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Victor, Il Ragazzo Selvaggio Dell’ Aveyron

Molte persone non vedono, in tutti questi
comportamenti, che reazioni animalesche.

Fine del XVIII secolo, dintorni di Saint-Sernin-Sur-Rance, Aveyron.
In paese circolano delle voci su una bestia misteriosa che si aggira nella foresta. La comunità è un po’ preoccupata, ma molti sono scettici e tranquillizzano gli altri screditando i contadinotti e le loro fandonie.
La vita scorre tranquilla, tutto scorre come sempre, e l’agitazione nata dai racconti presto muore. In genere c’è sempre una bestia misteriosa, c’è sempre un branco di lupi, c’è sempre una nuova leggenda nata per stupire e distrarsi un po’.

Ma nel 1797 la leggenda diviene realtà, perchè viene portato al villaggio uno strano trofeo di caccia: un ragazzino completamente nudo e sporco che morde e graffia chiunque tenti di avvicinarlo. Lo stupore è alle stelle, ma non si sa come il ragazzino riesce a fuggire e a tornare alla sua foresta. Non lo vedranno più per un anno, riuscendo a catturarlo in seguito nel 1798, perdendolo ancora, e nel 1799; ancora una volta questo strano animale fugge, assorbito dalla natura selvaggia.

Ma in maniera definitiva l’8 Gennaio del 1800 il ragazzo viene saldamente catturato e detenuto nel villaggio, e in tutta la Francia la notizia del ragazzo selvaggio dell’Aveyron si diffonde all’impazzata, e le alte sfere della comunità scientifica si interessano al caso.

Il ragazzo viene condotto a Rodez, e vengono condotte le prime osservazioni sul soggetto dal naturalista Bonnaterre: il soggetto non parla, al massimo mugola mentre mangia, non riconosce la propria immagine nello specchio, appare sordo e si lascia andare a terribili attacchi collerici dove aggredisce chiunque. La curiosità Parigina lo preleva e lo conduce alla capitale, presso il prestigioso ospedale per sordomuti. Qui il destino del nostro cambierà per sempre.

Entra in Scena Jean Marc Gaspard Itard

Su diretto interesse del ministro dell’Interno Champagny, il ragazzo viene condotto in un istituto destinato a ragazzi sordomuti e con menomazioni che impediscono una vita normale, dove potranno imparare a comunicare con il linguaggio dei segni fin dove possibile.
Il nostro ragazzo verrà esaminato dal più noto psichiatra dell’epoca, Philippe Pinel, assistito da un dottore dell’ospedale, Jean Itard. Oltre ai dati gia raccolti in precedenza, sembra che il corpo del ragazzo sia pieno di cicatrici, e una in particolare sulla gola colpisce Pinel e Itard: potrebbe proprio essere quel taglio l’elemento capace di raccontare le origini del ragazzo e tutta la sua storia.
L’ipotesi è la seguente: all’età di quattro o cinque anni il ragazzo viene abbandonato nella foresta, dove un maldestro tentativo di tagliargli la gola fallisce lasciandolo in vita, e fino all’età apparente di 12 o 13 anni vive indisturbato senza nessun contatto con la civiltà salvo qualche avvistamento.

La diagnosi di Pinel indica che il ragazzo soffre di demenza, e che potrebbe addirittura essere il motivo che ha spinto i genitori a liberarsi di lui.
Itard invece non è affatto d’accordo, e sostiene che l’apparente stato di demenza del ragazzo potrebbe derivare dal fatto di non aver mai avuto nessun contatto con la civiltà prima d’ora.
I due discutono a lungo delle loro teorie, fino a quando Itard si assume la responsabilità e l’obbiettivo di integrare ed istruire il ragazzo dimostrando che non vi era nessuna malattia mentale a determinare quel suo comportamento primitivo, ma solo l’assenza di contatti con il mondo civile.

L’inizio di una nuova vita

Dopo aver assicurato la comunità scientifica, Itard riesce a farsi affidare il ragazzo ed ad ottenere una pensione per educare in tutta tranquillità il ragazzo senza nessun’altra preoccupazione.

Il ragazzo non lo sa, ma è appena stato salvato da questo giovane testardo da una vita da reietto, segregato all’istituto e alla peggio esposto come fenomeno da baraccone. Ma non ci fa assolutamente caso, e sembra che non presti molta attenzione neppure al nuovo posto in cui è stato condotto, incurante del proprio destino.

Itard inizia subito il suo lavoro stilando un elenco di obbiettivi da raggiungere attraverso sperimentazioni e approcci vari.

[more]1. Interessare il ragazzo alla Vita Sociale: Itard vuole convincere il ragazzo che la civiltà presenta innumerevoli vantaggi rispetto alla vita selvaggia, come sicurezza, salute, approvvigionamento assicurato, e così via.
2. Risvegliare la sensibilità Nervosa: Uno degli aspetti più strani del ragazzo è che appare insensibile a numerosi stimoli esterni, sia un elevata od una gelida temperatura, sia un rumore forte.
3. Allargare la sfera delle proprie idee: Con il tempo il ragazzo stesso deve rendersi conto delle molteplici possibilità della mente di un essere umano, arrivando a sviluppare una propria fantasia, con associazioni di idee via via più complesse.
4. Insegnare l’uso della parola: oltre ad emettere semplici suoni, fargli riprodurre parole sempre più compesse dapprima per semplice imitazione, per poi insegnare il valore e lo scopo del linguaggio.
5. Esercitare il ragazzo alle azioni più semplici per poi arrivare a quelle più complesse: da cosa nasce cosa, l’intento è che tramite un’applicazione di idee il ragazzo si evolva continuamente in maniera autonoma arrivando a sviluppare pensieri sempre più complessi.[/more]

Itard è senz’altro un pioniere della pedagogia, e lo dimostra nel suo atteggiamento con il proprio paziente.
Dobbiamo tenere conto infatti che all’epoca dei lumi le personalità più influenti erano tenute in grande considerazione e la loro parola era legge; lo sconosciuto Itard aveva contraddetto il famosissimo Pinel, scostandosi dai dogmi della comunità e avvicinandosi in maniera anche umana a quella povera anima, cosa sicuramente naturale al giorno d’oggi ma non all’epoca. Quel ragazzo era stato distanziato dal regno vegetale solo perchè era in grado di muoversi, definito come una sottocategoria umana, umiliato e non tenuto minimamente in considerazione come essere umano, come tanti altri prima di lui.

Lo studio inizia, ogni giorno Itard prenderà appunti sulle reazioni del ragazzo ai vari esercizi a cui viene sottoposto od alle “normalissime” scene di vita quotidiana domestica.

Moltissimi sono gli esempi di questi esercizi; considerando che i tempi di educazione di questo ragazzo corrispondono a quelli di un infante, Itard sa che ci vorrà veramente molto tempo, e partirà dalle cose più banali, come apprezzare l’utilità di un vestito: vivendo per anni completamente nudo, il ragazzo non ha mai avuto nessun esigenza particolare per contrastare il freddo, in quanto i propri sensi sono rimasti inerti per favorire la vita nei boschi, soprattuto tra il gelo e la neve. Dopo una serie di bagni bollenti e freddi senza nessun risultato, Itard non sa veramente che pesci pigliare, ma in qualche modo i sensi si risvegliano e fanno provare freddo al ragazzo, cosa di cui si dimostrerà turbato. Lasciato solo in una stanza con dei vestiti, imparerà poi a vestirsi, ed a capire l’utilità del vestito.

Un altro episodio curioso riguarda l’udito: dato per sordo, in realtà si scopre che ogni tanto reagisce voltandosi quando sente parlare qualcuno, o quando sente un suono particolare utile (come la rottura di una noce). Oltre ad un aneddoto che donerà un nome al ragazzo ( la governante di Itard, Madame Guerin, solita esclamare “Oh, Mon Dieu!” desterà l’attenzione del ragazzo, come succederà con frasi come “Oh! C’est different!” o simili, tutte accomunate dal forte suono della vocale O, a cui sembrava più sensibile, e da qui l’idea di dargli un nome che avesse il suono “Oh” nel nome, come Victor) un altro particolare è quello dell’uso di un’arma da fuoco alle sue spalle, per verificare una volta per tutte se fosse in grado di sentire o meno.
Il colpo di pistola esplode con un grosso frastuono, ma Victor sembra non accorgersi di nulla. Le conclusioni di Itard sono semplicemente che Victor è abituato a sentire ma non ad ascoltare: sente perfettamente quello che succede attorno a lui, ma non da nessun valore alle informazioni utili che potrebbe ottenere dal suono, salvo particolari casi, come la rottura di una piccola noce.

Victor imparerà ad apparecchiare tavola, ad associare in alcuni casi il valore di un oggetto con forti limitazioni, come ad esempio una ciotola in cui riceve il latte di cui è molto goloso. Un aneddoto riportato dimostra come Victor mostrando la ciotola che gli viene sempre riempita pretenda di ricevere la propria merenda, sia in casa del dottor Itard sia in situazioni fuori dal contesto quotidiano, come in casa di amici del dottore. Anche qui mostrerà una ciotola qualsiasi, pretendendo del latte dalla donna addetta agli onori di casa. Quando un giorno romperà la ciotola presso gli amici, Victor alla visita seguente si porterà da casa una ciotola nascondendola sotto il cappotto, mostrandola poi per ricevere la quotidiana merenda!

Il punto più problematico: La parola ed il suo ruolo

In tutto il suo lavoro, l’ostacolo più grande riscontrato nel caso è stato quello di insegnare a parlare a Victor. Nonostante gli incredibili risultati raggiunti nell’insegnare a quello che appariva poco più di un cane, Victor ancora non parla. L’approccio alla questione vuole essere semplicissimo, e un giorno Itard presentandosi davanti a lui con una brocca piena d’acqua, al posto di versargliela in un bicchiere incomincia a ripetere più volte “eau, eau”, speranzoso che Victor per imitazione arrivi a parlare in vista del forte desiderio di bere, ma non sarà così. Dopo svariati tentativi non si arriverà a nessun risultato, ma un giorno dopo l’ennesimo tentativo con un’altra passione del ragazzo, il latte, Victor per la prima volta emetterà un suono, “lè” (da Lait, ovviamente), con una smorfia dolorosa ma felice. La felicità di Itard per il risultato viene invece subito smorzata dal fatto che Victor abbia in realtà emesso un suono senza attribuirgli un valore specifico. Gliene darà uno generale: per ogni capriccio, farfuglierà Lè.

Ogni tentativo in seguito sarà fallimentare, ma sempre iniziato e perseguito con piccole speranze quotidiane.
Itard su una lavagna stilizzerà degli oggetti, e su un tavolo vicino disporrà i medesimi. Alla domanda “Victor, portami le forbici” Victor avrebbe dovuto eseguire, appendendo i vari oggetti al gancio apposito, e se non lo avesse fatto sarebbe stato punito. Imparati in fretta i “suoni degli oggetti” Victor inizia ad imparare e nel tempo non commette più alcun errore, portando Itard a passare ad una fase successiva, ovvero abbinando ad ogni simbolo stilizzato la parola scritta corrispondente, ma qui Victor troverà un ostacolo ancora più grande.

Semplificando ancora l’esercizio, Itard vuole fare riconoscere una per una le lettere dell’alfabeto a Victor, creandone delle riproduzioni in legno da applicare ad una griglia dove sono disegnati i caratteri delle lettere. Sarà un esercizio molto lungo, ma che permetterà poi al ragazzo di abbinare delle combinazioni di lettere a determinati oggetti; anche questo che a prima vista potrebbe sembrare un episodio molto rassicurante, in realtà è l’ennesimo fallimento: Victor abbina in maniera meccanica delle lettere solo per imitazione, senza arrivare mai ad inventare delle nuove combinazioni che possano corrispondere a qualcosa, senza intuire il vero ruolo della parola riprodotta.

Un caso curioso è legato alle lettere L A I T : Con il suo solito metodo, Itard prima di dare il premio a Victor (una ciotola di latte) vuole che il ragazzo componga la giusta sequenza di lettere corrispondente all’oggetto del suo desiderio, prendendole dal mucchio che gli viene mostrato. Sono molti i fallimenti, ma quando finalmente ci riesce, qualcosa deve essere rimasto impresso in Victor perchè alla successiva visita presso gli amici si porterà dietrò ancora una volta nascosti sotto al cappoto le lettere di legno, per simboleggiare il suo bisogno alla donna in cucina.

La fine degli studi

Ne Il ragazzo Selvaggio di Truffaut viene raccontata la nostra storia, ma vengono omessi molti particolari ed ammorbiditi altri: Il rapporto tra Maestro e allievo sembra quello di un padre con il figlio, ma è rappresentato morbido e apprensivo in una maniera un po’ troppo forzata. Un maestro dell’epoca era una personalità autorevole e forzatamente severa con l’alunno poco diligente, e non si sarebbe posto molti problemi nell’accusare ingiustamente un allievo: per cercare di trovare una qualche traccia di ordine morale in Victor infatti Itard un giorno gli imporrà un esercizio molto facile che Victor eseguirà correttamente. Itard reagirà quindi punendolo e sgridandolo, tentando di verificare una reazione di origine morale in Victor, per vedere se il senso del giusto e del sbagliato fossero presenti in lui. Itard verrà consolato dalle lacrime di Victor, reazione prova delle sue supposizioni e si scusa continuamente come se avesse fatto un crimine incredibile.
Nel film non è riportato un episodio in cui Itard appende fuori dalla finestra Victor tentando di farlo gridare dalla paura per vedere se urlasse o meno, il rapporto maestro allievo era si profondo, ma non così delicato come lo immagineremmo oggi!

In più, nel film non è riportato un altro episodio importante: il finale di questa vicenda. Itard tenterà di educare Victor per sei anni interi, con perseveranza e costanza, ma infine getterà la spugna.
Il rapporto non è sempre stato facilissimo tra i due, e nonostante il legame profondo spesso agli occhi di Victor Itard perdeva punti quando sbagliava un esercizio, quando era costretto a punirlo.

La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata il sopraggiungere della pubertà. Qui Victor è stato ritenuto irrecuperabile da Itard, che ha rinunciato a dargli una educazione, distruggendo i sogni stilizzati di tanti parigini.
Victor vivrà fino alla morte con Madame Guerin, senza ricevere più nessun tentativo di educazione.

Tutti la Francia si sentirà molto delusa, e molti altri semplicemente dissero “aveva ragione Pinel”.

La faccenda è molto nota, ma nonostante l’insuccesso è molto significativa. Itard, che ricorderà l’esperimento come il suo più grande fallimento, è diventato simbolo di una branca della scienza meno dogmatica e più sperimentale, abbandonando gli assolutismi superficiali e incoraggiando con il suo fallimento studi per casi particolari e un nuovo approccio stesso al rapporto con il proprio paziente.

Ma la conclusione più significativa è quella meravigliosamente umana: il dottore mette da parte il camice e il cervello, e arriva per un momento a pensare con il cuore, pensando a quanto sia stato ingiusto tutto questo per il povero Victor, privato della natura selvaggia, dei prati e della semplicità del rapporto con la vita, ed improvvisamente retrocesso ad idiota demente.

[spoiler]NDA: L’immagine di testa appartiene al giovane attore che ha impersonato Victor nel film di Truffaut, non è quello originale! Spero che l’articolo vi abbia interessato, c’era veramente tanto da dire, e in un articolo vengono sempre limitati i casi più particolari e sensazionalistici di una vicenda. Se non conoscevate questa storia, sono felice che ne abbiate sentito parlare, e spero di non aver sminuito del tutto questa incredibile vicenda![/spoiler]

Fonti e Approfondimenti:
Il caso del ragazzo selvaggio dell’Aveyron (PDF / salusaccessibile.it)
Victor of Aveyron (wikipedia.org)
Memoriale di Itard (play.google.com/books)
Il ragazzo selvaggio di F. Truffaut (wikipedia.it)

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