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Henry Molaison, l’uomo senza memoria

Henry Molaison

Nella storia della psicologia e delle ricerche sulla mente e i suoi funzionamenti resterà per sempre il suo ricordo, ma lui era un uomo senza memoria.

Per venire incontro alle vostre stanche sinapsi, la storia di quest’uomo si avvicina incredibilmente a quella del protagonista del famoso film Memento.

La storia di quest’uomo si avvicina incredibilmente a quella del protagonista del famoso film Memento.

Cosi, come Leonard Shelby nel film Memento non ricordava degli avvenimenti successivi alla collusione con i due stupratori di sua moglie, così anche il nostro Henry soffriva degli stessi sintomi. Quindi, tatuaggi capovolti e stupratori assassini a parte, i due personaggi sembrerebbero quasi fratelli.

Così, all’età di 82 anni, H.M., è morto. Per tutta la vita il suo cognome non venne divulgato, per evidenti ragioni di riservatezza. Non così per il suo nome, Henry. Ora che se n’è andato conosciamo anche il cognome: Molaison.

In un giorno del 1935, all’età di 9 anni, Henry Molaison camminava in una strada della sua cittadina, East Hartford, nel Connecticut, Stati Uniti.

Un ciclista lo investì procurandogli un intenso shock cerebrale.

Le conseguenze furono gravi: dopo un po’ di anni Henry sviluppò una forte epilessia, con attacchi frequenti. Si cercarono varie terapie ma senza alcun risultato. All’età di 27 anni Henry Molaison era un uomo che poteva manifestare 11 attacchi epilettici in una sola giornata.

William Beecher Scoville, chirurgo di fama negli Stati Uniti in quegli anni, era uno dei massimi esperti di lobotomia frontale, operazione al tempo frequentemente utilizzata.

Il chirurgo decise di sperimentare su Henry una variazione della lobotomia frontale: rimosse anche l’Ippocampo.

Dopo il raggiungimento dell’età adulta, visti i peggioramenti degli attacchi di Henry, i genitori di Moalison decisero di operarlo. Entrarono in contatto con Scoville e l’intervento fu deciso. Ma il chirurgo decise di sperimentare su Henry una variazione della lobotomia frontale. Rimosse anche l’ippocampo, un’area del cervello che risiede nella zona mediale dei lobi temporali, con l’intuizione, oggettivamente corretta, che la produzione di calcio proveniva soprattutto da quella zona e che rimuovendola si sarebbero ridotti gli attacchi epilettici che ne derivavano da un suo eccesso in organismo.

Ippocampo-21

Henry Molaison guarì dai suoi attacchi epilettici, ma da quel giorno era capace di raccontare qualcosa che gli era accaduto negli anni precedenti anche tre volte nell’arco di 10 minuti.

Ricordava la sua vita fino a 27 anni, ma perse completamente la memoria a breve e visse così per 50 anni.

Per Henry guardarsi allo specchio era una singolare esperienza. Quando gli si chiedeva cosa pensasse vedendo il suo volto lui rispondeva che ogni volta si accorgeva che non era più un ragazzo.

Per quanto riguarda Scoville, il senso di colpa lo portò a ritirarsi e a mettere tutte le sue energie e conoscenze per abolire la pratica della lobotomia dalle tecniche chirurgiche.

Un’esperienza simile a guardarsi allo specchio certe mattine dopo aver dato sangue, sudore e birra in una festa il riviera.

Visse con i famigliari finché fu possibile, poi fu ricoverato in un residence ma passò una esistenza – relativamente – serena per il semplice fatto che accettò di essere un soggetto studiato da gruppi di psicologi e neuro scienziati. In qualche modo, insomma, visse in mezzo a tanta gente.

Partecipò a non meno di un centinaio di esperimenti.

Partecipò a non meno di un centinaio di esperimenti, in ognuno dei quali chi lo stava studiando doveva ripresentarsi a ogni seduta e dare l’impressione che lo avesse appena conosciuto, spiegando da capo, ogni volta, che esperimento doveva fare.

La sua memoria non andava oltre i 10 minuti.

Lo studio neuronale, al tempo esente da sofisticati macchinari come le moderne TAC, fece un balzo enorme in avanti grazie ad Henry.

Infatti si trattava di un caso puro, la sua mancanza di memoria era dovuta da un processo documentato e circoscritto, esente da contraffazioni legate a malattie o incidenti celebrali.

Era incredibile come, ad esempio, a giochi di logica dove l’abilità si raggiungeva con la pratica, Henry pur non ricordandosi di aver mai fatto prima l’esperimento, si impratichisse ogni volta di più e facendo scoprire agli scienziati come le varie funzioni del cervello venissero separate tra loro e che la struttura celebrale fosse molto più complessa ed articolata di quanto si pensasse allora.

Vedete, in questo momento ogni cosa mi sembra chiara – disse una volta Henry Molaison – ma poco fa, cosa è successo? È questo che costantemente mi preoccupa.

È come risvegliarsi continuamente da un sogno.

Tutte le nostre conoscenze sul funzionamento della memoria sono debitrici verso Henry Molaison.

Di seguito il documentario su YouTube che racconta della sua storia:

 

 

 

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