Khan Academy, l’università su YouTube


Salman Kahn, un ex-analista finanziario, dopo aver registrato un paio di lezioni per alcuni parenti ed averle caricate su YouTube ha iniziato a prenderci gusto, finchè nel 2009 non ha lascito il suo lavoro per dedicarsi interamente a questo, creando un sito: KhanAcademy dove ha iniziato a raccogliere per argomento tutti i suoi video.

Al momento sono presenti sul suo sito più di 2700 video di lezioni, che non superano la durata di 10 minuti, che trattano i più svariati argomenti, dall’algebra alla storia dell’arte, dalla biologia alla finanza.
Quasi tutti i video sono realizzati in maniera davvero molto semplice, un record dello schermo mentre lui parla e scrive con una tavoletta digitale, le lezioni sono brevi e semplici ma molto complete e seguendo tutte quelle di uno specifico argomento si riesce davvero a prepararsi un’ottima base per uno studio approfondito della materia.

Nel sito sono a disposizione anche dei tool per esercitarsi in alcune discipline.

Tutto ovviamente, gratuito, com’è giusto che la cultura sia.

Probabilmente molti di voi già lo conoscono, era stata pubblicata tempo fa una bella intervista su Wired, che per i più pigri ho citato nello spoiler.

Sinceramente trovo questa un’iniziativa splendida e di grande valore, l’unica pecca è che fa quasi tutto da solo quindi certi argomenti sarebbero forse spiegati meglio da persone con più competenza sulla materia specifica, visto che nessuno può sapere tutto di tutto.

Ecco qui l’intervista:

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Quando è iniziata l’avventura della Khan Academy?
Nell’autunno del 2004 ho iniziato a tenere lezioni a distanza per alcuni parenti. Il primo video su YouTube, però, l’ho caricato solo a novembre del 2006. Quindi l’impegno è aumentato e a settembre dello scorso anno ho lasciato il mio impiego di analista finanziario per dedicarmi a tempo pieno alla Academy.

Quanti video sono disponibili e con che ritmo ne carichi di nuovi?
Al momento, più di 1600 video. Da settembre ne ho aggiunti circa 700, più o meno una settantina al mese.

Dal punto di vista tecnico, le lezioni appaiono molto semplici: una lavagna digitale, la tua voce e via. Quali strumenti usi per realizzarle?
Per catturare le immagini dallo schermo uso Camtasia Recorder; per scrivere una tavoletta grafica (niente mouse!) e per registrare la voce un normale sistema audio USB. Il software che fa da lavagna invece è un programma shareware, SmoothDraw 3.

Fai tutto da solo?
Sì, i video li ho sempre fatti da solo. Da un mese circa, però, ho lanciato un progetto open source per la realizzazione di un software che gestisca alcuni esercizi, da spedire agli studenti seguendo il loro ritmo di apprendimento. A questo progetto lavorano alcune persone.

Ma perché ti sei imbarcato in una simile avventura? Cosa ti ha spinto? Qual è l’obiettivo finale?
Insegno nel modo in cui avrei sognato di essere istruito io stesso. Con l’idea, cioè, che a scrivere le lezioni e diffondere le nozioni non sia un libro di testo redatto da un apparato burocratico, bensì una persona in carne e ossa, affascinata dal mondo che la circonda. Chi guarda i miei video sa che sono frutto di un lavoro appassionato, qualcosa che non può essere riprodotto né da un’istituzione statale né da una corporation, a prescindere da quanti soldi vengano messi loro a disposizione.
La mia esperienza formativa è stata spesso frustrata dal mondo in cui l’informazione veniva veicolata in testi e lezioni: spesso alcuni concetti affascinanti e intuitivi venivano macellati e distribuiti in pagine di testo criptico, noioso, narcolettico. Ho visto alcuni compagni dall’intelligenza cristallina limitarsi a imparare a memoria passaggi, senza avere una minima idea dell’insieme, giusto per dare l’esame e dimenticare tutto nel giro di qualche settimana.
Questi video vogliono innanzitutto mostrare il modo corretto in cui alcuni concetti andrebbero espressi, senza per questo comprometterne il rigore e la completezza. Per quanto riguarda l’obiettivo di lungo termine, voglio continuare a realizzare video, accompagnandoli però con dei software e con un sistema di istruzione peer-to-peer, in modo che la Khan Academy diventi la prima scuola virtuale e gratuita.

Quanti contatti ricevi, in media?
Sessantamila views quotidiane dei video, trecentomila visitatori unici al mese. In totale, i video finora sono stati visti più di 17 milioni di volte (contando 1600 lezioni, significa una media totale di circa 10,000 views a lezione, ndr).

Con simili numeri, immagino che sia difficile mantenere un “contatto diretto” con gli studenti.
Ricevo una cinquantina di email e commenti al giorno. Cerco di leggerle tutte, spesso rispondo, ma in effetti è impossibile farlo sempre.

Tutti i video sono gratuiti. Visto che hai lasciato il tuo vecchio lavoro, come riesci a mantenerti? Qual è – se c’è – il business plan della Khan Academy?
La mia convinzione è che i vantaggi sociali di un progetto del genere siano talmente alti che mi permetteranno di convincere qualcuno a finanziarlo.
In fondo, la Khan Academy può istruire milioni di persone nel mondo con un budget inferiore a quello di una babysitter! E in effetti è proprio ciò che sta accadendo: fino a qualche settimana fa ho vissuto solo con i miei risparmi, quindi ho iniziato a ricevere alcune importanti donazioni. Grazie a quelle, adesso è come se il mio salario fosse garantito per alcuni anni.

Le lezioni non sono semplicemente “gratuite”, ma sotto licenza Creative Commons. E’ una scelta ideologica?
Voglio che il maggior numero possibile di persone possa trarre benefici da questo materiale. Voglio che rimanga sempre disponibile. L’educazione dovrebbe essere gratuita. Troppe società dichiarano intenti educativi quando il loro unico obiettivo è cavare soldi dai governi, dalle scuole, dai genitori.

La settimana scorsa ho intervistato Joy Ito sull’università del futuro e lui mi ha detto che uno dei punti chiave è lo sviluppo di percorsi alternativi di formazione. Credi che la Khan Academy sia uno di questi?
Dal punto di vista dell’apprendimento, senza dubbio. Ma senza diplomi. Per quelli, bisogna ancora rivolgersi da qualche altra parte.

Intervista originale su Wired.it

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www.khanacademy.org

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