Il senso della Lola per il Nord

I think the really amazing thing is that hunters and herdsmen and farmers didn’t notice it. (Hynek Burda)

Bussole animali

Che alcuni animali siano sensibili ai campi magnetici, quindi che abbiano una sviluppata magnetocezione, ormai si hanno prove esaustive. Pensiamo ad animali come i colombi, in grado di tornare al nido senza mai sbagliare anche se portati in gabbie oscurate a distanze enormi (si parla di ordini di grandezza di centinaia di Km), oppure alle tartarughe marine, che compiono migrazioni transoceaniche per tornare a deporre nel luogo di nascita.

Tra i nostri pelosi parenti, la magnetocezione è stata confermata solo su di una specie di Chirottero (Eptesicus fuscus) ed alcuni Roditori (tra i quali i comunissimi ratti albini ed i pacioccosi criceti).

Gli organi deputati a questo fantastico superpotere sono di volta in volta diversi: si passa da veri e propri cristalli di magnetite localizzati in determinate parti del sistema nervoso, ad effetti biochimici sulla sintesi della melatonina da parte di particolari pigmenti oculari sensibili ai cambiamenti di campo magnetico.

Ma uno studio del 2009 ha sconvolto tutti i ricercatori per un risultato decisamente imprevisto.

Moo North

Un tale Hynek Burda, ricercatore Ceco presso l’università di Essen, in Renania, stava studiando la predisposizione degli Eterocefali Glabri (dei roditori che hanno abitudini di vita fossorie, omologhe a quelle delle talpe, ma presentano notevoli specializzazioni per le quali ci vorrebbe un altro post dedicato) ad andare a dormire nelle tane più a sud. Incuriosito da eventuali omologie tra questo sorcio spelacchiato, lo scienziato si è messo a lurkare su Google Earth, per vedere se anche noi, scimmie altrettanto nude, nel dormire in tenda, avessimo delle preferenze magnetiche nell’appisolarci.

E cercando qua là, arrivò la scoperta: le mucche, animali sotto i nostri occhi da svariati millenni, si dispongono tutte secondo l’asse nord-sud, sia durante il riposo, che durante il foraggiamento.

Ovviamente la soluzione non è stata data tirando ad indovinare, ma valutando tutte le possibili altre spiegazioni. Per lo studio sono state osservate oltre 8000 vacche, in più di 300 siti diversi sparsi per il mondo.
Lo studio è stato esteso ai branchi di cervi dei boschi cechi, lontani cugini delle mucche, questa volta però con osservazioni sul campo dirette, ed indirette (analizzando ad esempio le tracce lasciate dai capi nella neve, o le impronte).

Ci sono tre probabili spiegazioni del fenomeno che non tirino in ballo un senso extra:

-Le mucche ed i cervi si dispongono verso nord per non avere il sole negli occhi. Questo punto è stato sfatato confermando che i cervi eseguono questo comportamento anche di notte, e le mucche viste dal satellite presentano le ombre in diversi punti, a dimostrare che le foto sono state scattate in diverse ore del giorno.

-Le mucche ed i cervi si dispongono a modo di avere il vento parallelo all’asse del corpo. Ma quest’affermazione ha dell’assurdo. Basti pensare all’improbabilità che nelle 300 zone del mondo prese a campione il vento spirasse sempre secondo lo stesso asse, sud-nord nell’emisfero boreale, e nord-sud in quello australe

-Le mucche ed i cervi riescono a vedere la luce polarizzata (capacità molto più semplice, presente in moltissimi altri appartenenti al regno animale). Ma di questo non ci sono osservazioni dirette nei tessuti delle cornee analizzati fino ad oggi dalle migliaia di studiosi dell’anatomia comparata.

Eliminate all other factors, and the one which remains must be the truth.

La risposta più parsimoniosa, quindi, è quella del campo magnetico. Il significato di questo, rimane ad oggi un mistero. Ad oggi la teoria più quotata tira in ballo la storia naturale degli antenati dei bovini domestici, animali da mandria che compivano enormi spostamenti e necessitavano di un buon senso dell’orientamento.

Se ti perdi, in un bosco, cerca il muschio, oppure guarda la mucca

Questo è l’articolo, che mi ha fatto riflettere. Le nuove tecnologie consentono a tutti di osservare il mondo che ci circonda, ma l’occhio scientifico, se ben allenato, può trarre notizie importanti anche da ciò che sembra ovvio.

Come Charlie Darwin ci ha insegnato.

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