Marina Abramovic, la spinta del corpo ai limiti della mente

Pioniera della Body Art, Serba, classe ’46. Dal 1989 Marina è una delle poche che ad oggi realizza performance dal vivo, riproposte poi come video-installazioni. Vincitrice nel ’97 alla Biennale di Venezia con “Balcan Baroque”.

La prima volta che ho visto un video di una performance dell’Abramovic, ho creduto di vedere me stessa. Avevo vent’anni, ero un’artista e credevo di sapere tutto di me e del mondo. Ora che ne ho 30 la sento ancora più mia e so che a 20 non sapevo proprio un benemerito, proprio come adesso.

Marina lotta contro tante cose, contro i preconcetti del corpo, le brutture della violenza, la rimozione della morte. Lei è la sciamana che ci ha messo davanti le ossa, il sangue, il corpo femminile come luogo torbido e inaccessibile di misteriose trasformazioni, il suo uomo (Ulay, compagno storico) come spinta e repulsione, l’incomunicabilità e la necessità della fusione degli opposti. La connessione tutta femminile con la sofferenza e i fluidi corporei, l’incessante croce da portare, schiacciata ma mai vinta.

Mangia la cipolla per dare l’ultimo addio al suo amato e odiato uomo, riflette sui dolori obbligati dell’esistenza e della condizione umana. “Vorrei essere vecchia, vecchissima, per comprendere tutto quello che mi circonda”, dice, terminando piena di lacrime e conati di vomito, tutta sporca, lo sguardo estatico verso il cielo, con l’addio: “Goodbye Ulay..” (e giù di pianti premestuali che è una bellezza).

La donna dei Balcani si percuote il petto nudo e ostenta il suo sesso come le donne antiche delle tragedie greche, ma queste sono donne vere che hanno perso la guerra, i loro amori e la loro pace per sempre.
Eppure, alla fine Lei si staglia sempre come una Dea babilonese, coi seni fieri e i serpenti nelle mani, a simboleggiare la detenzione del potere sulle cose di questo mondo e dell’altro.

Marina è ogni Donna, Donna vera, reale, viscerale e numinosa..e questo tipo di Donna è rara, difficile, combattuta, ma insostituibile.

Ultima “impresa” della Abramovic, la performance al MOMA di New York da marzo a maggio dello scorso anno, dove ha sperimentato un’operazione davvero originale e commovente..la trovate qui.

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