Svelati gli hacker di Anonitaly

Gli Anonymous non sono più «anonymous», almeno in Italia. Con una raffica di perquisizioni che si sono svolte questa mattina all’alba, la Polizia informatica guidata da Antonio Apruzzese ha concluso la fase delle indagini sugli attacchi orchestrati dal gruppo di hacker negli ultimi mesi.

Così titola stamattina il Corriere della sera.
La PolCom, nell’ambito dell’operazione Secure Italy, è riuscita a rintracciare il capo del ramo italiano di Anonymous.

Frey, questo è il cognome del ticinese accusato di aver coordinato tutti gli attacchi dell’operazione Opitaly.
Egli utilizzava, curiosamente, il proprio cognome come nickname durante gli attacchi informatici. Non si sa se per orgoglio personale o per mancanza di furbizia.

Stamattina la polizia ha fatto irruzione nella sua abitazione sequestrando i computer da cui avrebbe gestito l’operazione Opitaly.
Oltre a lui sono stati denunciati altri 2 hacker, ma sono 36 le persone coinvolte nelle indagini.

Da quanto afferma la PolCom non dovrebbero essere né arrestati né essere perseguiti per reati di opinione. Ma di certo verranno denunciati per i danni causati ai siti hackerati.
E se consideriamo che la Eni ha stimato in milioni i danni che ha subito il suo sito di certo non si prospettano tempi facili per gli hacker italiani.

Il Viminale, dopo questa notizia, ha fatto subito dietro-front rispetto alle affermazioni fatte i giorni scorsi.
Non ci sarebbe stata nessuna volontà di mettere un bavaglio alla rete. Se se, e io sono Giovanna D’Arco.

Non si sa esattamente cosa accadrà ai membri di Anonitaly né come proseguirà la storia del bavaglio di internet. L’unica cosa certa è che presto, molto presto, gli altri rami internazionali di Anonymous si faranno sentire.

NdItomi: Update da Sabu:

Fonte
Corriere della sera

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