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Tsutomu Miyazaki: Il Killer Otaku

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Quante volte vi è capitato, magari perché appassionati di cultura giapponese, di essere additati con l’epiteto di ”Otaku”?
Innumerevoli volte, suppongo… o forse no, mica vi conosco eh!
Non tutti però sanno che questo termine, per un lungo periodo della storia giapponese, ha avuto una connotazione negativa: e tutto grazie a questo bel tipetto.

Un Simpatico Ometto Deforme

Tsutomu Miyazaki nasce a Ōme, Giappone, il 21 agosto 1962.
Nato prematuro, presentava una malformazione alle mani, che risultavano saldate ai polsi, impedendo dunque il movimento verso l’alto delle stesse. Nonostante questo handicap che, in una società come quella giapponese, lo rendeva essenzialmente un diverso, Tsutomu si rivelò un ragazzo studioso, al punto da ottenere il punteggio massimo agli esami di passaggio al Liceo.

Da sempre timido e introverso, Miyazaki cominciò a sviluppare un morboso interesse verso le donne, cominciando a scattare foto alla biancheria intima delle tenniste durante il college. Ben presto si stufò della pornografia ritraente adulti e cominciò ad avvicinarsi alle riviste con le ragazzine e, soprattutto, ai manga di genere Hentai.

L’inizio della follia e gli omicidi

Si pensa che la fine della fragile sanità mentale di Miyazaki sia stata dettata dalla morte del nonno (Maggio 1988): Miyazaki confessò in seguito di aver mangiato alcune sue ossa cremate per “incarnarsi in lui” e di aver ucciso alcuni animali in risposta alla tragedia.

Un pomeriggio di agosto del 1988, la piccola Mari Konno (4 anni) uscì di casa per andare a giocare da un’amica. Non tornò mai più. Si scoprì che era stata strangolata e violentata da Miyazaki.
In seguito i coniugi Konno ricevettero un pacco contenente le ceneri della figlia, delle foto raffiguranti i vestiti, alcuni denti e un biglietto:

”Mari. Cremato. Ossa. Indagare. Dimostrare.”

Nel frattempo, il buon Tsutomu uccise altre 3 bambine, tutte di età compresa tra i 4 e i 7 anni, tutte strangolate, violentate e spesso riprese con una telecamera e poi mangiate.

L’arresto e il processo

Il 23 luglio 1989, durante il tentativo di violentare una ragazza con l’obiettivo di una macchina fotografica, Miyazaki fu scoperto e costretto a fuggire. Venne catturato dalla polizia mentre cercava di recuperare la propria auto.
Durante una perquisizione la polizia trovò 5763 videocassette contenenti video pornografici, delle sue vittime e non, e numerose fotografie sempre raffiguranti le sue vittime.
È stato anche riferito dalla polizia che Miyazaki fosse un appassionato di film horror, specialmente della serie cinematografica Guinea Pig, in particolare dal secondo film della serie intitolato ”Flower of Flesh and Blood”, da cui avrebbe preso ispirazione per gli omicidi compiuti.

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Ecco come appariva la casa di Miyazaki

Il processo iniziò il 30 marzo 1990, l’imputato intervenne con affermazioni prive di senso e scaricò la responsabilità delle proprie atrocità su un uomo-ratto suo alter ego: un personaggio che disegnò spesso sotto forma di cartone per la corte. Nel frattempo, un’equipe di medici gli diagnosticò una forte schizofrenia e disturbi dissociativi della personalità. Nonostante ciò, fu giudicato capace di intendere e di volere e condannato a morte per impiccagione il 14 aprile 1997.
Miyazaki ha definito i delitti commessi “un buon lavoro” e non si è mai pentito né ha mai chiesto scusa.
Fu giustiziato il 17 Giugno 2008, dopo ben 18 anni di carcere.

Fonti
Wikipedia
occhirossi.it

[BdS] – Bagno di Sangue è la rubrica di Lega Nerd che racconta i delitti più efferati, assurdi, curiosi e famosi della storia

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