In Islanda la Costituzione si scrive su Facebook

L’Islanda in seguito alla recente crisi economica ha deciso di riscrivere da capo la sua Costituzione, un onere che era in agenda da tempo, a dire il vero. Infatti, la carta costituzionale della Terra del Ghiaccio era stata importata in toto dalla Danimarca quando nel 1944 ne ottenne l’indipendenza, modificandola solo in minor parte dove necessario (ad esempio “presidente” al posto di “re”).

L’aspetto interessante di questa decisione sta nella rivoluzionarietà della sua modalità di svolgimento, ovvero nell’uso del crowdsourcing per la scelta degli articoli da includere. Nello specifico, è stata formata una commissione di 25 membri, scelti tramite voto da una rosa di 522 candidati maggiorenni, tra cui spiccano diversi professori universitari.

Tale commissione lavora su due fronti ben distinti per redigere la Costituzione.

Da un lato ha a disposizione un report di 700 pagine che illustra i temi importanti cari alla nazione, redatto dal cd. Forum Nazionale, composto da 950 islandesi scelti casualmente che hanno trascorso un’intera giornata a parlare di tutto ciò che secondo loro è fondamentale inserire nel documento.

Dall’altro lato vi è l’aspetto che ridefinisce il concetto stesso di democrazia alla luce dei modi e mezzi del terzo millennio: la bozza della Costituzione è stata già messa online per essere esaminata dagli elettori, i quali potranno esporre le loro idee per migliorarla, argomentandole, sulle apposite pagine di Facebook, Youtube, Flickr e Twitter.

Le modifiche suggerite dagli utenti devono prima essere approvate dallo staff locale, a quel punto sono passate al Consiglio che le aggiunge alla bozza online, lasciando la discussione aperta a tutti per aggiungere ulteriori migliorie, infine gli articoli saranno eventualmente approvati uno ad uno in Parlamento. Già alcune proposte degli utenti sono state inserite in temi caldi come la protezione dell’allevamento e la proprietà delle risorse naturali. Quest’ultimo punto è stato fondamentale in quanto i territori di pesca nelle acque islandesi nel 1980 erano stati distribuiti in modo esclusivo ad alcune società private, adesso invece tutte queste risorse appartengono alla nazione.

Questa straordinaria Costituzione, inoltre, definisce l’accesso alla natura pulita ed incontaminata come una questione di diritti umani, dando la possibilità ai cittadini di farsi risarcire in caso di danni all’ambiente subiti.

Se siete così rompic democratofili da obiettare che questo progetto garantisca un potere di iniziativa ad una minoranza della popolazione, vi devo informare che i 2/3 degli islandesi sono su Facebook, dove la discussione è più attiva, e difficilmente il restante terzo di popolazione sarò estraniato dal dibattito, data la portata dell’evento.

Una volta che la notizia si è diffusa molti sostenitori non islandesi si sono palesati per esprimere solidarietà e complimentarsi col popolo del ghiaccio, d’altronde stiamo parlando di un modo alla portata di tutti per incidere materialmente ed a lungo termine sulla vita giuridica della propria nazione, manifestando la sovranità popolare in modi ben più diretti ed efficaci del referendum o della possibilità di presentare un disegno di legge al Parlamento con altri 49.999 elettori, disegno che poi sarà inevitabilmente cestinato, così come avvenuto in passato per tutti gli altri.

In ogni caso, l’Islanda sta aprendo la strada, magari in futuro anche altri Paesi la prenderanno ad esempio, fermo restando che la nostra Costituzione è comunque solida e relativamente completa.

Qui di seguito le pagine dei vari siti dove avviene il dibattito:

Facebook
Youtube
Flickr
Twitter
Bozza della Costituzione in inglese (la traduzione non è perfetta)

UPDATE: La CNN ha dedicato un servizio alla questione, chiedendo come potrebbero emendare la loro Costituzione (magari il secondo emendamento sulle armi da fuoco che tanto il re d’Inghilterra ha altro da fare che andare a rompere le palle a loro?).

Fonte: USA Today

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