Wi-fi gratis? Il male del paese!

Wi-Fi gratis? Per Asstel è concorrenza sleale
Asstel lascerà Confindustria Servizi Innovativi per muoversi da sola, e così poter fare un’azione di lobbying più efficace. Tra le priorità, impedire alle amministrazioni locali di offrie Internet gratis ai cittadini

Gli operatori telefonici vogliono liberarsi di Confindustria, e gestire in autonomia le proprie iniziative.

Questo in sostanza il messaggio mandato da Asstel, nella persona del presidente Stefano Parisi (ex AD Fastweb e presidente Newco). Una lettera che non lascia spazio a repliche, con la quale si “annuncia che l’associazione uscirà definitivamente da Confindustria Servizi Innovativi per mettersi in proprio, e svolgere così un’azione di lobby più incisiva”.

Sembra insomma che Telecom, Vodafone, Wind, BT Italia, H3G e tutti gli altri abbiano una gran voglia di dinamismo. La burocrazia e la tradizione dell’establishment sono forse diventati stretti? Forse dentro Confindustria Servizi Innovativi non c’è spazio per chi ha una visione diversa, o serve altri interessi?

Difficile comprendere da subito quali siano gli obiettivi, ma di certo c’entrano questioni come lo sviluppo della banda larga – sia su linee tradizionali che mobile – e il mercato dei contenuti e delle applicazioni.
E probabilmente si vogliono anche fare pressioni più significative su Governo e Amministrazioni Locali. Sì, perché Asstel ritiene che regioni, province, comuni, biblioteche, piscine e altri rappresentino un pericolo per lo sviluppo del paese.

La mela della discordia è l’offerta di reti Wi-Fi gratuite in questi luoghi, resa possibile dal recente decadimento del decreto Pisanu. “Le aziende di Tlc investono almeno 6 miliardi di euro l’anno, contribuendo allo sviluppo del Paese […] Internet gratis offerto da Province e da Comuni vuol dire fare concorrenza sleale con i soldi pubblici”, ha detto Parisi durante un’intervista radiofonica.

Il Presidente ricorda inoltre che gli investimenti per lo sviluppo dell’infrastruttura non arriveranno “né dalla finanza pubblica, se non per quei 100 milioni di euro stabiliti dal Consiglio dei Ministri, né dagli enti locali. […] se vogliamo le Ngn in Italia, è del tutto fuorviante e irrealistico continuare a propagandare Internet gratis per le città italiane”.

Insomma, gli operatori telefonici vogliono creare un gruppo dedicato al miglioramento delle infrastrutture nazionali e del relativo mercato. E però che nessuno si metta di traverso e minacci il fatturato.

Ci resta qualche dubbio sul potenziale danno creato da una piazza con il Wi-Fi.

Roba da matti!
Le compagnie telefoniche non sanno più da quale parte ciucciare soldi all’utenza e ora se la prendono anche con il wifi gratuito fornito in alcuni luoghi o dalle istituzioni pubbliche.

In un momento in cui il wifi libero e gratuito viene addirittura dichiarato un bene comune e un diritto di ogni cittadino, dove nascono wifi gratuiti in tutta Europa…ovviamente qui in Italia andiamo al contrario.

Non ho ancora ben capito se lo facciamo volutamente o arriviamo solo fino ad un certo punto, fatto sta che, come sempre, noi italiani facciamo la solita figura dei fessi.

L’articolo riportato è a cura di Valerio Porcu.
Fonte www.ictbusiness.it

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