Prufrock

LEGANERD 046992

Ezeckiel Goldmann abitava vicino alla ferrovia. Ad una curva della ferrovia. Una mattina di un ottobre umido si alzò e andò verso la latrina. Guardando dal vetro di questa riuscì a pensare: “nero”.
La cosa successiva che gli passò per la testa fu una ruota del treno che tutti i giorni portava i minatori alla miniera, ma che quel mattino umido di ottobre pensò bene di prendere la curva dritta, causando quindi un notevole disagio alla circolazione ferroviaria (ce ne vuole di tempo per rimettere tutto a posto quando un treno decide che i binari sono troppo restrittivi e di scappare verso la libertà).

I più spiritosi commentarono che la gente normale prende il treno, Ezeckiel invece era stato preso da un treno. In pieno.

Anna Faber il treno lo prese una sola volta, da sola. Suo marito era riuscito a scappare con la bambina all’ultimo momento. Era un lungo treno, omologato per le merci, ma che quella volta era stata pensato per trasportare bestiame. Lei era lì insieme al resto del carico, verso l’unica fermata di Dachau.

Ezeckiel Goldmann si chiama come suo padre, e del treno ha l’immagine fissa del rumore atroce di lamiere che si contorcono in cortile, e il rosso sparso a piccole chiazze sul lenzuolo sopra i resti che venivano estratti. Sara Schmidt da bambina era riuscita a scappare all’ultimo momento da un treno che aveva preso tanta gente senza averne mai restituito indietro nessuna, nemmeno sua madre. Il treno per lei sono le braccia di suo padre che la stringono, e uno sbuffo di vapore nero che si perde nella steppa troppo vuota.

È logico pensare che prima o poi il Destino, che è il nome che si dà Dio quando vuole giocare, non potesse evitare a due storie del genere di reincrociare i loro fili con la lunga linea di ferro e traversine che attraversa la steppa coperta dalla neve ghiacciata. Ed evidentemente non si può evitare che un uomo ed una donna, gli unici terrorizzati in tutto quel gran paese di metallo che fra poco si muoverà in fila, sbuffando, non finissero nello stesso compartimento.

Fra quanto parte/ dovrebbe essere già/partito/ le lancette/sulla/ banchina/ già segnano che l’ora è passata/ controlla/ sì, è passata.
Ecco/si è mosso/no, manovrava solo/ si è mosso?/ ormai dovrebbe partire/ avrò chiuso tutto bene/ a casa?/ cosa ho dimenticato?/ Si è mosso/ posso vederlo dal treno che ci sta accanto/ certo che/ con un piccolo sforzo d’immaginazione/ piccolo/ il segreto è essere concentrati/ e si potrebbe far finta/ che noi siamo fermi/ e sia solo l’altro treno che si muova.

MANUALE D’ISTRUZIONI CONTRO IL PANICO DA TRENO

1) Quando il treno parte, non guardate fuori dal finestrino. Lo scompartimento è fatto apposta in modo da sembrare un comodo salottino
2) Quando il treno parte, non guardate fuori dal finestrino. Immergetevi piuttosto nella lettura di un giornale, di un libro o annotate qualcosa sul vostro taccuino.
3) Quando il treno parte, non guardate fuori dal finestrino. Reclinate il capo e dormite, il respiro del treno vi faccia da cuscino.
4) Quando il treno parte, non guardate fuori dal finestrino. Qualora i punti 1, 2 e 3 non funzionassero, immergetevi in conversazione con il vostro vicino.
5) Quando il treno parte, NON GUARDATE FUORI DAL FINESTRINO. Vedrete nient’altro che steppa sporcata di neve, piatta in modo tale farvi persino male, e il vostro sguardo rimarrà prigioniero, la mente incapace di pensare e a rendersi conto di essere stata catturata, condannata ad assimilare la terrificante realtà di tutta quell’immensità. A quel punto sarà già segnato il vostro destino.

Ezeckiel aveva già superato il punto 3, e stava per capitolare perchè troppo timido per passare al punto 4, anche perchè la donna che gli stava davanti lo affascinava troppo. Non che fosse straordinariamente bella, MA STAVA FISSANDO FUORI, ed Ezeckiel era affascinato dalla voluttà del terrore che vedeva riflesso nei suoi occhi verdi, questi sì, veramente fuori dal comune.

Non so se lor signori abbiano mai preso un treno. Come dicono? Oh bene! Quindi mi capirete sicuramente. Prendere un treno è un atto di assoluta fiducia, Signore. Si fiderebbe lei se io, assoluto sconosciuto, la bendassi e la guidassi per dove piace a me? Non penserebbe forse che io sono un pazzo, che la sto conducendo a perdizione? Eppure, lei ed io ci siamo fidati di lasciarci guidare dal macchinista (l’ha forse visto lei? Sa che faccia ha, le sembra un tipo a posto o ne ha sentito parlare da qualcuno?) e siamo obbligati a lasciarci trasportare senza nemmeno sapere dove stiamo andando, le faccio notare, perchè al massimo possiamo guardare di fianco, neanche di dietro, di fianco. Mai vedere cosa abbiamo davanti, verso cosa stiamo correndo a questa velocità in questa steppa coperta di neve. Come possiamo stare qui tranquilli, immersi in queste urbane conversazioni, mentre il paesaggio sfreccia a folle velocità attorno a noi?

EZECKIEL:_ …….
SARA:_ …….
EZECKIEL:_ …….
SARA:_ …….
EZECKIEL:_ …….
SARA:_ …….
EZECKIEL:_ …….
SARA:_ …….
EZECKIEL:_ …….
SARA:_Ha detto qualcosa?
EZECKIEL:_In verità no.
SARA:_ …….
EZECKIEL:_ …….
SARA:_ …….
EZECKIEL:_ Ma mi sarebbe piaciuto, pur di far in modo di poterle parlare mentre contemplo i suoi occhi.

Certo, come battuta era orribile, un complimento da quattro soldi, ma la situazione e le persone non erano comuni, e questo Dio lo sapeva bene, così tutto funzionò, la conversazione scattò. Scattò anche qualcos’altro e la paura del treno scomparve, mentre lo scompartimento scivolava nella steppa ghiacciata.

La stazione dopo Ezeckiel è sulla banchina. Non l’abbiamo detto prima, ma Ezeckiel è una di quelle persone che si addormentano e si innamorano con difficoltà, ma che quando lo fanno, lo fanno con precisione. E sanno quando una cosa è gestibile e quando no. Ecco perchè adesso è in una stazione in mezzo alla steppa, una stazione che non è neanche la sua, e non si volta a guardare il treno che parte lentamente. Mai essere l’ultimo ad andarsene ad una festa, Ezeckiel lo sa bene, e si cerca in tasca qualche gettone per telefonare a casa e chiedere a Sophia dei bambini, mentre il treno diventa uno sbuffo di vapore che si perde nella steppa troppo vuota.

[CoolStoryBro] è la rubrica di Lega Nerd dedicata alla letteratura amatoriale

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