The Imitation Game

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The Imitation Game è il film che vede come protagonista Alan Turing, noto per essere stato il pioniere della informatica moderna.

Benedict Cumberbatch reciterà nei panni di Turing, raccontandoci come riuscì a decriptare il codice “Enigma” usato dai nazisti nella seconda guerra mondiale.

A dirigere il film è il regista norvegese Morten Tyldum, sulla sceneggiatura di Graham Moore basata sul romanzo “Alan Turing. Storia di un enigma” di Andrew Hodges.

 

Il film è stato girato in Inghilterra, in otto settimane in diverse location a Londra, nell’Oxfordshire, nel Buckinghamshire e nel Dorset, tra cui: una villa vittoriana che è stata l’ex casa di Ian Fleming, scrittore e funzionario navale dei servizi segreti; una base dismessa della Royal Air Force; la stazione di King Cross; la Sherborne School, dove studiò il giovane Turing e lo stesso centro di crittoanalisi Bletchley Park; alcuni interni sono stati girati agli HDS/CHAK89 Studios nel Middlesex.

Durante l’inverno del 1952, le autorità britanniche entrarono nella casa del matematico, criptoanalista ed eroe di guerra Alan Turing (Benedict Cumberbatch) per indagare su una segnalazione di furto con scasso.

Le autorità non sapevano che stavano arrestando il pioniere della moderna informatica.

Finirono invece per arrestare lo stesso Turing con l’accusa di “atti osceni”, incriminazione che lo avrebbe portato alla devastante condanna per il reato di omosessualità. Le autorità non sapevano che stavano arrestando il pioniere della moderna informatica.

Noto leader di un gruppo eterogeneo di studiosi, linguisti, campioni di scacchi e agenti dei servizi segreti, ha avuto il merito di aver decifrato i codici indecifrabili della macchina tedesca Enigma durante la II Guerra Mondiale.

Ritratto intenso e inquietante di un brillante e complesso uomo,

The Imitation Game mostra un genio che sotto una pressione angosciante ha contribuito a ridurre la durata della guerra

e, quindi, a salvare milioni di vite. Diretto da Morten Tyldum sulla sceneggiatura di Graham Moore, il film è interpretato da Benedict Cumberbatch, Keira Knightley, Matthew Goode, Rory Kinnear, Allen Leech, Matthew Beard, Charles Dance e Mark Strong.

 

 

 

La Produzione

La storia del criptoanalista britannico Alan Turing, incredibilmente vera sebbene in gran parte sconosciuta, si diffuse a macchia d’olio nella cerchia di Hollywood nel dicembre del 2011. The Imitation Game, la sceneggiatura sulla vita di Turing scritta da Graham Moore, raggiunse il primo posto della leggendaria Black List, la gradutatoria stilata dai dirigenti di Hollywood sulle sceneggiature più apprezzate ma ancora non prodotte.

Teddy Schwarzman, a capo della casa di produzione cinematografica e società finanziaria Black Bear Pictures, ne fu conquistato immediatamente. “L’ho letta tutta d’un fiato, era così intensa e ricca di significato storico, con una avvincente protagonista incompreso. Era una sceneggiatura dove riuscivi a scorgere il film molto chiaramente, scritta in modo intelligente, con dialoghi estremamente stilizzati che però lasciavano sempre in primo piano i personaggi”. Schwarzman sapeva che era perfettamente conforme ai canoni della Black Bear Pictures: storie originali, coinvolgenti e complesse incentrate sui personaggi, come il recente e acclamato All is Lost – Tutto è perduto interpretato da Robert Redford.

La storia di come è nata la sceneggiatura è un po’ più complessa. Alla fine del 2009, i produttori Nora Grossman e Ido Ostrowsky della Bristol Automotive lessero una articolo sul discorso del Primo Ministro Gordon Brown che a nome del governo britannico si scusava per il trattamento riservato ad Alan Turing dopo la seconda guerra mondiale. Non conoscendone la storia, fecero ricerche su Turing e scoprirono una vita straordinaria sconosciuta ai più, soprattutto negli Stati Uniti. Opzionarono immediatamente la biografia di Turing scritta da Andrew Hodges. Durante una festa incontrarono il giovane romanziere Graham Moore che professò il suo grande interesse per la storia Turing; e fu così che il trio iniziò ad escogitare un piano per delineare la sceneggiatura. Il titolo di un articolo scritto da Turing nel dopoguerra fu di ispirazione per Moore. Descriveva dettagliatamente il metodo inventato da Turing per determinare se qualcosa fosse in realtà una macchina o una persona reale. Una specie di banco di prova, ma Turing lo considerava “un gioco” – The Imitation Game.

Nell’autunno del 2012, dopo aver considerato una possibile collaborazione con gli Studios, Grossman e Ostrowsky erano alla ricerca di una nuova casa di produzione per il progetto. Tra i tanti pretendenti, incontrarono Schwarzman che immediatamente entrò a far parte del progetto.

Schwarzman, Grossman, Ostrowsky e Moore desideravano raccontare la stessa storia nello stesso modo, rendere omaggio a una vita straordinaria e al contempo privilegiare gli elementi più impegnativi e particolari della storia.

“E’ la storia di una vita straordinaria,” commenta Moore “E’ una di quelle storie che se uno l’avesse inventata non sarebbe stata credibile; una persona che ha vissuto così tante esperienze drammatiche, un genio, un eroe di guerra, l’uomo che ha inventato il computer ed è stato perseguito dal Governo per la sua omosessualità e che infine si suicida – e tutto questo in un unico film. E’ incredibile eppure è la verità”.

Nonostante le straordinarie circostanze della vita di Turing, tutti hanno provato grande ammirazione personale e un forte legame con la sua vicenda.

Schwarzman condivide l’entusiasmo di Moore: “E ‘una storia che il mondo aveva bisogno di conoscere. I polacchi e gli inglesi avevano lavorato per anni per decodificare il codice senza ottenere progressi rilevanti; è quindi davvero avvincente vedere un professore che passeggia a Bletchley Park e che senza alcuna formazione specifica trova un modo per risolvere un problema impossibile. Volevo che la gente sapesse cosa Turing avesse fatto e vissuto prima, durante e dopo la sua permanenza a Bletchley Park. Ho voluto raccontarlo nella sua unicità e nel percorso in cui egli ha salvato innumerevoli vite.

Dal punto di vista tematico, Schwarzman si è inoltre trovato in sintonia con la sceneggiatura. “Io tendo ad apprezzare l’outsider, il pensatore che fa cose che gli altri reputano strane, superflue o sbagliate e che, solo grazie alla sua forza di volontà, trova il modo di fare qualcosa di significativo.

Questa è la storia di un uomo che ha creato qualcosa dal nulla, influenzando profondamente le generazioni a venire”.

Moore fu conquistato dal lavoro di Turing e dall’enorme numero dei suoi seguaci. “Quando ero un adolescente, ero un patito di computer. Facevo parte del gruppo di studio di informatica e andavo pazzo per la programmazione; per chi ha questa passione, Turing rappresenta un oggetto di culto.

Era l’insospettabile inventore del primo computer a cui la storia non aveva fatto giustizia; ricordo che fin da quando ero adolescente avevo sentito parlare di lui dai vari Steve Jobs e Bill Gates. Questo film è la cosa più importante a cui potrò prender parte e non so se in futuro riuscirò a fare qualcosa che amo altrettanto, ma io sono molto contento di aver avuto ora questa occasione.”

Condividendo la stessa visione, i produttori hanno cercato di assemblare un team artistico che fosse travolgente e di grande valore come l’argomento stesso. “Sapevamo di avere una sceneggiatura speciale che combinava un biopic convenzionale con l’analisi di un personaggio e il thriller, quindi volevamo un regista che non avrebbe creato quel genere di film biografico che tutti abbiamo già visto,” osserva Ostrowsky .

Individuare il regista perfetto era di estrema importanza. Solo pochi avrebbero saputo sintetizzare tutti gli elementi narrativi in una visione ad ampio spettro e ricca delle sfumature necessarie per rendere giustizia alla storia di Turing.

“Siamo stati onorati dell’interesse a partecipare al progetto dimostrato da molti registi di talento”, ricorda Schwarzman. “Poiché sia lo sceneggiatore che i produttori sono americani, abbiamo intuito subito che il film andava girato nel Regno Unito per maggiore fedeltà alle radici storiche. “Ma fu una scelta difficile che ci prese in contropiede.” Alla fine è stato un regista norvegese a lasciarmi senza fiato per la sua capacità di comprendere i personaggi. Morten Tyldum percepiva ciò che muoveva ogni personaggio nella storia e che, in sintesi, si trattava di una storia incentrata sui temi dell’amore, della perdita e del trionfo”.

Ancora relativamente poco noto negli Stati Uniti, il regista norvegese Tyldum aveva diretto diversi film in Norvegia, tra cui HEADHUNTERS (nominato ai BAFTA). “Ho semplicemente adorato quel film.

Tutti gli elementi presenti in quel film traducevano i singoli aspetti che erano necessari al nostro: il senso di propulsione e di tensione, la corsa contro il tempo, la caccia, la ricerca. C’è un protagonista antipatico ma sul quale non possiamo fare a meno di puntare. C’è umorismo e leggerezza, a volte, quando è necessario. Il modo in cui il film è stato girato dimostra una maestria artistica che mi ha fatto pensare che se un regista aveva lavorato con così tanta abilità e passione per raccontare quella storia, avrebbe creato qualcosa di veramente speciale con la nostra.”

Moore incontrò Tyldum e sentì che era la persona perfetta: “Non avevo mai pensato che ci saremmo ritrovati con un regista così abile. Dopo averlo incontrato ho chiamato tutti gli altri e ho detto “E’ lui il regista del film. L’ho appena ingaggiato!”

Schwarzman sottolinea: “E’ importante e necessario trovare un regista che sia di ispirazione e stimolo, qualcuno sicuro e abile ma allo stesso tempo collaborativo e dotato di sensibilità emotiva e che comprende veramente ciò che si intende portare sullo schermo. Dopo i miei due incontri con Morten, avevo completa fiducia nella sua visione del film.”

Per Tyldum rimanere fedele alle radici iconoclaste di Alan era essenziale per realizzare THE IMITATION GAME. “E’ una storia molto importante che rende omaggio all’essere diversi e quanto sia fondamentale in una società avere persone che la pensano differentemente e che non seguono la norma,” dice Tyldum. “Turing subì una grande ingiustizia, ma non scese mai a compromessi con i suoi ideali. E il mondo è migliore grazie al suo coraggio.”

Tyldum, nel suo ruolo, si è sentito un po’ nella medesima condizione di outsider ed ha voluto sfruttare la sua eredità non-britannica a vantaggio del film. “Penso che sia un bene avere una visione esterna, poiché questo porta a fare particolare attenzione a tutti elementi della storia. Fu un periodo importante nella storia britannica, non si poteva commettere errori. Ma le idee di Alan erano molto più grandi e importanti rispetto al periodo e alla guerra. Per questo penso che questo non sia solo un film storico. E’ molto di più.”

Ingaggiato Tyldum, era necessario individuare l’attore giusto per il personaggio principale su cui l’intero film è incentrato. Il film aveva bisogno di un attore che potesse sintetizzare il genio di Turing, la sua umanità e la miriade delle sue complessità. “Ancor prima di aver ottenuto l’ingaggio come regista e prima che Benedict Cumberbatch si affermasse negli Stati Uniti, ho detto che era lui a dover interpretare Alan Turing”, ricorda il regista. “Penso che Benedict abbia quel giusto mix di sensibilità e di forza; non molti possono impersonare un genio e farlo diventare credibile. Trasmette così tanto della sua vita interiore al punto da pensare veramente che Benedict diventi Alan Turing e che quest’uomo sia in grado di partorire grandi idee”.

Moore ricorda quanto sia stato emozionante trovare l’attore giusto per interpretare Alan. “Per Benedict ottenere il ruolo è stato come vincere alla lotteria. E’ presente in quasi ogni fotogramma del film. Pochi attori al mondo sono in grado di gestire una parte del genere. E poi Turing non è solo un genio, è anche omosessuale per di più non dichiarato e inoltre deve trovare il modo per vincere la seconda guerra mondiale. Benedict non si limita a trasmettere l’intelligenza di Alan Turing, la incarna e il suo livello di devozione al personaggio è tale che avrebbe potuto competere con Alan Turing stesso.”

“L’attore che interpreta Alan deve essere incredibilmente intelligente e con Benedict questo non è mai in discussione”, aggiunge Ostrowsky condividendo la stessa visione: “Si percepisce come sia acuto, intenso, curioso, misterioso ed enigmatico.”

La sfida seguente era trovare l’attrice che impersonasse Joan Clarke, sparring partner di Alan sia nel lavoro che nella vita e lei stessa una brillante matematica. Joan è una donna moderna per i suoi tempi, un personaggio poliedrico che richiedeva un’attrice di abilità comprovata. Si presentò la candidata all’Oscar® Keira Knightley. “Ero entusiasta che Keira volesse interpretare Joan”, dice Tyldum. “Ha dato così tanta forza e allo stesso tempo vulnerabilità al personaggio. Cattura l’attenzione quando è sulla scena. E’ meravigliosa e penso che questa interpretazione sia molto diversa dalle sue precedenti in altri film storici. Impersona qualcuno che è intelligente e abile tanto quanto Turing. Ed è proprio perché lei possiede tutte queste qualità che mancano ad Alan che diventa così fondamentale nella sua vita. C’è una grande chimica tra loro.”

Per completare il gruppo di Bletchley Park mancava di assegnare il ruolo di Hugh Alexander. Uomo estremamente abile, Hugh possiede un fascino vincente e un aspetto molto gradevole oltre ad avere un’incredibile predisposizione per i numeri.

Per il cast c’era l’imbarazzo della scelta di talent inglesi. “Ho il cast perfetto,” dice Tyldum “E’ impossibile distogliere lo sguardo da Mark Strong nelle scene in cui è presente. Charles Dance porta tale autorità al suo personaggio da sembrare un militare nato. L’interpretazione di Rory Kinnear nel ruolo di Nock è incredibilmente stratificata per non parlare dei decrittatori – Allen e Matthew. Sono stato così fortunato a lavorare con questo gruppo di attori, non potrò mai elogiarli e ringraziarli abbastanza.”

Mentre l’accuratezza storica è stata il nodo cruciale per la produzione, Moore evidenzia i miglioramenti creativi del film. Il Detective Nock, per esempio, interpretato da Rory Kinnear, è un elemento fondamentale per il coinvolgimento del pubblico nella storia. “Detective Nock è un nome falso – il nome viene da un mio vecchio compagno di stanza”, ammette lo scrittore. “Egli ci dà un altro punto di vista e mettendo il pubblico nella testa del poliziotto che lo ha arrestato, possiamo vedere come una persona normale, non una persona cattiva, potrebbe finire per fare una cosa così orribile ad Alan. Non volevamo ritrarre Alan come un personaggio triste a cui sono successe cose brutte, quindi abbiamo deciso di mostrare i suoi ultimi anni attraverso la prospettiva del detective. Nock serve a creare il mistero intorno a Turing: Chi è? Che segreto nasconde? Contribuisce anche a far sì che il pubblico si senta colpevole per quello che è successo a Turing. Nock non è una cattiva persona nè malvagia. Ciò che succede a Turing non è colpa sua ed è una cosa profondamente ingiusta e con quell’ingiustizia tutti devono fare i conti.”

Per completare il cast, i produttori avevano bisogno di un cast tecnico di prima qualità. Tyldum aveva in mente uno schema visivo ben preciso fin dall’inizio e senza sacrificare il realismo, desiderava la versione più dinamica assoluta dal punto di vista della fotografia. “Ho voluto il direttore della fotografia Óscar Faura dopo aver visto THE IMPOSSIBLE che era girato così splendidamente. Subito dopo ho visto THE ORPHANAGE e il modo in cui ha gestito la luce è così suggestivo. Sono felice di aver trovato un direttore della fotografia così rispettoso del periodo storico che ha saputo in modo sensibile ricostruire la sua tragica eleganza.”

La scenografa Maria Djurkovic era già molto apprezzata da Tyldum. “Lei mi ha dato tanto ricreando quel mondo così come la costumista Sammy Sheldon Differ che ha reso tutto intrigante ed elegante senza essere glamour. Ho avuto meravigliosi direttori di reparto per tutte le riprese.

“La troupe nel Regno Unito è stata molto professionale e il loro lavoro di uno standard estremamente elevato. E’ stata una produzione multiculturale e internazionale: un regista norvegese, produttori americani, cameraman spagnoli e una troupe britannica; tutto ha funzionato alla perfezione. ”

La scenografa Maria Djurkovic non si è limitata a rispettare le esigenze dell’ambiente in tempo di guerra: “Il mio lavoro è quello di rispondere coerentemente alla sceneggiatura; per me la cosa più importante è trovare un’estetica generale del film, e non è solo perché si tratta di un film d’epoca, ambientato tra un anno e l’altro; la ricerca storica è parte del nostro DNA.

“Ci sono alcune aspettative che le persone hanno rispetto ad un periodo storico e mi piace sempre sovvertirle un po’. Cerco di fare in modo che ogni location venga percepita come un’entità estetica generale e non funzionale alla singola scena. L’aspetto dei film per i quali curo la scenografia tendono ad avere una qualità estetica leggermente amplificata.”

“La gamma di colori del 1940 era piuttosto triste, ma in realtà, analizzando il materiale di ricerca, si comprende che la cosa fondamentale in termini di design è la creazione della Bomba di Turing, la sua macchina di decodificazione, quindi questo è stato il nostro punto di partenza. Andare a Bletchley e vederla dal vivo e in funzione è stato meraviglioso, una straordinaria cosa di legno con un milione di cavi rossi che spuntavano da tutte le parti.”

“Abbiamo dovuto ricreare la Bomba con tutti i suoi quadranti in funzione. Doveva sembrare come quella reale ma allo stesso tempo più interessante! E abbiamo dovuto farlo con soldi e tempo limitati.

“E’ il primo computer, è incredibile, una invenzione sorprendente! Chissà cosa sarebbe successo senza! Non è solo fondamentale per il nostro film, è centrale per la nostra storia. Tutto è all’interno di una scatola di bachelite, così abbiamo deciso di renderla più interessante; la nostra macchina, chiamata “Christopher” appare come sarebbe stata prima di essere messa dentro la scatola nera, in modo da permettere di vedere effettivamente il suo interno.”

Anche la costumista Sammy Sheldon Differ ha dovuto affrontare la sfida di creare e presentare la versione più dinamica di quel periodo storico. “Morten voleva evitare il tono sommesso degli anni ‘40, desiderava un po’ più di vitalità, così abbiamo discusso dell’uso del colore; poiché alcune delle foto originali del periodo che avevo trovato erano a colori, ci siamo accorti che venivano utilizzati molti più colori di quanto si immagini. Era interessante notare la presenza di questi toni di blu, rosso e verde, che spesso non vengono utilizzati nei film ambientati in questo periodo.

La mia intenzione era trasmettere il più possibile e fedelmente la vera natura dei personaggi descritti nella sceneggiatura, ma al contempo utilizzare il colore come mezzo per raccontare la storia.

“Abbiamo cercato di usare gli abiti del periodo, per quanto possibile, reperendo capi con l’etichetta CC41 che venivano concessi al popolo britannico in regime di austerità e contenimento dei costi. Benedict aveva fatto molte ricerche e quando indossava un capo sentiva se andava bene o meno.”

La storia di Alan Turing ha profondamente impressionato il regista, i produttori, il cast e la troupe; Benedict Cumberbatch ha apprezzato l’opportunità datagli di vestire i panni di un così grande uomo.

“Girare a Bletchley Park è stato straordinario, già solo il fatto di essere lì, camminare attraverso quei prati e sotto quegli alberi che c’erano prima e saranno lì ancora dopo di noi. E’ una parte così importante della nostra storia, della nostra storia segreta; ci sono stati momenti in cui si poteva pensare che ci fosse qualcosa di un po’ “soprannaturale” in quello che stavamo facendo.”

Graham Moore riassume così i sentimenti di tutti i soggetti coinvolti: “La storia di Alan Turing ha un finale tragico, ma abbiamo voluto che il film fosse una sorta di celebrazione della sua vita così come del suo lavoro. Spero che questa pellicola possa avvicinare le persone ad una figura difficile e complicata, alla quale difficilmente avrebbero potuto accostarsi. Alan Turing è diverso da chiunque altro e il mio obbiettivo è stato sempre quello di avvicinare il pubblico a quest’uomo, di farlo entrare nella sua mente e nelle sue esperienze. Spero che il pubblico guardi il film e possa comprendere questa persona della quale molte cose sono state tenute segrete e capisca quale straordinario essere umano fosse.”

 

 

 

The Imitation Game sarà nei cinema italiani dal 1 gennaio 2015.

 

(Questo è un hub di contenuto su The Imititation Game, in continuo aggiornamento)

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