Inferno in FM


Hieronymus Bosch – Inferno Musicale (particolare).

Cronache autobiografiche di un’esistenza tormentata dalle immondizie musicali.

Alzo la testa dal cuscino dopo aver ruotato il corpo e trovato appoggio per i piedi sul freddo pavimento. È suonata 3 volte la sveglia del Nokia, quasi un record: a 5 ripetizioni, anche il “Postponi” ti manda a quel paese. L’assolo di “Senza Pesce” di Gianfranco Marziano, scioglie il torpore ma non schiude gli occhi miopi di diottrie e sonno. Meccanicamente e senza pensarci troppo, mi trovo già fuori l’androne delle scale condominiali, zaino in spalla e cuffie BT sulle orecchie. Scelgo un album: stamattina mi sento lievemente arzillo con vene malinconiche. Opto per “A hundred miles off” dei The Walkmen. Il mio mondo gira così, musica giusto al momento giusto e ci sto bene.
Entro nel treno.
Prima fermata.

“Stazione di Scafati, prossima fermata Pompei Santuario.”.

La voce preregistrata ormai è una buona amica. Salgono orde di bambocci pacinottari (alunni di un istituto tecnico N.d.T.). Un gruppo poco folto si siede nei sediolini antistanti. Urlano. Checcazzociavrannodaurlarealle8dimattinanonlovoglioimmaginare. Schiaffi, pugni, insulti tra di loro. Accendono un cellulare. All’improvviso, sparato a volume smodato a guisa di una boombox, quel cellulare diventa un demoniaco aggeggio sparamusicadimmerda. Si ascoltando della roba che non ho manco idea di cosa possa essere, suona di neomelodico-pop-dance. Io ringrazio le divinità per avermi illuminato nell’acquisto delle mie cuffie BT con regolazione indipendente del volume: alzo a campana, come se non ci fosse un domani e ho ragione agevolmente delle molestie auditive sulle note di “Emma, Get Me a Lemon”.

“Portici via Libertà, prossima fermata Portici Bellavista”

Scendo dal treno, scendo per il bosco, scendo dall’ascensore. Sono in dipartimento. Spengo telefono e cuffie, mi metto il camice e faccio ordine sul mio banco.
Mi raggiungono i colleghi. Buongiorno! ciao! tutto apposto? Ieri mi sono devastato! Uè Narci già al lavoro?
Carissimi ragazzi, il mio affetto verso di loro è candido. Caffè, sigaretta! Perché non accendiamo la radio? Consecutio di rituali mattutini.

Radiioooo Subaaaasiiiioooo. GOSH.

Già preannunciato, comincia il mio inferno. Personalissimo e controverso inferno quotidiano.
Armonie turpi e decerebranti, vocalizzi melliflui e stomachevoli. Storie d’amore e dichiarazioni di eterna fedeltà, struggimenti inutili, demagogia brada su situazioni di vita vissuta. Cosa cazzo stiamo ascoltando? Cristiddiobambinello, non sentire. Passano Nek, Ligabue, Zucchero e se ti va di culo pure Gigi D’Alessio, poi Lady Gaga e quell’altra vaiassa insopportabile di cui ignoro il nome che canta UEEE UEEEE UEEEEEEEEEEEEI! Riesumano anche Micheal Jackson con il nuovo singolo. Una canzone da negri cantata con altri negri (*Tono offensivo verso la musica ma non razzista) che non fa altro che dire YoYoYoUhUhUh e merdate che piacciono tanto sotto Natale.

MyISAM. Ho bisogno d’aria. Faccio finta di non ascoltare niente, come se non fosse nella mia sfera vitale. Arriva Vasco Rossi e si alza il volume della radio. Tracollo. Scappo verso la camera termostatata a 4 °C e mi ci chiudo dentro 3 minuti. Il ronzìo persistente e lugubre dei macchinari è un buon rimedio contro la nausea. Scendo di nuovo in lab, non c’è nessuno, passa un pezzo disgustoso di un certo Marco Mengoni e il guaio è che impari pure conoscerli per una sorta di osmosi. Azzero il volume. Sono fottuto: sono ancora le 15. (ripetere per un numero di volte a scelta variando soltanto l’ora finale)

Stazione di San Pietro, prossima fermata via Cangiani.

Altri 10 minuti e sono a casa. Sta passando “Bloodbuzz Ohio” dei The National e mi si fomenta l’aura. Salgo la strada, salgo le scale, salgo nell’ascensore. Sono a casa. Spengo telefono e cuffie, butto la roba sul letto e vado a cena. La TV manco la guardo, ascolto notizie con indifferenza. Buon proseguimento di serata con La7. Sigla. UEEE UEEEE UEEEEEEEEEEEEI! Esce pure dalla fottuta televisione, in più contornata dalle poppe da cerebrolesa di Belen con quell’apice del disgusto che è il cocainomane di Christian de Sica. Cik e ciak. Vaffanculo. Chi glielo dice a Ezio Auditore che gli aspetta una session terribile da almeno 192 omicidi?

Ascoltare musica che non passa la radio è un fottuto handicap. E non c’è posto in questo mondo per gli handicappati. Morirò solo e succederà pure a voi se non cambiate il cuore da stronzi snob che vi ritrovate.

[CoolStoryBro] è la rubrica di Lega Nerd dedicata alla letteratura amatoriale

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