione sul sedile.

«Forse meglio concentrarci sul lavoro e rimandare i discorsi a dopo.»

Il vecchio annuì.

Il non chiedere, in qualche modo, aveva funzionato anche questa volta.

 

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