Another Earth

Ottimo esordio alla regia per Mike Cahill, Another Earth è un film indipendente low budget (avevamo visto il trailer qui), presentato al Sundance del 2011 dove ha vinto il premio Alfred P. Sloan.

È la storia di Rhoda Williams (la bellissima Brit Marling), brillante studentessa appassionata di astrofisica che, alla vigilia della sua ammissione all’MIT di Boston, provoca un grave incidente stradale causando la morte del figlio e della moglie del giovane compositore John Burroughs (William Mapother). Il motivo dello schianto è presto detto: Rhoda era completamente assorbita dalla contemplazione del cielo notturno, nel tentativo di scorgere quello che la radio aveva appena annunciato.

La notizia è sconvolgente: è comparso in cielo un nuovo pianeta, del tutto identico alla Terra (che viene appunto chiamato Terra 2), e che si pensa possa ospitare un nostro “doppio” umano.

Passati 4 anni di reclusione, Rhoda decide di espiare la propria colpa facendo le pulizie in casa del vedovo Burroughs che, ormai allo sbando, si lascia vivere in uno stato di apatia assoluta; egli è inoltre incosapevole della vera identità della ragazza, con la quale sviluppa un rapporto sempre più intimo.
La protagonista, ormai demolita dal punto di vista professionale e tormentata dal rimorso, crede di essere la candidata adatta al concorso che spedirà un fortunato sul Terra 2. Le sue motivazioni sono però tutt’altro che banali:

When early explorers first set out West across the Atlantic, most people thought the world was flat. Most people thought if you sailed far enough West, you would drop off a plane into nothing. Those vessels sailing out into the unknown, they weren’t carrying noblemen or aristocrats, artists or merchants. They were crewed by people living on the edge of life: the madmen, orphans, ex-convicts, outcasts like myself. As a felon, I’m an unlikely candidate for most things. But perhaps not for this. Perhaps I am the most likely.

Un finale aperto, lievemente prevedibile, chiude questa piccola perla cinematografica (che ovviamente ha visto la luce in circa due sale italiane): ampio uso della camera a mano e delle luci naturali che si integrano perfettamente nel film, risultando solo raramente superflue, colonna sonora tanto particolare quanto azzeccata (brani dei Fall On Your Sword). Numerose sono le scene in cui Rhoda si staglia, sola in riva al mare o in una strada deserta, a guardare l’orizzonte e Terra 2: facile rievocare i dipinti romantici e dello Sturm und Drang.
Il lungometraggio che, grazie al già citato largo uso della camera a mano, ci fa sentire sempre “dentro” alla scena, riesce a svolgersi però senza mai interferire con la storia di Rhoda, lasciando i giusti spazi e permettendoci quindi ampie riflessioni personali in corso d’opera: come avrei agito io? Cosa chiederei se potessi incontrarmi?

Within our lifetimes, we’ve marveled as biologists have managed to look at ever smaller and smaller things. And astronomers have looked further and further into the dark night sky, back in time and out in space. But maybe the most mysterious of all is neither the small nor the large: it’s us, up close. Could we even recognize ourselves, and if we did, would we know ourselves? What would we say to ourselves? What would we learn from ourselves? What would we really like to see if we could stand outside ourselves and look at us?

Quel “confronto con sé stesso” che è il perno di tutto il film apre decine di interpretazioni e di spunti, e Cahill si dimostra, se non eccellente, decisamente all’altezza del tema trattato.
Another Earth è un gioiellino che non merita di passare inosservato: guardatelo, e riguardatelo.

– via: Sito Ufficiale

 

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