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La Filiera del Libro

LEGANERD 048051

Salve miei cari, come promesso in seguito a Editoria: come funziona e come orientarsi, pubblicherò l’articolo sulla filiera del libro in più parti (avrei dovuto farlo due mesi fa, ma a quanto pare questo è l’articolo più smanettato della storia), essendo un discorso molto ampio e complesso che vorrei far partire dalle origini, ovvero…

L’Idea

Ok, partiamo non da ho scritto un libro, ma da voglio scrivere un libro. L'idea è quella cosa fondamentale che fa nascere il tutto, ma molto spesso, è brutto da dire, non è così originale come si spera.

Chiunque come primo approccio nella propria vita ha deciso di buttare giù una saga fantasy (tranne la sottoscritta che soffre di estrema sintesi e ha iniziato con un romanzo storico con la protagonista lesbica, ma son problemi miei). Non nascondetevi dietro un dito, è perfettamente normale.

Quello del fantasy è un periodo che si sviluppa al 99% delle volte nel periodo adolescenziale (in cui di norma si produce la prima opera: bruciatela se volete salva la vita), vuoi per il primo approccio al mondo del gioco di ruolo (per esempio il mio personaggio di Vampiri The Masquerade me lo porto dietro ancora adesso, sia come nickname che come personaggio letterario), vuoi per aver letto tutta l’opera omnia di Tolkien.

Il consiglio che do in genere a chiunque voglia scrivere fantasy di norma è “Non leggere mai Tolkien prima”. Lo so, è una blasfemia, ma è incredibile quanto questo talentuoso e amato scrittore sia in grado di influenzare il world building di una nuova penna. Io per esempio non riesco più a leggerlo, il fantasy.

Fondamentalmente, che stiate per scrivere un fantasy o un horror, è bene essere onesti con se stessi e domandarsi: ma è originale come penso? L’hanno già scritto? Non è un po’ banale?

Nessuno è più ipercritico di noi stessi e alle volte sgonfiare l’ego e essere brutalmente sinceri aiuta.

Vorrei citarci questi punti, a opera di un mio socio:

L’onestà prima di tutto: Vale la prima regola della scrittura: sii onesto, scrivi quello che sai e quello che vorresti leggere, non scrivere per impressionare o per rientrare a tutti i costi nella traccia.

Evita i cliché: A nessuno piacciono i cliché. A me in primis. Se proprio devi usare un cliché, gioca a reinventarlo, non esserne succube.

Non creare Arte, crea una buona storia: Scegliere lo stile sopra la sostanza è il primo errore da evitare se si vuole fare narrativa.

Sii parco con l’infodump: Hai creato un mondo partendo da zero: è magnifico, ma non mi interessa leggere una pagina di Wikipedia che ne parli. L’infodump, ovvero il vizio degli scrittori di scaricare sui lettori tonnellate di informazioni sul world building, non è il male assoluto. Ma è come una sega a motore: nelle mani di uno che non sa maneggiarla può fare molto ma molto male. Non sto suggerendo di evitare l’infodump in tutto e per tutto. Sto suggerendo di dosarlo con intelligenza all’interno del racconto. E ricordati: show, don’t tell.

Dammi una buona storia: E tieni bene a mente che una buona storia non esiste solo grazie a una buona trama. Ad esempio, non sottovalutare i personaggi. Dammi dei buoni personaggi, lavora sui di essi, fai in modo che non mi scordi i loro nomi chiuso il file del tuo racconto, rendili memorabili.

Documentati, anche per le minime cose: L’approssimazione in un racconto è una cosa che trovo estremamente fastidiosa. Vuoi scrivere un fantasy medievale ma non hai idea di come funzionasse la società medievale? Non ti inventi le cose sperando in bene, semplicemente, non scrivi un fantasy medievale. Se una regola della scrittura è «scrivi ciò che sai», un suo corollario è «se non sai, documentati».

Gli Errori più Comuni

A opera del mio amico Ewan, consiglio la lettura del suo articolo Le 10 cose che mi fanno incazzare quando leggo un romanzo. Contiene molti utili suggerimenti sugli errori più comuni, ma possiamo stilarne molti aggiuntivi, vediamoli.

La storia d’amore: non sempre è necessaria alla trama e ci sono libri sulla quale si regge tutta la struttura *coff*Twilight*coff* e molto spesso fa solo piangere i coniglietti.

L’iperaggettivazione: è un punto che varia molto e dipende dallo stile di ognuno, ma utilizzare ventordici aggettivi per descrivere il chiarore del cielo… anche no. Siate parchi con gli aggettivi, utilizzateli solo se necessario alla descrizione precisa di qualcosa di utile, altrimenti sono solo parole sprecate e noiose.

Il brutto Kattivo o il gnoKKo Kattivo: le persone cattive non sono tutte brutte, non hanno i baffi a punta e non vanno in giro accarezzando un gatto persiano bianco stando seduti nella penombra su una poltrona che può rivaleggiare con il trono di spade. C’è da dire che con l’avvento dei paranormal romance, il cattivo è spesso diventato simbolo di seduzione, è gnokkissimo fighissimo bellissimo e sistematicamente la protagonista gliela dà. Evitiamo.
Il predestinato: errore tipicamente del fantasy, dove c’è un tizio preso a caso, con una profezia e un mago barbuto che va a dirgli che lui è il prescelto per porre fine alle tragedie della terra di mez— no, scusate.
Il Kattivo che svela il piano al protagonista: non ho nemmeno bisogno di spiegarlo, è il cliché più brutto degli ultimi 200 anni.

Il finale scontato: alla fine i buoni vincono. Sempre. Anche no. Fate come me, scrivete un sacco e poi ammazzate i personaggi. Sa di liberatorio.

C’era una volta una scuola di magia…: prima di iniziare a scrivere qualcosa, abbiate il buon gusto di controllare che non sia mai stata scritta prima o quanto meno non sia quasi un plagio. Leggere molto aiuta.

Adesso va di moda 50 sfumature: NO. NO. E ANCORA NO. Quello non è un libro, ma FUFFA. E se mai nella vostra vita vi venisse voglia di scrivere un romanzo o un racconto erotico, Youporn è una fonte decisamente migliore e gratis di 50 sfumature di fuffa (a cui potrei persino dedicare una recensione se la chiedete).

La Stesura

Leggere tanto aiuta e non lo dico per fare una campagna di buonismo pro letteratura. Sul serio, spolverare i libri di grammatica, farsi un giro sul sito dell’Accademia della Crusca o frequentare blog a tema spesso aiuta non tanto nella formazione del proprio stile, quanto sul modo di scrivere.

La forma è qualcosa di importante e la cura che si ha del proprio testo è qualcosa che un editor vede subito. La grammatica non è un’opinione, sapere cosa si sta scrivendo è utile, quindi una ripassatina al congiuntivo, gli accenti grafici, i tempi verbali e sapere cos’è la D eufonica è la base.

Ricordatevi: un testo mal scritto è sempre un punto a sfavore quando siete di fronte a un editore. Infatti la maggior parte delle volte viene applicato come criterio di scelta il testo con meno lavoro da fare.

La Correzione

Siete sopravvissuti fino a qui e il vostro libro è finito. Gioite bambini! No, una frustata sulle mani invece. In questa fase il vostro libro è tutto meno che a posto, infatti deve attraversare la delicata fase della revisione. Lasciate passare qualche mese e rileggete il testo in maniera critica, è la prima scrematura e vi renderete immediatamente conto delle correzioni da apportare.

In seguito non fate leggere il malloppone alla mamma, all’amico o alla cugina di terzo grado: queste povere anime vi diranno SEMPRE che è bellissimo, che siete stati bravissimi e un’altra serie di -issimi che in realtà dovreste scordarvi immaginando la sottoscritta che legge il vostro romanzo e lo cataloga come “carta da macero”.

Quindi, dopo le vostre prime revisioni, è bene (ma non obbligatorio) rivolgervi a qualcuno che pratichi l’antico mestiere dell’editor (pagando ovviamente, gratis non esiste niente in questo caso) che andrà a operare sul vostro testo in due modi:

Editing: la parte più difficile. L’editor legge il vostro testo ed evidenzia i punti deboli della trama, apporta correzioni sommarie e nel mentre controlla che i personaggi siano coerenti con ciò che dicono lungo il corso del testo, che non venga aperta nessuna “sotto quest” che rimanga poi inconclusa come plot hole… insomma, è quel punto delicatissimo che vi dirà se la storia in sé funziona.

Vi racconto un aneddoto: per farvi capire quanto è importante il lavoro dell’editor, se siete attenti quando comprate un libro e lo leggete, potrete addirittura imparare a riconoscere le mani dei vari editor.

Correzione di bozze: questo punto, da alcuni sottovalutato e spesso confuso con l’editing, è quel lavoro (spesso compiuto da una seconda persona) che corregge la forma grafica del testo, quindi i refusi, i doppi spazi, caporali al posto dei trattini, etc.

In Conclusione

Oggi finiamo qui questa parte della filiera del libro e continuerò prossimamente, dove vi parlerò di case editrici e autopubblicazione.

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