Lo Stato Sociale

Lo Stato Sociale

Con quest’articolo, vorrei dare inizio ad una nuova rubrica a proposito di un argomento che mi sta molto a cuore: la musica indie. Per prima cosa, bisogna chiedersi: cosi si intende per “indie”?

Ebbene, con questo termine, si possono intendere molte cose. Ad ogni modo, la definizione più gettonata è quella di “gruppi indipendenti dalle major”, ovvero dalle grandi etichette discografiche (anche note come Big FourUniversalSony BMGWarner ed EMI).

Ma bando alle ciance, iniziamo subito con il primo gruppo che voglio presentarvi: Lo Stato Sociale.

 

 

Il gruppo

Band synth-pop bolognese apparsa una manciata di anni fa grazie all’azione di Lodo, Bebo e Albi, Lo Stato Sociale è nata quasi per gioco (come a loro piace infatti dire: “[Lo Stato Sociale è] un divertimento incredibile messo assieme da cinque amici”).

Raggiunto un certo seguito grazie ad un’apparizione a Radio Città Fujiko, il gruppo ottiene un contratto discografico con la Garrincha Dischi (etichetta discografica, tra l’altro, anche dei Magellano, che vede come suo componente principale Alberto “Pernazza” Argentesi, ex membro dei mitici Ex-Otago. Ma questa è un’altra storia) sotto la quale usciranno 2 album (Welfare POP e Turisti della democrazia) e 1 EP (Amore ai tempi dell’Ikea).

 

 

I testi

Una componente molto importante della loro musica sono sicuramente i testi.

Eh sì, perché i testi de Lo Stato Sociale non sono un’accozzaglia di frasi nonsense come potrebbero essere quelle di Vasco Brondi né sono tantomeno rivolti verso un pubblico mirato come quelli dei loro “colleghi” romani I Cani, ma sono, molto spesso, frutto di riflessioni storiche, politiche e sociali (d’altronde, con un nome del genere, come potrebbe essere altrimenti?).

Di seguito, vi elenco delle canzoni che dovreste (o dovete) ascoltare. Una sorta di top five.

 

 

1. Abbiamo vinto la guerra (Turisti della democrazia)

Abbiamo vinto la guerra è una canzone che critica con toni aspri l’operato delle forze dell’ordine e chi dovrebbe controllarle in varie occasioni.

Più di preciso, si fa riferimento ai casi di Carlo Giuliani e Federico Aldrovandi.

Frase chiave: “Ma chissà se è vero il trambusto che si sente, quando un paese intero applaude con lo sfollagente. 

E Federico se n’è andato via da solo, Carlo ha posato per i fotografi nudo e Mario si presenta alle elezioni che vuoi? 

La vita è fatta di occasioni

 

 

 

2. Mi sono rotto il cazzo (Turisti della democrazia)

La seconda traccia di questo disco (e la canzone che occupa il secondo posto di questa classifica) è una canzone d’incazzatura.

Quasi paragonabile ad un’avvelenata del 2000, Mi sono rotto il cazzo si propone di raccontare tutto ciò che non va giù ai nostri, passando dalle “signorine che vogliono fare un sacco di cose ma non ne sono in grado”, alla speranza quella “maledetta stronza che non muore mai, ed io vorrei dormire” fino ad arrivare ai “giovani di sinistra, arrivisti bugiardi senza lode”.

Frase chiave: “Fate una cosa bella, ma bella davvero. La prossima volta che dite una stronzata, ammazzatevi da soli

 

 

 

3. Amore ai tempi dell’Ikea (Amore ai tempi dell’Ikea)

Con un titolo che richiama molto “L’amore ai tempi dei licenziamenti dei metalmeccanici” de  Le luci della centrale elettrica, questo pezzo racconta di una storia d’amore piuttosto bizzarra, fatta di scatole di cartone e pantofole a forma d’elefante.

Il ritornello, molto orecchiabile, fa riferimento ad alcuni miti greci, come quello di Orfeo ed Euridice (ribatezzati come Euridicio ed Orfea nella canzone) e cita personaggi appartenenti al mondo greco e romani come Enea ed Ecuba.

Frase chiave: “L’immobiliriasmo è una panacea, è un mantra che si dischiude come ninfea.

L’immobiliriasmo è amore ai tempi dell’Ikea”

 

 

 

4. Sono così indie (Turisti della democrazia)

Forse un’autocritica o forse no, in Sono così indie il gruppo grida tutto il suo disprezzo verso questa determinata classe di persone che, ATTENZIONE, non viene intesa come “coloro che suonano in gruppi indie”, ma quelle che sono conosciute universalmente con il termine “hipster”.

Gli indie (gli hipster, come preferite) odiano, come ci raccontano Lo Stato Sociale, il blog (che è fuori moda), Twitter (che è da sfigati) ed hanno, come cognome su Facebook, il nome del loro gruppo hardcore parallelo.

Frase chiave: “Sono così indie che non apprezzo ********, ma lo vado a vedere comunque perché ci vuole un giudizio rotondo e completo (arriva da solo con il chitarrino, chiede 3000 euro: vuol dire che è bravo! Molto bravo)”

 

 

 

5. Ladri di cuore col bruco (Turisti della democrazia)

Questa canzone di difficile interpretazione, è ambientata in una delle tante serate spese per locali a caccia di passere  donzelle.

La tizia in questione è una fan del gruppo, come testimoniano le sue parole (“Cantami Pop! Fammi sudare la Febbre! L’Apatico è triste, ma ha un ritmo che mi trascina!”), che viene avvicinata dal cantante che verrà successivamente abbandonato da Livia (questo è il nome della ragazza), la quale sarà troppo impegnata a “salutare gli amici perdendosi nei fiumi del barismo cordiale” per accorgersi che il suo accompagnatore si è seduto sul divano.

Frase chiave: “Voi siete belli e terribili come le tempeste, mettete su i dischi e dopo incendiate le feste”

 

 

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