La nuova rete in fibra ottica in Italia


Fibra per l’Italia: perché è importante e quali sono gli ostacoli.

Abbiamo parlato diffusamente di Banda Larga qui su :ln: e fatto impietosi confronti con cosa accade nel resto del mondo, proviamo invece a vedere cosa realmente bolle in pentola per quanto riguarda il nostro futuro?

Prima guardate il video dell’ottimo Quintarelli qui sopra, poi proseguite.

Il primo passo formale verso la creazione della Next Generation Network (la rete che dovrebbe sostituire l’attuale rete in rame costituita dai doppini telefonici su cui viaggia la telefonia fissa e l’ADSL) è stato la firma (il 10/11/2010) del cosiddetto MOU Romani, un documento che pone le basi della collaborazione tra Governo, Telecom Italia e altri Operatori (Vodafone, Wind, Fastweb, BT Italia, Tiscali, H3G) per realizzare una rete di accesso in fibra ottica su tutto il territorio nazionale.

Pochi giorni dopo è stata costituita la società FOS (Fibra Ottica Spa) che il 17 gennaio 2011 è entrata a partecipare nel suddetto MOU e porta il contributo di 13 Operatori.

I lavori del “tavolo Romani” hanno portato alla generazione di un progetto tecnico-economico riassunto in queste slide: il piano prevede di raggiungere con un collegamento in fibra ottica il 50% delle Unità Immobiliari (abitazioni e uffici) italiane al costo previsto di circa 8 miliardi di Euro (ovviamente il grosso del costo sono i lavori di stesura delle fibre sia per strada che all’interno dei palazzi, con innumerevoli complicazioni burocratiche annesse).

Le slide del progetto Romani descrivono due scenari entrambi basati su due tecnologie: GPON e Punto-punto.

Qui è forse utile un approfondimento:

La tecnologia GPON

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GPON (Gigabit Passive Optical Network) è una tecnologia basata su un link in singola fibra ottica condivisa tra un numero di utenti variabile normalmente tra 32 o 64: la fibra ottica che esce dall’apparato di centrale (detto OLT, Optical Line Termination, l’equivalente del DSLAM per l’ADSL) attraversa uno o due “splitter ottici” che banalmente replicano il segnale su un certo numero di fibre ottiche secondarie e viene quindi terminata sull’ONT (Optical Network Termination, l’equivalente del modem per l’ADSL).

In downstream (dalla rete verso l’utente) GPON trasmette 2.5Gbps in broadcast, cioè tutti i 32 / 64 utenti finali ricevono tutto il traffico (criptato per sicurezza) mentre in upstream la banda è di 1.2Gbps e, per evitare conflitti, esiste un algoritmo che permette ai vari ONT di trasmettere a turno condividendo la banda.

Nei prossimi anni saranno disponibili le generazioni successive XGPON1 e XGPON2 che estendono la banda rispettivamente a 10Gbps in downstream / 2.5Gbps in upstream e 10Gbps simmetrici in downstream e upstream, le rete resta la stessa, cambiano gli apparati in centrale e in casa.

Il GPON è la tecnologia scelta da Telecom Italia e impiegata nei trial in corso: utilizzando fibra ottica già presente (a Milano ad es. fornita da Metroweb) o installata nelle condutture predisposte negli anni ’90 dal Progetto Socrate, ha iniziato il servizio sperimentale a Milano, Roma, Torino e Catania e lanciato lo stesso nelle principali città del Veneto e in Trentino (con finanziamento misto pubblico-privato).

Il piano prevede la copertura di 11 città entro il 2011, 13 entro il 2012 e il 138 città (50% della popolazione) entro il 2018.

Pro:
• L’uso degli splitter consente di ridurre sensibilmente il numero di fibre ottiche da terminare in centrale, consentendo di ridurre anche spazi, consumi elettrici (meno interfacce e meno apparati) e soprattutto costi nella parte primaria delle rete ottica.
• La banda, in particolare i 2.5Gbps in downstream, è considerata adeguata alle esigenze medie degli utenti, l’infrastruttura è comunque compatibile con le future XGPON.
• La caratteristica di avere il traffico downstream in broadcast la rende intrinsecamente ottimale per i servizi televisivi: basta inviare una sola copia di un canale TV perché tutti gli utenti della fibra lo ricevano.

Contro:
• L’infrastruttura fisica, la fibra ottica, non può essere condivisa se non attraverso l’OLT, quindi se ci sono diversi Operatori, o condividono l’accesso all’apparato di centrale o stendono delle reti GPON parallele (cosa decisamente antieconomica).
• La tecnologia GPON non è trasparente e non consente di differenziare il servizio tra diversi utenti (ad es. dare 10Mbps agli utenti residenziali e 1Gbps ad una banca etc) e pone limitazioni per raccogliere il traffico delle antenne cellulari.

La soluzione Punto-Punto

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Tutti gli altri Operatori italiani spingono invece verso soluzioni Punto-Punto: una singola fibra ottica che connette direttamente una porta di uno switch in centrale con un ONT in casa dell’utente finale.

Questo avviene ad esempio nello sperimentale in corso a Roma a Collina Fleming per 7400 famiglie.

Pro:
• Soluzione scalabile praticamente all’infinito, una volta stesa la fibra non ci sono limiti alla banda che può essere teoricamente veicolata.
Totale trasparenza: ciascun Operatore può accedere alla fibra diretta verso uno specifico utente e differenziare il servizio in totale libertà rispetto agli altri.

Contro:
• Nelle realtà Telecom Italia affitta le oltre 10.000 centrali e il costo non è irrilevante. Telecom ha perciò necessità di ridurre sensibilmente il loro numero (cosa fattibile costruendo la nuova rete in fibra) e questo porterà ad avere centrali con un numero molto elevato di utenti (decine di migliaia): il numero di fibre ottiche da terminare diventa enorme e difficile da gestire praticamente. Agli altri Operatori non conviene certo imbarcarsi nella ricerca e realizzazione di centrali proprie e ancora meno conviene avere apparati attivi distribuiti sul territorio anziché concentrati nelle Centrali.

Cosa succederà?

Sebbene la soluzione punto-punto abbia innegabili vantaggi prestazionali, il costo dell’operazione NGN realizzata solo con tale tecnologia rischia di diventare insostenibile e praticamente ingestibile.

Una soluzione realistica potrebbe essere quella proposta appunto nel progetto del “tavolo Romani”: GPON per gli utenti residenziali e Punto-Punto per utenza affari e antenne cellulari.

Con un fattore di split di 64 ciascun utente avrebbe a disposizione una banda media di circa 40Mbps (ovviamente teorica e paragonabile al 20Mbps attuale dell’ADSL: si tratta della banda nella sola tratta tra l’apparato di centrale, OLT o DSLAM che sia, e casa vostra, la vera banda che riuscite ad utilizzare dipende molto da cosa c’è dietro, cioè dalla connessione tra l’apparato di centrale ed i router di Core della rete dell’Operatore), più che sufficienti per navigare alla grande e vedere film in HD etc.

A questo punto resta “solo” da mettere d’accordo gli Operatori sugli investimenti, le regole di accesso alle infrastrutture e la gestione della condivisione degli OLT (analogamente al Virtual ULL fatto oggi sui DSLAM)… e trovare i soldi perché FOS possa finalmente partire con i lavori di stesura delle fibre.

Si fa presto a dire che altre nazioni hanno già realizzato di meglio, ad esempio in Corea hanno lanciato il WDMPON che è di fatto il mix ideale tra GPON e Punto-Punto (come nel GPON la fibra ottica è condivisa ma ciascun utente usa una lunghezza d’onda “privata” a 1Gbps, realizzando quindi un punto-punto virtuale) ma l’Italia ha caratteristiche particolari sia in termini geografici e urbanistici, sia culturali e politici.

Le soluzioni tecnologiche ci sono ma se non si arriva alla volontà politica di sostenere un investimento di questo tipo non si va da nessuna parte.

Resta poi da capire se e quanto sia giusto scendere a compromessi dal punto di vista tecnico (vedi GPON invece di Punto-Punto o addirittura WDMPON)…

C’è infine da considerare l’Unione Europea che, tramite la commissaria Neelie Kroes, vicepresidente della Commissione responsabile per l’Agenda digitale, impone ai Paesi membri una copertura del 100% entro il 2013, incluse le zone rurali, e per il 2020 una banda passante garantita di 30Mbps.

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