Shigeru Ban ed il Pritzker Architecture Prize 2014

Shigeru_Ban

Shigeru Ban, Tokyo, 1957.
È stato insignito del Pritzker Architecture Prize 2014,
il massimo riconoscimento a cui un architetto possa ambire.

 

Esistono cose che non esistono

Esistono cose che non esistono” recitava un famoso personaggio.

In realtà già nel 1400 un altro personaggio, tale Leon Battista Alberti, parlava di Arti Vistive, nelle quali l’artista aveva la facoltà di poter vedere l’invisibile: l’opera completa erà già sulla tela bianca, il componimento musicale era già formato prima ancora di suonarlo con la cetra. Anche un certo Michelangelo ammetteva che la statua era già formata all’interno del blocco di marmo: si trattava soltanto di portarla alla luce.

La facoltà di vedere ciò che agli altri risultava invisibile.

Era la facoltà di vedere ciò che agli altri risultava invisibile per poi renderlo tangibile, rivelando alla plebe le grandi opere, le superbe invenzioni o, scandagliando il pensiero umano, i grandi concetti che sono alla base della nostra cultura moderna.

 

Tornando ai giorni nostri, magari a qualche decenno addietro, un altro grande personaggio, il dinamico Alfred “bum-bum” Nobel ebbe la fantastica idea di istituire un riconoscimento di carattere  mondiale atto a premiare coloro che, in un campo o nell’altro, abbiano portato innovazioni utili al miglioramento dell’esistenza del genere umano.

 

Il premio Pritzker dell’architettura è l’equivalente del premio Nobel. Istituito per la prima volta nel 1979 per grazia concessa dall’omonimo filantropo, e recita quanto segue:

 

Lo scopo del Premio Pritzker è onorare annualmente un architetto vivente le cui opere realizzate dimostrano una combinazione di talento, visione e impegno, e che ha prodotto contributi consistenti e significativi all’umanità e all’ambiente costruito attraverso l’arte dell’architettura.

 
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Come nel caso del premio Nobel, il premio Pritzker è assegnato tramite candidatura da parte di una giuria internazionale, con voto segreto ed un premio in danaro pari a 100.000 $.

Quest’anno è stato deciso di premiare il buon Shigeru, un #archistar di tutto rispetto.

 

 

Esistono Archistar che non esistono

Avete presente la lista dei vincitori del premio Pritzker?
Ok, molti nomi famosi, altri forse un pò meno, altri ancora forse inseriti a causa della loro Opera della Vita che li hanno consacrati nell’olimpo degli Dei. Coincidenze? Noi di Vojager pensiamo di si.

Altri no.

Maestro del tofu, Carpa-koi-con-i-baffetti-bene-in-ordine, Mastro Ban è un Archistar.

Altri hanno SIGNIFICAMENTE apportato qualcosa di nuovo rispetto ad un nuovo linguaggio. Nel caso di Shigeru alla sua candidatura è sicuramente contribuito l’aspetto umanitario delle sue opere. Tra i primi ad accorrere in zone colpite da catastrofi naturali per proporre piccoli gioielli architettonici, semplici, eco, cheap e funzionali.

 

A seguito del terremoto di Kobe del 1995, numerosi sfollati vennero alloggiati all’interno di tende, ma Shigeru Ban ideò una soluzione alternativa. Progettò delle abitazioni di 16 metri quadrati, con pareti fatte da tubi di cartone e fondazioni costituite da cassette per bottiglie di birra riempite con sabbia.

 

E’ il fondatore dell’associazione VAN – Voluntary Architects’ Network che vuole riunire lo sforzo architettonico di volontari per risolvere i disastri compiuti da madre natura.

Specializzato in tensostrutture utilizza prevalentemente materiali naturali e riciclabili come sabbia, terra, carta e legno.

Ultimamente si è messo in testa di far lo sborone, sviluppando un materiale, il cartone pressato (materiale che richiama fortemente il tradizionale bamboo), che a tutti gli effetti è definito materiale portante, capace cioè di sopportare le sollecitazioni meccaniche al pari di murature, legno, cemento o acciaio.

Tanta roba.

In Italia ha progettato un Auditorium temporaneo all’Aquila dopo il sisma del 2009, realizzato nel 2011.

 

[spoiler]Funfact

La prima immagine della gallery qua sotto vi mostra il modello del suddetto auditorium.

Come potete vedere un colonnato in cartone pressato caratterizza il perimetro dell’edificio e all’interno è presente, insieme ai servizi, un ‘core‘ ovale che è la sala dell’anfiteatro vero e proprio da circa 300 posti. Il progetto originale prevedeva le partizioni interne della sala (le pareti) in particolari sacchi riempiti di sabbia impilati l’uno sull’altro.

Questa soluzione FUNZIONA benissimo e ci sono centinaia di progetti che sono fatti così. Ma chiaramente siamo in Italia. In italia i materiali quali terra e sabbia NON sono considerati portanti, quindi non si possono usare che come materiale di riempimento per solai e per riempire gli spazi vuoti di una struttura a travi e pilastri.

Così le pareti interne sono state sostiuite appunto da una struttura reticolare riempita con i sacchi di sabbia che poi in sede di cantiere sono stati sostituiti con sacchi di argilla espansa. Chiunque abbia un minimo di conoscenza in materia può notare dall’immagine che le pareti interne NON sono portanti, tutta la struttura è retta dal colonnato perimetrale tramite travi reticolari di acciaio.

Pare che allora l’amministrazione non si sia accorta dell’errore da lei commesso.[/Spoiler]

 

 

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