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Donald “Pee Wee” Gaskins, il sadico

LEGANERD 047570

Io ho camminato lo stesso sentiero di Dio. Prendendo altre vite umane e terrorizzando le mie vittime, sono diventato uguale a Dio. Uccidendo sono diventato il padrone di me stesso. Attraverso l’esercizio del mio potere sono arrivato alla mia redenzione.

Abbiamo già letto molte biografie di celebri serial killer su LN, storie che fanno accapponare la pelle per le atrocità commesse, crudeltà che ci piacerebbe relegare alla finzione televisiva.
Molte storie dell’orrore rimangono da raccontare e quella di oggi è, stranamente, poco nota. Il nome di Donald Gaskins non ha infatti ricevuto la risonanza mediatica di molti altri “mostri”. I motivi sono:

1) le autorità hanno messo a tacere tutto, conducendo indagini approssimative e frettolose per concludere un imbarazzante (vedremo dopo il perché) caso il prima possibile;
2) Gaskins non era una figura mediatica, ma “un ometto innocuo e folcloristico” (vedi foto), e non è stato soggetto di spettacolari cacce all’uomo dell’FBI o processi mediatici infiniti;
3) la sua attività risultò circoscritta ad una piccola area rurale del Sud Carolina tra il 1969 e il 1975, quindi lontano dai grossi media metropolitani e in un periodo dove i serial killer non erano ancora soggetto di glorificazione mediatica (che avverrà con gli anni ’80).

La maggior parte delle informazioni sulla sua vita e operato ci pervengono tramite la sua autobiografia: Final Truth. The Autobiography of a Serial Killer, considerata dai criminologi attendibile e verosimile nella descrizione degli eventi e dei suoi pensieri. Le citazioni in questo post sono tratte da tale opera.

Perché “stranamente” poco noto?
Perché Donald “Pee Wee” Gaskins è accreditato di almeno 100 omicidi, tutti caratterizzati da estremo sadismo e atroci torture.

Infanzia e adolescenza

“Pee Wee” è il soprannome che si porta fin dall’infanzia, qualcosa (in)traducibile con “nanetto”, “sfigatello”, (la mia fonte dice anche “soldo di cacio”), in riferimento alla sua bassa statura, corredata da una vocetta stridula, insomma un ometto dall’aspetto indifeso.
Nasce come figlio illegittimo di una ragazza quindicenne, in una zona rurale della Carolina del Sud nel 1933. Verrà cresciuto dai diversi amanti della madre, che infieriranno sul piccolo Donald picchiandolo ripetutamente per i più futili motivi.

Ad un certo punto [quando lui aveva 10 anni] (la madre) decide di sposarne uno ed è proprio il più figlio di pu77ana di tutti. Aveva l’abitudine di picchiarmi tutto il santo giorno e trascinava il mio corpo per tutta la stanza pulendoci i pavimenti. A quell’epoca, tutti si divertivano a picchiarmi: i miei zii, gli altri patrigni e ogni ragazzo e ragazza con cui giocavo o che incontravo a scuola. Mi picchiavano semplicemente perché ero dannatamente piccolo.

Il sadismo cresce in Gaskins fin da piccolo. A 5 anni vede un serpente che uccide un topo in una teca e la scena gli procura un’erezione. Molto presto sviluppa quella che lui definisce una ”profonda sensazione di fastidio”, come avere una sfera di piombo fuso nello stomaco che gli causa dolore e tensione. Egli attribuisce il suo disagio ai traumi subiti e cresce in lui una rabbia verso il mondo intero, che troverà presto sfogo nella violenza sadica dei suoi omcidi.

Anche il suo rapporto con l’altro sesso non è sano.

Fin da ragazzo non sopportavo le femmine, verso le quali iniziai a sviluppare un odio sempre più forte. Per come la vedo io, le femmine hanno qualcosa che i maschi vogliono, permettono loro giusto di dare una sbirciatina, ma non si fanno scopare finché il ragazzo di turno non fa tutto quello che vogliono. Mi ha sempre fatto diventare matto come quelle pu77ane possano fare tutto quello che vogliono – mostrare i loro culi, prendersi gioco di me, anche picchiarmi – mentre io non ho mai potuto fare niente, perché sapevo che altrimenti sarei stato picchiato.
Però non voglio essere frainteso: la mia infanzia non è stata tutta cattiva e non sono mai stato sottoposto ad abusi sessuali.

L’inizio della carriera criminale

Trascorre la sua adolescenza formando una banda con due amici: Danny e Marsh, con i quali commette piccoli furti. I furti non placano la loro “noia” e così decidono di stuprare e sodomizzare per un intero pomeriggio la sorellina tredicenne di Marsh.

L’abbiamo presa e portata in un posto isolato, l’abbiamo stesa a terra, le abbiamo tolto i vestiti e ci siamo messi ad annusarla e a palparle la fiche77a e a succhiarle le piccole te77e e a farci succhiare i nostri ca22i, poi l’abbiamo sbattuta in entrambi i buchi. Tutti e tre abbiamo goduto non so quante volte. Era come se non riuscissimo a fermarci. Ma anche se non l’abbiamo picchiata e non le abbiamo fatto male in alcun modo, lei si è messa a piangere e a pregarci di smettere, ma noi non potevamo. Era troppo bello.

La bambina viene minacciata dal trio affinché non parlasse dell’accaduto, ma la madre si accorge e la fa parlare. La punizione per i 3 sarà spietata, in particolare i “genitori” di Gaskins lo picchiano a sangue ma lui, devastato dal dolore, ha un’erezione.

La prigione come palestra e la “scoperta” dell’omicidio.

Poco dopo Gaskins viene sorpreso da una ragazza durante un furto, la prende ad accettate fin quasi ad ucciderla. La ragazza lo denuncia, viene beccato e finisce in riformatorio. Qui viene sodomizzato da 20 detenuti e brutalizzato dalle guardie. Cerca di fuggire ma viene ricatturato. Quando esce si sposa ed ha una figlia. Cerca di svolgere un lavoro come fattore ma appicca incendi (triade di MacDonald?). Finché una ragazza lo prende in giro per la sua statura minuta e lui la aggredisce con un martello fratturandole il cranio. 5 anni di carcere. In carcere si ripetono i soprusi, violenze, sodomizzazioni dei detenuti. Qui intuisce che la soluzioni dei suoi problemi in carcere è diventare lui stesso uno dei boss, uccidendo un pezzo grosso tra i detenuti.

Fino a quel momento non avevo mai pensato cosa significasse uccidere un uomo o come ci si sarebbe sentiti dopo. […]
Non ho esitato neanche un istante: gli ho tagliato la gola da un orecchio all’altro con il coltello, affondando in profondità per essere sicuro che morisse. […]
Mi sorprende l’enorme sensazione di calma che provai. Non sentivo davvero nessuna emozione. […]
Mi sentivo davvero bene. L’avevo fatto sul serio.

L’omicidio diventa una via perfettamente praticabile per ottenere ciò che vuole, per soddisfare i suoi bisogni e desideri, per alleggerire la sua “profonda sensazione di fastidio”. La moglie divorzia, lui esce di prigione e viaggia nello stato come aiutante di un prete itinerante. La sua ossessione per il sesso lo fa finire di nuovo in galera (6 anni) per lo stupro di una dodicenne (1963).

Il “miracolo splendente”: l’omicidio al servizio del sadismo.

Esce nel 1969 e si realizzò il ”miracolo splendente”, l’intuizione. Come si fa a sfogare gli istinti sadici e sessuali senza finire in galera ogni volta? Uccidendo la vittima e facendo sparire il cadavere. Era così semplice.

Mentre stavo viaggiando attraverso la contea di Sumter, avvenne un vero e proprio miracolo che cambiò per sempre la mia esistenza. […] Era settembre (1969). […] Era pomeriggio inoltrato quando finalmente ne vidi una che stava facendo l’autostop sulla strada. Era bionda, abbronzata e decisamente attraente. La giudicai sui 18-19 anni. […]
Mi fermai e la caricai a bordo.
Le chiesi dove stava andando. […]
Lei iniziò a parlare come una macchinetta […].
Quando fermai l’auto e mi voltai a guardarla, quello fu il momento in cui si realizzò il miracolo splendente. […] Nella testa si è fatta strada la risposta a tutti i miei problemi.
E la risposta era davvero semplice: quello che dovevo fare era ucciderla.

Mi ricordo che ho riso a me stesso e mi sono chiesto perché diavolo non ci avessi pensato prima.
Se lei moriva, non avrebbe potuto raccontare a nessuno, e tantomeno alla Legge, quello che le avevo fatto – così, una volta che avevo deciso che, in ogni caso, lei doveva morire, mi sentivo libero di farle tutto quello che volevo.
Tutto quello che volevo.

[…]
Quella notte, mentre guidavo per tornare a casa, ho messo la radio a tutto volume e ho cantato per tutto il tragitto.
Mi sentivo così meravigliosamente bene come non mi ero mai sentito in tutta la mia vita.
Qualunque senso di oppressione che normalmente mi avvolgeva era scomparso mentre uccidevo, stupravo e torturavo quella ragazza.
E, da quel momento in poi, quando la sofferenza tornava ad avvolgermi, sapevo cosa fare per ricacciarla indietro.

L’escalation: Omicidi degli Autostoppisti e Omicidi Gravi

Da quel momento l’escalation è impressionante e lo porterà nei 6 anni successivi ad uccidere un numero impressionante di persone. Secondo le stime più prudenti (e la sua stessa ricostruzione) sarebbero più di 100 le vittime, ma non è da escludere che siano molte di più (addirittura 200).
Gaskins distingue i suoi omicidi in due categorie: gli Omicidi Gravi e gli Omicidi degli Autostoppisti. La prima classe comprende quelle vittime che lui conosceva, la seconda le vittime totalmente casuali.

Gli Omicidi Gravi sono facili da contare. […] Mi sembra che il totale complessivo sia 31. […]

Per quanto riguarda gli Omicidi degli Autostoppisti, onestamente, posso dire soltanto quello che ricordo. […] Il numero totale di questi omicidi è davvero difficile da calcolare perché nella mia mente si affolla una ridda di nomi, di volti e di cose che ho fatto a loro. […] Quando inizio a contare mi perdo in qualche ricordo particolarmente piacevole e divento così eccitato da perdere il conto. […]
Penso che la stima più realistica sia tra gli 80 e 90 omicidi.
Questo vuol dire che la somma degli omicidi che ho commesso dovrebbe aggirarsi intorno ai 110, cadavere più, cadavere meno.

Nel primo anno di attività commette 10 Omicidi di Autostoppisti e il naturale evolversi dell’escalation lo spinse ad uccidere persone che frequentava e che gli avevano fatto un qualche “torto”, arriva cioè agli Omicidi Gravi.
Le prime due vittime di questa serie sono la nipote di 15 anni, Janice Kirby, e l’amica di 17, Patricia Ann Alsbrook. Al Drive In Janice beve troppo (la birra gliela passa lo zio) e l’amica chiede a zio “Pee Wee” di accompagnarle a casa con la macchina. Le porta a casa sua per far fare una doccia a Janice. Il resto lo potete immaginare. Alla sorella (madre di Janice) e alla polizia dirà di aver portato le due alla fermata dell’autobus perché volevano incontrarsi con dei ragazzi. Ci cascano.
In più riprese verrà indicato da testimoni come l’ultima persona vista in compagnia di diverse persone scomparse e verrà ripetutamente interrogato ma la farà sempre franca per l'apparenza innocua, l'alibi sempre pronto e credibile e la capacità di superare sempre il test del poligrafo (la macchina della verità). I suoi conoscenti lo definiscono come ”un ometto inoffensivo e simpatico” e le 6 mogli come ”un buon marito e un buon padre di famiglia”.
Oggi ci chiediamo come un uomo capace di uccidere un energumeno a sangue freddo in carcere e con quella mole di precedenti possa essere considerato dalla polizia “inoffensivo”. Non oso immaginare cosa possono aver provato quei poliziotti che lo hanno avuto ripetutamente tra le mani, quando successivamente è venuta a galla tutta la verità. Quanti omicidi efferati avrebbero potuto evitare.

Gaskins è un concentrato di sadismo

Talmente concentrato da spazzare via tutte le classificazioni e i criteri di profiling che ci insegna Criminal Minds. La vittimologia praticamente non esiste, preferisce ragazzine, ma ucciderà anche molte donne e ragazzi, senza nessuna componente fisica costante. Il modus operandi di costante ha solo il rapimento sulla strada (per gli omicidi degli autostoppisti), lunghe torture e stupri (spesso per più di un giorno), uccisione per affogamento (non sempre). Ma le torture sono le più svariate e la sperimentazione è totale, non ha una vera e propria “firma”.

Alcune di esse le ho tagliate. Altre le ho bruciate. A una ho infilato un cavo in un buco e gliel’ho fatto uscire dall’altro, poi l’ho appesa al soffitto. Un’altra l’ho riempita di acqua fino a farla scoppiare, ma è morta troppo velocemente, e la cosa mi ha sorpreso, quindi non l’ho fatto più. Ho sempre preferito tenerle in vita il più a lungo possibile. Ho sempre dedicato molto tempo ad ogni vittima, e quando ho finito di divertirmi, di solito le ho uccise allo stesso modo della prima – riempiendole di pesi e annegandole per far sparire i corpi.

Le prime due vittime maschili furono due ragazzi “capelloni” scambiati da lontano per ragazze. Decise lo stesso di “offrire loro un passaggio”. Li portò in un suo covo, li torturò e sodomizzò fino a tagliare loro i genitali, cucinarli e mangiarseli mentre loro guardavano, prima di ucciderli.

Doreen Dempsey di 23 anni, incinta, e sua figlia Robin Michelle (di 2 anni!) erano sue conoscenti e si offrì di dar loro un passaggio per lasciare la città. Portate in un bosco, stuprò prima la madre e poi la bambina, uccidendo entrambe. Definirà questo duplice omicidio come il miglior sesso della sua vita.

Gli errori, la cattura, la sedia elettrica

Il bisogno di omicidi cresce a dismisura, finché non riesce più a disfarsi dei corpi da solo e commette il primo dei due fatali errori: si fa aiutare da un amico semi-ritardato di mente, Walter Neely, nel seppellire i cadaveri.
Il secondo errore è l’uccisione della tredicenne Kim Ghelkins, ragazzina che abita nel suo quartiere e che lavora spesso a casa sua come babysitter. Quando la ragazzina sparisce i genitori sospettano di Gaskins e lo denunciano alla polizia esercitando forti pressioni.

Le prove non schiaccianti che vengono trovate in casa di Gaskins, unitamente alle confessioni di Neely (che in seguito porterà gli investigatori nel “cimitero” di Gaskins facendo riesumare 8 corpi) sono appena sufficienti per incriminarlo per un solo omicidio. La condanna alla sedia elettrica viene commutata in ergastolo perché in Nord Carolina viene abrogata la pena di morte.
Nel 1982 uccide un altro detenuto (con dell’esplosivo!), nuova condanna alla pena capitale (reintrodotta nel 1977) e questa volta la sedia elettrica lo friggerà il 6 settembre 1991.

La fama mancata

Gaskins, vedendo il suo nome decisamente oscurato da quello di altri serial killer dall’ampia risonanza mediatica, primo su tutti Charles Manson, affidò la sua triste “fama” all’autobiografia che scrisse, aiutato dallo scrittore Wilton Earle, mentre era nel braccio della morte: Final Truth. The Autobiography of a Serial Killer.

Queste le parole conclusive:

Dopo aver visto il miracolo della luce, io non ho più avuto paura e non mi sono sentito obbligato a obbedire alle Regole di nessun Uomo e nessun Dio.
Quando loro mi uccideranno, io morirò ricordando la Libertà e il Piacere ottenuto nella mia Vita.
Morirò sapendo che ce ne sono molti altri che stanno arrivando a prendere il mio posto – e la maggior parte di essi non sarà mai catturata.
Morirò in pace perché il mio nome vivrà in eterno, finché gli uomini avranno la memoria –
– fino a quando parleranno del bene e del male
– e fino a quando leggeranno le mie parole della Verità Finale.

Fonti:
V. M. Mastronardi, R. De Luca “I serial killer”
occhirossi.it

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