Rayman Origins – Recensione

Ma cosa è? Una melanzana antropomorfa?

Nei primi anni novanta il mondo dei videogiochi era principalmente legato ad una immagine di giochi a scorrimento orizzontale, per lo più di tipo platform. Sia che fosse un idraulico, sia che fossero dei tizi nerboruti che picchiavano, sia che fossero dei cowboy quello che contava era farsi strada fra vari ed impervi livelli per affrontare il boss che puntualmente si presentava alla fine dello stesso. Erano altri tempi, in cui la semplicità e l’immediatezza contraddistinguevano i vari titoli, in cui non c’erano storie troppo complesse e semplicemente ci si svagava nel modo più puro possibile.Rayman Origins fa proprio questo.

Rayman Origins fa proprio questo. Ci catapulta indietro di 21 anni e ci fa riassaporare quei particolari momenti.
Ci catapulta indietro di 21 anni e ci fa riassaporare quei particolari momenti.
Oramai ci hanno abituati a mondi distrutti, cupi, in cui i sorrisi diventano delle urla e in cui l’innocenza delle passate epoche videoludiche è oramai dimenticata, atrofizzata.
E’ davvero possibile che un gioco riesca a ricatturare tutti quegli elementi che hanno spinto l’intera industria dei videogiochi nei primi anni della sua vita, pur mantendendo caratteristiche e un livello tecnico che sia degno del severo giudizio moderno?
La risposta è facile. Si.

Prime impressioni

In molti modi il gioco che ci si para innanzi rappresenta il pacchetto artisticamente più coeso e perfettamente orchestrato probabilmente degli ultimi anni, il tutto considerando i notevoli sorrisi che il titolo riesce a strappare a chi ci si approccia. Di fatto è come se l’art directo Michael Ancel avesse fatto un piccolo disegno su un foglio di carta e poi ci avesse costruito un mondo vibrante attorno, riuscendo nell’arduo compito di non abbandonare mai la sua idea originale.
Il tutto viene realizzato dalla grafica 2D più bella vista nel corso degli ultimi 10 anni. Si sa, in questo caso non è il foto realismo che fa gridare al miracolo, quanto piuttosto le scelte artisitiche, i “disegni” veri e propri che caratterizzano sfondi, nemici, ambientazioni. Anche in questo campo Rayman Origins eccelle.

Grafica e gameplay

Ci sono momenti di caos totale in cui gli elementi di sfondo si mischiano con quelli in sovra impressione, di fatto causando una leggera confusione nel giocatore al primo approccio, ma basta davvero poco perché il senso di stupore lasci posto allo stupore ed all’ammirazione con cui sono realizzati tutti i dettagli di gioco. Non lo nego, parecchie volte sono morto in modi ridicoli perchè mi ero fermato ad ammirare quello che circondava il mio personaggio. E fidatevi, capiterà anche a voi, ma purtroppo il gioco non ve lo permetterà quanto volete. I livelli diventano mano a mano sempre più complessi e richiederanno una conseguente maggior attenzione sia nella gestione dei movimenti del personaggio, sia nel scovare dove sono nascosti i vari Looms (la risposta di Rayman alle monete di Nintendiana memoria) per ottenere il punteggio massimo alla fine del livello.
Personamente ho rifatto i medesimi livelli almeno due volte, la prima volta mantenendo un ritmo più tranquillo, esplorando ogni singolo anfratto e godendomi il paesaggio, la seconda volta correndo come un pazzo, calcolando meticolosamente ogni singolo movimento, per raggiungere l’obiettivo di finire il livello entro un determinato tempo minimo.
La fine di ogni singolo schema vi conferirà una valutazione basandosi su di un semplice medaglione, che andrà a completarsi mano a mano che vengono raggiunti determinati obiettivi, che vanno dal raccogliere un determinato numero di Looms alle classiche sfide a tempo, passando per la ricerca di tutte le gabbie segrete contenenti simpatici esseri rosa.

Se la modalità single-player sazierà la vostra voglia di platform “classici”, sarà il multi-player che vi darà il massimo grado di divertimento

Se la modalità single-player sazierà la vostra voglia di platform “classici”, che nel 2011 sono totalmente mancati nel mercato delle console casalinghe (non è stato rilasciato nemmeno un classico Super Mario 2D), sarà il multi-player che vi darà il massimo grado di divertimento, con maledizioni ai vostri amici e con un sacco di risate prendendo di fatto parte ad uno dei multiplayer (locali) più divertenti di questa generazione.
A onor del vero bisogna dire che questa parte prende molto spunto da New Super Mario Bros. Wii, ma allo stesso tempo non risulta una mera copia, se non nelle meccaniche, perché è dalla base che il prodotto prende le distanze, nonostante la categoria di appartenenza dei due titoli sia la medesima.

Innovazione conservativa

Non ci sono devi veri e propri power-up che devono essere raccolti durante i livelli, ma semplicemente vengono imparate delle nuove abilità durante tutto il gioco, e tali mosse una volta apprese non vi lasceranno mai più, in modo da poter riaffrontare gli schemi precedenti con più stile e precisione.
Ogni ambientazione offre diverse tipologie di personaggi autoctoni, giganteschi peperoncini che dormono in pentole bollenti, pinguini che pattinano sul ghiaccio, arance e limoni da cocktail irti di spine; le cose non cambieranno quando ci ritroveremo in groppa a gigantesche zanzare con le quali affrontare ambientazioni aeree.
Sicuramente uno dei grandi punti forza del gioco è dato dalla colonna sonora, totalmente originale e particolare. La maggior parte dei brani sembrano quasi “cantati” dalle varie creature che incontriamo e ci rimarranno in testa più di quanto vorremmo (mio particolare plauso va alle musiche dei livelli con la zanzare e a quelle dei livelli messicani).

La maggior parte dei brani sembrano quasi “cantati” dalle varie creature che incontriamo
Se si ha la pazienza di esplorare tutti i livelli i giocatori vengono premiati con delle piccole perle di difficoltà e di level design: i cosiddetti “Treasure chase”. Come il titolo suggerisce sono dei “semplici” inseguimenti di uno scrigno attraverso livelli costruiti ad hoc per farvi lanciare nel peggiore dei turpiloqui, dove l’errore è severamente punito e dove tutti i vostri riflessi verranno messi a dura prova, senza nemmeno permettervi di sbattere le ciglia per un secondo.
Nonostante questi rari momenti il gioco comunque non risulta mai tremendamente difficile, anzi, risulta ben bilanciato nella sua progressione (eccezione fatta per l’ultimo super-mega-iper livello segreto. Li sono TANAMADANE che si sprecano).

Conclusioni

In definitiva ci sono una moltitudine di livelli da esplorare, boss fight particolarmente ispirate, skin per i personaggi principali da sbloccare, livelli segreti e ore di sano e piacevole svago. Rayman è come se fosse un dipindo vivente, in cui i colori accesi vibrano energia ed in cui il videogioco sembra avere trovato la sua origine primordiale, in cui la semplice pressione di un paio di tasti è sufficiente per godere appieno di tutto quello circonda il giocatore, senza la velleità di farci applaudire a storie magistralmente orchestrate o a texture iperrealistiche, semplicemente facendoci fare qualcosa che forse avevamo dimenticato tempo fa: giocare.

Come suggerito da @Pedro99 vi inserisco anche il link Steam per acquistare il giuoco!

via IGN | Gametrailers

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