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Max Von Pettenkofer & Stubbins Ffirth, Testardi Dalla Parte Sbagliata

Capita molte volte di incontrare sui libri di scuola figure particolari, capaci di battersi per le proprie idee fino in fondo o quasi, andando a volte contro il senso comune e contro a chi li invitava a riformulare le proprie idee.

Sono dei veri e propri testardi che spesso vengono trafitti da commenti taglienti ed inviti non sempre gentili, eppure prima o poi la Storia saprà riservare loro una pagina completamente dedicata ed edificante, durante la loro vita o (come molto più spesso accade)dopo il trapasso.

Gli onori arrivano prima o poi per questi coraggiosi che osano, e il loro nome viene consegnato all’eternità, fuso alla leggenda: Giordano Bruno, Cristoforo Colombo, Charles Darwin, Filippo Pacini, e così via.

Anche i due protagonisti di questo articolo sono ancora oggi ricordati per un prezioso contributo dato alla scienza, ma incredibilmente non hanno mai ricevuto nessun tipo di onore…

Max Von Pettenkofer e le Modalità di Contagio del Colera

1892, Monaco di Baviera. Il rude Max Joseph von Pettenkofer è un rispettabile chimico e igienista tedesco, che decide di dare un proprio personale contributo alla questione legata ai Vibrioni, e all’acceso dibattito dell’ epoca sulle modalità di contagio.

9 anni prima a Calcutta Robert Koch aveva identificato ed isolato l’agente patogeno del colera, il Vibrione Colerico, innescando reazioni da parte di tutto il mondo medico.

Si formano più ipotesi: la più forte è quella dei cosiddetti contagionisti, che indicavano il vibrione come causa diretta del contagio che avveniva con il contatto tra l’ospite infetto e un’altro organismo; dall’altra parte troviamo molti scienziati con differenti teorie, e tra di loro il nostro Pettekofer ne formula una che si discosta molto dal modello di Koch.

Egli si rifiuta di considerare il singolo germe come singola causa del morbo, ma include l’ambiente malsano e la predisposizione dell’organismo. Il germe si diffonde attraverso l’atmosfera, attraverso la fermentazione dei germi del sottosuolo, e non attraverso gli organismi, colpendo gli individui più sensibili e delicati.

Non è il contatto diretto col germe che uccide, bensì il contatto con un ambiente degradato che ha consentito al germe di propagarsi nell’atmosfera come esalazione infettiva.

Per provare le sue teorie, nel 1892 scriverà una lettera a Koch, chiedendogli una coltura di Batteri Vibrionali per delle proprie personali ricerche.

Una volta ricevute le colture dal collega, scriverà una lettera di ringraziamento:

Il Dottor Pettenkofer offre al Dottor Professor Koch i propri rallegramenti e lo ringrazia per la fiala contenente i cosiddetti vibrioni del colera, che egli è stato così gentile da inviargli. Il Dottor Pettenkofer ne ha bevuto l’intero contenuto ed è lieto di informare il Dottor Professor Koch che egli permane nella consueta ottima salute.

I contagionisti sono stupefatti, qualcuno semplicemente sostiene che l’acidità di stomaco del rude 74enne abbia distrutto i batteri. Pettenkofer non risentirà di nessuna conseguenza dal suo folle gesto, non venendo mai intaccato dal morbo, e morirà anni dopo ancora convinto delle proprie osservazioni, nonostante la scienza negli anni successivi confermerà quelle di Koch, ricordando questo nome e non il suo.

Stubbins Ffirth e l’Incapacità di Contagio della Febbre Gialla

Dal 1793 la piaga della Febbre Gialla devasta l’america, e un medico dell’epoca decide di adoperarsi per trovare un rimedio.

Il punto di vista di Stubbins Ffirth era notevolmente diverso da quello degli altri dottori: non credeva infatti che il morbo fosse trasmissibile da individui infetti ma che dipendesse da altri fattori, come le alte temperature estive.

Convinto delle proprie idee e sulla non contagiosità del morbo, tenterà di provare le proprie idee con un po’ di sano metodo scientifico: Berrà lui stesso del salutare vomito di un contagiato.

Non viene contagiato, ma non è abbastanza! un vero scienziato sa non accettare la veridicità delle proprie teorie al primo colpo, quindi insiste: si incide volutamente un braccio, e sulle ferite aperte versa altro vomito.

Un altro tentativo prevede lo spalmare il vomito infetto sui propri occhi, per testare le conseguenze.

Superata anche questa prova, si dedica ai fluidi corporei di un contagiato, tentando di venire contagiato spalmando sangue, saliva e urina infetta nelle proprie ferite.

Anche in questo caso Stubbins se la cava, e fino alla propria morte crederà di aver dimostrato le proprie teorie.

In realtà circa sessantanni dopo solo Carlos Finlay riuscirà a spiegare le modalità di contagio, ovvero attraverso le zanzare del genere Aedes, in grado di inoculare il germe attraverso il sangue e di mettere a contatto il sangue dei due organismi, infettando di conseguenza.

Le ultime prove di Stubbins Ffirth erano però state eseguite usando proprio il sangue come ideale portatore del morbo; come mai non è stato infettato?

La spiegazione viene data semplicemente ipotizzando che i pazienti a cui venivano estratti i fluidi corporei fossero gia in una fase avanzata del morbo, non più contagiosa.

Conclusioni

Insomma, due geni a modo loro che inseguono una strada sbagliata. Ce ne sono tanti, troppi, e vengono facilmente dimenticati. Lo stesso accadrebbe per loro, se non avessero inseguito le proprie teorie ad ogni costo, pronti a qualsiasi nefandezza nel nome della scienza.

In sostanza, è sempre bene ricordare i fallimenti della scienza oltre alle vittorie, perchè la strada è una sola, ma i sentieri sono infiniti, e pieni di spine.

Le Fonti le trovate nell’articolo, per Approdondimenti

L’ultima resistenza di Max Von Pettenkofer

[SPIP] – Scienze per i Poveri è una rubrica di Lega Nerd che parla di situazioni curiose ed esperimenti non convenzionali ai limiti estremi della pseudoscienza

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