I MIFF Awards a Milano

Il MIFF (sillabato dall’acronimo in Inglese Milan International Film Festival) è la mostra di cinema indipendente di tutto il mondo dedicata a Milano; è esistito per 8 anni nella sua versione convenzionale di Film Festival fino a quando, nel 2009, aggiunge la parola Awards, cambia logo e reinventa il proprio format evolvendosi in una manifestazione all’avanguardia, e presentando un nuovo genere nella sfera degli eventi cinematografici, attuale e dalla massima efficacia nel sostegno della cultura del cinema indipendente: i MIFF Awards.

Una nuova concezione di evento internazionale cinematografico, un ibrido tra i film festival convenzionali e il formato tradizionale della cerimonia di premiazione derivata dagli Oscar di Hollywood, dedicato ai film indipendenti di tutto il mondo e al panorama televisivo italiano.
I Topic Hunter hanno mandato il loro inviato studente di regia e appassionato di cinema ad una delle serate di proiezione.

Film

Meeting Spencer di Malcolm Mowbray
Partendo da questo film vado sicuramente sul sicuro, non solo è un omaggio al cinema Hollywoodiano dei tempi d’oro (il film è una screwball commedy genere molto in voga negli anni ‘30 tra gli studios, vi si sono perfezionati autori come Capra, Wilder, Hawks ecc…) ma trovando strano che il cinema indipendente riuscisse ad affrontare un genere a lui così lontano, è ciononostante fatto davvero bene!
Il luogo: un ristorante in una delle avenue di New York (il film, se non per pochissime scene in esterna, vi è girato quasi completamente ).
La situazione: un acclamato regista deluso dai troppi scossoni ricevuti dai majoristi della west coast decide di tornare nella sua città per ribaltare la scena con un’incredibile commedia che però dovrebbe prima trovare un finanziatore, quindi quella che doveva essere una cena al ristorante nella quale tutto era in programma per fare in modo che le cose vadano lisce diventa una carnevalata di personaggi divertenti che con le loro stravaganti personalità complicano o risolvono i problemi del nostro regista entrando e uscendo di scena fino al lieto apice…ma è naturale così è lo showbusiness!
Trovare informazioni sul regista è un po’ difficile, ciò che posso dire con certezza è che il nostro Mowbray si è fatto le ossa nella BBC e la cosa ha dato i suoi frutti…almeno per quanto riguarda questo film egli ha un’ottima capacità di mettere in scena la comicità tralasciando la farsa (…inglesi…) dirige gli attori sul set come se essi debbano muoversi su un palcoscenico rendendo giustizia all’ Hollywood dai dialoghi svelti e brillanti e allo stesso tempo infligge una critica ironica ai suoi cliché.

Sal di Diego Rougier
Le aride pianure del Cile diventano ancora più aride quando si ha voglia di raccontare una storia ma non si ha un’idea precisa su come farlo.
Capita al nostro protagonista, uno sceneggiatore spangolo con in mano un copione western ambientato nel vasto deserto di sale cileno che dopo l’ennesima porta chiusa sul naso decide di andare ad esplorare los pueblos della zona. Purtroppo le cose peggiorano ulteriormente.
Il povero sceneggiatore infatti viene scambiato per qualcun altro e vittima dell’equivoco viene dunque fatto prigioniero dai criminali della zona.
La conoscenza con un vecchio contadino del posto lo aiuterà a cambiare le carte in tavola…da vittima ad eroe cercando così di essere più uomo e più simile ai personaggi di cui voleva scrivere.
Il film ha una fotografia incredibile, le riprese del grande deserto cileno sono incredibili…attraverso un buon uso del grandangolo viene restituito il deserto alle immagini che lo hanno consacrato come luogo del cinema.
Purtroppo il film si dilata un po’ troppo e la commedia che vuole giocare sul didascalismo del genere a volte è un po’ ridondante resta comunque un buon lavoro che vale la pena di vedere!

My brother the Devil di Sally El Hosaini
Complimenti vivissimi vanno al montaggio (diamo valore ai bravi editors)! E’ l’arma più potente di questa storia di violenza e redenzione ambientata nelle periferie inglesi e avente come protagonisti due fratelli di origine magrebina.
Il maggiore è un ragazzo che per tirare avanti ha scelto di fare il lavoro sporco del piccolo boss locale, mentre il minore che ammira profondamente il fratello cerca di scoprire se stesso tenendolo sempre come riferimento.
Le cose sembrano andare bene sino a quando non precipitano improvvisamente e come al solito qualcuno dovrà cercare di conciliare l’inizio di una nuova vita con la lotta e la dai vecchi problemi che non mollano.
Una storia commovente di famiglia, valori di strada che si scontrano con valori morali e valori antichi che tentano di incastrarsi nel futuro.
Il film è girato molto bene, peccato che la retorica della vita da strada essendo un po’ ritrita è un po’ difficile da digerire…inoltre il finale poteva essere pensato un po’ meglio.

Si rigrazia Santiago Torresagasti per l’articolo.

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