Brutte Storie


Il titolo dell’articolo avrebbe potuto far pensare a storie di vita vissuta in cui l’uomo combatte contro il proprio destino restandone inesorabilmente schiacciato o più banalmente ai racconti di “A mio cuGGino” (tipo quella volta che è caduto in motocicletta, si è alzato che era ancora vivo, ma quando si è tolto il casco gli si è aperta la testa in due e adesso è morto), ma l’immagine dovrebbe aver fugato ogni dubbio.

L’intento infatti è ricordare una brillante collana di libri per ragazzi pubblicata da Salani, “Brutte Storie” (Horrible Histories) appunto, che ha avuto e ha tuttora il merito di avvicinare i giovani allo studio della Storia in maniera non convenzionale, attraverso illustrazioni a fumetti, battute, quiz e soprattutto curiosità introvabili nei libri scolastici, ma al più nelle parole di un professore particolarmente appassionato.

Dai “Ganzi Greci” agli “Spaventevoli Egizi”, dagli “Atroci Atzechi” ai “Villosi Vichinghi”, ricordo con affetto questi libri, che anche in età adulta possono essere rispolverati per rileggerne qualche stralcio a tempo perso (leggasi “sul cesso”).

L’autore è Terry Deary, nato a Sunderland, in Inghilterra, nel 1946. Attore, regista di teatro e insegnante di recitazione, cominciò a scrivere all’età di 29 anni. Deve la sua fama proprio alla collana “Brutte Storie” popolare tra i ragazzi per i dettagli disgustosi e macabri e per le vignette umoristiche. I libri sono stati tradotti in tutto il mondo e hanno trovato diverse forme d’imitazione. Deary ha ricevuto un Dottorato ad honorem in Educazione presso l’University of Sunderland nel 2000.
Nel Gennaio 2011 si è ritirato dall’attività di scrittore per ragazzi dopo 35 anni di carriera.

Sulla scuola ha detto:

La scuola non mi interessa. Non ha senso nel 21mo secolo. Era un pretesto di era Vittoriana per tenere i ragazzi lontani dalle strade. Chi ha deciso che mettere trenta bambini accumunati solo dall’età in una stanza con un maestro sia il modo migliore di insegnare? Nella mia scuola c’erano 52 ragazzi in un’unica classe e l’unica cosa che ho imparato è stata come passare gli esami. Le verifiche sono la morte dell’insegnamento. I ragazzi dovrebbero lasciare la scuola a 11 anni e andare a lavorare. Non in miniera o a spazzar camini, si badi, ma a lavorare sui computer o a progetti importanti. Tutto ciò che ho imparato dopo gli 11 anni è stata una perdita di tempo. Trigonometria, la legge di Boyle, tutte cose che non ho mai usato. Mi avrebbero dovuto insegnare le abilità necessarie nella vita, come ad esempio coltivare i rapporti con le persone, fare il genitore e gestire il denaro. A 18 anni non avevo la benché minima cognizione di queste cose. La scuola deve cambiare.

Sugli storici:

Sono loschi e ambigui quasi quanto I politici. Sposano a priori un punto di vista e selezionano i fatti per provare le loro ragioni e farsi un nome(…) Non scrivono in maniera oggettiva(…) Alla fine li smascheri tutti.

Fonti: ricordi, Wikipedia, intervista Guardian

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