Museo di antropologia criminale Cesare Lombroso

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Cesare Lombroso, nato Marco Ezechia Lombroso (Verona, 6 novembre 1835 – Torino, 19 ottobre 1909), è stato un antropologo, criminologo e giurista italiano. Fu uno dei pionieri degli studi sulla criminalità. Il suo lavoro fu fortemente influenzato dalla fisiognomica, disciplina di antichissime origini, e da idee provenienti dalla teoria del darwinismo sociale, piuttosto diffusa a quei tempi. (da Wikipedia)

A Torino, all’interno dell’ex istituto di medicina legale, si trova quella che una volta era la collezione personale dello scienziato, e che adesso è diventato il Museo di Antropologia Criminale Cesare Lombroso.

Il museo contiene una collezione di reperti che Lombroso stesso aveva raccolto durante la propria carriera, per il progresso della sua “scienza”. Come forse saprete, l’approccio scientifico lombrosiano all’antropologia era particolare, smaccatamente positivista: convinto che tutto fosse misurabile, campionabile, e confrontabile con rigore scientifico (compresa la mente umana), e soprattutto che le caratteristiche fisiche degli individui avessero rapporti diretti con le loro peculiarità interne, Lombroso aveva misurato, registrato e catalogato, in ogni modo per lui possibile, una quantità innumerevole di individui, soprattutto criminali e internati in manicomi, con l’obiettivo di scoprirne pattern ricorrenti, segni comuni che potessero essere poi utilizzati per individuare quello che lui era convinto fosse il “tipo criminale”. Ecco quindi che Lombroso arricchiva la propria collezione di ritratti; calchi in gesso dei volti o riproduzioni in cera; armi del delitto (soprattutto pugnali); misurazioni fisiche quali altezza, peso etc; riproduzioni della forma delle mani, o delle orecchie; vestiti; addirittura crani e parti anatomiche di sciagurati e balordi di ogni tipo, per poi catalogarli, ognuno secondo il proprio crimine: “uxoricida”, “stupratore”, “ladro”, “mattoide”, “corruttore” etc…

Influenzato da pseudoscienze quali fisiognomica e frenologia, Lombroso era particolarmente convinto che le caratteristiche del “tipo criminale” fossero individuabili nella forma del cranio. Inoltre, per lo scienziato l’uomo-delinquente era il risultato di un decadimento biologico, e quindi anche morale, dell’evoluzione di determinati gruppi umani, e cercava dunque segni, all’interno della morfologia umana, di caratteristiche “primitive” che tradissero la tendenza alla devianza sociale. La donna era per lui biologicamente inferiore all’uomo, incapace di genio così come di vera delinquenza, e riscontrava nella prostituzione l’unica vera forma di devianza che la sua conformazione biologica potesse permettersi.

Non credo sia necessario soffermarci sui profondi errori di fondo del metodo Lombrosiano, ormai da tempo palesi non solo al mondo scientifico ma a tutta l’opinione pubblica (spero!); alcuni figli del proprio tempo, altri di un’ingenuità e grossolanità disarmante (era sufficiente una fossetta alla base del cranio per postulare, senza contro-esperimenti, l’esistenza di una caratteristica atavica scimmiesca!) ma ricordiamoci soltanto che la scienza progredisce soprattutto grazie ai propri errori, e che è proprio il vicolo cieco lombrosiano che ha permesso l’esistenza della psicologia, e della criminologia tra le altre.

Tornando al museo, esso riunisce come ho detto una gran varietà dei reperti raccolti da Lombroso stesso, oltre ai pannelli illustrativi in cui vengono esposti, con la giusta quantità di pensiero critico, i capisaldi del metodo lombrosiano e le sue convinzioni. Oltre a ciò, è possibile ammirare i primitivi ma ingegnosi strumenti che Lombroso utilizzava per le sue misurazioni; il suo studio personale; un’interessantissima collezione di otri per bere, appartenuti a detenuti e da loro decorati, che Lombroso aveva raccolto con lo scopo di trovare, nelle parole e nelle decorazioni, segni che lo aiutassero a capire il “tipo criminale”; nonché lo scheletro stesso di Lombroso, esposto lì per sua stessa volontà.

Un museo imperdibile per chiunque sia affascinato dagli strani percorsi della scienza, la quale a volte si inoltra in lande oscure, e lascia dietro di sé segni di un cammino accidentato, sofferto, fatto di errori, cadute e vicoli ciechi, ma non smette mai di seguire la luce della conoscenza.

via Pietro Giuria, 15
10126 Torino

Sito ufficiale

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