Il Molisn’t e le armi chimiche

scorie

Informare X Resistere ha pubblicato il 13 giugno scorso un articolo titolato “Italia: discarica delle multinazionali chimiche“. Titolo a effetto, certamente apprezzabile per l’uso morigerato del caps lock.

Sbufalare ogni singolo errore di questo articolo ci porterebbe a scrivere un libro intero, altro che un post su LN.
Quindi cercheremo di non dilungarci troppo.

Partiamo dall’inizio. L’articolo viene aperto da una frase “leggermente” allarmista:

Schiavizzati peggio dell’India: nessun rispetto per la vita e per l’ambiente. Il Molise come tutte le regioni del Sud è soltanto una discarica a cielo aperto. Non è tutto. A quanto pare c’è pure una produzione bellica segreta.

Wow.

Non solo abbiamo scoperto che il Molisn’t esiste veramente, ma che è (addirittura) un centro di produzione di armi chimiche! È proprio vero che ogni giorno si scopre qualcosa di nuovo.

Come se non bastasse, lo scritto continua con un’affermazione attribuita a Francesco Carella:

Le tre aziende chimiche Flexis, Sts e Witco del nucleo industriale di Termoli producono sostanze chimiche le cui reazioni potrebbero provocare esplosioni simili a quelle nucleari.

Carella, ex-presidente della Commissione Igiene e Sanità del Senato, non ha mai detto niente del genere. Non si trova nessuna correlazione fra l’ex-senatore e le aziende sopracitate. Solo Informare X Resistere, e altri siti web che hanno condiviso la notizia, riportano questa citazione. Non vi sono tracce neppure negli archivi del Senato.

Ma poi, cosa significa “esplosioni simili a quelle nucleari”?

Esplosioni che rilasciano radiazioni? Allora sono esplosioni nucleari. Di certo non solo “simili”.

Forse l’autore dell’articolo intendeva “con una potenza pari ad un’esplosione nucleare”. Ma da uno che inventa citazioni di certo non ci si può aspettare una grande padronanza dell’italiano. Basta vedere l’immensa mole di errori grammaticali presenti nel testo.

Ma andiamo avanti.

 

 

Union Carbide

Possiamo notare che, da qui in avanti, non viene più menzionata la produzione di armi chimiche nel ridente e, a quanto pare, guerrafondaio Molisn’t.

Classico metodo per attirare i boccaloni. Si inizia con argomento allarmante per poi parlare di tutt’altro.

Infatti l’articolo si evolve come un’accusa verso alcune aziende chimiche situate a Termoli: la Flexis, la STS e la Witco.

Sulla Flexis ho trovato solo un paio di articoli (su un sito farlocco) riguardanti alcune imprecisate accuse mosse dall’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente (ARPA) di Termoli.

Tra l’altro, l’ARPA non sembra ben vista dai residenti. In questo articolo si parla vari disservizi dell’ente e della strana situazione dei suoi laboratori, e del fatto che il direttore dell’ARPA, Quintino Pallante, sia titolare di imprese da costruzione. Qualifica che non sembra competere molto con il suo incarico.

L’articolo di Informare X Resistere invece si concentra soprattutto sulla Witco. Anche se nel testo viene chiamata, quasi esclusivamente, Union Carbide.

Il sunto della storia è che la Union Carbide non smaltirebbe legalmente i rifiuti chimici creati durante la produzione, nonostante numerosi avvisi, lettere e note del comune di Termoli.

L’autore deduce quindi che questa situazione sia approvata in segreto dalla giunta comunale.

Da notare come l’articolo ricordi continuamente al lettore il Disastro di Bhopal. Terribile evento accaduto nel 1984 in India, nel quale una nube di isocianato di metile, fuoriuscita da uno stabilimento locale della Union Carbide, uccise più di duemila persone.

Questo malcelato rimando all’incidente di Seveso fa sempre parte della tecnica di richiamo per i boccaloni.

 

 

Perché è una bufala?

Innanzitutto, l’autore dice che la giunta comunale approva tutto questo in segreto. Ma su quale base?

Hai pubblicato decine di note, avvisi e lettere su come il comune si sia opposto alla situazione e poi dici che in realtà tacitamente ne opera a favore? Mi sembra una teoria un po’ campata per aria.

Ma parliamo proprio di questi documenti.

Come per la citazione di Carella non si trova nessun link da nessuna parte. Né all’interno dell’articolo, né nell’immensa vastità dell’internette.

L’unico documento che ho trovato a riguardo è di una seduta del Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio. In questo documento del 2004, quindi più recente dei fatti descritti dall’articolo, si dice solamente che la Flexis, la STS e la Witco (ora Momentive) rispettano la direttiva Seveso.

La cosa che mi ha insospettito di più però sono state le scansioni, di pessima qualità tra l’altro, di questi presunti “documenti ufficiali”. Tutte appartenenti all’archivio dell’autore del testo: Gianni Lannes.

 

 

Chi è Gianni Lannes?

Gianni Lannes, citando wikipedia, è un giornalista e fotografo italiano. Ha lavorato sia in Italia che all’estero, si è occupato di controinformazione con inchieste riguardanti il traffico d’armi e di esseri umani, rifiuti tossici e scorie radioattive, ecomafie, scie chimiche e altri complotti.

Un curriculum eccezzziunale veramente. Specie la parte sulle scie chimiche e altri complotti.

Gianni Lannes, infatti, è famoso per due motivi.

Il primo è il suo rapporto, non proprio amichevole, con Schifani. Ma questo non è il luogo né il momento per parlarne.

Il secondo riguarda le scie chimiche. Lannes crede fermamente che si tratti di un complotto statunitense che mira allo sterminio dell’umana umanità. Mi sorprende che non abbia messo in mezzo anche i rettiliani.

Per avvalorare la sua tesi era solito, e lo è ancora, modificare foto e documenti. Per esempio una volta ha usato la foto di un sistema antincendio MAFFS spacciandola come prova certa delle scie chimiche.

Questo spiega tutte le incongruenze dell’articolo. I documenti inesistenti, le scansioni farlocche, le deduzioni campate per aria e i termini senza senso (cosa sono i rifiuti CNT?). Semplici tentativi, tristi tentativi, per dare una parvenza di serietà al testo.

Una volta i complottari almeno si impegnavano un po’ di più nello scrivere le loro teorie sconclusionate.

Caro signor Lannes, posso solo dire che il lupo perde il pelo ma non il vizio!

 

 

 

 

 

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