Anosognosia per emiplegia

Esaminatore (E): Dove ci troviamo?
Paziente (P): In ospedale.
E: In quale ospedale?
P: Sant’Orsola
E: Come mai si trova in ospedale?
P: Sono caduta e ho battuto la gamba destra.
E: Come vanno la sua gamba sinistra ed il suo braccio sinistro? C’è qualcosa che non funziona?
P: Né bene, né male.
E: In che senso?
P: Mi fanno un po’ male.
E: Può muovere il braccio sinistro?
P: Certamente.
(L’esamminatore mette il dito nel campo visivo destro della paziente.)
E: Riesce a toccare il mio dito con la sua mano sinistra?
(La paziente non si muove.)
E: Allora? Ha toccato il mio dito?
P: Sì.
E: Può, per cortesia, battere le mani?
P: Non siamo mica a teatro!
E: Lo so, ma volevo vedere se sapeva farlo.
(La paziente solleva la mano destra e la porta nella giusta posizione per battere le mani, perfettamente allineata con la linea mediana del tronco, muovandola come se stesse effettivamente battendola sulla sinistra, che invece rimane ferma. La paziente sembra assolutamente soddisfatta della prestazione.)
E: E’ sicura che sta battendo le mani? Io non sento nessun rumore.
P: In ogni cosa che faccio non faccio mai rumore.

Anosognosia per emiplegia

Quanto avete letto sopra è la trascrizione di un colloquio clinico che vedeva coinvolti una paziente ed un esaminatore. A leggerlo così, senza avere nessuna conoscenza del caso, sembrerebbe che la donna (nome clinico, C.C.) fosse solamente un po’ confusa, forse a seguito della caduta che lei stessa dice di aver avuto. Eppure, se foste stati presenti nel momento dell’intervista avreste avuto tutta un’altra impressione.

C.C., infatti, non è mai caduta: ha avuto un infarto dell’emisfero destro del cervello e la lesione aveva danneggiato le regioni sottocorticali frontoparietali. Quando si è ripresa il lato sinistro del suo corpo era completamente paralizzato (questo è il significato di emiplegia, dove il prefisso greco “ημι” significa per l’appunto “metà”). Ma questa è, ovviamente, la cosa meno strana. L’assurdità è che a causa di un’anosognosia (di nuovo ci aiuta il greco antico: “α” (privativa) sta per “non”, “νόσος, -ου” sta per “malattia” e “γνῶσις, -εως” per “conoscenza”. Si può quindi tradurre come “mancata conoscenza della malattia”) la paziente appare non consapevole della sua paralisi (ribadisco che stiamo parlando di tutto il lato sinistro del corpo!).

Se viene interrogata relativamente al suo stato di salute o sul perché si trovi in ospedale, le risposte possono essere (come avete letto) molto vaghe e spesso infastidite. Se le domande dell’esaminatore si riferiscono direttamente all’impossibilità di muovere gli arti e/o si fanno più pressanti, il paziente a volte si chiude in una sorta di rifiuto a rispondere oppure sostiene apertamente di non avere alcun problema e di poter muovere correttamente sia il braccio sia la gamba paralizzati. Più si insiste più il paziente attuerà comportamenti confabulatori e si avvarrà di tesi assurde ed illogiche per spiegare gli eventi.

Decorso

Siccome l’emiplegia e l’anosognosia sono due disturbi diversi e distinti (poiché è tranquillamente possibile che si verifichino separatamente) hanno ovviamente decorsi diversi. Solitamente è abbastanza difficile che il paziente anosognosico riesca a realizzare la sua patologia (e da un lato verrebbe quasi da pensare che sia meglio così) e generalmente le terapie si sono rivelate poco efficaci (è più frequente che dopo un certo lasso di tempo variabile l’anosognosia scompaia da sola) mentre è più semplice che con tanta buona riabilitazione si riesca ad ottenere qualche risultato con l’emiplegia. Il problema è che spesso, quando i due disturbi si verificano insieme, il paziente non è motivato a seguire una terapia riabilitativa (e perché dovrebbe? In fondo, non è malato…) e questo può effettivamente rappresentare un ostacolo.

Altre anosognosie curiose

[more]Anosognosia per il Neglect: ricordate/sapete cosa è il neglect? No? Bene, clicca qui. Come nel caso descritto sopra un paziente che soffre di anosognosia per il neglect non è consapevole della sua malattia. Se l’esaminatore chiede al paziente di dividere a metà una riga orizzontale davanti a lui il paziente, essendo affetto da neglect, invece di dividerla così –|– la dividerà in questo modo —|-. Se si sposta il disegno in modo tale che il paziente possa vederlo tutto nell’emicampo visivo funzionante e gli si chiede come mai ha sbagliato il paziente attribuirà l’errore a qualche motivazione illogica e priva di significato.

Anosognosia per la cecità corticale: in questo caso il paziente è completamente cieco (non per un danno agli occhi, ma per una lesione cerebrale) ma di nuovo non è consapevole della sua cecità (lo so, sembra veramente assurdo). Se si chiede al paziente quante dita sta sollevando l’esaminatore o se la luce nella stanza sia accesa o spenta questi risponderà a caso e quando verrà sottolineato il suo errore lo attribuirà a cause esterne come “c’è poca luce” oppure “ho dimenticato i miei occhiali da qualche parte”.[/more]

Approfondimenti & Link

Anosognosia (Wiki)
Emiplegia (Wiki)
(Let me) Google (this for you)

Post Scriptum

Come sempre se l’articolo vi è piaciuto fatemelo sapere con un commento, condividendo o FAVvando (questo o i precedenti articoli della rubrica). Come sempre ringrazio gli autori che correggono le mie “bozze” e le puliscono da ogni eventuale errore di battitura o di impaginazione.

Live long and prosper!

[Neuro] è la rubrica che raccoglie gli articoli di neuropsicologia scritti in chiave volutamente divulgativa da @JackNapier appositamente per Lega Nerd.

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