L’Europarlamento contro Google

EU-flag

Il Parlamento Europeo si è ufficialmente espresso in favore dell’unbundling di Google, ossia la separazione funzionale del motore di ricerca dalle altre aree commerciali dell’azienda.

Con 348 voti a favore, 174 contrari e 56 astensioni l’Ue ha deciso di puntare i piedi.

Dividere i servizi di ricerca generale da quelli specializzati per le attività commerciali. Questa è la risoluzione sul Break-Up del business di Google. Con 348 voti a favore, 174 contrari e 56 astensioni l’Ue ha deciso di puntare i piedi. Se verrà accolta ed applicata dall’Antitrust infatti, metterebbe a repentaglio il modello economico del gigante del web che attraverso la ricerca gratuita ottiene informazioni sui propri utenti da utilizzare nei servizi di pubblicità e marketing online, da cui deriva gran parte dei suoi profitti.

 

 

Attualmente Google gestisce il 90 per cento delle ricerche su internet in Europa e le aziende concorrenti hanno chiesto alla Commissione di indagare in particolare su:

  • Il modo in cui Google mostra le sue vertical search (le ricerche su un tema specifico come medicina, viaggi, lavoro) in confronto a quelle dei concorrenti.
  • Il modo in cui Google usa i contenuti di altri siti web per i suoi servizi.
    L’esclusiva che ha Google per vendere pubblicità legata alle parole chiave cercate dalle persone.
  • Il modo in cui Google impedisce agli inserzionisti di spostare le loro campagne pubblicitarie su altri motori di ricerca.

 

Si evidenzia che il mercato unico digitale potrebbe generare ulteriori 260 miliardi di euro all’anno per l’economia dell’UE e dare un impulso alla sua competitività. Tuttavia avverte che, per sbloccare questo potenziale, devono essere affrontate sfide importanti, come la frammentazione del mercato, l’assenza di interoperabilità e le disparità regionali e demografiche per l’accesso alla tecnologia.

La risoluzione non è vincolante.

L’intento sembra positivo: frammentare per crescere tutti invece di accentrare ed agevolare i monopoli. Ma la risoluzione non è vincolante, quindi staremo a vedere (vedi web tax).

 

È stato ribadito inoltre, l’annullamento definitivo delle tariffe di roaming (che vede l’Italia contraria), maggior chiarezza sulla Net Neutrality e infine una maggiore intraprendenza nel «promuovere standard internazionali e specifiche per il cloud computing» che l’Europarlamento vorrebbe «affidabile, accessibile, altamente interoperabile, sicuro e a basso consumo energetico».

 

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