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The Neverhood – quando la Claymotion era arte da giocare!

Everybody Way Oh!
Everybody Hey, Everybody Hey
Everybody All Right, All Poo, Ah

I bei tempi delle Avventure Grafiche

The Neverhood è un’avventura grafica punta & clicca, un modello di videogioco molto attivo negli anni ’80 e ’90 che ha perso smalto dopo l’introduzione della tridimensionalità in ogni forma videoludica (eccezion fatta forse per alcune avventure meravigliose come Grim Fandango della LucasArts), prodotto e confezionato da quella che era la DreamWorks Interactive (e che oggi è la EA Los Angeles), l’avventura come già detto nel titolo era realizzata completamente in plastilina, anche i menù!

Non da meno erano i personaggi del gioco in realtà non poi molti ma tutti splendidamente caratterizzati.

Era comune a molti videogiocatori che intraprendevano questa avventura un senso di smarrimento e di desolazione, infatti per questioni che ora non vi svelo subito, l’ambiente argilloso di Neverhood era deserto, solo il personaggio principale nonchè nostro alterego Klaymen si aggirava nei meandri del regno colorato e in stop-motion, o meglio quasi solo lui.

In principio fu Hoborg

Se qualcuno di voi è interessato a tutti i fatti pre-gioco, la DreamWorks ha ben pensato di inserire ventotto (28) schermate di gioco in cui sono “affissi” tutti i fatti, gli eventi ed i personaggi dell’epopea di Neverhood, saper tutto a memoria non vi aiuterà comunque nel gioco dato che dovete memorizzare solo tre nomi in totale: Hoborg, Willie e Klogg.

Hoborg è il creatore del mondo in cui ci aggiriamo, di fatto può essere accomunato al Dio di Neverhood e come ci si aspetta da copione, Hoborg soffre di solitudine e si crea un essere a sua immagine e somiglianza (beh non proprio!) di nome Klogg.

La creatura nata da un seme della vita (in plastilina!) è però tendenzialmente votata all’egoismo e al potere e dopo un tentativo fallito, trafuga l’unica cosa che mostra chi è il padrone e chi è il suddito: la corona.

Klogg subisce una mutazione dopo aver indossato la corona e comincia a popolare Neverhood di creature aberranti e dispositivi di morte, come un cannone (che non appena incontrerete vi sembrerà uscito dal primo capitolo di Alien).

Sarà la lealtà di un aiutante di Hoborg nonchè nipote a dare il via alla rivoluzione: Willie Trombone una versione claymotion di Pippo della Disney prenderà un seme della vita e farà si che nasca un altro essere puro, questo di nome Klaymen, che indovinate un po’? Esatto siete voi!

Oh numi! Un Petamax!

Ehm…Hello? Me Willie! Me Willie Trombone!

Appena venuti al mondo come Klaymen sarete esattamente alla pari del vostro altergo: non saprete una mazza di nulla, non saprete cosa fare, dove andare, chi siete, dove siete e perché tutti i muri hanno le impronte digitali!

Il vostro viaggio attraverso il mondo di Neverhood vi porterà a dover fare essenzialmente due cose: raccogliere un numero imprecisato di VHS lasciate da Willie (che inserite in appositi videoregistratori sparsi nel mondo vi permetteranno poco a poco di scoprire la verità su di voi), e sopravvivere a quelli che sembreranno mostri più o meno grossi che vorranno farvi la pelle plastilina man mano che proseguirete il viaggio.

Cosa importante in questo gioco è che non esiste un inventario, Klaymen prenderà gli oggetti e li tirerà fuori al momento giusto, quando cioè il giocatore avrà compreso come usare questo o quest’altro oggetto raccattato in giro.

Non lo nascondo che per i primi tre-quattro “capitoli” o per meglio dire “avvenimenti”, il giocatore sarà alquanto spaesato, incapace di comprendere immediatamente cosa fare, dove andare e perché fare tale cosa.

E’ un sistema che comunque si impara pian piano che si procede nel gioco, arrivando alle fasi intermedie e finali pienamente consapevoli di come funziona il tutto.

Io per te muoio!

A differenza di altre avventure grafiche punta & clicca (non tutte, ma alcune) in The Neverhood la morte è possibile ma è capitato personalmente di trovare solo due momenti nel gioco in cui la morte è veramente irreversibile e siccome Neverhood è uscito nel 1996, non ci sono gli autosalvataggi che fanno la gioia dei 15enni di oggi che troppo presi dal powerups, si dimenticano di salvare il gioco ad un certo punto.

Avvisati quindi! Se tentate l’impresa, e vi fate il gioco d’un fiato, potreste finire con il dover RIFARE tutto da capo, e risorbirvi le 28 schermate in fila di storia al museo di Neverhood, a mio parere il pezzo più snervante e annoiante dell’intera storia videoludica (a parimerito con la caverna sotto Venezia di Indiana Jones e L’ultima Crociata).

In definitiva…

Un titolo che consiglio a tutti, soprattutto a chi ha Windows 98 ancora installato, forse l’unica tipologia di utente che non avrà problemi a far girare questa follia in stop motion.

Per chi vuole approfondire il discorso, pochi anni dopo nel 1998 è stato diffuso il sequel ufficiale del gioco SOLO per Playstation 1 di nome SkullMonkeys ma stavolta il Punta & Clicca ha fatto posto ad un discreto platform nel quale comanderemo ancora Klaymen in un nuovo mondo di plastilina.

Il sito ufficiale è ormai chiuso ma è stato salvato il materiale qui.

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