Jenny Hanivers: mostri (o alieni) fatti a mano fin dal ‘500

Per “Jenny Hanivers” si intendono delle carcasse di Pesci Chitarra essiccati, tagliati e infine “piegati” a mo’ di origami, di modo da conferire loro le sembianze di creature antropomorfe, simile a demoni o ad alieni, con lo scopo di venderle a gonzi e creduloni di ogni tempo e latitudine.

Questa usanza, che secondo la leggenda trae l’origine dalla città di Anversa (Jenny Hanivers deriverebbe da Jeaun de Antwerp), ha origini piuttosto antiche: la prima testimonianza scritta di tale pratica la si ha nel 1558, nel saggio Historia Animalium di Konrad Gesner, in cui viene già riportata come un falso molto diffuso e redditizio, ad opera di marinai britannici.

Sempre nel sedicesimo secolo, almeno due casi di “misteriose creature marine” sono state ricondotti, dagli studiosi contemporanei, a possibili Jenny Hanivers: ovvero il Pesce Monaco, “pescato” al largo della Danimarca nel 1546, e il Pesce Vescovo, ritrovato nel Baltico nel 1531. Entrambe queste “creature” (visibili in gallery) hanno caratteristiche che hanno fatto pensare, appunto, ad un Pesce Chitarra “truccato”: basti vedere, nelle rappresentazioni dell’epoca, la caratteristica testa triangolare (nel caso del Pesce Vescovo interpretata come cappello con velo) ma soprattutto la bocca a “maschera della tragedia” caratteristica dei pesci cartilaginei, dei Pesci Chitarra e quindi, dei Jenny Hanivers.

Del fatto poi che tali pesci Monaco e Vescovo fossero stati trovati vivi e vegeti, non bisognerebbe darvi molto credito in quanto queste “dicerie” riferiscono pure il fatto che

Secondo la leggenda, nel 1531 un esemplare di questo animale fu catturato nel Mar Baltico e offerto in dono al re della Polonia. In seguito fu mostrato a dei vescovi cattolici e in quell’occasione chiese di essere liberato. Accordatogli questo favore, il pesce si fece il segno della croce e scomparve nel mare.
insomma: seh, vabbè.

Ma la cosa più interessante è scoprire che Jenny Hanivers vengono ancora costruiti, e ancora usati per fare gridare all’essere misterioso: quello che cambia è la società e la cultura, che sono cambiate, ecco quindi che non si grida più al “mostro marino” ma piuttosto, e l’avrete già capito, all'alieno.

A cascarci (o ad abbindolarci?) è stato per esempio un tale Alfredo Garcia Garamendi, professore di educazione fisica di San Juan, che nel 1971 identificò quello che lui chiamò ”Garadiavolo” (o Garadiabolo): nient’altro che un Jenny Hanniver bello e buono, ma questo non impedì al nostro di scriverci addirittura un libro sopra: ”Los Garadiàvolos”, appunto, con tanto di disco volante in copertina.

Ancora più interessante e ridicola è la ”Mummia rossa, rossa come marziano” (curioso poi come sia scontato che i marziani siano rossi… mah!) ritrovata in un pollaio di Castelcovati (Brescia) nel luglio del 2000. Anche qui, c’è stato chi (nella fattispecie il giornale Meridianodieci e successivamente il Giornale di Brescia) ha preferito (far) credere di trovarsi di fronte ad un essere paranormale.

Al di là di tutte le polemiche possibili sulla presunta o meno esistenza di mostri marini o ufo, credo che i Jenny Hanivers siano manufatti assai affascinanti, testimoni di come l’immaginazione umana possa creare figure dall’aspetto inquietante ed ancestrale, e di come la paura dell’ignoto, sebbene assuma forme sempre diverse nell’arco della Storia, abbia comunque delle radici profonde che aspettano di essere innescate, anche solo da stratagemmi “vecchi come il cucco”.

Esaustivo sito (in spagnolo) sul Garadiavolo
Articolo del CICAP sull’evento di Brescia

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