Libro vs Film: Non è un paese per vecchi

Visto che qui ognuno @mgnever (la trollata è stata gentilmente corretta dall’editor, ndE) si improvvisa critico cinematografico ho deciso di farlo anch’io.
Siccome tratterò un film non recente voglio proporvi un’analisi comparata del film e del libro da cui è tratto, chi è meglio, chi peggio e perchè (almeno per me).

Sarei potuto partire con 7 articoli sui vari Harry Potter ma, almeno per la prima volta, anche no.

Nota: considerate che sono molto di manica larga con i film in quanto credo che ci siano pochi film buoni in giro, mentre sono molto critico verso i libri in quanto credo ci siano moltissimi libri validi in giro, darei tranquillamente 9 al film del Signore degli Anelli mentre al libro rifilerei un 7. (argh, NdE)

Detto ciò iniziamo.

Il racconto preso in considerazione è No country for old men di Cormac McCarthy che considero uno dei migliori scrittori viventi (è l’autore anche de “La Strada”, che è stato adattato con Viggo Mortensen come protagonista).
Il libro è del 2005, l’adattamento cinematografico dei fratelli Coen (dal mio punto di vista ottimi registi) è del 2007.

La storia e il pensiero di McCarthy

No country for old men narra le vicende di 3 persone, di una valigetta piena di soldi e di un paese arido e violento (è ambientato tra il sud del Texas e il Messico).
La storia si svolge nel passato recente (1980), Llewelyn Moss è un reduce del Vietnam che ormai appartiene alla white trash americana, un giorno, mentre è a caccia, si imbatte nei resti di uno scambio di droga andato male: la droga è ancora lì, i soldi poco lontati e acquirenti e compratori si sono ammazzati tra di loro.
Pur essendo un uomo di principi e onesto, Moss si appropria del denaro per dare una vita migliore a lui e alla sua giovane moglie.
Facendo ciò scatena però una caccia spietata da parte dei trafficanti locali.

Sulle sue tracce ci sono anche Ed Tom Bell, uno sceriffo di altri tempi, e Anton Chigurh un killer spietato che nelle parole dello sceriffo è “l’incarnazione del male”.

Moss fugge con i soldi ma il suo gesto ha ormai dato il via a conseguenze che non può affrontare, [spoiler]l’uomo finirà ammazzato e altre persone, tra cui la giovane moglie faranno la stessa fine.[/spoiler]

Questa la trama in breve, veniamo invece al pensiero di McCarthy.
McCarthy è uno scrittore di western, i suoi libri più famosi sono la Trilogia della Frontiera (molto bella peraltro, sono qui ad aspettare che qualche regista la porti sullo schermo: Passione Ribelle non conta!), i suoi racconti sono spesso ambientati tra il Messico e il Texas, e anche No country for old men, sebbene in chiave moderna, è un classico western alla McCarthy.

Nei libri di McCarthy si assiste allo scontro tra l’uomo e il mondo o tra l’uomo e situazioni più grandi di lui che lo travolgono.
I personaggi di McCarthy sono spesso persone legate ai valori dell’America della conquista del West: sono coraggiosi, onesti, virili, generosi, sanno quale è la cosa giusta da fare, eppure, alla fine, sono costretti a soccombere schiacciati da un mondo violento.
Lottano contro tutto ciò, al meglio che possono, ma tutti, presto o tardi, ne vengono travolti.

Il mondo di McCarthy è amaro e senza speranza, benche permeato di sentimenti veri e ideali anche alti e meritevoli.

No country for old men non fa eccezione a questa regola, i personaggi sono uomini legati a un passato che forse non è mai esistito con ideali inapplicabili alla realtà dove vivono, il titolo si riferisce a questo: non è un paese per uomini di altri tempi (non è un paese per vecchi è una traduzione orripilante).

Lo sceriffo è il personaggio che meglio incarna questo sentire, spesso intervalla il racconto con le sue riflessioni sentendosi totalmente inadatto a quello che è diventata la sua terra eppure determinato a seguire la giustizia che la stella gli impone.
Lo stesso Moss è una brava persona, generoso e coraggioso, sa che rubare quesi soldi è sbagliato ma spera di dare un futuro migliore alla giovane moglie, si batterà con coraggio ma il mondo lo travolgera e finirà ammazzato da un messicano sconosciuto sui gradini di un motel.

Chigurh è invece la personificazione delle persone che in questo mondo ci vivono bene, che sono l’incarnazione stessa di tale realtà, violenti, spietati e senza alcun ideale eppure sono quelli che, nelle storie di McCarthy, alla fine prevalgono.

Libro vs Film

Inizio col dire che i fratelli Coen hanno fatto un ottimo lavoro, il film è davvero apprezzabile, i personaggi ben caratterizzati (forse un po’ sopra le righe Chigurh) e paesaggi e scenografie ben scelte.

Il film segue molto la trama del libro: si discosta in minima parte in un paio di punti e taglia completamente una sottotrama [spoiler](nella sua fuga, poco prima di essere ucciso, Moss carica a bordo una ragazzina un’autostoppista che si invaghisce di lui vedendo il tutto come un gioco emozionante, finirà ammazzata anche lei al motel)[/spoiler] una scelta che comunque ho apprezzato essendo quella parte la peggiore del romanzo a mio avviso.

Il film restituisce le grandiosità dei paesaggi mentre perde un po’ quando si tratta delle ambientazioni cittadine.
La fuga di Moss è un on the road in un paese devastato dalla povertà e dal degrado sociale, nel libro lo si percepisce molto meglio.

Inoltre, per quanto si impegni, il film non riesce a dare l’idea di disperazione che invece c’è nel libro: sembra che comunque tutto possa risolversi nel migliore dei modi, il che fa apprezzare il colpo di scena, ma fa perdere una parte importante del racconto.
[spoiler]Nel libro la situazione è cupa e arrivare con Moss ammazzato come un cane da un paio di ragazzini messicani strafatti armati di mitragliatrici sui gradini di uno squallido motel fuori mano sembra l’unico finale possibile. Questo fa da contorno e esalta la voglia di vivere, la caparbietà di Moss, il suo carattere e il suo taglio da “eroe” per certi versi.[/spoiler]

Sono scelte, ma in ogni caso preferisco la scelta del libro.

Un altro aspetto che non si coglie (ma qui è un problema di noi italiani) è la sensazione di essere stranieri in una terra sconosciuta.
Mi spiego, nei romanzi di McCarthy interi dialoghi sono scritti in messicano, per un lettore inglese sono incomprensibili, McCarthy li usa proprio per questo, per far capire che è un mondo diverso da quello abituale ai personaggi (sebbene molti suoi personaggi parlino il messicano), per noi italiani il messicano è simile allo spagnolo e quindi lo capiamo senza troppi problemi (anche nella traduzione italiana è mantenuto il messicano).
Questo però è un problema sia del film che del libro.

Per le scene di azione ovviamente vince il film, puoi essere bravo fin che vuoi a descrivere sparatorie e cadaveri (e McCarthy lo è) ma vederle è un’altra cosa.

Conclusioni

Il film è davvero molto bello, e ho apprezzato molto la trasposizione, ci sono alcune chicche che meritano (una tra tutte quando Chigurh ammazza il poliziotto che lo ha arrestato), le scelte di regia sono vincenti e in ogni caso il romanzo non viene stravolto anzi, si coglie lo sforzo di cercare di essere fedeli al libro, in certi casi fin troppo [spoiler](alcune scene, come l’incidente finale di Chigurh risultano un po’ decontestualizzate).[/spoiler]

Il libro è anche molto bello, la storia è la stessa ma le sensazioni che trasmette sono diverse, il libro avrebbe la vittoria in tasca se non fosse che i Coen hanno abilmente tagliato l’unica caduta di stile del romanzo (vedi sopra) guadagnado molti punti.
Se avete letto molti libri di McCarthy saprete che ogni tanto ne combina di queste cose, storie bellissime con alcune cadute di stile davvero difficilmente giustificabili nell’economia del romanzo (nella triologia della frontiera ne sono affetti 2 romanzi su 3…), ovviamente sono parti minori che non pregiudicano mai la godibiità nel complesso ma che se venissero evitate sarebbe davvero meglio.

Io darei un bel 7 al film e un bel 7 al libro.
Un pareggio dunque?
Non proprio (intanto sono stretto con i libri e largo con i film) diciamo che il libro vince ai rigori.
Ci sono diverse parti nel libro, diversi dialoghi o riflessioni (sopratutto dello sceriffo) che sono dei capolavori e che nel film sono resi molto più blandamente.
Può sembrare poca cosa ma vi assicuro che fanno la differenza.

In ogni caso consiglio vivamente a tutti di leggere il libro e di vedere il film.

Come chicca finale vi lascio le riflessioni di apertura dello sceriffo, l’incipit del racconto (uno dei “rigori” sopracitati), una paginetta che a me ha fatto saltare in piedi e correre al banco prestiti con il libro in mano, enjoy it!

[more]Un ragazzo ho mandato alla camera a gas di Huntsville. Uno e soltanto uno. Su mio arresto e mia testimonianza. Sono andato a trovarlo due o tre volte. Tre volte. L’ultima volta il giorno dell’esecuzione. Non ero tenuto ad andarci, ma ci sono andato lo stesso. E non ne avevo certo voglia. Aveva ammazzato una ragazzina di quattordici anni e posso dirvi subito che non ho mai avuto questa gran voglia di andarlo a trovare né tanto meno di assistere all’esecuzione però ci sono andato lo stesso. I giornali scrissero che era un crimine passionale e lui mi disse che la passione non c’entrava niente. Lui con quella ragazzina ci usciva insieme, anche se era cosi piccola. Il ragazzo aveva diciannove anni. E mi disse che da quando si ricordava aveva sempre avuto in mente di ammazzare qualcuno. Mi disse che se fosse uscito di galera l’avrebbe rifatto daccapo. Disse che lo sapeva che sarebbe andato all’inferno . Proprio cosi, parole sue. lo non so cosa pensare. Non lo so proprio. Mi pareva di non aver mai visto uno come lui e mi è venuto da chiedermi se magari non era un nuovo tipo di persona. Li ho guardati mentre lo legavano alla sedia e chiudevano la porta. Il ragazzo poteva avere l’aria un tantino nervosa ma niente di più. Lo sapeva che da lì a un quarto d’ora sarebbe stato all’inferno. Io ci credo. E ci ho pensato tanto. Non era difficile parlare con lui. Mi chiamava sceriffo. Ma io non sapevo cosa dirgli. Cosa si dice a uno che per sua stessa ammissione non ha l’anima? Perché gli si dovrebbe dire qualcosa? Ci ho pensato proprio tanto. Ma lui era niente in confronto a quello che sarebbe venuto dopo.
Dicono che gli occhi sono le finestre dell’anima. lo non so di cos’erano la finestra quegli occhi e mi sa che preferisco non saperlo. Ma da qualche parte intorno a noi esiste un’altra visione del mondo e altri occhi per vederlo ed è li che questa storia sta andando a parare. Mi ha portato a un punto della mia vita dove non avrei mai pensato di arrivare. Da qualche parte là fuori c’è un profeta della distruzione in carne e ossa e io non voglio trovarmelo di fronte. Lo so che esiste davvero. Ho visto cos’è capace di fare. Sono già passato una volta davanti a quegli occhi. E non lo farò mai più. Non ho intenzione di mettere la mia posta sul tavolo, alzarmi e uscire per andargli incontro. Non sono invecchiato. Magari fosse per questo. E non posso neanche dire che dipende da quello che uno è disposto a fare. Perché l’ho sempre saputo che uno dev’essere disposto a morire se vuole fare questo lavoro. E io sono sempre stato disposto. Non per vantarmene ma è cosi. Se non sei disposto a morire quelli lo capiscono. Lo vedono in un batter d’occhio. Credo che dipenda soprattutto da quello che uno è disposto a diventare. E credo che in questo caso bisognerebbe mettere a rischio la propria anima. E io non voglio farlo. Ora che ci penso forse non l’ho mai voluto.[/more]

Libro
Film

(Ogni volta che vedo Javier Bardem mi torna in mente lui con quella pistola ad aria compressa per il bestiame in mano, ndE)

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