Discorso alla nazione

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Quando mi dedico a una lettura con costanza mi capita di lasciar vagare la mia mente in scenari quanto meno affini. Mi è successo con qualche saga (e pensavo a personaggi di quelle storie), ma mi è successo come in questo periodo -la storia risale a qualche mese fa- quando sono fissato su un genere.
Si da’ il caso che stia leggendo fantascienza in continuo. Quando finii la saga della Fondazione di Asimov sentii un vuoto dentro e continuai a ricercare quelle ambientazioni, sparandomi le antologie di Asimov e attualmente “Le migliori storie della fantascienza”, l’antologia divisa per anni dei migliori racconti usciti su rivista.
Ecco che mi è uscita, non so bene come, una idea che è quella che vedete sviluppata nel racconto che segue.
La proposta iniziale è stata rielaborata in un lungo pomeriggio di cazzeggio su Google Docs con Kei-Chan che mi ha aiutato a buttare giù quello che state per leggere.
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Nel buio della stanza un visore olografico stava trasmettendo un film storico che rievocava il lontano passato, narrava le gesta degli eroi delle leggende che rimasero dopo la terribile catastrofe che colpì questo pianeta chiamato Terra oramai due millenni fa.
I colori cangianti illuminavano la stanza con arcobaleni subdoli di storie soporifere, dando a tutto ciò che sfioravano una connotazione meno sterile.
Ad un tratto comparve un’annunciatrice che introdusse una comunicazione urgente a reti unificate interrompendo così la normale programmazione. I suoi occhi cupi lasciavano intravedere qualche forte emozione non ben precisa, nonostante cercasse di dissimulare con una voce ferma ed impostata.
Dopo una leggera titubanza partii nel fare il mio dovere. Attraversata la stanza con passo deciso e ferrea determinazione mi sedetti sulla mia poltrona.
Davanti a me delle visiocamere con sguardo vitreo mi fissavano impassibili finché non incominciai, senza tradir sentimento alcuno, il mio discorso.

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“Ciò che vi sto per dire vi apparirà alquanto strano e sconvolgente, ma, credetemi, questa è la verità che è stata nascosta per consentire il progresso della nostra razza. Il nostro popolo non abita da sempre su questo pianeta, quella che pensate sia la vostra cultura è l’eredità di un popolo antico che ci ha preceduto e si è estinto. Noi proveniamo da Betelgeuse 9 e discendiamo da una razza di conquistatori. Quella che segue è la storia della nostra venuta.”

Con un rapido gesto della mano acconsentii all’invio, a tutti gli spettatori interconnessi, dell’infocella con tutti i dettagli della storia che stavo per svelare.
Il terminale si mise in modalità di trasmissione ed io ricominciai il discorso:

“Nel 2524 i nostri scienziati captarono un segnale in arrivo da questo pianeta composto da pochi pixel e risalente a 550 anni prima che descriveva una razza simile alla nostra e basata sugli stessi principi chimici che compongono anche il nostro organismo. Alcuni di noi partirono verso questo pianeta per stabilire un primo contatto con i terrestri. Erano rozzi, poco evoluti tecnologicamente, almeno rispetto a noi, e pronti ad imparare dalle nostre scoperte.
Ci insegnarono molto della loro cultura, della loro civiltà. Non c’è campo del loro sapere che non toccammo nelle nostre lunghe ricerche su di loro, mentre le astronavi si ricaricavano per il ritorno a casa.
Ripartimmo con la promessa di proficui scambi tecnologici e culturali fra le nostre civiltà affratellate, così simili quanto lontane, e ringraziandoli per quel messaggio lanciato nelle profondità dello spazio che conteneva un segno della loro cultura.
E della nostra salvezza.
Noi avevamo un grave problema che affliggeva la patria natale, il tempo contato che rimaneva al nostro vecchio pianeta prima che definitivamente morisse… e con lui, noi.
A che serviva la nostra tecnologia?
Dove andavano a finire tutti gli sforzi che avevamo fatto fino ad allora?
Era questa la nostra fine?
Il successivo contatto con gli indigeni terrestri mostrò loro la nostra tecnologia, le meraviglie al di fuori delle loro possibilità, più vicine ai loro sogni che alla loro realtà, dalla nanochirurgia, fino ad arrivare alle nostre armi, l’ultima delle quali fu da loro vista solo di sfuggita quando gli venne rivolta contro.
Le città che spesso avevamo sorvolato, per ottenere dati utili all’invasione, divennero cumuli di macerie e montagne di cadaveri o di quel che ne rimaneva.
Antri angusti venivano usati come rifugio dagli ultimi sopravvissuti con la speranza di contrastarci, la flebile resistenza però, non tardò a essere schiacciata.
L’eccidio di massa che distrusse tutto il popolo indigeno durò poco.
La Terra era pronta per il nostro arrivo.
Dal pianeta natale, ormai non più adatto alla nostra specie, partì l’esodo.
Tutti gli abitanti, convinti che i Terrestri ci potessero ospitare, vennero trasferiti velocemente sulla flotta di astronavi criogeniche, già pronte intorno all’orbita, denominate MassES.
Le MassES viaggiarono a lungo tra gli spazi siderali, ad ogni passo eravamo più vicini alla salvezza e sempre più lontani dal nostro destino.
Durante il lungo viaggio, il programma predisposto alla modifica del corredo genetico, provvide automaticamente a modificare ed eliminare alcuni connotati che ci differenziavano dai precedenti abitanti del pianeta e, contemporaneamente, in maniera segreta, venne impiantato un blocco mnemonico ed innestato un finto passato storico, modellato su quello che avevamo imparato dai terrestri.
Su questo pianeta i nostri antenati vennero rianimati con la convinzione di abitare qui da sempre e la memoria storica delle alterne vicende che si successero dall’antichità fino ad allora, grazie ai documenti e alle testimonianze lasciati dai precedenti abitanti. Da allora il segreto è stato mantenuto all’interno della cerchia degli ex presidenti mondiali e dei loro stretti collaboratori, che lo tutelarono e vigilarono sulla sicurezza della nostra nuova patria.
Ma una emergenza si prospetta davanti a noi, un popolo proveniente da una galassia che sappiamo morente, si è presentato a noi per proporci un conveniente trattato economico portando in dono le loro scoperte scientifiche.
Noi non cadremo nel loro tranello e per questo io, duecentotrentunesimo
presidente della Terra, ho deciso di rivelare la verità al mondo intero, assumendomi tutte le responsabilità davanti al consiglio degli ex presidenti mondiali e davanti a voi.
È tempo di accettare il nostro retaggio e combattere per mantenere vivo il nostro futuro.
A breve vi verranno comunicate le manovre che compiremo per scongiurare questa minaccia.
Lotteremo, uniti, per il nostro mondo!”
Le visiocamere si spensero, mi alzai dalla poltrona dirigendomi verso un mobiletto in disparte da cui presi una bottiglia; mentre versavo quel liquido ambrato in un bicchiere, nel visore riprendeva la solita programmazione che proponeva l’esaltazione del nostro leggendario passato.

FINE
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Betelgeuse 9: velato omaggio alla saga della Guida Galattica per Autostoppisti che è nel patrimonio nerdico, uno dei protagonisti, Ford Prefect, è proveniente dal sistema di Betelgeuse.

Messaggio di Arecibo: nel 1974 il SETI irradia nello spazio da Puerto Rico un messaggio ideato da Frank Drake e Carl Sagan che rappresenta qualche dato riguardante l’uomo, per una spiegazione leggete la pagina di Wikipedia; ho scelto di usare pixel invece di bit per richiamare il fatto che debba essere interpretato “graficamente”.

Passiamo alle note sulla tecnologia ipotizzata in questo racconto.

Visore/Visiocamere: sistema di trasmissione evoluto che tenta di imitare la visione umana con delle videocamere costruite ad imitazione dell’apparato visivo umano, la ricevente invece è un apparecchio olografico che genera immagini tridimensionali (non si è usato 3D perchè se ha già rotto il cazzo adesso figurarsi fra 1500 anni).

Infocella: pacchetto di dati ricevibili tramite la trasmissione del visore, può contenere testi, immagini, video ed altro a supporto della trasmissione. La parola è creata usando “info” (informazione, dato) e “cella” (contrazione della parola cellula.) Il parallelo con l’imitazione degli apparati umani prosegue con un eventuale computer con innesto di DNA. Ciò rende la trasmissione del flusso di dati rapida anche a livello globale, tramite un sistema nervoso digitale a cui si colleva ogni device. Ciò rende l’interconnessione pressoché immediata.

MassES: acronimo di “MASSive Emigration Spaceship”, Astronave per l’Emigrazione di Massa.
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[CoolStoryBro] è la rubrica di Lega Nerd dedicata alla letteratura amatoriale

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