Il gabinetto virtuale

Bagno, toilette, water closet, latrina, pop. cesso, vespasiano, water, le parole per definirlo sono innumerevoli ma il soggetto rimane sempre lo stesso, ovvero il gabinetto. Collegato imprescindibilmente all’essere umano e richiamo di piacevoli momenti di riflessione e meditazione, esso è diventato una vera e propria icona pop della società moderna. Marcel Duchamp con il suo Urinal ne fu solo lo specchio, non l’inventore, di una figura che già era idealizzata nella mente delle persone comuni, incastonata in un angolo ormai inamovibile dell’immaginario collettivo.
I videogiochi, pur avendo subito continue evoluzioni e cambiamenti nella loro vita, hanno sempre subito il fascino incontrollabile del caro e vecchio “popatore”, che si è ritrovato inserito più e più volte al loro interno nel corso della storia.

Ma perché è così importante il gabinetto nei videogiochi? Esso non è semplicemente una figura virtuale di distrazione o un elemento di realismo ma, in realtà, esso si presenta come un vero e proprio medium tra noi e il videogioco. Il nostro eroe può essere circondato da mostri, in un luogo sperduto, all’interno di una casa infestata o nel più lontano angolo dello spazio, può distruggere orde di nemici, sporcarsi di sangue dalla testa ai piedi, salvare il mondo una decina di volte ma, sotto sotto, quando si ritrova davanti al WC egli è ciò che appare in realtà: solo un uomo.

Il bagno è, insomma, un metodo per riuscire ad umanizzare un eroe, rendere il protagonista più vicino a noi e, in un certo senso, meno virtuale. lontano dai pericoli, lontano dai pensieri e lontano dai nemici, rimangono solo lui e il gabinetto. Proprio come noi.

Lode quindi al gabinetto virtuale, livellatore sociale tra il nostro mondo, quello reale e il loro mondo, quello virtuale.

Perché in fondo, di fronte ad esso (e sopra di esso) siamo tutti uguali, siano essi uomini, donne o space marine.

Fonti
The 18 Greatest Video Game Toilets (Maxim)
Il canale di World’s Greatest Videogame Toilets