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L’Operazione Chastise

Operation Chastise

Eccoci qui con una nuova puntata di Piani Curiosi nella WWII. Oggi tocca agli inglesi, parleremo quindi dell’operazione Chastise.

Perché? Perché fu un’operazione spettacolare e perché fu messa in atto grazie a un nerd, come quasi tutte le grandi idee nella WWII (e anche nelle guerre prima).

 

La Situazione

Siamo nella prima metà del ’43, la guerra è in stallo.

Siamo nella prima metà del ’43, la guerra è in stallo.
La macchina da guerra tedesca è stata fermata ma la vittoria è ancora molto lontana. Gli Alleati non hanno ancora la forza di colpire direttamente il Reich tedesco ma la loro superiorità aerea sta crescendo.

Se non possiamo colpire direttamente l’esercito tedesco, pensano gli Inglesi, possiamo colpire la sua capacità produttiva.

Bella pensata.

C’era però un problema nel colpire le fabbriche tedesche, un problema meramente organizzativo: ogni volta che veniva distrutta una fabbrica i tedeschi la prendevano, la spostavano e ricominciavano a produrre.

Questo permetteva loro, oltre a non perdere capacità produttiva, a rendere più complessi i bombardamenti successivi sparpagliando le fabbriche man mano che le ricostruivano (un’altra volta vi tedierò con la battaglia dei cuscini cuscinetti a sfera).

Ci voleva un sistema per colpire una vasta area e distruggere in un colpo solo una grande quantità di impianti.

Ci voleva quindi un sistema per colpire una vasta area e distruggere in un colpo solo una grande quantità di impianti.

Beh il piano in realtà esisteva già, ed era targato 1937, prevedeva di colpire il bacino industriale della Ruhr attraverso l’abbattimento delle dighe che ne dominavano la valle determinando così un’ondata di piena che spazzasse via ogni cosa al suo passaggio.

Nel 1937 un’azione tale era impossibile a causa degli scarsi mezzi, ma nel 1943?

 

 

Il Piano

La valle della Ruhr disponeva di 20 immense dighe che provvedevano a  fornire energia elettrica alle industrie naziste.

Di queste 20 ne furono scelte 6 di cui 3 (Mohne, Eder e Sorpe) furono classificate come bersagli principali in quanto i loro bacini contenevano i tre quarti di tutta la riserva idrica della valle.

Mohne Dam

Nel caso il piano fosse riuscito un immenso muro d’acqua avrebbe spazzato il cuore industriale del Reich millenario!

Certo… come no… forse  nei sogni bagnati degli Inglesi (bagnati :D ), ma nel 1943 colpire una diga era un impresa impossibile.

Una diga può sembrare grossa ma per un bombardiere non è che un puntino.

Inoltre i sistemi di navigazione dei bombardieri erano pessimi (certo non a livello di Apple Maps ma poco ci mancava :troll: ), e quelli di mira ancora peggiori.

Il comando aereo britannico stimava che solo il 10% dei bombardieri riuscisse effettivamente a colpire il suo bersaglio durante le incursioni strategiche contro le industrie tedesche.

C’era poi un altro problema di tipo strutturale.
Tirare un bomba contro una diga era l’equivalente di tirare un calcio contro un muro e sperare che venisse giù.

Tirare un bomba contro una diga era l’equivalente di tirare un calcio contro un muro e sperare che venisse giù.

Con le bombe standard in dotazione della RAF (225 Kg) si stimava che si sarebbe dovuto colpire la diga con circa 750 bombe per avere un 2% di possibilità di sfondarlo, stime più ottimistiche parlavano di circa 5.000 centri per buttarla giù.

Un po’ troppi.

E giusto per aggiungere un po’ di difficoltà a un compito altrimenti troppo semplice c’era il problema delle difese.

Perché i tedeschi erano sì stronzi, ma mica erano scemi e sapevano che gli inglesi sapevano che i tedeschi sapevano che le dighe e in generale la Ruhr erano un buon bersaglio e avevano ben protetto l’area.

I pesanti bombardieri Inglesi avrebbero dovuto penetrare da soli lo spazio aereo tedesco e affrontare oltre che i flak anche i micidiali caccia della Luftwaffe, c’era un solo modo per farlo e sperare d avere successo (e di tornare vivi): farlo di notte.

 

 

 

Barnes Wallis

Barnes WallisEcco il nostro nerd: Barnes Wallis, ingegnere reale di sua maestà!

Wallis era un brav’uomo, un uomo di numeri, non un militare.

Ma come tanti, davanti alle crudeltà naziste, si convinse che c’era un solo modo per salvare vite innocenti, far di tutto per accorciare la guerra (anche a costo di vite innocenti).

 

 

Wallis analizzò il problema: per far saltare la diga aveva bisogno di utilizzare la forza del cuore dell’acqua.

Era inutile sbrecciarla, il lago si sarebbe svuotato un po’ ma questo non avrebbe fermato i tedeschi, bisognava distruggerla e per farlo bisognava colpire alla base della diga e sfruttare l’effetto combinato della pressione e dell’onda d’urto generata da un’esplosione subacquea per aver ragione del  cemento.

Come farlo?

I più accorti di voi avranno di sicuro pensato “aereo-siluranti!”.
Bravi, siete arruolati nella Wehrmacht.

Infatti anche i tedeschi ci avevano pensato e avevano steso lunghe reti anti-siluro a protezione delle dighe.

Wallis iniziò a calcolare le forze in gioco, stimò che se fosse riuscito a piazzare un confettino da 4,2 tonnellate proprio a raso muro e sufficientemente in profondità la diga avrebbe potuto cedere, ma il tiro doveva essere precisissimo, l’esplosivo doveva inabissarsi praticamente a filo con la diga, un’impresa impossibile con le armi e i mezzi di allora.

Ci voleva un mezzo nuovo.

 

 

 

La Bouncing Bomb

Wallis si mise all’opera probabilmente ricordandosi di quando, ragazzino, andava sulle rive del Tamigi a lanciare i sassi sull’acqua.

Operation Chastise Diagram
La sua idea era creare un ordigno che rimbalzasse sull’acqua come una pietra piatta, saltasse le reti anti-siluri, arrivasse a filo diga e si inabissasse.

Lavorò alacremente su molti prototipi e forme, stabilì che l’angolo di tiro dovesse essere di 7 gradi per massimizzare la distanza percorsa e che se fosse riuscito a imprimergli un movimento contro-rotatorio l’effetto sarebbe stato ancora migliore (la bomba dopo aver rimbalzato contro la diga si sarebbe riavvicinata a essa prima di inabissarsi).

Il problema ora diventava l’impatto, le bombe continuavano a esplodere (ma dai?) a contatto con l’acqua a causa della forte sollecitazione dovuta all’urto.

Wallis provò diverse soluzioni ma alla fine si arrese.

L’unico modo di non distruggere la bomba era di lanciarla praticamente sopra l’acqua, da un’altezza di 18 metri.

Se fosse stata lanciata da un’altezza maggiore sarebbe esplosa all’impatto, se fosse stata lanciata da un’altezza minore non avrebbe avuto sufficiente angolo per rimbalzare.

Come si poteva riuscire a fare un tiro così preciso?
Wallis non ne aveva idea.

 

 

 

La Luce in fondo al Tunnel

Fortunatamente per lui qualcun altro l’aveva.
La RAF aveva passato gli anni precedenti a fare a capate con gli U-boot che sguazzettavano allegri intorno all’Inghilterra.

I piloti avevano quindi sviluppato ottimi sistemi di illuminazione per dar la caccia ai sottomarini tedeschi che di notte risalivano in superficie per accoppiarsi caricare i motori elettrici.

Dambusters_The_Third_Wave

La soluzione fu quindi elaborata in questo modo: due potenti riflettori posti uno sotto la coda e uno sotto la cabina del pilota, inclinati in modo che i fasci si incrociassero.

L’inclinazione era impostata in maniera tale che a 18 metri di altezza i due aloni proiettati coincidessero perfettamente indicando all’equipaggio di essere all’altezza utile al lancio.

I problemi tecnici erano risolti. Non restava che preparare l’azione.

 

 

 

La Preparazione

Venne creato un nuovo squadrone, chiamato “Squadron X”.
I piloti si esercitarono a volare di notte, a stimare la distanza dal bersaglio e ad allenarsi a lanciare una bomba nelle condizioni ottimali.

L’Operazione Chastise

Non c’era margine d’errore, perché il colpo riuscisse la bomba doveva essere sganciata a 18 metri di altitudine, tra i 366 e i 411 metri di distanza dall’obiettivo alla velocità di 390 kmh.

La scelta ricadde sulla notte del 16 maggio, niente nubi e luna piena, una manna per i piloti.

I piloti si addestrarono duramente mantenuti all’oscuro del loro reale bersaglio.

Il comando aereo decise di tentare il colpo tra fine primavera e inizio estate, per quel periodo i bacini idrici sarebbero stati pieni alla loro massima capacità.

La scelta ricadde sulla notte del 16 maggio, niente nubi e luna piena, una manna per i piloti.

Royal Air Force Avro Lancaster I  flying in the sky
Cinque giorni prima gli equipaggi videro per la prima volta le bouncing bomb.

Cinque giorni prima gli equipaggi videro per la prima volta le bouncing bomb.

Le fonti riportano che gli uomini furono incredibilmente sorpresi nel vedere queste strane bombe saltellare sull’acqua fino alla spiaggia.

Ma ancora pensavano che il loro obiettivo sarebbe stata la corazzata Tirpitz o una base di U-boot.

Il 15 maggio i comandanti di ogni velivolo ricevettero le informazioni dettagliate per il loro reale bersaglio, per una missione che aveva dell’incredibile.

Il 16 maggio alle 18.00 i membri dei vari equipaggi furono informati dei loro obiettivi, di come si sarebbe svolto l’attacco e di cosa ci si prefiggeva di ottenere.

Quindi venne augurata loro buona fortuna e i 19 bombardieri Lancaster opportunamente modificati rollarono sulla pista della base aerea di Scampton.

L’operazione Chastise era cominciata.

 

 

 

L’Attacco

I Lancaster erano divisi in 3 gruppi.
Il gruppo principale di 9 aerei avrebbe puntato la diga Mohne e successivamente quella di Eder. Il gruppo secondario formato da 5 aerei avrebbe concentrato l’attacco sulla diga di Sorpe.

I piloti penetrarono lo spazio aereo tedesco divisi su 2 rotte mentre il gruppo di rincalzo li seguiva ad alcune ore di distanza.

Il terzo gruppo era di riserva, avrebbe dovuto subentrare nel caso uno dei due gruppi d’attacco avesse fallito o, nel caso gli attacchi principali fossero riusciti, avrebbe colpito i bersagli secondari (le dighe di Lister, Ennepe e Diemel).

I piloti penetrarono lo spazio aereo tedesco divisi su 2 rotte mentre il gruppo di rincalzo li seguiva ad alcune ore di distanza.

Grazie all’addestramento intensivo i piloti mantennero un volo stabile a 30 metri d’altezza scivolando sotto la copertura radar nemica e puntando risoluti alla valle della Ruhr.

Il gruppo uno raggiunse la diga di Mohne senza essere scoperto ma, una volta qui, iniziarono i problemi.

Il bombardiere di testa accese i riflettori, cercando di collimare i due fasci, questo mise in allarme i Flak tedeschi che individuarono la formazione in avvicinamento e aprirono un fuoco d’inferno.

Troppo tardi, la bomba era sganciata.

L’ordigno rimbalzò sull’acqua tre volte prima di inabissarsi e esplodere con una colonna d’acqua di parecchi metri.

Ma l’entusiasmo inglese fu di breve durata, la diga non cedette.

Il secondo bombardiere si fece sotto ma ormai i Flak avevano aggiustato il tiro, sotto un fuoco continuo il pilota cercò disperatamente di mantenere l’assetto mentre il navigatore contava febbrile i metri che li separavano dall’obiettivo e aspettava che i fasci di luce collimassero sotto di loro.

Colpito diverse volte il pilota tentò una manovra disperata portandosi ancora più in basso, la bomba rimbalzò sull’acqua ma l’angolo non era sufficiente: esplose ben prima di raggiungere l’obiettivo e la detonazione investì il bombardiere distruggendolo.

A questo punto il capitano di squadrone (il maggiore  Gibson) decise di rischiare il tutto per tutto.

Si mise a volare in cerchio sopra la diga attirando il fuoco antiaereo mentre il terzo bombardiere collimava i riflettori e lanciava la sua bouncing bomb.

L’esplosione scosse la diga.

Il cemento si riempì di crepe e in pochi istanti la struttura cedette, milioni di metri cubi d’acqua si riversarono nella valle svuotando il bacino.

chastise1

Il gruppo proseguì verso la diga di Eder.

Qui le cose andarono lisce in quanto non vi era antiaerea, vi era però una fitta nebbia che mise in difficoltà i piloti.

Nonostante ciò, dopo diversi passaggi il gruppo riuscì a piazzare in maniera precisa due bombe.

Mentre si allontanavano dietro di loro la diga di Eder si sgretolava e una valanga d’acqua invadeva la valle.

Operation-Chastise-post-strike-reconnaissance-photograph-of-Mohne-Dam-16-May-1943

Rimaneva la diga di Sorpe che per sua costruzione era il bersaglio più complesso (le altre due erano dighe a gravità, per le quali le bombe erano specificamente progettate, questa era una diga a terra).

L’assenza di difese aeree permise al gruppo di colpire ripetutamente la diga ma la struttura resistette riportando solo danni minori.

 

 

 

Le Conseguenze

Non appena la prima diga esplose Gibson mandò il messaggio in codice “Nigger! Nigger! Nigger!” ripetè alla radio.

Pare che Harris (comandante in capo del Bomber Command della Raf) sia saltato in piedi e abbia stretto la mano di Wallis dicendo:

I didn’t believe a word you said when you came to see me, but now you could sell me a pink elephant!”

Tiè! Rimpara a rispettare i nerd!

L’operazione Chastise costò agli inglesi 8 bombardieri e 53 uomini altamente addestrati, quasi tutti abbattuti sulla via del ritorno.

Mentre i bombardieri tornavano verso casa milioni di tonnellate d’acqua invadevano la valle della Ruhr travolgendo ogni cosa al loro passaggio.

L’onda di piena spazzò almeno 100 edifici (11 fabbriche e 92 abitazioni), danneggiò un centinaio di fabbriche e quasi un migliaio di case, trascinando con se ponti, strade e ferrovie.

Ma i danni più consistenti si ebbero nella mancata produzione elettrica.

Benchè l’ondata di distruzione fosse spettacolare i suoi effetti strategici furono limitati, i tedeschi recuperarono rapidamente la capacità produttiva industriale e le dighe furono riparate.

Gli effetti principali furono due: un impennata del morale inglese e il fatto che i tedeschi furono costretti a tenere aerei in patria per difendersi da altre incursioni simili.

Quest’ultimo risultato era uno dei maggiori obiettivi di lungo periodo degli Alleati: più aerei in Germania significava meno aerei in Russia e in Francia.

L’ondata di piena travolse anche delle persone, tante, si stima almeno 1650 uomini e donne che annegarono nel fango, sorprese di notte dal muro d’acqua.

Quasi tutti erano prigionieri di guerra Russi e Polacchi che lavoravano come schiavi nelle fabbriche naziste.

La prossima volta che fate rimbalzare un sasso sull’acqua, pensate anche a loro.

 

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