La rivincita del nerd

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Su Panorama del 17 Marzo la storia di copertina è dedicata a Steve Jobs, ma in fondo c’è un bellissimo articolo di commento sull’evoluzione del nerd e il passaggio da perdente a vincitore.


Secchioni, miopi e un po’ sciatti, oggi sono loro i nuovi re

Il fondatore della Apple rappresenta quel mondo di vincenti che erano partiti perdenti e snobbati dai loro coetanei.
di Giuseppe de Bellis

La montatura minimal non cambia l’idea. Steve Jobs resta sempre quello dagli occhialoni spessi, anche adesso che usa soltanto quelli invisibili. ll look agiorna l’aspetto, ma non la sostanza. I nerd sono i nerd e questa è la loro era. Si prendono il rnondo partendo da meno di zero. La cinematogralia anni Ottama-Novanta-Duemila li ha resi una categoria riconoscibile: secchioni, con un abbigliamento fuori tempo, appassionati di tecnologia e fantascienza, tendenzialmente asociali. Sono quelli che nei film fanno la parte degli antibelloni: i rivali sempre un po’ a disagio del capitano della squdra di football, gli innamorati, non ricambiati, della più bella della scuola. Si riscattano con un’idea o trascinando il loro liceo a vincere le Olimpladi della maternatica.
L’America li ha creati, li ha esportati e adesso li premia. Perchè sono il nuovo gruppo sociale di riferimento: gli ex perdenti che stravincono, i campioni dell’intuizione geniale, i nuovi simboli del sogno americano. Ogni azienda di successo adesso è guidata da un nerd: la Microsoft di Bill Gates, la Apple di Steve Jobs, Google di Sergey Brin e Larry Page, Facebook di Mark Zuckerberg. Sono i profeti del capitalismo digitale, sono i padroni del pianeta e sono partiti tutti dallo stesso punto: da ragazzini erano quelli che avevano il mito di Fonzie di Happy Days, ma assomigliavano irrimediabilmente a Ricky Cunningham. Allora erano fuori moda e fuori tempo, chiusi in un gruppo di altri secchioni oppure drammaticamente soli. I primi della classe tenuti a distanza dai fichi della scuola e ovviamente dalle ragazze. Smanettavano al computer, chiusi nella loro camera o nella casa dello studente al college. E’ lì che hanno cambiato il mondo: la solitudine ha creato le loro invenzioni.
L’iPad, Facebook, Google sono la compagnia digitale che sfocia nelIa nuova socialità. Solo i nerd potevano idearli, solo i nerd avevano bisogno di inventarli. Serviva uno strumento per autosdoganarsi e l’hanno trovato. Perchè questa è la storia di una rincorsa che dura da decenni, cominciata in pieno Novecento e diventata rivoluzione negli anni Duemila. Era il 1951 quando l’America sentì parlare per la prima volta di un nerd: lo fece Newsweek in un articolo nel quale fu usato come un sinonimo di “drip” (noioso, eccessivamente intellettuale) o di “square” (rigido, troppo attaccato alle convenzioni e alle regole). Ecco quelli erano sfigati, questi sono fichi: un’evoluzione che forse negli anni Ottanta nessuno avrebbe immaginato. Quella era la stagione degli yuppie: belli vincenti, spendaccioni, opposti in tutto e per tutto alla lobby occhialuta che oggi guida il mondo. lnternet è stato il veicolo principale, la tecnologia è stato il supporto, ma la rimonta del nerdismo non è soltanto digitale: i nerd vincono al cinema, per esempio. Nel senso che alla categoria appartengono quelli che oggi sono i registi più famosi e potenti dì Hollywood. Lo è George Lucas, il creatore di Guerre stellari: antesignano del successo dei secchioni adesso ne è un’icona. Star wars è un manifesto della cultura nerdista: c’è la tecnologia, c’è la
fantascienza, c’è la filosofia. C’è il mondo immaginario nel quale gli ex disadattati sono cresciuti per molto tempo. Nerd, pero, è anche Steven Spielberg, cosi come il regista del Signore degli Anelli (altro cult del nerdismo), Peter Jackson, o come il creatore di Titanic e Avatar, James Cameron.
Noi adesso li vediamo vincenti, nei loro smoking alla cerimonia degli Oscar o con un semplicissimo dolcevita nero. Ma una volta erano tutti cosi: con il maglione due taglie più grandi, il Kleenex che sbucava sempre dalla manica, il brufolo perenne che dominava il volto.
Chi sono, da dove vengono, come hanno fatto a farcela sono diventati i temi di interesse sociologico e politico. Perché di certo sono qui alla guida di un bel pezzo di mondo. Qualche risposta la dà Benjamin Nugent, autore del libro Storia naturale dei nerd, appena arrivato in Italia (Isbn edizioni]: «Possono essere suddivisi in due grandi categorie. Da un lato vi sono coloro che amano le attività intellettualmente sofisticate che non prevedono alcun tipo di contatto sociale o di emozione. Dall’altro lato invece vi sono tutte quelle persone semplicemente considerate emarginate. Magari perché non sono particolarmente socievoli, perché non rientrano nei classici standard che la società si aspetta, perché amano di più lo
studio e i libri delle persone, o molto più semplicemente perché sono imbranati nella vita quotidiana e nel rapporto con gli altri».
Verrebbe da dire che c’è un piccolo nerd in ognuno di noi. Perché tutti ci siamo sentiti a disagio, tutti siamo stati brutti anatroccoli, tutti abbiamo avuto la nostra dose di imbranataggine proprio nel momento in cui non avrebbe dovuto esserci. Invece no. I nerd veri sono quelli che si sono chiusi in loro stessi per prendere coscienza collettiva della loro condizione di diversi. La società non li capiva. Loro hanno cambiato la società. La piazza reale, dove vinceva il più bello e il più brillante, è diventata la piazza virtuale dove vince chi sa smanettare di più. Viviamo in un mondo a misura di ex sfigato. Scrive Nugent: «La caratteristica distintiva di tanti nerd è la volontà di aggrapparsi a una visione fantastica della loro vita anche quando quella fantasia non ha più un fondamento plausibile». Quella fantasia è diventata la nostra realtà. E i nerd hanno vinto.

Via Panorama

Nota: Se ci sono typo mettete la museruola ai :gn: , l’ho scansito e corretto direttamente dal giornale :-D

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