Biometria e videogiochi

Vedere un italiano che ottiene un riconoscimento all’estero mi regala sempre emozioni contrastanti. Da una parte è bello vedere che ovunque andiamo riusciamo a distinguerci, non solo per gli stereotipi che accompagnano l’italiano all’estero, ma anche per quel tocco di genio che è tipico delle italiche genti. Dall’altra è brutto constatare per l’ennesima volta che le nostre strutture, e la nostra mentalità, non sono spesso adeguate a far emergere idee interessanti e potenzialmente danarose.

Prendete ad esempio Stefano Gualeni, sviluppatore già conosciuto sulla scena italiana (ve lo ricordate Tony Tough?) e ricercatore presso l’Università di Breda, in Olanda,
in cui ha sviluppato un sistema di rilevazione dei dati biometrici che dovrebbe aiutare gli sviluppatori di videogiochi a migliorare la fase di beta test.

Per riuscire nella sua ricerca è dovuto emigrare all’estero, dove ha trovato tutto il supporto necessario alla sua idea, e adesso ha destato l’attenzione di Blizzard e Valve, mica “Gigino o’sviluppatore” che pirata giochi nel retrobottega.

Se siete curiosi di saperne di più sulla biometria, sul suo progetto, e su come potrebbe cambiare la scena del game design, ecco a voi la nostra intervista su Eurogamer.it

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