Il team di robotica dell’università di Parma conquista la Germania
Qualche giorno fa si è parlato in questo articolo della partecipazione di un gruppo di ragazzi italiani ad un’importante manifestazione di robotica oltreoceano (auguri al team Leonardo).
Il Sick Robot Day è un evento sponsorizzato da una famosa azienda produttrice di sensori, la Sick appunto, che ogni due anni richiama a Waldkirch, una tranquilla cittadina nel sud della Germania, team di ragazzi appassionati di robotica da diverse università d’Europa.
In ogni edizione le modalità della gara cambiano e viene assegnato uno specifico task da far eseguire ai robot. Quest’anno lo scopo era individuare il maggior numero di palloni di un determinato colore in un certo intervallo di tempo, afferrarli e riportarli alla propria base. Naturalmente il tutto doveva essere svolto autonomamente, senza alcun intervento umano.
So che potrebbe apparire un task banale, soprattutto se si pensa alle sboronate ai robot giapponesi o, ancora peggio, agli androidi dei cartoni animati o del cinema (siamo ancora molto lontani dai Transformers, purtroppo), ma vi assicuro che anche individuare una palla colorata in un ambiente in continuo mutamento, afferrarla , riuscire a ritrovare la strada per tornane alla base e depositarla senza fare danni, non è affatto semplice. Nel nostro caso avevamo l’aggravante di avere con un budget abbastanza basso (come al solito). Altri team, invece, si vedeva lontano un miglio che di soldi ne avevano in quantità e i loro giocattoli incutevano un certo timore.
Piccoli o grandi che fossero, i robot in gara adottavano ognuno una soluzione diversa per la presa della palla. Anche solo pensare a 6 o 7 modi diversi per compiere questa semplice operazione non è una sfida semplice. Figuratevi 14. Alcune squadre hanno usato meccanismi di presa pratici, altre metodi un po’ più bizzarri (premio fantasia al team del mulino-rotante-mangia-palle).
La Gara
Ma veniamo alla parte interessante: la gara.Un’atmosfera in pieno stile “Robot Wars”, con tanto di pubblico urlante sugli spalti.
I primi robot a scendere in gara non si comportano molto bene: qualcuno prende le palle del colore sbagliato, qualcuno non le prende affatto, qualcuno prende quelle giuste ma non riesce a tornare alla base. Altri addirittura si schiantano contro le protezioni, si bloccano al centro dell’arena o iniziano a girare in tondo. Qualcosa di buono si vede, ma vengono recuperate non più di 2 o 3 palle.
Finalmente giunge il turno del nostro piccolo robot, sul quale nessuno avrebbe scommesso un euro vista la mole degli avversari. Recuperiamo una dopo l’altra ben 7 palle. Non c’è storia per gli avversari (il secondo è fermo a quota 3).
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[/spoiler]La vittoria ottenuta in terra tedesca ha avuto per noi un immenso valore (e non mi riferisco al premio in denaro): abbiamo dimostrato che la passione di un gruppetto affiatato di ragazzi e ragazze può avere la meglio sul budget e sulla presunzione di chi pensa che gli italiani sono siano un popolo di nullafacenti, mammoni e mangiapasta.
Fuck the spread!